Questa è una narrazione piuttosto completa dai primi momenti dell'occupazione alla fine del 2006, arrichita da link ed immagini quando possibile. In buona parte è il contenuto anche del libro 18 anni senza stato.
Lo spazio è diviso in aree: una è quella dove si abita assieme l'altra è quella aperta tutti i giorni centro di attività, assemblee e feste. Questo spazio è molto utilizzato dagli attivisti/e ed anche e per la maggior parte dai e dalle giovani del quartiere.
L'etica DIY è alla base del vivere e frequentare questo posto.
''DIY sta per "do it yourself" (fai da te), ossia il contrario di pagare qualche professionista per farlo al posto tuo.''
Può essere la via più semplice a trovare soluzioni per comporre musica, arti visive o realizzare nuovi spazi, imparare a riparare una bicicletta o riciclare-ripararare-modificare, realizzare orti o giardini, assemblare computer e reti, utilizzare o scrivere software, cucinare e realizzare nuove ricette, realizzare birrerie o cocktail bar, farsi palestre e attrezzature e naturalmente edilizia, idraulica realizzazione di un tetto e tutto quello che necessita la manutenzione di un edificio...
Il sito del Laurentinokkupato / L38 Squat cerca di raccogliere venticinque anni di storie, tuttora in corso, controinfo, azione diretta e vita vissuta di un collettivo di persone, che stanno bene insieme, in continua crescita, trasformazione, evoluzione, mutamento, estremamente legato e radicato in questo luogo. Una aggregazione che negli anni ha pensato con le proprie teste senza mai dare per scontate campagne, mobilitazioni, coordinamenti etc. Per questo spesso ci troviamo in posizioni scomode, non ci attirano certe unioni contro, ne l'unità delle "nostre esigue forze", pensiamo globalmente e le nostre forze sono tutt'altro che esigue.
Nessuna pretesa di capire di più, ma la pretesa questa sì di esprimere quello che siamo, sentiamo e vogliamo, nessuna finzione, nessun compromesso.
Da queste parti niente leader, niente gerarchie (esplicite o meno), una attenzione quotidiana per non cadere nei meccanismi di McWorld che ci bombarda da ogni parte senza tregua.
Nel sito è ordinatamente fruibile tutto quello che abbiamo caoticamente prodotto in questi anni. Chi può, cioè vive o passa a Roma è caldamente invitato/a non solo a visitare il sito, ma anche a venire nella periferia estrema in Via Giuliotti, 8x e passare al Laurentinokkupato/L38 Squat, e vedere ciò che è possibile costruire senza compromettersi con lo stato ed i padroni.
Vedi anche la versione del libro dei 18 anni scaricabile in PDF
Il Laurentinokkupato è uno spazio molto grande che abbiamo occupato per farne un Centro Sociale nel 1991.
In precedenza avevamo, sempre all'interno di questo quartiere, occupato un casale abbandonato, questo dal 1987 al 1989.
Il Laurentino 38, così si chiama il quartiere, geograficamente si trova a ridosso del GRA di Roma, alla periferia SUD-OVEST della città. Ci vivono più di 20.000 persone, le case sono costituite da blocchi di palazzi e torri costruite in cemento e pannelli di gesso, quindi abitazioni abbastanza insalubri e costruite nel criterio del massimo risparmio / massimo profitto. Infatti la grande parte del quartiere è costituita da case di proprietà dello stato (ATER ex-IACP), che ha costruito questi enormi dormitori e non li ha poi dotati di alcun servizio.
In questa assenza di servizi, di punti di aggregazione, possiamo dire nell'assenza di qualsiasi forma o presenza, pubblica o privata, che soddisfacesse il bisogno di socialità della grande componente giovanile che qui abita (o sopravvive), abbiamo occupato questo spazio dove abbiamo dato risposta a queste esigenze di socialità sicuramente della popolazione del quartiere, ma primariamente nostre.
Laurentinokkupato/L38 Squat è uno spazio vivo che negli anni muta la collocazione delle attività, dei laboratori, della birreria ecc.. E' comunque diviso su 4 piani (di cui però solo due sviluppano per molti metri quadri) al primo piano si trova l'ingresso, che si apre su un "cortile coperto" di cemento esterno allo spazio, al secondo piano si trova la sala grande dove facciamo i concerti, il teatro, le assemblee popolari, il bar e la cucina, al terzo piano si sviluppa la gran parte dello spazio e delle attività del L38 Squat / LAURENTINOKKUPATO qui c'è infatti la sala prove, il F-HackLab, la palestra, l'Infoshop e la serigrafia, l'erboristeria da un lato, e lo squat dall'altro, al quarto piano c'è la camera oscura e il planetario.
