È da un pò di tempo a questa parte che ci stavamo pensando sopra, cioè circa l'autoproduzione, se era giusto per noi parlarne ancora come azione politica o no sulle basi di ciò che è e che è attualmente. Di certo rispetto all'intensità di come è stata vissuta nei primi anni '80, oggi possiamo dire che sta morendo un qualcosa che sarebbe stato bello continuasse a vivere sviluppato e rafforzato a più livelli. L'involuzione forse è dovuta al fatto che molta gente si è stancata di sbattersi, altra non si è mai realmente sbattuta, e molti di coloro i quali non erano presenti allora, non se ne fregano di muoversi verso certe direzioni (è ovvio che il discorso non è per tutti, meno male!).
Tutto ciò va riferito sia alla scena musicale (produzione dischi, cassette, organizzazione concerti), che alla mera produzione di materiale controinformativo. Si sta vivendo questa agonia dopo aver dato modo a pseudo etichette alternative e indipendenti di diventare più o meno le uniche a poter dare ai gruppi la possibilità di incidere su vinile.
Molti gruppi hanno cominciato coll'autoprodursi apparentemente per una scelta politica ben precisa, per poi finire in mano a dei veri managements, i quali non si dichiarano tali ma nei fatti lo sono. A me viene da pensare che tali gruppi si autoproducono perché è un modo semplice per cominciare a farsi conoscere in attesa di qualche buona occasione e che quindi l'autoproduzione per loro rappresenti una rampa di lancio.
E per alcuni purtroppo è così, anche noi "figli ribelli" finiremo coll'essere obbedienti al capitalismo nostro padre? Perché che lo si voglia o no certe scelte nascono da bisogni originati da questo tipo di società capitalista e pur non essendo paragonabili a certi gruppi da hit (sarebbe ridicolo), comunque nel nostro piccolo si va facendo lo stesso tipo di discorso.
Questa non vuole essere una lamentela circa quello che non va ma un'analisi del circuito per uno spunto ad autocritiche, della serie "passiamoci una mano sulla coscienza!?").Nel senso che scegliendo il compromesso, non solo lo si vive nel fare musica, ma si condizionano anche gli altri satelliti vedi autodistribuzione, autogestione e anche nel concerto in sè per sè.
Sappiamo bene infatti che ai concerti ormai si incontra gente per cui è un'altra occasione buona per ubriacarsi, mettersi in mostra, pogare - se e quando succede pure un pò violentemente - incontrare gente o comunque farsi i cazzi propri il tutto al prezzo della noia, tutto ciò sarebbe normale se non si valutasse il fatto che certe iniziative spesso hanno uno scopo ben chiaro, sono organizzate in centri autogestiti e/o occupati, e nascono da una posizione precisa (prima di tutto anticapitalista), ma il peggio è che molte persone non comprendono il significato di sottoscrizione libera , per cui se devono vedere il gruppo pingo per 18 carte o pallino per 20, con conseguente servizio d'ordine, da fasci e pula, e in posti di merda, tutti pagano zitti, se invece ci troviamo in un c.s.a. dove c'è gente che lavora sodo affinchè ci sia quella situazione e senza guadagni personali allora si cerca di marinare la cassa.Quanti meeting si sono conclusi in perdita per questo motivo e quanti c.s.a. sono costretti a fare le sottoscrizioni minime obbligatorie!? Ad essere sinceri io credo che se fossimo tutti menefreghisti non avrebbe più senso parlare di auto-azione in quanto sarebbe+ comodo muoversi all'interno di certe aree istituzionali e molto+ semplice ottenere le cose.
Non ha senso far suonare nei csa gruppi di cui si sa che se ne sbattono i cojoni, e questo non solo rivolto ai gruppi italiani ma soprattutto a quelli stranieri (ai quali spesso si chiude un occhio x cui si fa finta di non sapere, essendo interessati al fenomeno: vedi u.s.a. attack). Come non ha senso distribuire materiale che non sia controinformativo e che non abbia quindi messaggi e contenuti consoni a quelli del "circuito alternativo" (qualche volta ho visto del materiale in distribuzione tutt'altro che controinformativo: tutto spot, musica e poser, yeaeeaah!).E' inutile quindi continuare a discutere circa l'autoproduzione analizzandone solo l'aspetto teorico, poiché è praticandola, nella sua piena coscienza politica, che ci si muove effettivamente verso l'autogestione (e quest'ultima non significa solo organizzare concerti in posti occupati, o tenere la birreria attiva.....). Se è vero che la musica è uno strumento sovversivo, di controinformazione, allora dovremmo continuare o meglio ricominciare ad essere coerenti senza farci coinvolgere da luoghi comuni.
Ciò non vuol dire continuare a sfornare autoprodotti (al massimo) discreti, è logico che la qualità è molto importante e anche soddisfacente, ma fin quando ci muoveremo individualmente, non costruiremo mai situazioni ideali.....
SE QUESTA COMPILAZIONE NON E' QUALITATIVAMENTE DELLE MIGLIORI E' GRAZIE ALLE SITUAZIONI DIFFICILI ESISTENTI, E AL FATTO CHE NON ESSENDOCI MEZZI MONETARI QUALCHE GRUPPO NON HA POTUTO REGISTRARE IN SALA, MA QUEL CHE IMPORTA E' CHE HANNO VOLUTO ESSERE PRESENTI. X L'AUTOPRODUZIONE