| Insomma, 
              dopo anni che abbiamo lavorato sul soggetto giovanile, quindi su 
              noi stessi, intesi come studenti, adolescenti, propriamente "piccoli" 
              a confronto (scontro) con la società degli adulti, ora ci 
              ritroviamo a formulare le domande che furono gli stimoli iniziali 
              della nascita del nostro progetto.  
              Allora, circa due anni fa con mw4k ma ben più indietro col 
              tempo con i nostri collettivi giovanili autonomi, identificammo 
              uno scontro fra noi e "loro" (i grandi, i papà, 
              i prof, i leaders di movimento), ponendo l'accento sulla differenza 
              di età che intercorreva fra noi e gli altri. Il nostro essere 
              giovani era parte fondamentale (ma mai unica!) del nostro essere 
              rivoluzionari, quanto la vecchiaia dei nostri nemici era sinonimo 
              di conservatorismo, autorità e indottrinamento. Una divisione 
              marcata, forse anche approssimativa, ma non falsa e ai nostri occhi 
              incredibilmente riscontrabile in tutti i momenti di ogni nostra 
              singola giornata, a casa, a scuola e anche nelle sedi politiche.  
              Ed è così che formulammo, non per primi ma con l'originalità 
              del nostro vissuto, un progetto di autodeterminazione politica, 
              sessuale, esistenziale dei/lle ragazzi: Make Way for Kids (Largo 
              ai/lle giovani).  
              Non ce lo dissero in pochi che i limiti del progetto, i limiti di 
              età anche immaginari, ci sarebbero stati stretti prima o 
              poi ma noi, testardamente e giustamente, filammo dritto per la nostra 
              strada, perché comunque consapevoli che Mw4k era il passo 
              più sincero e più necessariamente nostro da fare.  
              Ovviamente ora il tempo che doveva passare per far evolvere le cose 
              è passato e quindi ecco che ci riformuliamo le domande: chi 
              è giovane? chi è adulto? perchè il conflitto 
              generazionale? quale è la questione giovanile?  
              Se comunque i genitori e i professori (con tutte le rare ma dovute 
              eccezioni), i leaders di ogni tipo continuano ad essere tra i favoriti 
              bersagli della nostra azione (politica?) quotidiana, ci accorgiamo 
              che lo scontro che innalziamo non è dettato ormai dagli anni 
              che intercorrono fra noi, ma dai ruoli che quest'altri rappresentano 
              in seno alla società, che è essa stessa tutta da sovvertire. 
              Non che prima non ce ne eravamo accorti, semplicemente era più 
              macroscopica la differenza di età biologica tra noi e la 
              nostra antitesi.  
              Comunque questo dibattito, queste analisi, questi passaggi lasciamoli 
              diffondere lungo tutto il sito, totalmente rinnovato non a caso, 
              proprio come frutto di tutte queste discussioni.Qui ci limitiamo a ridefinire, se mai possibile il concetto di "giovinezza", 
              "maturità" e via dicendo, soprattutto ora che i 
              cambiamenti portati dall'avvento del neoliberismo hanno stravolto 
              molto dei criteri di interpretazione.
  
              Chi è adulto? Sicuramente chi è maturo, il cittadino 
              che ha raggiunto un equilibrio tra le proprie aspirazioni personali 
              e il suo dovere verso la società. Chi sa pensare al proprio 
              futuro e a quello di chi lo circonda (per esempio la moglie/marito 
              e i figli). Chi è sistemato. Chi ha una condizione economica 
              e lavorativa quanto meno "stabile", chi ha delle garanzie. 
              Occupato, accasato e possibilmente sposato e con figli. Una figura 
              per rispettabile per la società, tanti auguri! :-)  
              e allora chi è ragazz@? Prendendo per assioma la definizione 
              antecedente, il/la giovane è inevitabilmente l'opposto: immaturo 
              e irriverente. Chi pensa solo alla condizione temporanea della sua 
              esistenza e brucia l'effimero attimo del suo presente senza guardare 
              oltre; chi non ha una condizione economica stabile, non ha uno stipendio, 
              vive di "paghetta" perchè va a scuola e se lavora 
              lavora stagionalmente (scuole chiuse) e fa l'apprendista o le ultime 
              mansioni per soddisfare i propri bisogni di divertimento, senza 
              pensare minimamente alla famiglia e al futuro. Un figura difficilmente 
              governabile, ma per forza di cose ed entro certi limiti tollerata, 
              per la società ordinata.  
              Fino a qui tutto bene.  
              Peccato che però molti di questi schemi sono saltati repentinamente 
              negli ultimissimi anni e si stanno ancora stravolgendo in questi 
              mesi. I criteri di giovane e meno giovane sono i primi destinati 
              ad essere spazzati via dall'omologante società dei mercati 
              globali che si è imposta in Italia come ovunque.  