Inutile dire che quello che abbiamo trovato qui nel 1991 quando abbiamo occupato era la devastazione totale ed abbiamo costruito, anno dopo anno, veramente una bella struttura, senza un grandissimo sforzo economico (solo con i proventi della birreria e dei concerti), ma con un grande lavoro di riciclaggio di materiali ed un immenso lavoro fisico dove chi sapeva "insegnava" e insegna/reciprocamente a chi vuole imparare, tutto ciò che si fa qui dentro dai lavori di muratura alle saldature all'uso del mixer, del computer, della serigrafia... dei rapporti umani.
In questi anni abbiamo fatto innumerevoli iniziative sociali, culturali, politiche nel quartiere e nella città. Tante iniziative contro il razzismo, il fascismo, il sessismo, contro i padroni, per la casa, per gli spazi sociali per la liberazione dei rivoluzionari e delle rivoluzionarie in galera, tante iniziative internazionaliste, per la diffusione di stili di vita alternativi etc. etc..
L'idea di aprire un CENTRO SOCIALE OCCUPATO e AUTOGESTITO al Laurentino 38 nasce nell'autunno del 1987, già allora in quartiere sono attivi diversi gruppetti di giovani compagni, molti usciti dal movimento degli studenti del 1985 e da diversi tipi di aggregazione. L'inizio fu una riunione che facemmo con tutti e tre i gruppi (bande giovanili) più consistenti e che inevitabilmente essendo tutti cresciuti nello stesso quartiere ci conoscevamo e... si vedevano le "attività politiche" degli altri... scritte sui muri e sui muretti, attacchinaggi di manifesti e striscioni, e qualchevolta ci si era visti, come per andare ad attaccare i manifesti contro l'oscuramento di Radio Onda Rossa da parte della Radio Vaticana, mi ricordo che quella volta finì con una rissa con dei coatti per qualche parola messa male.
Inizio descrivendo il gruppo dove stavo io che era il più numeroso, unito, "temuto"... e anche un po' pazzo. Praticamente ci stavano dentro tutti i ragazzi della via dove abitavo e anche quelli dei palazzi intorno, cresciuti tutti i giorni insieme in strada o al campetto ed insieme maturati politicamente. All'estrema sinistra ci siamo arrivati per diversi fattori... la musica (i CLASH), lo stadio (la CURVA SUD della Roma tricolore ed i suoi ULTRA') allora dominava l'Autonomia, la scuola, i collettivi, la ribellione etc.
“Una delle cose che mi ricordo bene è che noi facevamo scritte ovunque, oltre alle bombolette, che rubavamo, rubavamo la vernice ai cantieri (il quartiere era tutto in costruzione) e poi, la notte giù a fare scrittoni tipo NO AL NUCLEARE AUT. OP., oppure la nostra preferita USCIRE DAL GHETTO, e per farle usavamo questi materiali da cantiere tipo marzocca e quarzo così venivano fuori delle scritte enormi, con delle falci e martello, delle A cerchiate e delle stelle gigantesche (non sempre riuscitissime) il tutto condito, se capitava di fare un po' tardi e con un po' di freddo con slogan gridati a squarciagola in mezzo ai palazzi... e cassonetti che mandavano a fuoco di continuo. Il tutto tra una partita di pallone e l'altra e tante altre bellissime cose.
Un'altro gruppo anch'esso abbastanza numeroso era quello che riuniva molti dei giovani di un'altra via, a duecento metri in linea d'aria dal palazzo dove abitavo io, ma all'epoca il quartiere trabboccava di pischelli e così bastavano un paio di palazzine per fare una comitiva di una trentina di ragazzi/e. Quello che li univa più di ogni cosa lo si capiva solo guardandoli, avevano quasi tutti il chiodo, erano metallari (fan della musica Heavy Metal), ed infatti noi (quando eravamo più pischelli) li chiamavamo... i metallari. “Adesso eravamo tutti più grandi di un paio d'anni e quella che prima aveva potuto essere una rivalità di bande giovanili, adesso vedeva l'affinità politica. In quest'altro gruppo c'era qualche ragazzo un po' più grandicello (sui 22 anni) che insieme ad altri del gruppo faceva riferimento ai troskisti della LSR (Lega Socialista Rivoluzionaria) e di conseguenza molti di loro ci facevano riferimento.
