In una società in cui ormai si tenta di ridurre a semplice merce e di consacrare al "Dio profitto" anche la più irrilevante delle forme di espressione-comunicazione, l'autoproduzione viene ad acquistare un suo preciso significato quale ultima (e forse unica!) strada da percorrere per riappropriarci di tutto ciò che veniamo a creare e produrre ogni giorno in quanto individui pensanti.
Occorre a questo punto chiedersi e soprattutto chiarire cosa s'intende per autoproduzione ed in questa sede conviene, più che altro per ragioni di spazio, limitarci ad un discorso riguardante esclusivamente l'autoproduzione in ambito musicale, senza tuttavia dimenticare che questo non è certo l'unico campo in cui essa è praticabile (ne sono un esempio le esperienze di autoproduzione nel settore biologico, agrario, teatrale, cinematografico, ecc. ecc........).
Inizialmente il problema andrebbe incentrato su quelli che sono i motivi che spingono un gruppo musicale a scegliere questa via e, a differenza di quanto si potrebbe pensare, è questo un punto fondamentale su cui ci preme insistere: il rifiuto di un'ottica puramente commerciale e di mercificazione delle nostre espressioni, di cui si parlava inizialmente, sono alla base di una genuina scelta di autoproduzione e sono anche gli elementi che conferiscono a quest'ultima un suo incisivo valore politico, innanzitutto in quanto non si viene a verificare una perdita di contenuti (o sarebbe meglio dire "censura") da punto di vista comunicativo, il gruppo è infatti in grado di esprimersi finalmente in piena libertà!
Diverso è invece il caso di gruppi che seguono questa strada per altri motivi; in questi casi il discorso cambia profondamente sotto tutti i punti di vista: non si sceglie infatti l'autoproduzione come metodo di lotta e di riappropriazione della comunicazione, ma semplicemente per un'infinità di altre situazioni nelle quali una band può venire a trovarsi durante la sua attività, quali mancanza di soldi, basso indice di popolarità (è il caso di bands "appena nate") o, peggio ancora, come trampolino di lancio in attesa del tanto agognato "contratto discografico", che puntualmente arriverà dalle ormai note "etichette indipendenti" che poi in realtà nella maggior parte dei casi, altro non sono che pseudo-major label con gli stessi sporchi interessi di lucro.
Ed è chiaro come in questi casi il discorso si capovolga poichè l'autoproduzione perde il suo valore "rivoluzionario" per divenire un semplice incidente di percorso, una momentanea necessità in attesa di un futuro più roseo. Analizzati così i motivi di questa scelta, il discorso si sposta su un piano più prettamente tecnico ma certo non meno importante: registrazione su bobina, riproduzione su vinile o cassetta, stampa delle copertine, degli eventuali volantini o fogli vari da allegare al prodotto.
Certo dovrebbe essere il gruppo in prima persona ad occuparsi di tutti questi passaggi ad esempio affittando o prendendo in prestito le varie attrezzature necessarie (mixer, registratore, stampatrice, ecc. ecc.....) ma in questo caso il fattore economico gioca un ruolo determinante, specie nelle fasi di registrazione dove i costi aumentano quanto più si vuol migliorare il livello di pulizia del suono che certamente non è un elemento da trascurare!
In queste fasi è utile contare sulle proprie forze, far uso delle proprie conoscenze (ad esempio amici con delle esperienze precedenti o che posseggono qualche attrezzatura) e tenere occhi bene aperti a non cadere nelle fauci degli onnipresenti "imprenditori musicali".
Una volta superato il problema tecnico ed ottenuto così il frutto del proprio lavoro (disco, nastro od altro) è necessario distribuirlo. Anche questo è un punto su cui occorrono dei chiarimenti poichè anche in questa delicata fase si hanno diversi modi d'agire che naturalmente conferiscono all'autoproduzione un valore diverso. Indubbiamente se si è scelta la pratica dell'autoproduzione per quelli che sono i suoi veri scopi, che potremmo definire ancora una volta anti-commerciali, di libera espressione e di non profitto, si rende così necessaria, ai fini della coerenza con gli altri ed innanzitutto con sè stessi, una rete di distribuzione totalmente autogestita che può essere portata avanti in diversi modi: vendite tramite stretto giro di posta, distribuzione del materiale ai concerti, manifestazioni, incontri, ancora contatti con distributori del 'vero' circuito alternativo, amici ecc......
Vi sono poi gruppi che benchè abbiano portato avanti la realizzazione del loro materiale in modo completamente autoprodotto finiscono per distribuirlo facendo uso di canali commerciali quali negozi di dischi, locali falso-alternativi che per quanto possano mantenere intatto il prezzo politico del prodotto (cosa che poi tra l'altro avviene raramente, se non addirittura mai poichè nessun commerciante avrà interesse a vendere qualcosa senza farci sopra il seppur minimo guadagno) vengono a sminuire profondamente il valore dell'autoproduzione: non si può infatti non ammettere che è un vero e proprio controsenso portar avanti un lavoro senza fini di profitto e far infine uso degli stessi mezzi di diffusione le cui logiche si vogliono combattere.
Tuttavia noi qui non vorremmo star a puntare il dito su questo o quel gruppo o individuo che sia per il semplice fatto che ha agito in un modo e non in un altro anche perchè le attuali condizioni del reale circuito alternativo di produzione/distribuzione in Italia non sono molto solide (sta a tutti noi potenziare e supportare le poche strutture esistenti e crearne di nuove), quello che ci interessa è aver tentato di chiarire agli altri e a noi stessi in primo piano cosa intendiamo e come vediamo noi l'autoproduzione ed il perchè della sua importanza ed incisività ....ora più che mai!