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CRONACHE
DALLE DEMO CONTRO IL G8 DI EVIAN
30 maggio - 1° giugno 2003
Le
seguenti cronache le abbiamo raccolte dai
report circolati nella nostra mailinglist.
Per le foto
vai sulla sezione No2wto di tmcrew.
- 30/05
corteo contro Oim e Wto (breve cronologia
di indy.ch)
- 30/05
corteo contro Oim e Wto (testimonianza)
- 31/05
- 01/06 cortei e blocchi
a Ginevra (racconto)
- 02/06
- 03/06 i giorni della
repressione (racconto)
Venerdì
30 maggio - da indy.ch
La
manifestazione contro l'IOM (Ufficio
Internazionale sui Migranti) e' partita
a mezzogiorno [leggi
l'appello di convocazione]. All'incirca
4000 persone hanno raggiunto il punto d'incontro
sulla riva del lago. C'erano manifestanti
di ogni sorta, anarchici, pacifisti, famiglie...Ad
aprire l'iniziativa un intervento per spiegare
come funziona realmente l'IOM, dopo di che
il corteo si e diretto in verso WTO.Fino
a quel momento della polizia nessuna traccia.
12.15
Almeno duecento persone sono corse verso
il WTO e hanno tentato di sfondare l'entrata.
La polizia non è rimasta a guardare
ed è intervenuta con lanci di lacrimogeni,
alla fine è riuscita a richiudere
la porta del WTO. La manifestazione si è
poi diretta verso l'IOM.
13.15
La manifestazione è arrivata all'IOM,
dove c'e' stato un'altro intervento; ci
sono stati scontri non molto gravi e molti
lanci di lacrimogeni. Non c'è stato
nessun panico e la manifestazione è
proseguita.
13.50
In Place des Nations è stato lanciato
un'appello per la costituzione di una rete
europea di disobbedienza civile. La manifestazione
è arrivata fino alla stazione di
Ginevra dove è terminata. Mentre
passava davanti ad un centro commerciale
ed a una stazione minimarket della SHELL
sono state rotte alcune vetrine.
Venerdì
30 maggio - da e-mail lista
Verso
le 11:30 ci siamo visti a Ginevra in un
paio di migliaia di persone. Il corteo era
composto per lo più di un grosso
blocco pink/silver e di altri numerosi gruppi
antifa, autonomi e anarchici. Abbiamo incontrato
alcuni ragazzi greci, qualche basco e non
pochi tedeschi. Immancabile il solito gruppo
di rifondazione comunista italiana con le
bandiere (peccato perchè erano le
uniche bandiere di partito in una manifestazione
caratterizzata dall'assenza di striscione
e stendardi paraistituzionali). Come un
enorme blocco il corteo si muove a ritmo
di punk e samba. L'aria che tira è
decisa e radicale, ma con quel tocco di
"festoso" tipicamente pink.
Il
corteo [leggi
l'appello di convocazione] ha
praticamente un unico striscione grande
"freedom of movement", e un altro
cartello sul carro recita "Libera le
frontiere, i corpi, la mente" proprio
a ricordare che questa demo passerà
davanti al Wto, all'OIM e al Wipo, cioè
quegli organismi sovranazionali che regolano
il flusso delle merci e la segregazione
dei nostri corpi e delle nostre idee.
Per
chi non è ginevrino fa impressione
passare in un quartiere lindo e pulitissimo,
immerso nel verde, dove ci sono solo palazzoni
di vetro, tutti simboli del potere del capitale
transnazionale.
Il
primo che incontriamo è proprio quello
del WTO, l'Organizzazione Mondiale del Commercio
(o del "crimine" come corregono
sul cartello all'entrata). Lo speaker recita
le note malefatte dell'OMC e tutto il corteo
preme sul cancello d'entrata. Dall'altro
lato di guardia ovviamente i soliti schieramenti
di celere.
Dopo
un po le targhe sul muro di cinta vengono
strappate e la tensione si alza fino a riuscire
ad aprire i cancelli e ad irrompere tutti
nel piazzale antistante l'ingresso della
sede. Gli sbirri si agitano, vola qualche
fumogeno colorato, qualche sasso, ma la
situazione viene gestita con molta freddezza
sia dalle forze dell'ordine (che però
non proprio hanno perso l'occasione di fare
foto su foto e dei bei filmini), che da
parte del corteo.
Infatti,
dopo un altro quarto d'ora di occupazione
simbolica della cancellata della grande
villa il corteo si sposta verso la sede
dell'OIM. Durante il percorso si incrocia
il palazzo a vetri dell'Organizzazione Metereologica
Mondiale, dove un gruppo di pink attua una
improvvisata performance. Mentre il corteo
avanza, alcune vetrate vengono giù.
