Questa è una narrazione piuttosto completa dai primi momenti dell'occupazione alla fine del 2006, arrichita da link ed immagini quando possibile. In buona parte è il contenuto anche del libro 18 anni senza stato.
Sarà un anno molto “local”, dedicato alle vicende del Laurentino 38, improvvisamente risaltate dalla luce dei riflettori dei media, dei politici, degli speculatori. Per combattere il degrado del quartiere, generato da 25 anni di abbandono totale da parte delle istituzioni, la giunta capitolina dell’Era Veltroni decide di cavalcare un'idea molto sostenuta dal centrodestra ma che realizzerà solo quando conquisterà anche la Regione Lazio: abbattere “i ponti della vergogna”, o meglio solo gli ultimi tre (9, 10 e 11), concentrando di fatto la propria campagna elettorale, dell'anno successivo, sullo spettacolare gesto di ruspe che cancellano, come una gomma magica, il degrado, la microcriminalità, l’immigrazione clandestina.
Quello che i politici ignorano, o fanno finta di non sapere, e che a noi preoccupa molto, è che i ponti in questione (9, 10 e 11) sono tutti occupati, abitati da famiglie socialmente emarginate, povere e da lavoratori immigrati. Per questo, tra le prime decisioni che prenderemo ci sarà quella di stilare un censimento dal basso, porta a porta, per contarci, per conoscerci, è risulteremo essere in circa 500, gli “sgraditi” ed illegali abitanti dei ponti.
E’ il debutto del nostro squat nel sociale: la sala concerti diventa la sede dell’assemblea di quartiere, si riempie di signore con carrozzine, famiglie intere, più di cento persone di tutte le età. Da questa assemblea sorgeranno varie proposte, presidi, incontri con le autorità e mobilitazioni. I ponti si riempiono di striscioni che reclamano il diritto alla casa. E' un periodo di grande fermento e un po' ci troviamo a disagio con il megafono in mano a fare i leader della lotta per la casa, ma la posta in gioco è alta e ci tocca giocare, non possiamo far finta di niente e veder finire in mezzo alla strada, senza assistenza centinaia di persone.
Non è una lotta facile, spesso anzi è molto stressante. Non mancano profonde divisioni interne e discussioni aspre, però si decide sempre di andare avanti. Incontriamo, tra una manifestazione di protesta e un presidio: Pollak, presidente del Municipio, Luigi Nieri, assessore rifondino alle periferie, Di Cosimo, presidente dell’Ater, Galloro, commissario all’emergenza abitativa che sarà ospite di un animato incontro nel centro sociale con gli abitanti del quartiere (incazzati). Con tutti, e anche con la gente del quartiere, la nostra posizione sarà sempre chiara: un tetto e una casa popolare per tutti (immigrati compresi) mentre il centro sociale non si tocca, lo vogliamo illegale come sempre. Della serie “todo para todos, nada para nosotros”.
Tra lo sciacallaggio dei partiti politici sul quartiere c’è da segnalare una manifestazione promossa da AN “contro il degrado e immigrazione clandestina”. Una decina di giovanotti del Torrino vengono con lo striscione già fatto e bandiere tricolori a tentare di cavalcare la disperazione della gente del quartiere. Ma il loro tentativo di sfilare per i ponti viene energicamente respinto dagli antifascisti della zona e i 10 fascisti (pariolini) infiltrati sono scortati via dalla polizia fuori dai limiti del Laurentino.
Nel frattempo, con l’arrivo della connessione in fibra al sesto ponte, inauguriamo l’internet point (1,2) e riprendiamo gli attacchinaggi in quartiere, pratica che era andata un po’ in disuso con gli anni. Attacchinaggi che abbiamo continuato a fare di giorno, spesso con i nostri cani e le bici; un’occasione in più per parlare alla gente del Laurentino.
Proseguono le iniziative e le mobilitazione contro la Fortezza Europa e gli organismi internazionali che regolamentano i flussi migratori, come l’OIM. Facciamo un bellissimo striscione di un’attivista che recide un filo spinato con scritto No Border No Nation No Prison, che diventerà la nostra bandiera antirazzista che porteremo in un volantinaggio a piazza Vittorio, zona di migranti, e al corteo indetto per la giornata di mobilitazione europea contro il razzismo (31 gennaio) . Immancabile, quindi, il numero 12 di A4 Newsbot su questo tema, uscito a febbraio.
Un nostro amico del quartiere viene rinchiuso nel terribile manicomio giudiziario di Aversa. Organizzeremo un cena per comprargli vestiti, cibo e manterremo un contatto costante con lui. Ci farà riflettere molto sul tema della psichiatria, considerando che molti/e squatters lavorano nel cosiddetto terzo settore, assistenza ai disabili e cose del genere.
Nel frattempo prosegue la guerra del petrolio e quindi le manifestazioni di protesta. Al grido “no oil” si organizzerà la Ciemmona, la critical mass nazionale che riunisce a Roma migliaia di bici, la vera alternativa alla cultura della morte e della guerra simboleggiata dall’automobile. A giugno si organizza un caldo benvenuto di protesta al criminale Bush, non senza la solita carica della polizia italiana a Circo Massimo.
Ad aprile e ad agosto alcun* squatters vanno in Palestina, dove ancora si spara, conoscendo direttamente anche gruppi pacifisti israeliani fra i quali gli Anarchici contro il Muro. Infatti l’ultima vergogna che viene dai Territori è proprio questa orribile muraglia di otto metri dall’altezza che ruba olivi, terre, acqua e futuro ai palestinesi (con la scusa di una barriera contro i terroristi islamici). Le condanne internazionali sono unanimi (a parte gli USA, ovviamente) ma poco incisive e lo Stato d’Israele come sempre se ne frega. Questi viaggi daranno vita a un’iniziativa, a un video e a nuove pubblicazioni dell’Infoshop sul tema.
Si realizzano diverse iniziative nel posto, tra cui la seconda edizione dei F-hack days (in collaborazione con ZK) dove si comincia a parlare di webradio e radio pirata, un progetto che verrà alla luce anni dopo. Seguono proiezioni video estive in terrazza, con aperitivo e poi apre i battenti la trattoria vegetariana domenicale e mensile “Eat the Rich”, con accompagnamento acustico sul palchetto della sala pranzo collettiva.
A fine anno ci coinvolgiamo in una performance denominata “Lotto al L38”, con una coppia d’artisti tedeschi. Questa collaborazione ci porterà a partecipare ad insoliti ed originali eventi a Villa Massimo, a Dresda (in Germania) e nel 2007 di nuovo al Laurentino.
In questi ultimi due anni serpeggia fra alcuni occupanti e i ragazzi del quartiere la dipendenza alla “bottiglia”, che si somma al saltuario abuso di sostanze stupefacenti chimiche. Questo porta problemi di convivenza, difficoltà di relazione e i vari strascichi penosi che sempre vengono con le tossicodipendenze. Si riuscirà ad uscire da questo periodo difficile, ma il problema dell’utilizzo delle droghe, la coltivazione, le dipendenze resteranno sempre un nodo da sciogliere, non solo nel nostro posto, ma anche nel movimento in generale che invece spesso nasconde tutto sotto il tappeto.
2005 - Ancora tante iniziative… mentre i fasci riescono dalle fogne
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