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Ordinarie
deportazioni in Germania
la lotta della comunità di Togo
e del Cameroon e la brutalità dei
rimpatri forzati contro la comunità
turca
SCIOPERO
DELLA FAME
dal 19 al 22 giugno 2004 al Gendarmenmarkt
di Berlino
contro
la pratica criminale della deportazione
e della persecuzione messa in atto dallo
stato tedesco nei confronti dell'opposizione
politica in esilio di Togo e del Cameroon.
Dall'inizio
di quest'anno la persecuzione e la deportazione
di rifugiati provenienti da Togo si è
incrementata notevolmente. Il culmine è
stata la deportazione di massa di 18 togolesi
e 26 camerunensi, che sono stati trasferiti
da Amsterdam con la partecipazione di Germania,
Olanda, Belgio, Francia e Regno Unito. La
Germania è stata coinvolta per la
deportazione di 15 persone. Durante la notte
tra il 25 e il 26 maggio, i rifugiati politici
di Togo e del Cameroon sono stati costretti,
nonostante le loro proteste, ad entrare
in un aereo (testimoni affermano si trattasse
di un apparecchio olandese, della KLM),
attraverso violenze fisiche e l'uso di spray
al peperoncino, cani, manette di plastica
e il nuovo modello di "casco-da-tortura-o-deportazione"
(modelli questi che sono stati presentati
dall'Home Office tedesco dopo che Amir Ageeb,
nel corso della sua deportazione, nel 1999,
è morto per soffocamento a causa
dei maltrattamenti subiti dalla polizia
di frontiera e per l'uso di un caschetto
da bici). Durante i preparativi un folto
schieramento di polizia in assetto di guerra
ha invaso la sezione per le deportazioni
dello JVA Fühlsbüttel, tirato
via la gente a forza dai propri letti per
terra e li ha ammanettati. Subito dopo gli
ufficiali hanno scelto quelli da deportare
in base alle foto. Quattro di Togo sono
stati trasferiti insieme alla prigione di
Hamburg. Era stato chiesto che uno dei prigionieri
fosse sottoposto a controlli medici prima
della sua deportazione che il Consiglio
Tedesco per i Rifugiati (il Flüchtlingsräte)
e l'AIDS-AID Station, in cooperazione con
i suoi avvocati, hanno domandato per lui.
Nel caso di un altro prigioniero togolese,
l'ambasciata di Togo non aveva rilasciato
alcun documento. Nonostante ciò,
entrambi sono stati deportati in questa
operazione totalmente pretestuosa e violenta.
Durante i due giorni successivi altri togolesi
sono stati rimpatriati a forza. Nel frattempo
l'Ufficio Federale e le corti amministrative
rigettavano la maggior parte delle normative
in materia d'asilo politico. Alcuni dei
rifugiati che erano stati accettati in virtù
dell'art. 51 e che vivevano in Germania
da anni hanno ritirato il loro riconoscimento
di rifugiati politici e hanno lasciato il
paese.
27
aprile 2004 Marcia di Berlino al Ministero
degli Affari Esteri
Dalla
metà dell'anno scorso, una gran parte
dell'opposizione politica togolese in esilio
ha protestato contro i corpi di polizia
tedeschi di deportazione e contro la dittatura
del generale Gnassingbé Eyadéma.
Dopo che civili e membri dell'opposizione
sono stati massacrati durante le elezioni
presidenziali del 2003, la Carovana per
i Diritti dei Rifugiati e dei Migranti (Karawane
für die Rechte der Flüchtlinge
und MigrantInnen) insieme ad alcuni gruppi
dell'opposizione togolese hanno lanciato
una campagna contro la dittatura di Eyadéma
e contro la collaborazione tedesca che include
molte attività pubbliche di educazione
politica. Allo stesso tempo si è
cercato di porre i personaggi politici in
carica di fronte alle informazioni sulla
situazione di Togo e alle richieste dei
rigugiati togolesi. Tutte le autorità
politiche sono state informate adeguatamente
quando non in modo del tutto esaustivo sulle
drammatiche condizioni dei diritti umani
e sulla persecuzione dell'opposizione politica
a Togo. Ma né il Dipartimento degli
Affari Esteri, né l'Home Office degli
stati federali hanno fermato le deportazioni
verso Togo e hanno rifiutato di assumersi
qualsiasi responsabilità. Contemporaneamente,
il Dipartimento degli Affari Esteri sostiene
di non avere nessuna prova tangibile delle
persecuzioni dei rifugiati togolesi dopo
la loro deportazione. Al contrario, i partiti
politici togolesi di opposizione, gli avvocati
e le organizzazioni per i rifugiati controbbattono
che hanno un certo numero di prove di tortura
e persecuzione dopo le deportazioni, prove
che sono state anche presentate al Dipartimento
degli Affari Esteri. Ad esempio, Barbara
Ginsberg - un avvocato di Colonia specializzato
in procedure di richiesta d'asilo
ha dichiarato: "Ho incontrato un gran
numero di persone togolesi che sono state
arrestate e torturate dopo la loro deportazione,
che in seguito erano riuscite a scappare
nuovamente in Germania. Per la maggior parte,
si trattava di persone fortemente traumatizzate,
vi erano in parte apparenti segni di tortura.
una donna, ad esempio, che era incinta di
tre mesi quando era stata deportata, aveva
le cicatrici di alcuni colpi di frusta all'altezza
della cintura, quando è tornata.