La
demo poi giunge di fronte all'ufficio dell'OIM.
Gli assassini dell'Organizzazione
Mondiale dell'Immigrazione sono dentro
gli uffici e questo fa salire la tensione
bruscamente. Davanti all'ingresso si legge
un volantino e un coro enorme di "No
Border No Nation STOP DEPORTATION"
fa come vibrare la terra. Alle spalle dell'edificio
alcuni poliziotti filmano i manifestanti
da dietro dei cespugli. Qualcuno non gradisce,
e risponde ai flash con le pietre, qualche
altro gruppo invece apre alcune vetrate
degli uffici del piano basso. Fatto sta
che la situazione sfugge un po' di mano
e arrivano i candellotti lacrimogeni della
celere nascosta in un giardinetto interno.
Sparano due bombe assordanti e spruzzano
con pepper spray. Tentano una carica sia
dall'ingresso davanti che alle spalle dell'edificio,
ma ancora una volta sia la resistenza rapida
e decisa dei compagni, sia la fermezza degli
attivisti a non far degenerare la demo ha
la meglio e il corteo scorre avanti.
Altra
sosta e altra contestazione davanti al WIPO,
l'organizzazione mondiale per la proprietà
intellettuale, l'organismo che detiene e
controlla sui brevetti, le invenzioni e
la cultura. La fontana del piazzale all'ingresso
diventa un ottima vasca dove fare nuotate
(!) per rinfrescarsi dal caldo che fa.
Il
corteo prosegue fino ai pressi della stazione
centrale, incontrando e contestando (ognuno
a suo modo) un distributore della Shell,
una concessionaria dell'Audi, e il palazzo
dell'International Council of Commerce.
Appena
posso mando altri report...
baci
dal lago!
Sabato
31 maggio e domenica 1° giugno - da
e-mail lista
Il
sabato, invece che essere il rituale giorno
del corteo di massa, è il giorno
di convergenza e di arrivo di tutti/e i
manifestanti tra le località del
lago. Migliaia di persone arrivano ai vari
campeggi e ci si attrezza per sfidare la
notte: numerosi blocchi infatti sono previsti
alle prime luci dell'alba per impedire ai
2500 delegati che soggiornano a Ginevra
di raggiungere Evian.
Durante
il pomeriggio a Losanna e Ginevra si susseguono
le riunioni e i meeting per decidere le
strategie comuni di assedio alle varie zone
rosse disposte lungo le località
lacunari. All'Oulala C'village di Losanna
i Pink danno vita a partecipatissimi workshop
di autodifesa e resistenza passiva.
L'aria
che tira è quella di una reale volontà
di voler fare qualcosa, nonstante l'amara
consapevolezza che in un modo o nell'altro
le autorità riusciranno a far passare
i delegati. Purtroppo, difetto della decentralizzazione
delle azioni, c'è anche molta confusione
e poca coordinazione dei gruppi, e non poco
c'entrano anche le difficoltà linguistiche.
Ma si fa il possibile per capirsi e organizzarsi.
Verso
sera a Ginevra, dove sono pervenuti numerosi
gruppi antifa, si riuniscono alcune decine
di anticapitalisti che partono in corteo
per le strade attorno alla Vieille Ville
(il centro). Numerosi obbiettivi vengono
colpiti, crollano le vetrine, e alcune banche
e farmacie vengono date alle fiamme. L'intervento
della polizia stranamente si fa attendere
(cosa che ha scatenato non poche polemiche
fra la stampa cittadina) e il gruppo prosegue
con le azioni dirette fino alle 22.
A
quell'ora un consistente dispiegamento di
celerini chiude l'Indymedia Center (il centro
sociale Usin), luogo dove era ripiegato
(forse non proprio furbamente!) parte del
gruppo di attivisti.
La
tensione rimane alta e nonostante qualche
lancio di pietra e qualche finta carica
di risposta la situazione non degenera.
La polizia se ne va solo dopo le 2 di notte
mentre nel resto della città proseguono
tafferugli sparsi.
La
tensione dell'assedio delle guardie ha portato
a qualche incomprensione soprattutto tra
gli attivisti dell'Usin e i giovani algerini
che frequentano quella piazza (che hanno
cercato più di una volta di provocare
le guardie). La lite degenera in rissa e
nella notte qualcuno si vendica tirando
due molotov nel piazzale antistante l'IMC
dove c'erano un bel po di frequentatori
del posto venuti per il concerto notturno.