              Quest'ultima forma del capitalismo, cioè la società 
              neoliberista, non va tanto per il sottile e oltre a disboscare, 
              crivellare, ammazzare, bruciare e inquinare il secondo e il terzo 
              mondo, irrompe in Occidente minando tutte le garanzie finora date 
              per certe. E sono queste mine che fanno crollare i palazzi di certezze 
              costruiti dalla società adulta nei cui giardini (e nelle 
              cui cantine) scorazzavano i turbolenti giovani (futuri cittadini).  
              E nelle macerie rimaste e in quelle che rimarranno (perchè 
              stiamo in piena fase di crollo) sarà veramente difficile 
              scindere il giovane dal meno giovane, cioè il non-garantito 
              dal garantito, lo studente dal lavoratore. L'unica barriera diverranno 
              i capelli bianchi, ma vuoi che l'Oreal de Paris non eliminerà 
              questo problema di cute fra i più anziani ricatapultandoli 
              alla verde età? :-)  
              Figure e battute simpatiche a parte, lo scenario attuale resta fortemente 
              mutato rispetto a quello di pochi anni addietro. Infatti se il cittadino 
              adulto era rappresentato da un insieme di certezze e garanzie, crollate 
              queste, crolla l'identità, soprattutto economica e sociale, 
              della maturità.  
              La formazione continua, la prestazione lavorativa continuativa e 
              la precarità occupazionale (tipiche prima dei giovani apprendisti), 
              ora sono diffuse trasversalmente in età fra tutta la (ex) 
              classe lavoratrice dai 15 ai 35 anni (in alcuni casi anche oltre). 
              Questo ha praticamente polverizzato la segmentazione in fasce della 
              vita, periodo scuola-periodo lavoro, dilatando e sfocando i tempi 
              biologici della giovinezza.  
              Adesso a circa 20 anni chi riesce a definirsi rigidamente in una 
              categoria? Chi a 18, 20, 23, ma anche 27 anni riesce a dire io sono 
              SOLO uno studente, SOLO un lavoratore, SOLO un disoccupato. Probabilmente 
              si è tutti e tre, soprattutto quando per studente si intende 
              non solo l'universitario o il liceale ma qualsiasi soggetto in fase 
              di apprendimento, cioè in fase di formazione.  
              Corsi pomeridiani a scuola, stages, patti territoriali fra scuola 
              e aziende, agenzie interinali, ECDL, quotazioni finali in crediti, 
              percentuali di Bonus per i ragazzi/lavoratori, guadagni miseri ma 
              rapidi in ormai diffusissimi lavori part-time, rendono lo studente 
              ormai lanciatissimo nel modo del lavoro, inserendolo perfettamente 
              nella grande quanto inutile macchina della sovrapproduzione capitalista. 
              Il giovane d'oggi, 'sti benedetti giovani d'oggi!, imparano molto 
              presto (ringraziando il pacchetto Treu, la riforma Berlinguer e 
              il piano della "controriforma" della Moratti per la formazione 
              continua) a districarsi nel sottobosco del mercato precario, cambiando 
              lavori a rotazione, con una flessibilità che in altri tempi 
              era solo sinonimo di instabilità esistenziale!  
              Il giovane d'oggi, cioè noi cazzo!, nel capitalismo avanzato 
              (nel postfordismo), è una figura sociale il cui profilo è 
              disegnato dalla possibilità di accesso a determinati e specifici 
              consumi, materiali e culturali, ma è ANCHE quella figura 
              d'impiego (soprattutto intellettuale) utilizzabile saltuariamente 
              in tutti i campi del ciclo produttivo (in particolar modo del terziario 
              avanzato). E' qui la differenza con i giovani di "prima", 
              soggetti sociali delineati e inseriti nel mercato dei consumi ma 
              non in quello del lavoro.  
              D'altro canto, corsi di aggiornamento, ristrutturazioni aziendali, 
              corsi di ridefinizione dei linguaggi, informatizzazione totale di 
              tutti i processi produttivi e di vendita anche avanzati (terziario 
              e settore d'informazione), crediti e punti cumulabili per il raggiungimento 
              della pensione, abolizione dell'articolo 18, schede di avanzamento 
              personale, contratti e assunzioni individuali sprofondano il lavoratore 
              "tipico" in una crisi irreversibile di instabilità. 
              A 40 e 50 anni si ritorna a scuola a prendere lezioni di marketing 
              da un 25enne neolaureato in scienzedellecomunicazioniapplicateastocazzo, 
              con un deja-voo che neanche ormai più stupisce. Il lavoratore 
              classico e garantito sente perdere terreno sotto i suoi piedi dall'abolizione 
              delle conquiste sindacali e soprattutto dalla ristrutturazione del 
              processo produttivo che prevede flessibiltà, formazione continua, 
              studio e versatilità. Cose che il lavoratore in questione 
              vagamente aveva da giovane e che ora deve riscoprire per mantenersi 
              competitivo (eccola la parola chiave!) soprattutto a confronto con 
              le nuove leve, quelle che spuntano e spariscono di tre mesi in tre 
              mesi che usano così bene il computer e parlano inglese!  