La terza componente era costituita da altri compagni di un'altra zona del Laurentino 38, che facevano riferimento all'area di Autonomia Operaia (per il ns. quartiere il riferimento era Zona Ovest, quindi la sede di Magliana o le case occupate di Spinaceto), questi terzi erano molto più seri, nel senso che andavano alle riunioni di zona, mentre noi facevamo sì i cortei con gli autonomi, e quindi anche gli scontri, e seguivamo le campagne di ROR, ma eravamo molto diffidenti di quelli più grandi che si sparavano mezz'ora di intervento, così le riunioni ce le facevamo tra noi pischelli e tiravamo fuori le cose dalla nostra testa.
Beh, una volta presentati i gruppi bisogna dire che la prima riunione la facemmo alle panchine sotto casa mia, ci conoscemmo tutti un po' meglio, si può dire che quella giornata segnò la fine del nostro essere bande di pischelli e divenire collettivi. Era esigenza di tutti aprire uno spazio per noi che eravamo tanti, e per fare lotte nel quartiere e nella città. Si decise di passare un periodo "di presentazione" al quartiere, anche se ci conoscevano tutti, e poi passare all'azione ed occupare un casale che stava all'interno del quartiere ed era da qualche mese abbandonato.“Passammo così tutte le successive domeniche con un banchetto a raccogliere firme sotto una petizione per la richiesta di un Centro Sociale, e soldi per i primi lavori.“Dopo un mese o due, raccolte circa 1500 firme convocammo un'assemblea al Casale, con classica mostra fotografica sul degrado del quartiere, poi 15 giorni dopo di nuovo iniziativa al Casale (mostra fotografica) e nel pomeriggio un concerto (e qui la componente HM si fece sentire) alla rotonda del settimo ponte (un locale che la XII circoscrizione rilasciava per fare feste e cose simili) con gruppi come i GAS, che facevano parte del comitato promotore per il centro sociale ed altri (vedi locandina).
A quella riunione ci venne un bel po' di gente (vedi foto), e anche altri che non parteciparono alla riunione si interessarono alla mostra sul quartiere, tra gli altri vennero anche i rappresentanti dei partiti di opposizione al pentapartito (in crisi) che governava la XII circoscrizione, PCI, DP e Lista di Lotta, tutti ci diedero il loro appoggio formale, anche perchè eravamo una marea di pischelli (quindi possibili loro futuri elettori, se non militanti) e noi già dai giorni successivi iniziammo ad andare al Casale... anche se per la luce c'erano le candele, praticamente avevamo iniziato l'occupazione dato che il Casale l'avevamo ripulito e avevamo iniziato i lavori.
Il concerto del pomeriggio con GAS, Dirty Gang, Ankara Ships e Psycho J me lo ricordo come una specie di muraglia di suono a tutto volume sparata dall'amplificazione. Grazie a questo... adesso si erano aggregati al gruppone del Centro Sociale tutti i rimanenti ragazzini metallaro punk hardcore del quartiere. Il concerto servì anche per integrare la cassa, arrivammo fino a quasi 300.000 lire.
La differenza tra gli altri gruppi e gli autonomi la iniziammo a vedere subito, infatti vennero a trovarci un po' di compagni dell'occupazione di Spinaceto, si guardarono un po' in giro per vedere dove si poteva fare un'allaccio di corrente, comprammo il cavo coi soldi alzati con il concerto e loro ci fecero un allaccio pirata alla cabina di un cantiere lì vicino con tanto di passaggio volante ad una ventina di metri di altezza per attraversare la strada. “Da quel giorno avevamo la luce... eravamo uno dei nuovi CSOA di Roma, mi pare che nello stesso periodo sempre in Zona Ovest stavano iniziando ad occupare il cinema Faro al Trullo, e altri che mi ricordo erano (per me erano tutti posti mitici) i Centri Sociali Occupati ed Autogestiti di Primavalle (Break Out), Colli Aniene (Blitz), Val Melaina (Hai Visto Quinto?), Centocelle (Forte Prenestino), Garbatella (Karl...Lotta) e poi c'erano quelle che erano state sedi dei Comitati Autonomi Operai e di Quartiere e che adesso diventavano Centri Sociali (ma ho sempre avuto l'impressione che gli mancasse qualcosa) come Torre Maura, Magliana e Casal Bernocchi (che a noi era noto solo per la meravigliosa stazione della metro sulla Roma Ostia completamete ricoperta da scritte e stampi di Autonomia Operaia).
