Questa è una narrazione piuttosto completa dai primi momenti dell'occupazione alla fine del 2006, arrichita da link ed immagini quando possibile. In buona parte è il contenuto anche del libro 18 anni senza stato.
L’anno inizia con la tragica morte di Antonio Salerno, schiantatosi mentre faceva consegne in motorino per lavoro. Antonio è una vecchia conoscenza, un compagno di Acrobax e proprio lì si tiene il suo commovente funerale. E’ un momento forte in cui il movimento si stringe e si abbraccia teneramente. Ricorderemo sempre le parole e gli omaggi di vecchie e nuovi compagni e le trepidanti note di “Strade di Stalingrado”.
Andiamo avanti con il lavoro antirazzista: attacchinaggi, volantinaggi nei mercati e appuntamenti NO CPT, traduzione e diffusione della rivista di “Abolire le frontiere dal basso” (pubblichiamo in tutto sette numeri) con relative iniziative di sostegno.
La trattoria vegetariana “Eat the Rich” con il suo dopocena acustico si ripeterà svariate domeniche nel corso dell’anno mentre tra marzo e aprile si realizzano (insolitamente, visto i problemi con i vicini, che da sempre ci rinfacciano il casino dei primi anni di occupazione quando facevamo un concerto a setttimana) tre feste techno nella sala concerti, con l’idea di alzare i soldi per insonorizzarla decentemente. Non raggiungeremo la cifra desiderata e daremo solo una sistemata alla stanza in questione. Faremo anche altre cene per il nostro caro detenuto che, finalmente, in estate uscirà.
L’11 marzo a Milano un corteo antifascista cerca di impedire un raduno del Fiamma. Scontri, fiamme e botte in pieno centro, la repressione è pesante e il saldo è di 45 fermati e, successivamente, di 18 arrestati, di cui 15 accusati di devastazione e saccheggio. Alcuni di noi andranno a Milano per le iniziative di solidarietà successive.
Ad aprile va in Palestina la seconda carovana di Sport Sotto l’Assedio al cui progetto aderiranno col tempo un numero sempre più ampio di occupanti del sesto.
Tra aprile e maggio sgomberano e demoliscono l’11° ponte. Va in scena lo spettacolo da tanto annunciato. Presenti i politici di tutti gli schieramenti che rivendicavano la primigenia dell'iniziativa e la loro vittoria. Questi locali invece di finire sgretolati avrebbero potuto essere, come è successo per la nostra esperienza al 6° ponte del Laurentino, trasformati in uno spazio sociale o in tanti altri esperimenti d’utilità collettiva. Si è però preferita la scorciatoia dell'abbattimento e della costruzione di altrettanta cubatura di cemento da svilupparsi nella stessa zona, chissà quando e chissà dove e nella quale non ci sarà molto di "sociale”, se non nelle interviste dei politici. Un mediatico e propagandistico spreco di soldi.
Sui giornali si parlerà anche di un aggressione al candidato sindaco Gianni Alemanno, di AN, ad opera dell’ultrasinistra e degli autonomi del quartiere. In realtà è stata la gente stessa dei ponti a respingere la presenza del politico razzista che ha solo approfittato di qualche sputo preso per i suoi giochi da campagna elettorale.
I primi di giugno di nuovo una due giorni per la palestra, una serata da noi e l’altra a ZK, con il gruppo di Autodifesa Femminile “Donna FiloMena” organizzano una due giorni che creerà discussione e fermento nell'ambiente femminista romano per la scelta di quest'ultima di aprire il proprio spazio per una giornata di stage misto (maschi e femmine). Per l'occasione si scrive anche un opuscolo "Violenza di genere e autodifesa". Opuscolo che nasce anche con lo scopo di offrire l'oppurtunità per tutte di riprodurre l'esperienza e che la racconta. Oltre allo stage misto terremo un dibattito, a mo’ di workshop, molto partecipato e coinvolgente sulla violenza di genere. Non sarà, infatti, la classica assemblea ma ci si divide in gruppi misti con un interscambio di
domande e risposte sul tema.
Nell’estate cominceranno grandi lavori di ristrutturazione della palestra con la costruzione di docce e spogliatoi. Per mandare avanti il progetto, anche quando tutto sembra non andare per il verso giusto, c'è la forza della volontà del collettivo; così spesso c'è solo da rimboccarsi le maniche, mettere i soldi di tasca propria ed andare avanti, evitando così di fermare i progetti a causa di imprevisti e bastoni fra le ruote.
Il 12 giugno i fascisti di Fiamma Tricolore/Casa Pound occupano i locali sotto un cavalcavia all’incrocio fra via Tintoretto e via Laurentina. Chiamano il covo “Mafarka”. All’alba del 14 giugno già non esiste questo obbrobrio, gli antifascisti di zona hanno provveduto a restituire alla città i locali e a cacciare la presenza dei nazi da questa zona di Roma. Un po’ dopo facciamo pure un giretto al 5° ponte a imbiancare per bene quello che era rimasto di uno scarabocchio di celtica dipinta anni fa su una terrazza e mandiamo alle stampe, con la rete antifascista territoriale, un bel manifesto a colori: “Abbiamo gli occhi ben aperti”.
A giugno, inoltre, alcuni di noi vanno a Dresda (Germania) per l’iniziativa Lotto aL38, approfittando dell’occasione per organizzare una storia fotografica / mostra del nostro posto.