In quel momento era all'ottavo mese. Un
uomo aveva delle cicatrici regolari alla
stessa altezza che non erano guarite neanche
dopo anni, perché le ferite erano
state inferte con un coltello e vi era stata
spruzzato qualcosa di freddo, subito dopo.
L'elettroshock e altri metodi di tortura
vengono utilizzati ' come e quando ritenuto
necessario'. Anche ieri ho parlato con un
cliente che era stato riportato in Africa
con un volo di deportazione di massa. Era
stato imprigionato per 15 mesi, a Togo,
con l'accusa di aver ingiuriato il nome
del presidente Eyadéma quando era
in Germania. Ma il Dipartimento degli Affari
Esteri continua a mentire sostenendo di
non avere informazioni su casi di Togolesi
sofferenti per la repressione di Stato dopo
la loro deportazione. Io stessa ho portato
al Dipartimento degli Affari Esteri le prove
degli arresti, delle torture e degli omicidi
o delle scomparse dei Togolesi dopo il loro
ritorno forzato o non richiesto a Togo.
Perfino il fatto che alcuni di quelli che
sono scappati nuovamente in Germania abbiato
ottenuto l'accettazione della loro domanda
di asilo ha potuto cambiare le false informazioni
del ministero degli Esteri".
Tchedré Abdou Gafar, rappresentante
dell'opposizione togolese in esilio, era
invisita da parenti in Ghana quando ha dovuto
trovare rifugio proprio in quel paese, poiché
le squadracce di regime lo stavano cercando
negli stati limitrofi. Durante la caccia,
le milizie mostravano foto di Tchedré
prese durante le manifestazioni e le assemblee
dell'opposizione togolese in Germania.
Contestazioni
contro il Ministro tedesco degli Interni
I
deportati dalla Germania e dall'Olanda del
26 maggio 2004 sono stati immediatamente
fermati al loro arrivo a Lomé. Dopo
lunghi interrogatori sulle loro attività
e i loro contatti in germania sono stati
rilasciati e gli è stato notificato
che sarebbero stati richiamati in futuro
e che, nel caso non fossero stati trovati,
le loro famiglie avrebbero avuto "problemi".
Il principale oppositore del regime camerunense
è stato arrestato direttamente all'aereoporto
di Duala. Da allora nessuno ha più
avuto modo di contattarlo. Un ulteriore
aereo per la deportazione ha preso il volo
il 27 maggio 2004 dall'aereoporto di Langenhagen
(Hannover). uno dei deportati e la sua ragazza
avevano avuto il permesso, in febbraio,
di sposarsi. Invece di estendergli il permesso
di residenza lui è stato arrestato
all'inizio di maggio due settimane
prima che iul suo permesso fosse scaduto
ed è stato deportato nonostante
ogni contestazione. Anche uin questo caso
le vittime hanno lamentato di essere stati
trattati brutalmente dalla sicurezza dello
Stato tedesco. A Togo, sono stati arrestati.
Non si sa ancora quando verrano rilasciati.
La
richiesta di un'immediata cessazione delle
deportazioni verso Togo è arrivata
nell'aprile del 2004. Quel giorno, a Bruxelles,
si è svolta una conferenza dell'Unione
Europea e degli stati dell'AKP. Il tema
della conferenza era il blocco dell'Articolo
9 del Cotonou Agreement, relativamente alla
democrazia e ai diritti umani nel regime
togolese. Il regime ha accettato un ampio
elenco di impegni da attuare in un determinato
lasso di tempo prefissato. L'elenco poneva
in evidenza che a Togo non era cominciato
neanche un abbozzo di processo di democratizzazione.
Il paese era ancora governato da un potere
dittatoriale. assolutista. Tra gli altri,
l'elenco comprendeva l'impegno alla liberazione
di prigionieri, l'abolizione della tortura,
l'ammissione dei partiti e degli organi
di informazione di opposizione, alcune riforme
del sistema giuridico ed elettorale così
come alcune riforme costituzionali. Il governo,
in compenso, ha già dato prova del
fatto che non rispetterà nessuno
degli impegni. Il tempo fissato per il rilascio
dei prigionieri incarcerati per quanto si
erano permessi di dichiarare, fissato in
sei mesi, è già scaduto. Il
regime ha sostenuto che non vi fossero prigionieri
politic. Invece di una sospensione immediata
delle deportazioni, dopo la conferenza di
Bruxelles c'è stato un incremento
dei rifiuti alle richieste di asilo politico
e delle deportazioni verso Togo.