Verso
le 4 del mattino, già carichi di
tensione per i fatti della notte, ci si
vede lungo il Rodano per andare a bloccare
i ponti di accesso a Ginevra. Una lunga
camminata di qualche chilometro ci porta
a Pont Butin, l'ultimo ponte a est.
Alle 5 circa 200 attivisti irrompono sul
ponte e prelevando numerose travi, carrelli,
vetri, legni, reti, pannelli, sacchi di
terra, da un cantiere e una serra nei paraggi,
tirano su due grandi barricate che bloccano
il ponte da nord e da sud. Delle guardie,
nemmeno l'ombra.
La
stessa azione si ripete contemporaneamente
in tutti gli altri ponti della città,
mentre anche a Losanna stanno bloccando
l'autostrada e l'accesso al porto. Alcune
migliaia di attivisti sono quindi scesi
in strada a bloccare fisicamente il G8,
e l'operazione pare riuscire. Un buon senso
di soddisfazione pervade i gruppi nonostante
la stanchezza.
Alle
8 del mattino il gruppo di Pont Butin, dopo
aver dato alle fiamme le barricate, ripiega
in città. Un camion con la techno
sveglia i ginevrini in questa soleggiata
domenica e il gruppo va ad unirsi agli altri
due ponti bloccati più vicini: Pont
de la Coulouvrenier e Pont de I'lle. Al
primo è consistente e visibile la
presenza del blocco antifa, che ha innalzato
enormi barricate, dandogli fuoco. Al secondo
ponte il blocco è praticamente umano,
fatto da oltre 500 persone che convenute
sul posto, fra tutti i vari partiti comunisti
extraparlamentari (emmelle vari).
Dalle
9, da Pont de la Coulouvrenier, si muove
il blocco nero (anarchico/antifa), composto
principalmente dai giovanissimi dei gruppi
autonomi zurighesi e tedeschi. Il piccolo
corteo (circa 150 persone) si muove prima
verso Place Bel Air, dove si fronteggia
brevemente con la polizia, poi gira su Pont
de I'lle e marcia lungo Quai das Bergues,
il lungo fiume. Scritte su banche, uffici
finanziari, ricordano che la lotta al G8
è prima di tutto una lotta anticapitalista,
antirazzista e antistituzionale. Lo spezzone
poi gira per Pont du Mont Blanc e si incoda
fra gli altri migliaia di spezzoni che compongo
il lunghissimo corteo che sta partendo dai
Jardin Anglais.
Migliaia
e migliaia di persone, sulle 100.000, danno
vita a un coloratissimo e lunghissimo corteo.
Ci sono tutti, il solito e sempre presente
movimento dei movimenti con le sue mille
realtà spesso antitetiche che si
ritrovano fianco fianco in piazza. Il blocco
nero (o Anthrax bloc come lo hanno ironicamente
chiamato gli anarchici di Losanna) quasi
si perde nella marea di gente che invade
il cuore di Ginevra. Nei pressi di Place
Eaux Vives il palazzo di un'importante immobiliare
ginevrina viene bersagliato di bottiglie
riempite di vernice e uova colorate. Poco
dopo una palazzina di tre piani dell'Adecco
viene ribersagliata e le insegne vengono
infrante. Altre centinaia di metri ancora
tocca a un distributore di benzina della
BP ad essere spogliato di insegne e vetrine.
Poi il caldo e gli oltre 10 km di cammino
(e la stanchezza accumulata) prendono il
sopravvento e, a parte qualche cazzata di
chi se la prende con una fermata dell'autobus
e con un uffico postale di periferia (azioni
tra l'altro poco gradite dal blocco stesso),
l'obbiettivo diviene solo raggiungere la
frontiera e il blocco anarchico partito
da Annemasse.
Giunti
al confine si scorge un'autostrada brulicante
di gente. Migliaia di attivisti riempiono
la lingua d'asfalto e i prati attorno. Si
vedono scorrere migliaia di bandiere rosse,
gialle, verdi e nere. Tutti i gruppi, i
sindacati e le associazioni dei due cortei
(quello proveniente da Ginevra e quello
dalla Francia) si incontrano e si miscelano.
Con un po' di fatica si ricompone un molto
più numeroso spezzone rossonero che
riprende a camminare verso la frontiera.
Strada facendo una grossa stazione di servizio
viene assaltata e saccheggiata da decine
di attivisti. Una ridistribuzione della
merce (dal cibo, alla birra, alle cazzate
più superflue che si trovano in un
autogrill) avviene gratuitamente tra centinaia
di manifestanti.