Una delle prime cose che facemmo fu tirare fuori un giornale (venne fuori una fanzine) per comunicare a tutti oltre le brevi parole dei manifesti e degli striscioni perchè avevamo occupato, perchè la musica doveva essere gratis, perchè volevamo distruggere questo quartiere ghetto. Il giornale si chiamò Deflagrazione (sulla copertina ci scrivemmo Numero 0 Anno 1) e fu invece un numero unico, come tanti giornali autoprodotti dell'epoca.
La prima iniziativa del Centro Sociale, che noi chiamavamo il Casale, poi CSOA Deflagrazione e poi Centro Sociale Laurentino Occupato, mentre tutti quanti ci hanno sempre chiamato CSOA Laurentino, fu un'iniziativa a sostegno della lotta del popolo palestinese e la facemmo il 23 gennaio 1988 (vedi locandina) la settimana prima c'era stato un corteo a Roma di circa 10,000 persone veramente entusiasmante.
Infatti nei primi giorni di dicembre del 1987 era scoppiata l'Intifada e questa dura lotta dei palestinesi impegnò per diversi anni le attività di un po' tutti. Noi ci unimmo al Coord. di Solidarietà con l'Intifada di Zona Ovest che si impegnò nel progetto di raccogliere i soldi per comprare un'ambulanza da utilizzare nei territori occupati, bisogna ricordare che durante l'Intifada sono morti più di 300 palestinesi, moltissimi dei quali ragazzini, ed i feriti sono stati innumerevoli, l'esercito israeliano aveva l'ordine di spezzare le braccia ai palestinesi arrestati.
Col Coordinamento andavamo ogni sabato nei mercati o davanti ai supermercati della zona, mettevamo degli striscioni e volantinavamo per far conoscere le ragioni dei palestinesi e per boicottare le merci israeliane (sopra ogni cosa i pompelmi Jaffa) e raccoglievamo un po' di soldi anche vendendo il manifesto che avevamo fatto stampare come Coord., che però a noi del Laurentino non era piaciuto perchè c'era una vecchia immagine di ragazzini in addestramento con le armi sullo sfondo di un campo profughi, un immagine da anni '70, mentre questa era la rivolta delle pietre, le armi non vennero quasi mai utilizzate. Comunque con il Coordinamento mi ricordo che facemmo tantissime iniziative ed un numero infinito di riunioni nella sede di Magliana, ed era così per tutti in città nel 88 e negli anni che seguirono.
Al Casale ci si vedeva tutti i pomeriggi fino a sera, ora avevamo la luce. Utilizzavamo soprattutto il piano di sotto perchè sopra era un po' traballante comunque per il momento ci bastava il sotto, formato da quattro stanze che dividemmo in cucina/birreria, sala riunioni che era poi la stanza dove stavamo sempre, sala ping pong e sala prove. Decisamente la sala prove era un bel posto, uno stanzone con scritti sui muri tutti i nomi dei gruppi che ci suonavano, e dei gruppi che andavano per la maggiore tra chi lì suonava (Circle Jerks, DRI, Anthrax etc.) ed ogni mattina mi ricordo che noi ci guardavamo le prove dei GAS che sparavano a tutto volume il loro hard core verso la strada sotto il casale dove passava la gente che andava in chiesa e subiva infastidita questo casino demoniaco. Anche la sala ping-pong era riuscita bene con la sua "parete giamaicana", infatti avevamo verniciato tutta la parete con tre bande orizzontali rosso, giallo e verde. Poi le altre due sale erano abbastanza normali con i divani, qualche manifesto, qualche tavolo, il camino (che però tirava male e riempiva di fumo tutte le stanze) e la tele dove ci vedevamo e rivedevamo video musicali e concerti, infatti facemmo poi una rassegna video (vedi locandina) dai Dead Kennedys ai Pink Floyd etc.