Una mattina poi ci svegliamo con gli operai dell’ATER ad imbiancare (meglio ingrigire) il sesto ponte, con noi dentro. Sarebbe la famosa ristrutturazione per anni declamata e annunciata dall'istituzione. Cancelleranno le pareti giallorosse, i graffiti dei primi anni novanta delle 00199 e un bel murale stile Edika dell’86, che tanto distingueva il nostro ponte dagli altri. I lavori commissionati sono stati giudicati da tutto il quartiere come senza criterio, si rifanno i controsoffitti, ma non i tetti, e questi infatti qualche mese dopo sono caduti di nuovo giù, insomma viene data una bella imbiancata all'esterno ma nessun lavoro strutturale, da parte nostra diamo ampia collaborazione agli operai che debbono fare questo lavoro e anche loro ci aiutano dato che nel mentre lavoravamo alla costruzione degli spogliatoi della palestra. Finiti i lavori il nostro ponte è cambiato dal grigio cemento brutalista dell'opera originaria si è passati ad una combinazione grigio chiaro /azzurro carta da zucchero
Il 27 agosto a Focene un braccio con una celtica tatuata sopra affonda 8 colpi mortali su Renato Biagetti, un ragazzo di 26 anni con cui alcuni di noi hanno condiviso la vita nei centri sociali e nelle palestre popolari, l’amore per la musica e l’impegno attivo nei percorsi di solidarietà. Nell’aggressione, compiuta da due giovani del posto, uno figlio di un carabiniere, rimangono feriti anche un amico e la sua ragazza. E’ un momento drammatico, un altro funerale commosso e sgomento ad Acrobax, il posto dove spesso potevi incontrare Renato.
L’aria in città si fa tesa, appaiono scritte fasciste odiose come: “Acrobax meno uno” ed è difficile non cadere nella trappola dello scontro totale con questi vermi. Il 23 settembre sfileremo massicciamente a Fiumicino, porteremo e distribuiremo anche un volantino che realizziamo per l’occasione.
I primi d’ottobre organizzeremo, insieme a Pirateria e tanti/e altri/e compagni/e antiautoritari/e, un Rave Illegale Antifascista, in memoria di Renato, nel cuore di Roma, a ridosso del Tevere, zona ostiense. Notte intensa di 2000 persone, forse più, striscioni ovunque, performance, video e all’alba fuori. Al di là delle forti emozioni soggettive, resterà il ricordo di una (vecchia) TAZ, una zona temporaneamente autonoma, con quei contenuti, quella forza e quei valori che sono andati spesso persi nei rave degli ultimi anni.
A fine ottobre, pochi giorni prima della demolizione del decimo ponte, organizziamo, sempre insieme agli artisti tedeschi Eva Hertzsch ed Adam Page la terza iniziativa di Lotto aL38 che negli anni precedenti ci aveva visto partecipare ad una performance tra la nostra periferia del Laurentino ed il lusso borghese di Villa Massino (Accademia Tedesca) fino a proporre la nostra esperienza agli abitanti di Prohlis una periferia di Dresda (ex-DDR) molto simile architettonicamente al Laurentino38. “Scegliamo di fare una grande iniziativa in piazza, fuori da L38 Squat, dentro il quartiere, una serata con concerti ma anche con mostre che raccontano la nostra storia, stand e insomma rusciamo a portare in strada la nostra esperienza e la nostra storia ed un grande concerto. “Nella realizzazione dell'iniziativa dobbiamo confrontarci/scontrarci con la richiesta del suolo pubblico, perizie e certificazioni burocratiche di ogni tipo alle quali però contrapponiamo DIY a piene mani. La solidarietà degli spazi autogestiti e squat a noi vicini e la nostra rete di solidarietà ci permettono di mettere in piedi la serata con luci, palco, amplificazione, gruppo elettrogeno, furgone con installazioni e tutto ciò che è servito senza far circolare denaro per comprare, noleggiare ecc. Una giornata per noi importante dove un piazzale solitamente deserto inizia dal mattino a vedere l'opera di costruzione del palco, dei bar, degli stand, delle installazioni delle mostre poi pian piano vede arrivare e brulicare la gente del quartiere e del movimento fino a riempirsi ed animarsi al calare della sera durante i concerti e poi velocemente a mezzanotte tutto viene smontato e portato via. Ripulito il piazzale torna parcheggio deserto ma evoca quello che potrebbe essere la piazza multimediale di cui da anni si dice dovrebbe essere realizzata in quel luogo e che senza spendere milioni di euro ma con la nostra energia, tanta, realizziamo in una sola giornata.
A novembre la gestione infrasettimale del bar, finora in mano al gruppo f-hacklab, viene smezzata con l’infoshop, che propone a sua volta una serie di iniziative a tema con pubblicazioni e video inerenti. A dicembre si parlerà: contro la minaccia di sgombero dello Squat Ungdomshuset di Copenaghen (che poi avverrà a marzo 2007); su la prigione/base di Guantanamo; sulla rivolta e la Comune di Oaxaca in Messico. L’anno 2006, infine, è anche l’esodo di un po’ di gente dal posto. Non pochi/e attivisti/e lasciano lo squat per andare a vivere o lavorare per gran parte dell'anno, altrove, in altri paesi, come Palestina, Messico, Nuova Zelanda, Germania, Olanda o per i sette mari, ma che mantengono comunque sempre un legame stretto con la struttura... quando tornano stanno qua e grazie a internet si rimane sempre in contatto e aggiornati su quel che succede da noi e da loro, insomma le rete di agenti della nostra organizzazione sparsa per il pianeta continua ad ingrandirsi. Anche nell'anno successivo un paio di vecchi occupanti lasciano la struttura mentre forze nuove affluiscono e come spesso succede, dopo un primo periodo di riflessione e ricompattamento interno, si riparte con maggiore energia con una nuova serie di iniziative e di sperimentazioni dentro al posto e sul territorio che fanno arrivare il sesto ponte ai 18 anni di occupazione ancora in grande condizione.
