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Appello alla manifestazione del 26 febbraio 2005 a Gradisca
tratto dalla Mailing List

Si e' celebrata da pochi giorni la Giornata della Memoria e fra meno di tre mesi ricorre il sessantesimo anniversario della Liberazione.

In Friuli queste scadenze assumono accenti particolari, non solo per l'intensità e la qualità dell'esperienza partigiana, che coinvolse combattenti di molti paesi europei, in un confronto durissimo di cui recano testimonianza le mura del campo di sterminio nazista della Risiera di San Sabba, ma anche perché questa regione fu la base operativa da cui venne lanciata una delle più criminali operazioni messe in atto dal regime fascista: l'aggressione alla Jugoslavia, l'annessione al Regno d'Italia della ''provincia di Lubiana'' e di altre regioni del paese, il tentato genocidio culturale delle genti slovene.

In Jugoslavia, i fascisti e l'esercito italiano si resero responsabili di massacri e stragi analoghi a quelli che sarebbero stati perpetrati in territorio italiano, un paio d'anni dopo, da Reder e Kesserling - con il concorso, come sempre, dei ''ragazzi di Salò'' di turno. A due passi dal Friuli migliaia di persone vennero trucidate nel tentativo di ''italianizzare'' a forza la Slovenia. Decine di migliaia furono i deportati: donne, vecchi, bambini; la loro unica colpa, non essere ''italiani'' e non avere intenzione di diventarlo. Molti di loro persero la vita nei lager costruiti dal fascismo in Slovenia e in Dalmazia, in Friuli e in altre parti d'Italia.

Uno di questi lager sorgeva nella CASERMA di BORGO PIAVE (attuale caserma Sbaiz), nei pressi del paese di Visco, che si trova fra Palmanova e GRADISCA D'ISONZO, a sud di Udine.

Per una singolare ''coincidenza'' oggi, nei medesimi luoghi, proprio mentre le autorità sono impegnate a celebrare dagli schermi televisivi la liberazione di Auschwitz, in un'altra caserma, del tutto simile a quella di Borgo Piave, si lavora alacremente (e in gran segreto) per dare gli ultimi ritocchi alle strutture di un NUOVO CAMPO DI CONCENTRAMENTO, destinato ad altri ''non italiani''.

E' il ''CENTRO DI PERMANENZA TEMPORANEA'' che sta per aprire i battenti nel complesso dell'ex CASERMA UGO POLONIO di GRADISCA D'ISONZO, a un tiro di schioppo dal punto in cui sorgeva il lager di Visco.

Vi verranno rinchiusi ogni anno migliaia di ''clandestini'', persone che non hanno commesso alcun reato. L'accusa nei loro confronti è non avere un passaporto dell'Unione Europea e averne osato violare le frontiere - per sfuggire alla guerra e alla fame, per garantire in qualche modo la sopravvivenza a se e ai propri familiari. Alcuni saranno imprigionati perchè sono stati licenziati e non sono riusciti a rimediare tempestivamente un nuovo ''contratto di soggiorno'' - e forse non è un caso che il Centro di Permanenza Temporanea sorga a ridosso dei Cantieri di Monfalcone, in un'area caratterizzata da una densissima concentrazione di lavoratori immigrati. Altri invece finiranno nel lager di Gradisca perché, essendo nati e cresciuti in Italia, parlando la nostra lingua e avendo frequentato le nostre scuole, hanno genitori stranieri - una circostanza sufficiente ad azzerare ogni diritto civile.

Alla luce di quanto precede, vi proponiamo l'appello promosso da un insieme di realtà che sono impegnate nella costruzione di una grande

MANIFESTAZIONE a GRADISCA D'ISONZO sabato 26 febbraio (ore 14)

per impedire l'apertura del nuovo lager e innescare una battaglia di civiltà che sappia scongiurare un'ulteriore gravissima lacerazione del tessuto democratico di questo paese.

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APPELLO

NO ALLA REALIZZAZIONE DEI “CENTRI DI PERMANENZA TEMPORANEA” (C.P.T.) PER MIGRANTI, A GRADISCA E ALTROVE

Negli ultimi anni, in Italia e in altre aree dell’Unione Europea, hanno fatto la loro comparsa i cosiddetti “Centri di Permanenza Temporanea”, vere e proprie strutture di detenzione per migranti. Chi vi è rinchiuso, in genere non ha commesso reati: l’unica imputazione, di carattere amministrativo e non penale, è di non essere in regola con le normative sul soggiorno. I C.P.T. sono luoghi di sospensione del diritto, nei quali persone innocenti vengono segregate per 60 giorni in attesa di essere espulse ­ senza poter accedere, nella maggioranza dei casi, ad alcun servizio di tutela legale. Le procedure attraverso le quali vengono scelti i siti su cui edificare i C.P.T sono contrassegnate da caratteri di “eccezionalità” che contraddicono le più elementari esigenze di trasparenza e controllo democratico: le amministrazioni competenti non vengono consultate, le richieste di chiarimenti e le delibere di segno contrario degli enti locali sono respinte - il tutto in virtù di una presunta “condizione di extraterritorialità” dei C.P.T. che azzererebbe ogni regola, vanificando la volontà delle comunità interessate.