In circoscrizione si accorsero di noi votando un ordine di sgombero, motivazione il casale era pericolante e noi potevamo farci male... cosa del tutto pretestuosa perchè il Casale è tutt'oggi in piedi malgrado che più o meno nel 1995 c'è stato un incendio che ne ha fatto crollare il tetto (ecco le foto di un paio dei murales che erano rimasti - nucleare - FSLN - )Comunque verso metà aprile arrivamo un pomeriggio e trovammo i sigilli che ci dissero avevano messo la mattina i vigli urbani, non ci pensammo neanche un secondo e il primo che arrivò riapri tutto.
Sempre in quel periodo mi ricordo che alcuni di noi andarono a Montalto ad uno delle ultime giornate di azione diretta e blocco dei lavori di quella che avrebbe dovuto essere, e grazie alle nostre lotte non è stata, la centrale nucleare di Montalto di Castro.
Tra le altre cose di questo periodo mi ricordo che ci fu un continuo tentativo di far avvicinare il Centro Sociale ad altre strutture politiche che non fossero quelle del Coordinamento dei CSOA (che era abbastanza vicino, ossia quasi tutti i partecipanti provenivano o facevano riferimento all'area di autonomia). Questo perchè eravamo tutti pischelli e facevamo gola e sembravamo sicuramente una facile preda... così per settimane venivano dei compagni a fare le riunioni con noi e poi, credo quando capivano che continuavamo di testa nostra, non venivano più di punto in bianco, questo successe sicuramente, e ce ne accorgemmo perfino noi nella nostra ingenuità dell'epoca, da parte di alcuni gruppi dell'epoca come l'OPR e l'OCI. E questo era causa di interminabili assemblee di gestione e scazzi iperpolitici, che erano poi fuori dalla vita quotidiana del gruppo di giovani compagni che stava al Casale tutti gli altri giorni della settimana.
A maggio, il 13, ci fu la nostra prima iniziativa concerto, dato che le stanze erano non molto grandi bisognava suonare all'aperto e per questo sistemammo un rialzo del giardino intorno al casale come un palco, lo ricoprimmo di pedane, tavole e moquette ed eravamo pronti. In qualche modo ottenemmo l'amplificazione della circoscrizione (abbastanza potente) e la piazzammo su. Mi ricordo che il suono si sentiva perfettamente (a palla) anche da casa mia che stava a quasi un chilometro di distanza. Insomma passammo la mattina a cazzeggiare conl'amplificazione tipo prendere per il culo il papa e provare gli effetti dell'ampli, e prepararci all'evento (vedi locandina) dovevano suonare due band del nostro posto i GAS (hard-core) e i Terror Street & Agony Way (Psychobilly) e in più i Gronge (che erano uno dei gruppi forti della scena romana dell'epoca)... i Gronge diedero la sola, e per anni hanno avuto il nostro disprezzo per questo. Mentre gli altri due gruppi suonarono, venne un bel po' di gente, tanta anche del quartiere, comunque ci stavano sentendo tutti perchè il volume era, come al solito, al massimo. E infatti arrivarono due macchine dei carabinieri e ne scesero quattro o cinque militari imbracciando il mitra che interruppero il concerto, sequestrarono la videocassetta che riprendeva i musicisti e la loro irruzione e se ne andarono via con le macchine contornate di gente che reclamava (soprattutto adulti che non vedevano bene che i pischelli del quartiere che facevano musica venissero trattati così). Comunque fu una grande giornata, che fu anche di propaganda per il giorno successivo...
Infatti il 14 maggio c'era il corteo dei CSOA di Roma, era un'iniziativa molto importante, indetta dal Coordinamento Cittadino dei Centri Sociali al quale partecipavamo. Una delle cose importanti era che veniva convocato ed organizzato dai CSOA senza passare per la classica convocazione di altre strutture, tipo i Comitati Autonomi Operai o il Coordinamento Nazionale Antinucleare Antimperialista, insomma i CSOA si ponevano come entità politica autonoma e indipendente.
Il corteo era per diffondere a tutti il boicottaggio di chi: industrie, aziende, banche etc. collaborava con i governi razzisti di Israele e Sud-Africa. E il manifesto dell'iniziativa era quello che pensavamo dovesse essere stato anche quello del Coord., una bella immagine dell'Intifada, ne giravano tantissime dato che ogni giorno in tutta la Palestina c'erano scontri con l'esercito israeliano.
Da notare come nel manifesto c'era scritto contro i governi di Israele e SudAfrica, e questo dimostra comunque quale altro tipo di intelligenza e attenzione ci fosse allora... oggi invece ci tocca vedere striscioni con scritto su Turchi assassini o cose simili (sigh!)
