I
nodi che uniscono le dimensioni del lavoro precario, interinale,
multiforme e flessibile a scuola, universita' e corsi formativi
sono ormai talmente palesi che affrontare il discorso senza correre
il rischio di essere noiosi e ripetitivi appare quasi come un'impresa
impossibile.
Da qualche tempo, (diciamo pure gli ultimi cinque anni) la scuola
e l'universita' hanno iniziato un processo di metamorfosi strutturale
che le ha portate ad adeguarsi al nuovo mercato del lavoro. Nulla
di strano naturalmente. Scuola e universita' infatti sono sempre
state subalterne agli schemi e alle esigenze dei modelli di produzione
e come tali soggette a continui cambiamenti. La prima industrializzazione,
la catena di montaggio, la fabbrica diffusa, lo svilupparsi del
terziario, la diffusione delle nuove tecnologie, ovvero tutte fasi
che hanno necessitato di soggetti diversi pronti ad integrarsi in
sistemi specifici e con un livello di conoscienze adeguato agli
standard del momento. Tanti cambiamenti, passaggi, riforme e processi
di ristrutturazione che hanno inevitabilmente cambiato gli assetti
sociali stravolgendone le identita' e schiavizzandone i saperi.
Processi che in parte rendono chiare le evoluzioni e le mutazioni
in corso all'interno dei sistemi di formazione e lavoro e che sconvolgeranno,
o meglio, stanno gia' sconvolgendo la quotidianita' di un'altra
generazione. Flessibili e precari quindi, ma anche ricattabili e
multifunzionali, capaci di evolvere le nostre conoscenze ogni volta
che il datore di lavoro, l'azienda, il mercato, il capo ufficio,
il responsabile marketing ce lo chiederanno con una lettera formale
senza ricevuta di ritorno. Interinali e sottopagati, col nostro
corpo affittato e privato del suo tempo libero e vitale, senza spazi,
senza idee, senza diritti e dignita'. Ma come siamo arrivati a questo
punto?
Come e' possibile coinvolgere un'intera generazione in questa incredibile
spirale di sfruttamento senza che nessuno, o quasi, mettesse in
discussione i master che l'hanno creata? Non staremo qui ad improvvisarci
dotti psicologi, ne' tantomeno ad abusare della vostra pazienza
per spiattellarvi la solita favoletta politichese che fa capire
tutto a tutti e che poi riesce pure ad indicare la retta via verso
un'altro mondo possibile. Una cosa pero' ci sembra molto chiara,
anche perche' l'abbiamo vissuta in questi anni sulla nostra pelle:
il sistema scolastico, o meglio, quello formativo ha cominciato
gia' da qualche tempo a considerare ragazzi e ragazze come droidi
da programmare e riciclare all'interno delle nuove
ed atipiche forme di lavoro. Siamo arrivati a questo punto e ora
sembra tutto normale: stages non pagati, corsi di formazione insostenibili,
mille ore di straordinario, formazione permanente, zero tempo libero,
zero conflittualita', zero diritti, per individui sempre piu' alienati,
passivi e ricattabbili. Ci hanno abituato bene dunque. Ci hanno
istruito, condizionato, selezionato ed usato rendendoci piu' compatibili
con le mansioni che di volta in volta ci tocchera' svolgere quando
avremo la "fortuna" di trovare un lavoro. Una situazione
complessa quindi, dove un solo raggionamento, una sola analisi,
un solo punto di vista non puo' assolutamente considerarsi esaustivo
ai fini di un'attenta ed efficace azione critica. Non esiste piu'
un unico soggetto sociale subalterno cosi' come e' sparita quella
conflittualita' radicale, spontanea e di massa che proprio a questo
soggeto faceva riferimento.
Oggi esistono pluralita' di soggetti, identita' diverse che si sfiorano,
linguaggi nuovi che si incrociano ma che spesso non riescono a contaminarsi.
Questa sezione nasce da qui. Dalle identita' di soggetti in costante
movimento con cui vogliamo creare una miscela "artificiale"
che sia allo stesso tempo dinamica e conflittuale.
Vogliamo "disimparare" insieme all'eterogeneo cosmo dei
non garantiti tutte le regole, gli schemi, le abitudini e i comportamenti
che decine di educatori hanno provato ad imporci. Immaginiamo questa
sezione come un contenitore di esperienze, analisi e progetti, che
sia tra le altre cose un luogo virtuale di confronto ed interazione
fra individualita' altrimenti costrette al distacco. Vorremmo quindi
che questa sezione fosse uno spazio in continua evoluzione, un hard
disk vuoto da riempire coi contributi di chi vorra' collaborare.
Una sezione diseducativa, che rifiuta l'autosfruttamento, il vittimismo
e che vorrebbe fare un passo avanti rispetto ai discorsi fatti precedentemente.
Non sara' quindi piu' solo la scuola ad essere oggetto delle nostre
critiche radicali; ed e' per questo che le analisi, le riflessioni,
le pagine gia' realizzate ed ultimamente ampliate dedicate al contesto
studentesco costituiranno solo una parte dei ragionamenti raccolti
in questa sezione. Questo nuovo lavoro collettivo e' dunque il frutto
di una riflessione piu' complessa ed articolata e che in un certo
senso e' inevitabilmente connessa all'evoluzione dell'intero progetto.
Non saremo certo noi a smascherare e sabotare le nocive interazioni
fra formazione e lavoro. Cominceremo pero' a parlarne, senza filtri
o censure partendo, come sempre dalle nostre esperienze e dai nostri
bisogni.
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