Ancora una volta acque agitate nel quartiere, cioè cassonetti in mezzo alla strada, blocco del traffico e tanta caciara. E’ successo varie volte e, a febbraio, si ripete la protesta per il taglio della corrente agli ultimi ponti. Ci troviamo in una situazione ormai scomoda con gli occupanti dei ponti divisi dai partiti, dalle promesse dei politici e sentiamo che la nostra realtà è molto diversa da quella degli altri occupanti. Ad un certo punto, dopo tanto freddo e tanto tempo in strada, una signora ci dice: “ma chi v’o fa fa’ de sta’ qua che manco i fiji c’avete…”. Beh, ci rendiamo conto che, visto che in qualche modo pare risolta la questione dell’emergenza abitativa e l’assegnazione delle case, li possiamo lasciare e tornare ad occuparci delle cose che più ci interessano.
Per tutto l’anno sarà molto attivo l’infoshop e la formula del venerdì sera con cena vegetariana (quasi sempre deliziosa), videoproiezioni e cocktail bar; con questo stile presentiamo le nuove produzioni come “Femminismo e liberazione animale”, A4newsbot #13 sul cambiamento climatico, il nuovo progetto di traduzione e diffusione collettiva della rivista libertaria antirazzista dell’Est Europa “Abolishing borders from below”; facciamo anche una cena di autofinanziamento per l’infoshop con la proiezione di "Surplus", "Quarta guerra mondiale" e "Big Rattle in Seattle". Si organizzerà una serata antirazzista con cui si alzeranno i soldi per un manifesto grande e a colori contro i CPT (Centri di Permanenza Temporanea), frutto di una serie di riunioni fra antiautoritar* su tale questione.
Allo stesso modo organizziamo un po’ di serate di autofinanziamento generico (l’acquisto di una batteria, per la manteinance, una serata di hiphop) che saranno un mezzo fiasco. Ci rendiamo conto che l’associazione di forti connotati politici a un’iniziativa fa la differenza e questo fa venire più gente.
Da marzo, appunto, l’appuntamento fisso del F-hacklab ingloba il Jolly Roger Cocktail’s Bar e tutti i mercoledì dell’anno (ancora oggi, con altri propositi, resiste questa apertura infrasettimanale) si propone l’Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.">All Hack Bar, serate soft a tema hacker, snacks e cocktails. L’iniziativa è parte degli appuntamenti e degli sforzi della VPN, Virtual Public Lan, ovvero degli incontri che più o meno periodicamente si tengono fra “smanettoni” e non di vari hackerspaces, fra cui noi, il medialab di Spinaceto (ci riavvicineremo un poco all’Auro e Marco dopo un bel po’ di anni) e quello del LOA Acrobax.
Il f-hacklab sarà anche il promotore del Dynebolic Party a febbraio e di una serie di 8 serate di autoformazione tra novembre e dicembre. Successivamente il gruppo parteciperà poi, nella sala tech di InCONTROtempo, meeting nazionale del precariato metropolitano organizzato ad Acrobax.
Il 2 aprile muore il Papa Polakko, quello che ha benedetto Pinochet e i dittatori argentini, che ha fatto fuori i preti della teologia della liberazione, che ha condannato preservativi, aborto, devianze, e blablabla tutti gli anatemi di ogni Massimo Pontefice. Nel delirio dei pellegrini e di una Roma in piene pratiche rinascimentali al profumo di incenso e latino, ci prendiamo il nostro matto momento di festa e blasfemia: un rave illegale sull’Ostiense di fronte allo spazio occupato 3njoy Pirateria che festeggia 10 anni di occupazione, sarà una 3 giorni di iniziative che si conclusero il sabato notte (in realtà fino a domenica pomeriggio) con un rave illegale sul piazzale dei mercati generali in mezzo a orde di credenti che andavano in pellegrinaggio allla basilica di San Paolo li vicino!
Primavera calcistica: ci iscriviamo al torneo di calcio delle realtà antagoniste e di base organizzato dalla polisportiva di Acrobax. Partecipiamo entusiasmati con un bel gruppo composto da squatters e giovani del quartiere, con l’immancabile gruppo di tifosi ultras (bandiera pirata, fumogeni e birre). Ce la caviamo bene, al di sopra delle aspettative, però disgraziatamente veniamo squalificati ai quarti per una super rissa con la squadra dei curdi, ai quali non gli abbiamo perdonato le gravi scorrettezze commesse in campo. Peccato, perché l’atmosfera del torneo e lo spirito di squadra erano belli.
Con ZK si intensificano le collaborazioni: realizziamo un incontro antipsichiatria da loro (i primi di maggio) e subito dopo una bellissima due giorni contro il copyright. Cominciamo con un volantinaggio in massa davanti Ricordi Mediastore a via del Corso a sostegno della pirateria, distribuendo cd con musica autoprodotto dai nostri musicisti (blues, punk, techno). Segue una jam session con mostra da noi e un no-stop dal pomeriggio a notte inoltrata a ZK. Di questa due giorni rimarrà a tutti un bel ricordo di un’iniziativa completa, ben riuscita, interessante. Sinergica.
I gruppi storici dell’L38 Squat (i 1234 e Rollin & Tumblin Blues Band) suoneranno anche al Parco di Torre Maura, in un festival dell’autogestione organizzato dall’omonimo spazio occupato.
Il 20 maggio un ordigno ad alto potenziale distrugge parzialmente i locali dell’Astra19, al Tufello, che sono stati dichiarati inagibili. Un'ora prima dell’esplosione nella sala erano presenti decine di persone che assistevano alla proiezione di un film.
E’ lo “start”, da allora nella città si susseguiranno per anni decine di aggressione fasciste a studenti, attivisti, coppie gay e lesbiche, immigrati, spazi sociali, luoghi e feste di “sinistra”. I loro covi sono queste nuove Occupazioni Non Conformi (ONC) o le Occupazioni a Scopo Abitativo (OSA), in cui riciclano slogan antagonisti e di movimenti ai loro fini populisti e xenofobi. Roma è sfregiata dalla presenza di Casa Pound e dal suo “franchising” che riproduce queste idiozie un po’ ovunque.
