dis/education - mw4k








intro
intro scuola
xké la scuola!?
fabbrica di manikini
già detto!!
scherzi & co.
antiregistro
okkup@tissim@!
intro università
riforma zecchino
intro work
nuovi soggetti
lavorare stanca
reddito o lavoro
lavorare uccide
patente ECDL

altre.Sezioni
kidz' sex page
antifa kidz
kidz and drugs

 


[ I NUOVI SOGGETTI ]
lavoro immateriale, precariato e postfordismo

 

Nell'era del capitalismo postfordista nuove forme di lavoro attraggono sempre più nuovi soggetti multiformi capaci di dare dinamicità alla produzione e sovvertire i vecchi schemi su cui poggiava la sicurezza e la conflittualità di una classe subalterna, ormai indefinita ed irriconoscibile.

Non piu' fabbrica ed operai, monotonia e staticità.

Oggi, all'interno del macrocosmo "lavoro" si fa strada un nuovo soggetto precario, flessibile e non garantito. Un soggetto che in realtà si manifesta come un'entità multiforme o, meglio ancora, come pluralità di soggetti. Un insieme di esistenze e soggettività a cui viene imposto un livello di formazione in grado di evolversi ed aggiornarsi in continuazione.

Questo soggetto sopravvive vendendo i suoi saperi, rinunciando al suo spazio/tempo vitale garantendo al sistema produttivo la massima efficenza e la dovuta riconoscenza.

Ma come definire e capire meglio il "precario" e la sua particolare dimensione?

Prima di tutto non possiamo pensare al precario come ad un soggetto unico, con una sola identità e con capacità conflittuali specifiche che, ad esempio, erano innate nei geni della vecchia classe operaia. La figura del precario fa parte di un universo assai eterogeneo e come tale patisce l'incapacità di far convergere interessi collettivi all'interno dei percorsi imprevedibili del conflitto sociale. Certo, tutte le soggettività che popolano l'immenso mondo del precariato hanno delle caratteristiche comuni ed in ogni caso molte di queste esperienze nascono (quasi) simultaneamente per completare quel processo di ristrutturazione che dopo la crisi del fordismo ha stravolto i sistemi di produzione e le esigenze dei mercati globali.

Definire, o comunque formalizzare, qualcosa con queste caratteristiche non è cosa facile e probabbilmente non sarebbe neanche cosi' utile al fine di sviluppare altri ragionamenti sulla questione. Ci troviamo quindi a dover cominciare riflessioni rispetto a tutti quei lavoratori flessibili, regolati da contratti temporanei o costretti a patire il peso del lavoro nero consapevoli che ad ognuna di queste identità spetta un ruolo ben definito all'interno dell'eterogeneo e diffuso universo del precariato.Ogni entità però ha un ruolo estremamente importante all'interno dell'attuale contesto economico.

La postmodernizzazione ha segnato il passaggio da un livello di produzione che privileggiava la quantità di beni durevoli da immettere sul mercato ad una fase dove la qualità dei servizi, l'interazione e le tecnologie d'informazione dominano la quotidianità e guidano l'economia.

L'era postmoderna dunque sancisce di fatto la fine del predominio dell'industria sull'economia. Cio' comporta naturalmente tutta una serie di cambiamenti a livello sociale che sarebbe oggettivamente difficile analizzare in questo contesto.

Tuttavia e' interessante notare come in questi ultimi anni sia cominciata una naturale migrazione dal settore secondario a quello del terziario e del terziario avanzato. Tale migrazione, conseguenza più evidente di riforme e processi evolutivi dell'economia globale, ha perciò creato una miriade di soggetti che sopravvivono e si muovono dentro gli scenari dell'informatizzazione e dei servizi. Con questo non si vuole affermare che nell'era postmoderna l'industria e i soggetti che attorno ad essa gravitano rischino l'estinzione. L'industria ( insieme al settore primario) e' infatti destinata ad usufruire delle stesse evoluzioni tecnologiche che hanno sviluppato in maniera iperbolica il contesto dei servizi, perdendo però la sua centralità e dando vita a lavoratori con nuove caratteristiche ed alti livelli di formazione.

I settori piu' "anziani" del sistema produttivo non hanno bisogno di procedere passo dopo passo verso l'evoluzione e l'ottimizzazione dei loro mezzi. E' infatti evidente che oggi la tecnologia rappresenta una scorciatoia per tutti e saperla utilizzare al meglio è una delle caratteristiche principali richieste a coloro che restano o si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro.

Cio' comporta un livello di formazione diverso rispetto a quello richiesto qualche anno fa. In primo luogo perche' l'approccio col lavoro è radicalmente cambiato; in secondo perche' il passaggio verso un'economia dell'informazione implica necessariamente un cambiamento nella qualità del lavoro.Questo cambiamento imposto ai nuovi lavoratori è necessario per diverse ragioni sia nell'ambito dell'industria, sia nell'ambito dei servizi.