              Il lavoratore garantito è destinato a diventare una figura 
              marginale nel nuovo mercato del lavoro, non sappiamo prevedere quanto 
              privilegiata.  
              Dunque tutti vecchi e tutti giovani, bombardati da una società 
              che fa del mito della giovinezza una condizione permanente e sempre 
              raggiungibile a tutte le età, basta comprare il telefonino 
              giusto, la giacca giusta e andando al locale azzeccato. Essere giovani 
              significa stare nel target giusto dal mercato dei consumi e nei 
              mille posti richiesti dal mercato del lavoro.  
              E proprio in questo magma di indefinizioni, di cui è composta 
              ora la "giovinezza", che si possono analizzare altri mille 
              aspetti che ribollono.  
              In questo calderone fatto di precarietà, incertezze, menefreghismo, 
              attimi fuggenti e occasioni prese e mancate, voglia di divertirsi, 
              no future (da slogan punk a slogan postfordista), vitalità 
              impreditorializzata e socialità repressa che le grandi aziende 
              del Markenting occidentale e le polizie del mondo fanno i conti 
              per sperimentare:  
              1) L'innovazione del mercato dei consumi, inventando il giovane 
              "privatizzato", cioè il consumatore ideale, compratore 
              insaziabile, fashion, cool, reale ma che vive in un mondo di miti 
              plastificati e virtuali, raggiungibili a colpi di carta di credito. 
              E stanno sulla buona strada per riuscirci, se non fosse che il consumatore 
              totale è, speriamo, un utopia...  
              2) Il disciplinamento educativo e formativo e le varie forme 
              di repressione preventiva e non. Sperimentano e creano modelli nuovi 
              di riferimento (sempre interni al mercato) adeguando a questi gli 
              idonei strumenti, registrando tutto. E allora riforme non solo scolastiche 
              ma complessive. E allora controllo su territorio, muretti, strade, 
              stadio, scuola, telefono, computer.  
              E' dalla stesso calderone da cui fanno questi esperimenti e dalla 
              stessa indefinibilità dei soggetti giovanili che quindi i 
              MEDIA ripropongono le identità artificiali che appioppano 
              al caso di turno. E nascono nelle testate giornalistiche, ad Mtv, 
              nelle radio, nei talk-show, nelle inchieste tutte le sottocategorie 
              fittizie di volta in volta inventate per avere sempre a disposizione 
              un MOSTRO, un DEMONE, un NEMICO SOCIALE.  
              Quindi i giovani, svuotati della loro essenza carnale sensuale caotica 
              e reale, diventano il fotogramma da linciare sul momento perchè 
              destabilizzanti le sicurezze sociali della altrettanto inconsistente, 
              per definizione, società adulta.  
              Preoccupano gli ultras, i Black Blockers, gli squatter, i ravers 
              e le loro feste dannate, i discotecari e le loro pasticche, i ragazzi 
              ai pub e i loro cocktails, i popoli del sabato sera, i casseurs 
              e i giovani albanesi e le loro coetanee per la strada, il sesso 
              precoce, i punk e i pariolini che ancora si menano, i piercing e 
              i tatuaggi cancerogeni. Tutte vite alienate ma diffuse, tutti frammenti... 
              un sabato siamo una cosa (problema) un sabato l'altro, mentre dal 
              lunedì al venerdì, quando non servono mostri sociali, 
              pubblicizzano e ci bombardano con tutto ciò che nel week-end 
              condannano.  
              Talvolta però i giovani diventano pure "i figli", 
              cioè necessariemente buoni, ed è la volta dei servizi 
              speciali sui papaboys, degli esami di maturità seguiti da 
              tutti i tg, immagini sequenze consigli e parole rassicuranti, per 
              non vivere proprio sempre nel terrore di questi amorfi giovani e 
              per dare il giusto peso e contrasto alle artificiali categorie di 
              BUONI e CATTIVI.  
              Per quanto lungo il discorso non è ne esauriente ne esaurito, 
              ma su queste basi ci sono i presupposti per capire dove cazzo ci 
              troviamo nella disorientante fase attuale, una bussola di presupposti 
              di analisi comune e condivisa, nel nostro piccolo, per rilanciare, 
              mai stanchi, l'offensiva contro il mondo esistente ed imposto, per 
              sognare e costruire vita socialità sessualità ed ecologie 
              altre.  
              ILLEGAL GENERATION |