Il 3 giugno un branco di fascisti, armati di bastoni, assalta il Forte Prenestino. All’entrata i presenti fanno resistenza e nella colluttazione un compagno di Radio Onda Rossa, resta a terra con la gola trapassata, ferito in modo grave. La settimana dopo, manifestiamo per Centocelle, in solidarietà con il Forte e per impedire fisicamente il tentativo di penetrazione di Forza Nuova nei quartieri popolari della Capitale. I fasci prenderanno una sonora bastonata e Forza Nuova se ne resterà nelle sue sedi di provincia.
Prendiamo atto di questa escalation e cominciamo a tessere quelle relazioni che ci porteranno a creare una rete antifascista territoriale, di fatto più informale che ufficiale, ma che impedirà l’intrusione dei fascisti nelle nostre zone con un’agile convocazione di militanti e realtà politiche.
L’estate, come alcuni anni precedenti, ma da quest'anno per tutti i successivi inaugura un ciclo che andrà avanti per varie stagioni torride... come in agricoltura, a seconda delle stagioni c'è la semina o la vendemmia, per noi l'estate significa anche la guaina sul tetto. Decine di metri quadrati di collante nero verranno spalmati sul ponte da irriducibili occupanti e, estate dopo estate, si tapperanno (a nostre spese) le numerose falle da dove entrava l’acqua.
Sempre durante l'estate, il posto pare essere troppo piccolo, le case insufficienti per tutti/e quell* che ci vogliono venire ad abitare, nei mesi successivi, iniziamo quindi a ricavare, ritagliare e letteralemente scavare dai detriti degli spazi dentro lo squat (ex bagni, sottoscala, pezzi di corridoio) per adibirli ad abitazione.
E' un grande esperimento di do it yourself**, ci dimostra che se si ha la voglia e la determinazione a raggiungere degli obiettivi, la capacità di imparare e mettersi in discussione anche imprese apparentemente impossibili possono essere condotte al successo sia qui dentro, che fuori.
Però succede pure che le guardie si portano via a uno dei nostri e se lo terranno nove lunghi mesi a Rebibbia, per vecchie storie. Si attiverà una solidarietà fra vari posti, ognuno dei quali organizzerà una cena benefit (nell’autunno 2005 toccherà a noi e a Acrobax), mentre al bar del mercoledì sarà presente l’eterno salvadanaio con spicci e messaggini per il nostro detenuto.
In autunno rinasce, con energie nuove, la palestra. Dopo essere stata usata per anni per sporadici esercizi di qualche squatter, questa parte dello squat acquista una nuova centralità e prima viene sistemata (compriamo sacco, tadami e accessori vari) e poi si inaugura il corso di muay-thai, grazie alla disponibilità di un maestro professionale (anche lui non retribuito). Il corso è gratuito e partecipato da squatters, giovani del quartiere (che si alleneranno singolarmente anche gli altri giorni della settimana), e compagni di altri posti occupati di Roma (addirittura vengono dalla Nomentana). L’atmosfera seria ma non competitiva degli allenamenti dimostra che è possibile cimentarsi in una disciplina, anche di combattimento, senza le spese eccessive, le gerarchie inutili, le sopraffazioni di genere, gli estetismi e le insinuazioni viscide di quasi tutte le palestre a private.
Il primo novembre, nei locali della palestra, si terrà il primo partecipato ed intenso “Stage di Autodifesa Femminile”, una proposta sorta da alcune compagne del L38 Squat che avevano già partecipato ad esperienze analoghe organizzate da gruppi femministi. La proposta è di ampio respiro politico, atletico, umano e di genere: coinvolge trasversalmente donne di posti occupati molto distanti (politicamente e fisicamente) fra loro e donne del quartiere.
Il gruppo decide di chiamarsi Donna Filomena (tributo alla splendida gattina roscia che abita nello squat) e creerà discussione e fermento nell'ambiente femminista romano quando a giugno 2006 sceglierà di aprire il proprio spazio per una giornata di stage misto (maschi e femmine).
Per finanziare la palestra e tutte queste belle cose, a fine ottobre scatta l’inevitabile cena sportiva, tutti mascherati in abiti da atleti (sarà terribilmente comico: nuotatori, motociclisti da cross, calciatori, pugili, surfisti, etc..).
L’anno si chiude ad alta tensione, nella valle di Venaus. Alle tre di notte del 6 dicembre viene caricato il presidio NO TAV (organizzato dagli abitanti della Valle contro il treno ad Alta Velocità che da anni vorrebbero imporre i governi di destra e sinistra). E’ uno schifo, solite scene della celere italiana al lavoro, tra gli altri numerosi anziani/e vengono pestati. L’8 dicembre però il movimento solidarizza con i valligiani e 50.000 persone da tutta Italia riconquistano la valle, rompono l’assedio ed invadono i cantieri presidiati dalla polizia. E’ la Liberazione di Venaus.
**L'etica DIY è alla base del vivere e frequentare questo posto.
''DIY sta per "do it yourself" (fai da te), ossia il contrario di pagare qualche professionista per farlo al posto tuo.'' Può essere la via più semplice a trovare soluzioni per comporre musica, arti visive o realizzare nuovi spazi, imparare a riparare una bicicletta o riciclare-ripararare-modificare, realizzare orti o giardini, assemblare computer e reti, utilizzare o scrivere software, cucinare e realizzare nuove ricette, realizzare birrerie o cocktail bar, farsi palestre e attrezzature e naturalmente edilizia, idraulica realizzazione di un tetto e tutto quello che necessita la manutenzione di un edificio...