Insomma ci fu questo corteo e noi eravamo li con i Centri Sociali di Roma, nomi che poi negli anni successivi fecero parte della nostra storia e delle nostre vite. Il manifesto era firmato da: Coordinamento Centri Sociali Autogestiti di Roma, Centro Sociale Forte Prenestino, Centro Sociale Hai visto Quinto, Centro Sociale Break Out, Centro Sociale Casal Bernocchi, Centro Sociale Torre Maura, Centro Sociale Ipò, Centro Sociale Laurentino (Casale), Centro Sociale Ricomincio dal Faro (vedi il volantino di convocazione).
Poi arriva l'estate ad agosto al casale rimane solo il cane Raya, che ci avevano mollato a tradimento (reggetemelo per un po' domani vi porto da mangiare per il cane, faccio il macellaio, mai più visto) e che poi ci ha seguito fino ad oggi in tutte le nostre vicissitudini.
Riprendiamo le attività e ci incentriamo soprattutto su una lotta per una diversa gestione dei fondi per la cultura della circoscrizione, che dedicava quasi tutto per finanziare iniziative culturali nel quartiere già straricco dell'EUR e non spendeva una lira in quartieri ghetto come il Laurentino 38. D'estate avevamo tutti boicottato queste iniziative come Euritmia alla quale si doveva pure pagare il biglietto, e mi ricordo che stavamo li ogni volta a sfondare o a litigare con la loro security.
Per questo periodo facemmo delle iniziative con il Centro Sociale di Vitinia, la loro Associazione Culturale "La Gramigna" e la nostra "Tovarisc" (all'epoca era normale avere una Ass. Cult. per fare questa lotta sui fondi che non ci davano, ce l'avevano pure quelli del Forte Prenestino e si chiamava A.C.A.B. che sembrava una sigla tipo Ass. Cult. ... ma che in realtà stava per All Cops Are Bastards). Noi sostanzialmente chiedevamo che i fondi venissero usati anche per aprire una biblioteca nel quartiere (vedi locandina), per la quale già raccoglievamo dei libri per farcela da soli, autogestita. Insieme ai compagni di Vitinia facemmo una iniziativa contro il degrado, molto puntata verso l'istituzione (vedi locandina) e la gente del quartiere... soprattutto la serata di ballo liscio di domenica fu una cosa devastante, ci venne un bel po' di gente, un bel po' di anziani, ma noi... noi eravamo tutti punk, metallari, combat e così via e quella fu proprio una finzione. Penso che da li capimmo che da allora in poi avremmo fatto solo quello che ci sentivamo e ci piaceva fare, che non avremmo mai più fatto qualcosa per sembrare e che le istituzioni ed i loro soldi potevano andare a farsi fottere. E anche per quanto riguardava il grosso di noi l'Associazione Culturale "Tovarisc" moriva lì, sotto i colpi della mazurka.
Già dall'autunno iniziammo un percorso che ci portò negli anni a seguire più da vicino le vicende dei prigionieri politici in Italia, partecipammo al Comitato per la battaglia di libertà, che era uno dei comitati per la liberazione dei prigionieri, che all'epoca erano ancora tantissimi.
Era successo che ad agosto erano stati arrestati dei compagni del quartiere, parecchio più grandi di noi (una ventina d'anni) con l'accusa di appartenere alle BR Pcc e per approfondire la vicenda dei prigionieri facemmo un'iniziativa sugli anni '70 e la lotta armata il 26 novembre (vedi locandina), per la prima volta utilizzammo anche il piano di sopra del Casale, per metterci una mostra. Da quello che mi ricordo il dibattito fu molto partecipato e ci fu anche un intervento molto incazzato da parte degli autonomi rispetto all'ambiguità di questi che avevano arrestato ad agosto e che per un periodo, nell'inverno erano venuti al Centro Sociale e poi erano spariti (come tanti altri però).
A dicembre ci fu, tra le altre cose, il corteo e fu grandissimo, per il primo anno di Intifada, noi che stavamo dentro il Coordinamento di Solidarietà della Ovest partecipammo in massa (vedi foto) con strisicioni e tutto il resto.