Alla
frontiera ci si ferma e si fa ritorno.
Di
ritorno veniamo a sapere di quello che è
successo dalle altre parti. Gli scontri
e i fermi in Francia (circa 300), le cariche
e gli incidenti a Losanna (dove le guardie
hanno poi fatto convergere il corteo al
campeggio e hanno identificato centinaia
di attivisti e trattenuto 100 persone).
Veniamo a sapere anche che un manifestante
che era appeso per protesta su un ponte
autostradale è rimasto gravamente
ferito dopo che una guardia ha tagliato
la corda con cui era sospeso a 20 metri
di altezza.
Nel
pomeriggio in più zone della città
si accendono piccolo focolai di tafferugli,
ingaggiati per lo più dai vari gruppi
di ritorno dal corteo. Verso le 18 la polizia
si schiera prepotentemente e massicciamente
fra Pont de la Coulouvrenier e Quai de la
Poste, cioè a poche centinaia di
metri dall'IMC. Ai piccoli gruppi di anticapitalisti
che si fronteggiano con la polizia si aggiungono
numerosi giovani e giovanissimi algerini,
iracheni e altri ragazzi delle comunità
arabe del luogo. La miscela è esplosiva
e pietra dopo pietra lo schieramento comincia
ad arretrare fino a ritirarsi del tutto
spinto dalla folla crescente riunitasi.
La
"fuga" della polizia diffonde
eccitazione a valanga nella Ville e decine
di casseurs, arabi e autonomi, invadono
il centro. Ad un tratto un gruppo di dodicenni
di origine araba tira giù le vetrine
di un grosso magazzino Lacoste. In un attimo
la folla entra e saccheggia. Ritorna la
polizia a sirene spiegate e ricomincia il
fronteggiamento. La polizia perde tempo,
rimane schierata e si becca le sassate dei
giovani. Ma è una trappola: appena
arrivano decine di rinforzi della polizia
zurighese partono le cariche con lacrimogeni,
bombe assordanti e proiettili di caucciù.
La
folla si disperde e solo alcuni arretrano
fino a Rue du Stand (la parallela della
via dell'Usin). Rimangono un 300 persone,
quasi tutti figli di immigrati del luogo,
e parte un'interminabile faccia a faccia.
Per due ore piovono pietre e centinaia di
bottiglie sull'inamovibile schieramento
di celere sul Boulevard George Favon. Al
fitto lancio di oggetti, le guardie rispondono
con i soliti lacrimogeni, le bombe assordanti
e le pallottole di caucciù. Si innalzano
due barricate (con una bandiera irachena
e un'altra algerina!) e vengono distrutte
un'enorme ufficio finanziario, un parcheggio
privato e una scuola (dove alcuni bambini
infrangono i loro monopattini contro le
vetrate!).
Il
fronteggiamento infine viene interrotto
dall'imponete dispiegamento di forze di
polizie tedesche giunte in soccorso alla
polizia locale. Una violenta carica da la
Jonction (dalle spalle praticamente) ha
schiacciato fra due fronti il gruppone disperdendolo
in una rocambolesca fuga per i giardini
e per i muri delle recinzioni delle case
attorno.
Ma
la polizia non si accontenta e circonda
con tutto il suo esagerato spiegamento di
forze lo spazio dell'IMC, isolandolo dalla
città. Decine di agenti entrano nell'Usinne
fermando e identificando tutti. Si mormora
di arresti, ma la voce viene smentita. Un
compagno rimane ferito da una manganellata
in faccia. Decine di persone vengono così
ingiustificatamente schedate, visto che
gli abitanti del CS in questione e gli altri
attivisti al suo interno, non avevano preso
parte agli incidenti.
La
zona viene sgomberata solo alcune ore dopo,
mentre nella notte ancora altri gruppi di
abitanti della zona continuano i tafferugli
per tutta la zona est di Vieille Ville con
la ben più brusca polizia tedesca.
alla
prox ;)
lunedì
2 e martedì 3 giugno- da e-mail lista
Dopo
l'infuocato week-end di azioni e manifestazioni
contro il g8, dopo il violento imbocco delle
guardie al centro sociale Usine, dopo il
tentato omicidio nei confronti di un compagno
inglese che si era appeso sul ponte a Losanna,
lunedì è tempo di ulteriore
repressione.
Il
pomeriggio deve tenersi, infatti, una manifestazione
contro la privatizzazione dei beni che parte
alle 5 dal WTO. Circa 1000 persone, molte
delle quali provenienti anche dai campeggi
di Annemasse,
dimostrano pacificamente per le vie di Ginevra,
supportati da un sound system.