Anno nuovo, spazio rinnovato. A fine gennaio iniziano i lavori di ristrutturazione dentro l’edificio che occupiamo ormai da 12 anni. Negli anni si sono realizzate spesso opere di “manteinance” e aggiustamenti vari, però questa volta decidiamo di cambiare stile e volto al posto intero, imbiancando non sappiamo bene quanti metri quadrati di pareti (non è piccolo il nostro squat!). E’ la “fiera” del DIY, un importante apprendistato per tutti - soprattutto per la seconda generazione di occupanti che non aveva partecipato ai lavori iniziali degli anni ’90. Come è ovvio in un posto che non paga professionisti, ci dobbiamo cimentare a tutto campo: nuove stanze, nuove porte, apriamo la tromba dell’ascensore in disuso, nuovi bagni per le case di nuovi inquilini, impianti rifatti da zero, cupole in plexiglas per le parti aperte del tetto del ponte (chiuse finalmente dopo 12 anni!), connessione internet (hurrà!), fortificazioni all’esterno, etc. I lavori coinvolgono anche il piano sotto, quello della sala concerti da anni inutilizzata. Il vecchio bar diventerà una nuova casa e, successivamente, si tornerà ad utilizzare socialmente questo ampio spazio.
Tutto ciò significa uno scambio continuo di conoscenze pratiche senza distinzioni di ruoli e di genere: giovani, meno giovani, uomini e donne impariamo qualcosa di elettricità, idraulica, muratura, falegnameria, arte, stencil e pittura. E grandi mangiate collettive nella nuova cucina, equipaggiata in maniera più dignitosa (grazie ai regali di alcune mamme).
Tra le nuove stanze un posto d’onore lo riceve il Jolly Roger's Cocktail Bar, un nuovo stile di somministrare alcool nei posti occupati. Infatti piuttosto che vendere birraccia a basso costo (prende vita infatti anche una ironica campagna di boicottaggio della Forst e del suo gusto cartonato nei posti occupati), decidiamo di approfittare delle conoscenze di barman di alcuni squatters; da allora abbiamo rinunciato alla birreria “vecchio stile” (moretti in lattina) per far posto a bibite (alcoliche e non) di buona/alta qualità accompagnate da serate soft, con video, mostre, dibattiti. Non è solo una questione di stile (e di autofinanziamento), anche piuttosto una riflessione sull’abuso dell’alcool che a volte si vive nei centri sociali e nei posti occupati. Forse questa non è la soluzione, ma è una nostra mediazione, soprattutto scegliamo la qualità al profitto, come potrebbe essere altrimenti e, al contrario di ciò che fanno molti i locali, usiamo nei cocktail alcolici di ottima qualità e non bottiglie rabboccate prestigiose con strozzabudella del discount... dopo un po' il superalcool del discount comincia a sparire anche negli altri spazi occupati dato che li martelliamo parecchio al bancone, dove siamo sempre in prima fila, di non avvelenarci con l'Iguana anziché l'Avana e così via :-)
Il gruppo del F-hacklab anima un percorso contro la privatizzazione dei saperi e organizza la prima edizione dei F-hackDays, a febbraio, in sostegno del progetto Autistici/Inventati sul quale appoggiamo ancora oggi liste e siti web. Sulla stessa onda partecipiamo al CopyRiot, a giugno, nel LOA Acrobax, un incontro contro i diritti d’autore e la musica indipendente ed autoprodotta, intesa in un senso molto ampio (forse troppo per dei “fotocopiari” come noi). Più in sintonia ci troviamo con Audioresistance (organizzando un workshop da noi), con i quali arriviamo a parlare di “antiproduzione” rispetto all’idea di “autoproduzione” a cui spesso si richiamano tanti musicisti che mettono su la propria casa discografica indipendente (un microbusiness che spesso ripete le leggi del mercato). Non spetterà a noi approfondire molto il discorso, perché di fatto rimaniamo sempre nei limiti della sperimentazione casereccia, come lo è il nostro primo disco di musica elettronica prodotto nel f-hacklab: Phonodisconnection. Piuttosto che badare alla qualità musicale (Zero Pretese, si proclama in copertina), pensiamo nell’idea entusiasmante di far avvicinare i ragazzi del quartiere all’uso del computer attraverso la loro musica preferita: la techno. Il disco è uno sforzo collettivo, di squatters e pischelli dei ponti, una piccola grande soddisfazione, considerando i risultati.
Intanto, fuori dalla vita del quartiere, succede il peggio: il governo USA dichiara guerra all’Iraq, occupando quei giacimenti petroliferi tanto agognati. A Roma il 15 febbraio manifestano almeno un milione di persone per la pace e nasce un movimento globale contro la guerra, visto che in ogni angolo del pianeta si rifiuta l’aggressione USA. Il movimento no-war non riuscirà ad incidere sul destino del mondo già deciso dai potenti. Per tutta la primavera si susseguono cortei molto tesi (non senza i soliti scazzi interni al movimento) e con qualche tafferuglio. Più che le manifestazioni oceaniche, per impedire le guerre del petrolio, pensiamo che bisogna ridurre drasticamente la dipendenza da questo: nello squat aumentano i ciclisti e la bicicletta è il mezzo di trasporto più usato nella nostra occupazione.
L’11 marzo ospitiamo un dibattito con un gruppo di giovani palestinesi di organizzazioni di sinistra, venuti per uno scambio (dormono ad Acrobax e vengono un paio di volte da noi). L’esperienza è esilarante, soprattutto il confronto fra le ragazze del quartiere ed i giovani arabi; ovviamente anche il dibattito politico che poi scaturisce rimarrà negli annali per la sua profondità: parliamo di scuola, sessualità e diritti delle donne, stato/frontiere, vita quotidiana e militanza politica.
Il 16 marzo, padre e figlio fascisti, ammazzano a coltellate Dax, compagno antifascista milanese. Sarà l’inizio di una pratica infame, quello delle lame, contro cui dovremmo lottare negli anni successivi e che, disgraziatamente, si diffonderà anche a Roma.