E per il 1988 è tutto! Se vi sembra poco per un gruppetto di ragazzi di massimo vent'anni che erano impegnati nel Centro Sociale, nel Coordinamento Cittadino dei CSOA, nel Comitato di Solidarietà con l'Intifada di Zona Ovest, nella battaglia per i fondi della cultura, nel comitato per i prigionieri, nei collettivi delle scuole, lo stadio, la musica, il/la ragazzo/a, la scuola e chissà che altro.
Per questo quando parliamo oggi con i pischelli che hanno l'età nostra di allora li prendiamo in giro e gli diciamo cose da antichi tipo: all'età tua piavamo i lacrimogeni in petto, tritavamo i fasci, pogavamo come dannati, ci tuffavamo da non so dove, andavamo in giro in due sul Ciao d'inverno a torso nudo coi capelli bagnati... e altre cazzate del genere.
Il 1989 fu caratterizzato politicamente da tre cose il sostegno continuo all'Intifada, la campagna NE' EROINA, NE' POLIZIAcontro le leggi proibizioniste, la legge Craxi Jervolino e poi ad agosto quello che è rimasto un passo importante della storia del movimento di quegli anni, la resistenza, lo sgombero, la demolizione, la rioccupazione e la ricostruzione del Leoncavallo.
Noi stavamo ancora al Casale per i primi mesi dell'anno, poi il cantiere dove prendevamo la luce chiuse, e così rimanemmo al buio, non mi ricordo da quale mese, ma mi ricordo che ormai eravamo coinvolti in così tante cose che il fatto di avere o no un posto attivo, in quel momento, non era così importante, perchè di posti ce ne erano tanti e si stava bene in tutti quanti e così piano pianolasciammo il Casale.
Continuammo a stare insieme come collettivo, andavamo a sfondare ai concerti, mi ricordo che a quello dei Ramones ci ritrovammo li insieme a quelli del Forte e ad altri e che alla fine il cancello crollò addosso ai celerini che stavano dietro e ci rimasero sotto, senza farsi troppo male (noi naturalmente gli camminammo sopra).
Nel frattempo ci fu la repressione di Piazza Tienamen e tutti i paesi dell'europa dell'est che insorgevano, fino al crollo del muro di Berlino. Per noi del Centro Sociale che eravamo cresciuti ascoltando Radio Onda Rossa che aveva sempre definito l'URSS uno stato imperialista ed il socialismo reale come qualcosa che non aveva assolutamente nulla a che vedere con quello che volevamo noi, non fu un grosso trauma, tutt'altro. Uno degli slogan dell'epoca, che non sentiremo mai più vista la scomparsa dell'Unione Sovietivca era: USA URSS, la terra non è vostra, Palestina libera, Palestina Rossa.
Contro la legge proibizionista tutto il movimento si mosse con forza, il nostro slogan NE' EROINA NE' POLIZIA riassumeva la nostra soluzione, noi eravamo la soluzione all'emarginazione. Ai quartieri ghetto contrapponevamo i centri sociali occupati, l'aggregazione autogestita, mentre al governo Craxi rubava a mani basse e per distogliere l'attenzione puntava il mirino contro i tossicodipendenti già emarginati dalla società.
Fu la guerra totale ai socialisti, Craxi Boia (dove la x diventava una svastica) fu la scritta più diffusa d'Italia, le sezioni del PSI vennero imbrattate, la contrapposizione arrivò fin nelle nostre famiglie... questa legge non doveva passare.
Poi i socialisti si vendicarono, il cognato di Craxi, sindaco di Milano, diede l'ordine per il 16/8/89... ci fu lo sgombero del Leoncavallo, che cambiò tutto. Adesso gli spazi bisognava tenerli o cercare di tenerli come avevano fatto dai tetti del Leoncavallo. Mi ricordo che i più scafati di noi partirono per il Leoncavallo(vedi foto), andammo su a Milano il 22 settembre per il convegno nazionale dei Centri Sociali Autogestiti CONTRO I PADRONI DELLA CITTA'.
Dai primi di novembre tornammo a vederci collettivamente nei locali occupati di Via Lipparini al terzo ponte, che erano poi gli spogliatoi del campetto di pallone, che erano stati riadattati prima a sede di un giornaletto locale (il nettare) e poi il grosso dei locali (piuttosto piccoli) vennero via via trasformati in sala prove dai pischelli che suonavano al Casale e che non potevano fisicamente stare senza suonare o senza stare insieme (loro erano proprio piccoli 14, 15 anni e si muovevano poco dal quartiere).