Il fordismo oggi è solo un ricordo e risulterebbe anacronistico pensare di immettere sul mercato prodotti standardizzati lontani dalla qualità sempre piu' alta richiesta dal consumo di massa. E' quindi la domanda, il mercato, ad influenzare la produzione e non viceversa.

Mettendo da parte per un momento il settore economico dell'industria ed analizzando nello specifico quello dei servizi il paradigma diventa assai piu' comlesso ma ancora piu' palese.

In questo settore infatti non si producono beni materiali e la maggior parte del lavoro si sviluppa attorno all'informazione, ai saperi e agli affetti. Il lavoro quindi diventa lavoro immateriale incapace di produrre beni materiali e durevoli, ma in grado di creare ed evolvere servizi e conoscenze.

Naturalmente l'evoluzione tecnologica è fattore essenziale per la sopravvivenza di questi soggetti. Si usufruisce infatti di alta tecnologia non solo nel contesto lavorativo, ma anche dentro le dimensioni della socialita', della formazione, della comunicazione.

Siamo quindi arrivati ad identificare una delle faccie del lavoro immateriale: quella del lavoratore con un alfabetizzazione informatica al di sopra della media (rispetto al passato) e con una formazione professionale capace di evolversi al passo con l'evoluzione tecnologica.

Abbiamo detto però che il precario ha mille volti e mille identità e se il lavoratore immateriale è sicuramente uno dei suoi sottoinsiemi, l' hi-tech ed il computer identificano solo un aspetto del lavoro immateriale.

L'altro aspetto, o meglio, l'altra faccia del lavoro immateriale è il lavoro affettivo capace di prendere forma grazie all'interagire, al comunicare, al saper trasmettere informazioni. Questo aspetto del lavoro rappresenta una delle caratteristiche piu' rivoluzionarie proprie dell'identità dei nuovi soggetti. Tale caratteristica è allo stesso tempo limite e forza.

E' infatti evidente che il lavoro affettivo regala la possibilita' di valorizzare ed esaltare la propria creatività aprendo dimensioni dove le emozioni e la comunicazione diventano piu' produttive della catena di montaggio.

Allo stesso tempo però creatività, emozione e comunicazione vengono soffocate da un contesto assolutamente formale che snatura molto spesso l'identità soggettiva del lavoratore.

Il lavoro affettivo si sviluppa attraverso il contatto col pubblico, con l'utenza, con chi usufruisce quindi della molteplicità dei servizi che il lavoratore offre. In questo contesto il lavoratore dovrà essere estremamente dinamico e si dovrà rapportare a situazioni diverse cambiando ogni volta il suo modo di fare. Proprio per questo, a chi compra l'affettività del lavoratore non interessa un'identità statica, riconoscibile ed individuale, ma un'intelligenza in movimento, intercambiabile ed utile in ogni situazione.

Il settore dei servizi è dunque quello più accogliente per le molteplici forme del lavoro immateriale (affettivo, informatico e culturale), ma, come accennavamo prima rispetto alla questione delle tecnologie, anche gli altri settori sono in evoluzione ed hanno tutto l'interesse a considerare le relazioni umane e la comunicazione in maniera diversa rispetto a qualche anno fa.

La produzione industriale ad esempio è stata quasi totalmente informatizzata ed ha quindi bisogno di una serie di servizi e "lavoratori hi-tech" per ottimizzare tutto il sistema produttivo legato alle nuove tecnologie. Tutto questo crea una miscela incredibile fra lavoro materiale e immateriale, fra beni prodotti e servizi garantiti.

Un mix tale che puo' regalare spunti di riflessione incredibili a tutti coloro che avranno la pazienza e la capacita' di indagare dentro questi aspetti della postmodernizzazione.

Il lavoro immateriale irrompe dunque dentro la nostra vita e ne' condiziona i comportamenti. Scava dentro le esistenze e produce nuove alienazioni, frustrazioni, sudditanze.

Nuove identità vengono alla luce e ancora prima di essere riconosciute cambiano forma, regalando flessibilità alla produzione, ai mercati, ai percorsi imprevedibili del precariato sociale. Si vende la propria flessibilità dunque. Si vende la propria dinamicità insieme alle capacità tecniche di adeguarsi ai cambiamenti.

Ma se questa flessibilità si trasformasse in autonomia e se questi soggetti così diversi, iperattivi e comunicativi convogliassero tutte le energie per sprigionare le esistenze dalla schiavitù del lavoro, allora cio' che adesso è produttivo e vantaggioso per pochi diventerà il passaggio collettivo per liberare tutt*.



torna su


q u e s t o è u n s i t o t o t a l m e n t e @ n t i © o p y r i g h t - c o p i a . i n c o l l a . d i f f o n d i e f o t t i i l b u $ i n e $ $

- - visite