Sul fronte internazionale non ci facciamo mancare la classica gitarella a Davos, che, dopo anni, riusciamo a raggiungere fisicamente ed occupare senza essere respinti dalla polizia svizzera in qualche paesino innevato. A giugno torneremo in Svizzera al G8 di Ginevra, con il consueto campeggio internazionale, i cortei, i black bloc, i pink, il corteo chilometrico, la repressione e via dicendo…
Alcuni squatters inoltre parteciperanno al vertice UE di Salonicco, dove l’Europa dei Potenti si sigillerà dietro una serie di norme migratorie restrittive che, tradotte, significano ancora più morti nel Mediterraneo. Il vertice di Salonicco si chiude con una pioggia di molotov (lo stile greco!).
Su questo tema, della Fortezza Europa, insisteremo per qualche tempo con molte iniziative, produzioni dell’Infoshop, manifestazioni e una serie di riunioni nei posti occupati. Alcun* occupanti curano la sezione “Border Zero” di Tactical Media Crew.
Ad ottobre, contro la Fortezza Europa e la riunione dei capi di Stato europei all’Eur, proprio dietro casa, diamo vita al DIY Weeks, un ostello autogestito organizzato per accogliere gli/le attivisti/e antiautoritar* che vengono a Roma per il 4 ottobre e per le altre giornate contro i vertici dell'Unione Europea. Quella giornata poi si caratterizzerà per le azioni dirette e per un corteo massiccio che verrà caricato sulla Cristoforo Colombo. Nel quadro del DIY Weeks si organizzeranno nel nostro posto molte iniziative ed interessanti dibattiti/workshop alcuni dei quali verranno ripresi in altri posti ed approfonditi (tra i workshop realizzati: 2/10 “Anti UE Banner contest”; 3/10 “Abbattere le frontiere dal basso”; 6/10 "Ultras, antirazzismo e laboratorio di repressione"; 15/10 "Antisessismo, dal movimento ai quartieri popolari";).
Il dibattito sull’antisessismo diventa molto partecipato e si decide di trasformarlo in un confronto continuo in alcuni posti occupati di Roma. Nasce così il Workshop Itinerante Antisessista, che toccherà, tra il 2003 e il 2004, l’L38 Squat, Torre Maura, ZK ed Acrobax. Ne uscirà, pubblicato dal nostro infoshop, un sostanzioso libretto ed una pagina su TM Crew. La consideriamo un’esperienza interessante su un tema difficile e spinoso, spesso evitato anche nel circuito di movimento, soprattutto dai maschi.
2004 - Lotta di quartiere, diritto alla casa e difesa del centro sociale
Sarà un anno molto “local”, dedicato alle vicende del Laurentino 38, improvvisamente risaltate dalla luce dei riflettori dei media, dei politici, degli speculatori. Per combattere il degrado del quartiere, generato da 25 anni di abbandono totale da parte delle istituzioni, la giunta capitolina dell’Era Veltroni decide di cavalcare un'idea molto sostenuta dal centrodestra ma che realizzerà solo quando conquisterà anche la Regione Lazio: abbattere “i ponti della vergogna”, o meglio solo gli ultimi tre (9, 10 e 11), concentrando di fatto la propria campagna elettorale, dell'anno successivo, sullo spettacolare gesto di ruspe che cancellano, come una gomma magica, il degrado, la microcriminalità, l’immigrazione clandestina.
Quello che i politici ignorano, o fanno finta di non sapere, e che a noi preoccupa molto, è che i ponti in questione (9, 10 e 11) sono tutti occupati, abitati da famiglie socialmente emarginate, povere e da lavoratori immigrati. Per questo, tra le prime decisioni che prenderemo ci sarà quella di stilare un censimento dal basso, porta a porta, per contarci, per conoscerci, è risulteremo essere in circa 500, gli “sgraditi” ed illegali abitanti dei ponti.
E’ il debutto del nostro squat nel sociale: la sala concerti diventa la sede dell’assemblea di quartiere, si riempie di signore con carrozzine, famiglie intere, più di cento persone di tutte le età. Da questa assemblea sorgeranno varie proposte, presidi, incontri con le autorità e mobilitazioni. I ponti si riempiono di striscioni che reclamano il diritto alla casa. E' un periodo di grande fermento e un po' ci troviamo a disagio con il megafono in mano a fare i leader della lotta per la casa, ma la posta in gioco è alta e ci tocca giocare, non possiamo far finta di niente e veder finire in mezzo alla strada, senza assistenza centinaia di persone.
Non è una lotta facile, spesso anzi è molto stressante. Non mancano profonde divisioni interne e discussioni aspre, però si decide sempre di andare avanti. Incontriamo, tra una manifestazione di protesta e un presidio: Pollak, presidente del Municipio, Luigi Nieri, assessore rifondino alle periferie, Di Cosimo, presidente dell’Ater, Galloro, commissario all’emergenza abitativa che sarà ospite di un animato incontro nel centro sociale con gli abitanti del quartiere (incazzati). Con tutti, e anche con la gente del quartiere, la nostra posizione sarà sempre chiara: un tetto e una casa popolare per tutti (immigrati compresi) mentre il centro sociale non si tocca, lo vogliamo illegale come sempre. Della serie “todo para todos, nada para nosotros”.
Tra lo sciacallaggio dei partiti politici sul quartiere c’è da segnalare una manifestazione promossa da AN “contro il degrado e immigrazione clandestina”. Una decina di giovanotti del Torrino vengono con lo striscione già fatto e bandiere tricolori a tentare di cavalcare la disperazione della gente del quartiere. Ma il loro tentativo di sfilare per i ponti viene energicamente respinto dagli antifascisti della zona e i 10 fascisti (pariolini) infiltrati sono scortati via dalla polizia fuori dai limiti del Laurentino.
