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CRETA



Lo stile di vita

A Creta, sembra regni uno spirito di armonia tra uomini e donne che partecipano alla vita sociale da pari e pieni di gioia, spirito questo che si verificò per l'ultima volta nella storia. E' questo spirito che traspare nella tradizione artistica cretese, l'unica nella sua delizia per la bellezza, la grazia e il movimento e nel suo godimento della vita e del rapporto con la natura. Nicolas Platon sostiene che la società minoica avesse l'intera vita permeata da una fede ardente nella Dea della Natura, fonte di ogni creazione e armonia.

Alcuni studiosi insistono nel considerare che l'antichità dovesse essere più bellicosa e meno evoluta spiritualmente, e quindi cercano di ridefinire, o proprio sminuire, il fenomeno cretese per adattarlo ai preconcetti comunemente accettati. Ma la grande maggioranza degli studiosi, gran parte costituita da quelli che hanno effettuato nell'isola vaste ricerche sul campo, sembra incapace di contenere la meraviglia nel descrivere i propri ritrovamenti. Si potrebbe dire che lo stile di vita minoico sia una perfetta espressione dell'idea di homo ludens, di un essere umano che esprime i nostri più alti impulsi umani tramite un rituale e un divertimento artistico al contempo gioiosi e mitologicamente significativi.

Platon afferma che "la paura della morte era quasi cancellata dall'onnipresente gioia di vivere". Gli archeologi Hans-Gunther Buchholtz e Vassos Karageorghis affermano che "tutti i mezzi artistici - e in effetti vita e morte nella loro totalità - erano profondamente radicati in una religione onnipervadente, onnipresente". Questa era effettivamente una civiltà tecnologicamente avanzata ma in forte contrasto con le altre grandi civiltà di quel tempo, la cui religione si basava sul culto della Dea riflettendo e allo stesso tempo rafforzando un ordinamento sociale.

Nella Creta minoica il rapporto tra i sessi nel suo complesso, non solo le definizioni e le valutazioni dei ruoli di genere, ma anche gli atteggiamenti verso la sensualità e il sesso, era ovviamente molto diverso dal nostro. Per esempio, la foggia dei vestiti col seno scoperto delle donne e gli abiti da uomo succinti, che evidenziavano i genitali, rivelano uno schietto apprezzamento delle differenze sessuali e del piacere che queste rendono possibile. Da ciò che ora sappiamo grazie alla moderna psicologia umanistica, questo vincolo del piacere deve aver consolidato un senso di reciprocità tra donne e uomini in quanto individui.

I comportamenti più spontanei dei cretesi nei confronti del sesso devono aver avuto anche altre conseguenze, ugualmente difficili da percepire con la nostra mente di oggi, in cui il dogma religioso considera il sesso più peccaminoso della violenza. Come scrive la Hawkes, "sembra che i cretesi abbiano ridotto e sublimato la loro agressività grazie a una vita sessuale libera ed equilibrata". Insieme al loro entusiasmo per gli sport e per la danza, alla loro creatività e amore per la vita, questi atteggiamenti liberati verso il sesso sembra abbiano contribuito allo spirito generalmente armonioso e pacifico che dominava la vita a Creta.

Un'altra caratteristica degna di nota della società cretese, che la distingue nettamente dalle altre grandi civiltà antiche, è che a Creta sembra ci sia stata una ripartizione della richezza piuttosto equa. Se pensiamo al divario economico e sociale tra miseri e potenti che caratterizzava altre "grandi" civiltà, è importante notare che il mondo in cui Creta utilizzava e distribuiva la propria ricchezza era fin dal inizio indiscutibilmente diverso. "Il tenore di vita medio, persino dei contadini, sembra fosse alto. Nessuna delle case finora scoperte suggerisce l'idea di condizioni di vita estremamente misere", scrive Platon.