Ciò sta accadendo anche nella nostra Regione, il Friuli Venezia Giulia. Già nel 2001 si era appreso dell’intenzione di realizzare un C.P.T. nei locali della caserma Ugo Polonio, a Gradisca d’Isonzo. Per lungo tempo il Governo si è rifiutato di confermare che era stata avviata la costruzione del Centro; solo nel luglio 2004, sotto la pressione congiunta di enti locali, società civile, partiti e sindacati, l’esecutivo ha ammesso che la caserma di Gradisca si accinge a diventare il C.P.T. di riferimento per tutto il Nord Est.

Contro questa decisione si sono espressi la Regione Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Gorizia, il Comune di Gradisca d’Isonzo e numerosi Comuni della zona. Negli ultimi due anni è cresciuta la mobilitazione di un insieme di realtà politiche e sociali, che si oppongono alla costruzione del C.P.T. e pongono in primo piano le ragioni dell’accoglienza e dell’incontro, rifiutando ogni logica di discriminazione, segregazione e reclusione dei migranti.

Noi, cittadine e cittadini, amministratori, associazioni, organizzazioni, partiti, sindacati, movimenti e gruppi della società civile, lanciamo un appello per una forte mobilitazione che si ponga quali obiettivi qualificanti: - la non apertura del “Centro di Permanenza Temporanea” di Gradisca d’Isonzo - l’attivazione da parte della Regione Friuli Venezia Giulia, della sua Giunta e del suo Consiglio, attraverso strumenti sia politici che giuridici, di ogni forma di opposizione a questo proposito, con una dichiarazione esplicita di indisponibilità a realizzare “Centri di Permanenza Temporanea” sul territorio regionale - il riconoscimento del diritto delle comunità di questa regione a scegliere e determinare in base alle proprie esigenze i criteri e le finalità di riutilizzo delle aree dismesse, e in particolare delle ex servitù militari - un presupposto in mancanza del quale ogni dibattito su federalismo e municipalismo perderebbe ogni significato - il potenziamento e la moltiplicazione delle iniziative di accoglienza che si sono sviluppate in Regione e hanno permesso di integrare oltre 50.000 migranti - la riallocazione, in base alle suddette finalità, dei fondi destinati alla costruzione e alla gestione del C.P.T. di Gradisca d’Isonzo. E’ noto che per i lavori sono già stati spesi 10 milioni di euro e che altri 12 milioni saranno impiegati per ultimare il secondo lotto - mentre le spese di gestione si aggirano sui 2 milioni di euro all’anno.

L’atteggiamento di indisponibilità tenuto dal ministro Pisanu e dai suoi funzionari nel corso delle loro visite nasconde la sostanziale debolezza della posizione governativa. Nel 1998 l’azione congiunta della società civile e dei soggetti politici ha portato alla chiusura del CPT di Trieste. Oggi, come allora, la risposta dei cittadini saprà prevalere su un assetto di potere che fomenta il razzismo e calpesta i diritti fondamentali delle persone.

Chiamiamo alla mobilitazione i cittadini, i lavoratori, i migranti, le comunità locali, le istituzioni, le forze sociali e politiche, le associazioni, il mondo della cultura, i movimenti, per impedire l’apertura del “Centro di Permanenza Temporanea” di Gradisca d’Isonzo e promuovere un’efficace politica di accoglienza nei confronti dei migranti, destinando a questo scopo i fondi stanziati per il C.P.T. di Gradisca d’Isonzo.

Invitiamo tutti a partecipare alla Manifestazione indetta per SABATO 26 FEBBRAIO, ore 14, a Gradisca d'Isonzo.

Primi Firmatari:

Coordinamento Regionale Unione Donne in Italia ­ FVG, Partito della Rifondazione Comunista Regione FVG, Federazione dei Verdi Regione FVG, Legambiente Friuli Venezia Giulia, Tenda per la Pace e i Diritti - Monfalcone (Go), ass. Benkadì - Staranzano (Go), Libera ass. Nomi e numeri contro le mafie ­ Gorizia, CGIL ­ Gorizia, Partito della Rifondazione Comunista Provincia di Gorizia, Giovani Comunisti ­ Gorizia, Terre Offese Gorizia, ICS ­ Trieste, CoBas Scuola ­ Trieste, Partito Umanista ­ Trieste, Centro delle Culture ­ Trieste, C.U.C.D. "Moebius" ­ Trieste, ass. Icaro Udine, Donne in Nero ­ Udine, Rete Radie Resch ­ Udine, Tenda della Pace Udine, Europa Plurale, Comitato Antirazzista Parma, Carovana della Pace dei Missionari Comboniani, Beati i Costruttori di Pace, Roberto Antonaz (ass. regionale PRC), Franzil (cons. regionale PRC), De Angelis (cons. regionale PRC), Canciani (cons. regionale PRC), Alessandro Metz (cons. regionale Verdi), Renato Kneipp (CGIL FVG), Roberto Massera (CGIL GO), Margherita Hack, Franco Giraldi (regista cinematografico), Teresa Sarti (Emergency), d. Andrea Bellavite (sacerdote, Gorizia), d. Luciano Scaccaglia (parroco, Parma), p. Rossano Breda (missionario comboniano), p. Dario Bossi (missionario comboniano), fr. Claudio Parotti (missionario comboniano), Silvia Marcuz (carovana della pace 2004), Diego Florian (Beati i Costruttori di Pace - Padova), Dante Bedini (direttivo CGIL - Treviso), Adalberto Chimera (Caritas Gorizia)



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