Ma
ad un certo punto, all'altezza del ponte
Mont Blanc le guardie decidono che la manifestazione
si deve fermare. In pochi minuti si crea
una situazione surreale dato che le guardie
iniziano a schierarsi tutt'intorno al corteo
blindandolo da ogni lato: polizia ginevrina,
zurighese e tedesca chiudono la demo con
mezzi dotati di idranti e file di robocop,
senza alcun motivo, forse con l'intento
di far pagare alla gente le azioni dirette
dei giorni precedenti.
Per
un po' si crea una situazione di stallo
,finchè le guardie non rendono note
quali sono le loro richieste: tutt@ i manifestant@
devono passare attraverso i cordoni di polizia
per essere perquisiti/e. Alcuni cedono a
questo ricatto e si lasciano perquisire
zaini e quant'altro, ma la maggior parte
delle persone rimane fermamente sul posto
convinta a non cedere alle assurde richieste
della polizia ed anzi scandendo:"Polis
partout ,justice nulle part". Da
notare che i robocop non facevano passare
senza perquisa neanche le vecchiette, e
motoscafi delle guardie erano pronti sul
fiume in attesa che qualcuno vi si buttasse
per scappare!
Dopo
un po' arriva dal lato della stazione un'altra
manifestazione a sostegno delle persone
bloccate sul ponte, saranno circa 500, perlopiu'
piccoli gruppi spontanei. La polizia zurighese,
la più violenta, decide che non c'è
tempo per le trattative ed avanza in direzione
della manifestazione, sparando granate assordanti:
la demo proveniente dalla stazione lancia
qualche bottiglia ma niente di piu'.
Dopo
ore di assedio le guardie sono decisamente
le piu' nervose, quindi ad una certo punto
decidono di sfogarsi un po', usando gli
idranti e i proiettili di gomma per disperdere
la demo della stazione: intanto lungo le
vie adiacenti macchine in borghese della
polizia e camionette si prodigano in arresti
indiscriminati.
Verso
l'una le guardie iniziano a far passare
a piccoli gruppi i manifestanti accerchiati,
non senza risparmiare la carica finale alla
demo di supporto che si disperde anch'essa
definitivamente. Moltissimi saranno i proiettili
di gomma a forma esagonale recuperati nella
notte...
Il
3 giugno
Il
martedì si apre con le dichiarazioni
del capo della polizia ginevrina che annuncia
che ogni manifestazioni sarà considerata
illegale e quindi dispersa: la polizia si
trova in una situazione difficile dato che
precedentemente i media corporativi e parte
dell'opinione pubblica si erano accaniti
con loro per l'inefficienza dimostrata durante
il week-end, poi per l'eccessiva repressione
dell'assedio al ponte del lunedì
2.
Nonostante
tutto verso le 6 del pomeriggio si dovrebbe
tenere una manifestazione contro la repressione
e per le dimissioni del capo delle guardie
con concentramento a place Neuve,vicino
al ponte del giorno precedente.
Circa
3 - 400 persone si radunano, ma vengono
accolte da centinaia di robocop (alcuni
dei quali in moto per aver maggiore mobilità
durante arresti!), decine di camionette
e agenti in borghese a profusione. La polizia
annuncia poche, semplici parole:"Noi
siamo la polizia, questa manifestazione
è non autorizzata,
adesso sarete dispersi".
Detto
fatto parte la carica che disperde le persone
accorse per la demo, volano proiettili di
gomma e acqua dagli idranti. Nonostante
cio' la manifestazione si ricompone decisa
ad andare a contestare il capo della polizia
che avrebbe dovuto tenere una conferenza
stampa in uno studio televisivo la' vicino.
Dopo
poco tempo, però, i dimostranti ,tra
cui molta gente comune e turisti che solidarizzavano
con la protesta, vengono brutalmente ridispersi
con gli idranti, i lacrimogeni e i proiettili
di gomma. Parte la caccia all'uomo che porterà
a circa 25 fermi al termine della serata,
senza contare le solite brutalità
varie operate da una polizia incontrollabile.
La
sera la zona tutt'intorno all'Usine viene
costantemente pattugliate da camionette
e mezzi blindati alla ricerca di gruppetti
isolati da arrestare
incredibile
il numero di agenti in borghese che presidiano
continuamente la zona
all'una di notte
l'aria è ancora irrespirabile:il
vento continua a soffiare residui dei lacrimogeni
.
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