Ci vedevamo quelli che avevano occupato il Casale con altri compagni, e stavolta quelli che facevano riferimento alla LSR, ma che non avevano molto partecipato al Casale erano venuti più determinati.
Facemmo riunioni tutti i giovedi di quell'autunno, tirammo fuori anche un volantino che distribuimmo in quartiere, che "invocava" il bisogno di un centro sociale autogestito. Mi ricordo anche che scazzammo con alcuni della LSR perchè avevamo fatto il volantino con scritto in fondo APRIRE DIFENDERE DIFFONDERE SPAZI SOCIALI AUTOGESTITI che loro ritenevano essere uno slogan che li accostasse troppo agli autonomi, per forza molti di noi lo erano!
Poi tra la fine del 1989 ed il 1990 tutti i nostri programmi di piccoli passi e riunioni pallose andarono a farsi benedire arrivava il movimento...
Come detto tra la fine del 1989 e l'inizio del 1990 in un periodo che stava diventando un po' consuetudinario irruppe, all'improvviso LA PANTERA, le facoltà dell'Università vennero occupate, ogni giorno c'erano feste, cortei, mobilitazioni. Alcuni di noi dormivano a lettere altri a Scienze Naturali altri ancora dove capitava. Non bisognava essere iscritti, e comunque l'Università era un posto che all'epoca tra presidi antifascisti e assemblee era molto sentito come proprio dal movimento, anche perchè iscriversi non costava molto e quindi dentro c'erano un sacco di compagni.
La Sapienza era diventato il più grande CSOA di Roma c'erano i concerti in ogni facoltà, qualche centinaio di persone, un'amplificazione e vai suona l'ONDA ROSSA POSSE. Ma anche durante i cortei Public Enemy a palla. Radio Onda Rossa che esplode di trasmissioni, tutto meraviglioso tranne le assemblee generali torturate dalle mozioni e dai giochini delle varie componenti. Il movimento si diffonde anche agli studenti medi... ma la storia è abbastanza nota, comunque credo che tutti, come noi, in quel periodo hanno mollato tutto e stavano sempre all'Università.
Mentre finiva con l'estate la Pantera iniziavamo a mobilitarci contro i mondiali di Italia 90 che sono costati la vita a decine di operai edili uccisi dalla fretta dei padroni di mettere a punto questo business miliardario, le opere inutili costruite allora sono ancora oggi così inutili che sono ancora inutilizzate.
D'estate in quartiere alcuni di noi del Casale, non io, ossia non ci ho abitato, quindi non potrò darne la giusta descrizione, occupano insieme a delle famiglie di giovani coppie e senza casa le palazzine e le torri IACP vuote di Via Paolo Buzzi, è un'esperienza controversa con pro e contro che andrà avanti fino ad aprile 1991 giorno dello sgombero.
Di sicuro ci siamo conosciuti a fondo con tanti altri/e compagni con i quali poi è nata anche un'amicizia forte, abbiamo preso atto della durezza delle condizioni di vita di molte famiglie, della devastante forza dell'eroina, che non ti fa guardare in faccia nessuno ed anche dei forti limiti che può avere una struttura di tipo bolscevico, ossia un comitato di piccoli Lenin che decide per tutti quanti la giusta strada.
Alla fine di settembre occupiamo la XII circoscrizione per chiedere soluzione al bisogno di casa di tutti.
Nel frattempo l'Intifada continuava incessantemente e all'inizio di ottobre l'esecito israeliano fece una strage a Gerusalemme, per risposta si convocò subito a Roma una manifestazione al Pantheon, la tensione fu subito altissima, la rabbia troppa, vogliamo andare al Parlamento a prendercela con i complici di Israele, in mezzo ci si mette tutta la dirigenza della questura di Roma, che avrà ciò che merita e che poi per risposta alle botte prese mette su un processo (il processo Pantheon) che durerà a lungo e alla fine condannerà alcuni compagni per reati improbabili come rapina (di manganello) ed anche gente che quella sera non c'era, ma si dovevano vendicare. Infatti al corteo dopo il Pantheon ricordo che ci trovammo tutta la Digos schierata con i caschi e i passamontagna pronti a prendersi la rivincita, che non ebbero.
Comunque tutt'intorno era un fiorire di nuovi gruppi musicali, nuovi collettivi, la Pantera aveva attivato un sacco di gente era ora di tornare a prenderci uno spazio.
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