Nel frattempo, con l’arrivo della connessione in fibra al sesto ponte, inauguriamo l’internet point (1,2) e riprendiamo gli attacchinaggi in quartiere, pratica che era andata un po’ in disuso con gli anni. Attacchinaggi che abbiamo continuato a fare di giorno, spesso con i nostri cani e le bici; un’occasione in più per parlare alla gente del Laurentino.
Proseguono le iniziative e le mobilitazione contro la Fortezza Europa e gli organismi internazionali che regolamentano i flussi migratori, come l’OIM. Facciamo un bellissimo striscione di un’attivista che recide un filo spinato con scritto No Border No Nation No Prison, che diventerà la nostra bandiera antirazzista che porteremo in un volantinaggio a piazza Vittorio, zona di migranti, e al corteo indetto per la giornata di mobilitazione europea contro il razzismo (31 gennaio) . Immancabile, quindi, il numero 12 di A4 Newsbot su questo tema, uscito a febbraio.
Un nostro amico del quartiere viene rinchiuso nel terribile manicomio giudiziario di Aversa. Organizzeremo un cena per comprargli vestiti, cibo e manterremo un contatto costante con lui. Ci farà riflettere molto sul tema della psichiatria, considerando che molti/e squatters lavorano nel cosiddetto terzo settore, assistenza ai disabili e cose del genere.
Nel frattempo prosegue la guerra del petrolio e quindi le manifestazioni di protesta. Al grido “no oil” si organizzerà la Ciemmona, la critical mass nazionale che riunisce a Roma migliaia di bici, la vera alternativa alla cultura della morte e della guerra simboleggiata dall’automobile. A giugno si organizza un caldo benvenuto di protesta al criminale Bush, non senza la solita carica della polizia italiana a Circo Massimo.
Ad aprile e ad agosto alcun* squatters vanno in Palestina, dove ancora si spara, conoscendo direttamente anche gruppi pacifisti israeliani fra i quali gli Anarchici contro il Muro. Infatti l’ultima vergogna che viene dai Territori è proprio questa orribile muraglia di otto metri dall’altezza che ruba olivi, terre, acqua e futuro ai palestinesi (con la scusa di una barriera contro i terroristi islamici). Le condanne internazionali sono unanimi (a parte gli USA, ovviamente) ma poco incisive e lo Stato d’Israele come sempre se ne frega. Questi viaggi daranno vita a un’iniziativa, a un video e a nuove pubblicazioni dell’Infoshop sul tema.
Si realizzano diverse iniziative nel posto, tra cui la seconda edizione dei F-hack days (in collaborazione con ZK) dove si comincia a parlare di webradio e radio pirata, un progetto che verrà alla luce anni dopo. Seguono proiezioni video estive in terrazza, con aperitivo e poi apre i battenti la trattoria vegetariana domenicale e mensile “Eat the Rich”, con accompagnamento acustico sul palchetto della sala pranzo collettiva.
A fine anno ci coinvolgiamo in una performance denominata “Lotto al L38”, con una coppia d’artisti tedeschi. Questa collaborazione ci porterà a partecipare ad insoliti ed originali eventi a Villa Massimo, a Dresda (in Germania) e nel 2007 di nuovo al Laurentino.
In questi ultimi due anni serpeggia fra alcuni occupanti e i ragazzi del quartiere la dipendenza alla “bottiglia”, che si somma al saltuario abuso di sostanze stupefacenti chimiche. Questo porta problemi di convivenza, difficoltà di relazione e i vari strascichi penosi che sempre vengono con le tossicodipendenze. Si riuscirà ad uscire da questo periodo difficile, ma il problema dell’utilizzo delle droghe, la coltivazione, le dipendenze resteranno sempre un nodo da sciogliere, non solo nel nostro posto, ma anche nel movimento in generale che invece spesso nasconde tutto sotto il tappeto.
2005 - Ancora tante iniziative… mentre i fasci riescono dalle fogne
Mentre il movimento è sotto botta per la repressione di Genova e l’annichilimento prodotto dalla caduta delle torri gemelle e dalla conseguente caccia all’islamico, la nostra occupazione di periferia sembra invece conoscere una nuova fioritura sociale. Abbiamo accumulato esperienza e i viaggi e le mobilitazioni hanno finalmente prodotto un ottimo spirito di gruppo fra gli occupanti (addirittura molte domeniche dell’anno ci vediamo per fare partite a pallone fra squatters nei campetti del quartiere). Questa energia si tradurrà nella riapertura del posto al quartiere con varie attività, dopo anni di “introspezione”. Partecipano alla vita dello spazio sociale vari ragazzi del quartiere e delle zone limitrofe.
Viene rilanciato l'Infoshop con una ristrutturazione dei locali e con una apertura programmata per due volte a settimana dalle 17 alle 22.
Escono numerose nuove nostre autoproduzioni, a cominciare dalla traduzione di un libricino scritto da K. una nostra compagna canadese sopravvissuta ai pestaggi delle guardie nella scuola Diaz di Genova (G8). Escono inoltre libretti che raccolgono le cronache dei vari controvertici a cui abbiamo partecipato attivamente.
Apre, inoltre, il Fucked Hacking Laboratory (per gli/le amic* F-HACKLAB), cioè un piccolo laboratorio di computer (riciclati e riassemblati) dove condividere conoscenze tecno/informatiche, smontare e rimontare hardware e software, programmare senza limiti. L’appuntamento settimanale e serale del mercoledì del f-hacklab diventerà un riferimento negli anni a seguire per le nostre attività infrasettimanali e avvicinerà giovani ragazzi del quartiere, all’inizio semplicemente con i giochi in rete e poi con vari corsi autogestiti (Html, grafica, linux, etc). Alcuni di questi, all’inizio timidi ospiti, oggi vivono nel L38 Squat.
Riprende a funzionare la BIRRERIA quotidianamente, gestita dai ragazzi del quartiere, ma questa esperienza naufraga più o meno rapidamente.