Sin dai primi insediamenti, l'economia dell'isola era prevalentemente agricola. Con il passare del tempo l'allevamento di bestiame, l'industria e soprattutto il commercio, grazie a una flotta mercantile che navigava e, sicuramente, estendeva la sua influenza in tutto il Mediterraneo, assunsero un'importanza crescente, contribuendo fortemente alla prosperità economica del paese. E, sebbene in principio l'organizzazione sociale fosse matrilineare, più o meno intorno al 2000 a.C. la società cretese si fece più centralizzata senza per questo farsi accompagnare da un governo autocratico.

Nonostante a Creta esistesse una classe dirigente opulenta, non vi sono indicazioni (se non nei successivi miti greci di Teseo, del re Minosse e del Minotauro) che fosse sostenuta da una massiccia forza armata. Né essa comportò l'utilizzo di una tecnologia avanzata solo a beneficio di pochi potenti, o lo sfruttamento e la brutalizzazione delle masse, così impressionante in altre civiltà di quel tempo.
Platon ci descrive come le entrate
governative provenienti dalla crescente ricchezza dell'isola fossero saggiamente utilizzate per migliorare le condizioni della vita. "Lo sviluppo della scrittura portò all'istituzione della prima burocrazia, come dimostra un piccolo numero di tavolette in lineare A", scrive Platon. E aggiunge che non c'è dubbio che nella Creta minoica si siano intrapresi lavori pubblici su larga scala, pagati dalle casse reali. Tutti i centri urbani avevano un perfetto sistema di fognature, impianti sanitari e latrine domestiche. Purtroppo sono stati scoperti solo pochissimi resti: viadotti, strade pavimentate, posti di guardia, ricoveri lungo le strade, condutture idriche, fontane, serbatoi, ecc. e ci sono tracce di lavori d'irrigazione su larga scala, con canali per trasportare e convogliare l'acqua.

Nonostante i frequenti terremoti che distrussero completamente i palazzi antichi e per due volte interruppero lo sviluppo di nuovi insediamenti di palazzi, l'architettura del palazzo cretese è unica nella storia della civiltà. C'erano ampi cortili, facciate maestose e centinaia di stanze disposte in quei "labirinti" organizzati che nella successiva leggenda greca divennero il simbolo di Creta. In questi edifici labirintici c'erano diversi appartamenti collocati su numerosi piani, ad altezze differenti, disposti asimmetricamente intorno a un cortile centrale. C'erano stanze speciali per il culto religioso. I cortigiani avevano i loro alloggi nel palazzo, oppure possedevano delle belle case nelle vicinanze. C'erano anche alloggi per la servitù del palazzo. Lunghe file di ripostigli con corridoi comunicanti venivano utilizzati per custodire ordinatamente le riserve di cibo e i tesori. Ampie sale con serie di eleganti colonne servivano per le udienze, i ricevimenti, i banchetti, e le riunioni del consiglio.

"Questi palazzi sono un superbo insieme di dettagli che esalta la vita e appaga lo sguardo, e non i monumenti all'autorità e al potere tipici di Sumer, dell'Egitto, di Roma e di altre antiche società guerriere a dominio maschile", commenta la storica culturale Riane Eisler. E aggiunge che "i giardini erano una caratteristica essenziale di tutta l'architettura minoica. Altrettanto importante era la progettazione degli edifici con particolare riguardo per l'intimità, la buona illuminazione naturale, i servizi. Ma forse ciò che più contava era l'attenzione per il dettaglio e l'estetica". Scrive Platon: "Venivano impiegati materiali sia locali che importati tutti lavorati con cura meticolosa: pilastri e mattonelle di gesso e tufo, facciate composite perfettamente connesse, muri, pozzi di luce e cortili. I tramezzi erano decorati a stucco, frequentemente con dipinti murali e rivestimenti in marmo (...) Non solo i muri, ma spesso anche i soffitti e i pavimenti erano decorati con dipinti, persino nelle ville, nelle case di campagna e nelle semplici abitazioni di villaggio (...) I soggetti erano tratti soprattutto dalla vegetazione marina e terrestre, dalle cerimonie religiose e dalla vita serena della corte e del popolo. Il culto della natura pervadeva ogni cosa".