Nel frattempo la storia ci dà ragione e l’Argentina, guidata dai tempi della dittatura di Videla secondo i “consigli” del FMI e della Banca Mondiale, collassa. Nei TG si parla soprattutto dei risparmiatori italiani che lì avevano investito e perso tutto, ma quello che ci fa godere, e solidarizzare con il popolo argentino, è vedere il presidente fuggire in elicottero dalla Casa Rosada assediata da milioni di persone. Faremo iniziative ed azioni solidali con gli argentini e contro le banche che vi hanno speculato, e qualcuno di noi avrà la possibilità di andare fin lì a conoscere la situazione.
Su questi temi globali (neoliberismo, cambio climatico, movimento noglobal) continuiamo a scendere massicciamente in piazza a Zurigo contro il WEF e poi respinti da Monaco contro la Nato; a Civitavecchia (contro la centrale a carbone con lo striscione: enjoy ecoriot - inquinamento locale sfruttamento globale); al campeggio antirazzista (No Border! No Nation!) di Strasburgo; e alcuni di noi sono fra gli organizzatori della prima Critical Mass romana, che esordisce con più di cinquanta cicloribelli (1° giugno). Sull’onda della repressione post-Genova partecipiamo alla Media Parade, una street con più di 20.000 partecipanti per il diritto alla libertà d’opinione sotto attacco col tentativo di revoca della concessione a Radio Onda Rossa e il sequestro, con gran dispositivo militare, degli archivi di Indymedia Italia. A novembre scendiamo in piazza contro gli arresti per 270bis e andiamo al Forum Sociale Europeo di Firenze; il 7 dicembre manifestiamo contro l’ennesima retata sui fatti di Genova: nove custodie cautelari in carcere, quattro arresti domiciliari, sei obblighi di dimora, quattro obblighi di presentazione all'autorità giudiziaria. E a margine degli arresti e delle notifiche degli altri provvedimenti sono state eseguite anche 45 perquisizioni a La Spezia, Parma, Milano, Pavia, Lecco, Bergamo, Brescia, Padova, Rovigo, Firenze, Roma, Napoli, Avellino, Reggio Calabria, Palermo, Ragusa, Messina e Catania. Le accuse sono di devastazione e saccheggio, fabbricazione, porto e detenzione di materiale esplosivo, porto e detenzione di arma impropria, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Ma l’attenzione internazionale, e quindi il nostro sforzo politico in tal senso, è concentrata sulla Palestina. Da marzo tutte le maggiori città palestinesi sono state occupate dall'esercito israeliano, che poi estende la sua offensiva anche ai villaggi più piccoli con incursioni e ritiri. In tutte le città e i villaggi l'esercito sta rastrellando casa per casa eliminando i combattenti e le figure rappresentative della società civile palestinese, non disdegnando però l'uccisione di civili inermi e l'uccisione di prigionieri arresi. Le ambulanze vengono bloccate nei garage, i feriti vengono lasciati morire dissanguati. A Ramallah, dove Arafat è sotto assedio, sono stati costretti a scavare una fossa comune dentro il cortile dell'ospedale per seppellire i cadaveri ormai in numero tale da non poter più essere contenuti nell'obitorio. A Betlemme si spara contro la chiesa della Natività e si da fuoco alla Moschea di Omar che gli sta di fronte. Gli israeliani sicuri dell'impunità si abbandonao ad ogni violazione del diritto internazionale e delle convenzioni di guerra (come hanno sempre fatto).
Partecipiamo, nel corso dell’anno, almeno ad una decina di manifestazioni in appoggio al popolo palestinese, scriviamo un numero di A4 Newsbot su questo tema e lo stampiamo anche in inglese per distribuirlo ai turisti nel centro, dove una notte restiamo anche a presidiare la manifestazione permanente che da giorni staziona sotto gli uffici ONU di Roma. Anche la manifestazione del 25 aprile viene dedicata alla liberazione della Palestina, mentre a settembre andiamo un bel gruppo a Marsiglia, partecipando ad un oceanico corteo nella città più araba della Francia contro il genocidio perpetrato dallo Stato di Israele. Da giugno, sulla torre laterale del ponte della nostra occupazione, sventola un’enorme bandierone della Palestina. Alcuni di noi ad aprile vanno nei Territori con un carovana di solidarietà assieme a chi di noi da anni vive tra Roma e la Palestina, lavorando ai progetti di supporto al popolo palestinese.
Nel corso dell’anno partecipiamo a un sano presidio antifascista dove s’è mandato lungo qualche deficiente nazista di Base Autonoma (che chiude là la sua triste vicenda), e partecipiamo al dibattito con l’anarchico primitivista Zerzan (all’Università e a Torre Maura) e, infine, portiamo a dicembre il nostro contributo e il nostro banchetto infoshop al Plastik 8, storico e controverso “rave antagonista”.
Nel posto è un fermento di iniziative, cene e video per alzare i soldi e diffondere tutte le attività svolte in piazza e a casa (f-hacklab e infoshop, Palestina, noborder camp e antirazzismo, globalizzazione).
Una notte di dicembre un boato ci sveglia: una bomba alla bisca che si trova nei locali immediatamente sotto le nostre case fa tremare il ponte, ma non ce l'hanno con noi. Ce la sfanghiamo con tanto fumo, qualche danno e un po’ di spavento e una prova generale di evacuazione d'emergenza
L’anno 2002 si chiude lasciando nella capitale tre nuove zone liberate: a Portonaccio occupano lo Strike, a Marconi l’ex cinodromo diventa il LOA Acrobax e verso il mare, dalle ceneri di Spaziokamino, risorge Zetakappa. Con gli ultimi due posti, sia per vicinanza territoriale e sia per amicizia, manterremo una collaborazione continua nella costruzione di iniziative e mobilitazioni.
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