Dopo
tutto ciò, la Carovana per i Diritti
dei Rifugiati e dei migranti e parti dell'opposizione
togolese in esilio hanno deciso di fare
uno scipero della fame di quattro giorni
a Berlino per informare l'opinione pubblica
delle violazioni dei diritti umani in Germania
e a Togo. Il governo tedesco e le sue strutture
subordinate sono responsabili del destino
dei deportati e noi pretendiamo l'assunzione
di tale responsabilità.
Chiediamo:
- il
blocco immediato delle deportazioni e
una cessazione ufficiale delle deportazioni,
in generale, verso Togo;
- l'immediato
rilascio dei rifugiati togolesi incarcerati
nei centri di detenzione temporanea;
- il
riconoscimento incondizionato del diritto
all'asilo politico per tutti coloro che
sono sfuggiti al regime di Eyadéma;
- la
correzione delle false informazioni in
possesso del Dipartimento degli Affari
Esteri, alla base delle fondamentali decisioni
delle corti amministrative in merito alle
richieste d'asilo, operazione questa per
cui l'opposizione politica togolese in
esilio, oltre che diverse associazioni
per i diritti umani, si dichiarano unanimemente
disponibili a risolvere anche con la loro
collaborazione;
- che
non venga ostacolata l'attività
politica del movimento di opposizione
in esilio per la democrazia e la giustizia,
né con leggi incostituzionali -
come la cosiddetta legge sulla residenza
(residenzpflicht) o altre violazioni dei
diritti umani cui sono soggetti alcuni
richiedenti asilo in germania; nè
attraverso controlli e maltrattamenti
arbitrari e discriminatori della polizia;
nè, infine,in virtù di verifiche
e restrizioni governative;
- che
il governo tedesco si assuma ogni responsabilità
relativamente all'incolumità e
alle vite di coloro ai quali viene rifiutato
il diritto all'asilo politico e che vengono
deportati;
- che
incontri come quello di Bruxelles sul
Cotonou Agreement non si risolvano in
nuove relazioni con il regime di Eyadéma.
Dal
primo al sesto punto, si tratta di richieste
estensibili anche ai rifugiati provenienti
dal Cameroon e dal South Cameroon.
La
campagna, al momento, è appoggiata
da: Karawane (bundesweites
Netzwerk), the Voice Refugee Forum Jena,
Antirassistische Initiative Berlin, Brot
& Rosen diak.Basisgem. HH, Niedersächsische
Flüchtlingsrat, Rotfuchsgruppe HH,
Red. GEGENWIND Kiel, Yucom HH, Naturfreundejugend
Berlin, FIAN-Gruppe HH, Initiative gegen
Abschiebehaft Berlin, Kathrin Edel, Stefan
Meier, Michael Begoll, Arbeitskreis Asyl
Friedrichsdorf, Anticolonial Africa Conference
2004, Flüchtlingsrat Sachsen-Anhalt,
Flüchtlingsrat Hamburg, Informationsstelle
Kurdistan
La
deportazione distrugge famiglie turche
traduzione
da fr-aktuell.de/abschiebung
LA
POLIZIA IMBARCA I GENITORI SU UN AEREO PER
INSTANBUL: ALLE AUTORITA' NON INTERESSA
IL DESTINO DEI FIGLI
Poiché
la polizia non ha rintracciato i tre figli
di una famiglia turca residente a Usingen
(Germania), solo i genitori sono stati tempestivamente
deportati in Turchia. Le autorità
non si sono interessate al destino dei figli,
che da allora sono scomparsi.
Francoforte,
11 maggio. E' stata una giornata terribile
per i gemelli Baran e Berif Koyun, 12 anni,
e la loro sorella Leyla Koyun, 16. Come
tutti i giorni, giovedì 6 maggio
i tre ragazzini stavano andando a scuola.
Da dieci anni vivono con i loro genitori
in Germania; qui a Usingen ormai sono ben
radicati. Parlano tedesco correntemente,
e a Leyla manca poco per la maturità.
Ma sulla via per la scuola hanno un brutto
presentimento: vedono la polizia che aspetta
davanti alla scuola, e decidono di nascondersi.
A
questo punto i genitori sono già
sotto custodia della polizia di Usingen.
Il fatto che manchino i tre figli non è
rilevante per la polizia; non c'è
motivo per sospendere la procedura. Il volo
Lufthansa LH 3342 delle 13.55 diretto a
Instanbul è già prenotato,
per cinque persone. Ma ce ne sono solo due.
I genitori Salih e Ayse Koyun vengono caricati
sull'aereo, mentre i loro bambini si nascondono,
spaventati dalla polizia. Chi dovrà
occuparsi dei bambini è una questione
che le autorità competenti probabilmente
non si pongono.
"Questo
non ci riguarda" risponde il funzionario
in servizio della polizia di Usingen; "verranno
consegnati in seguito". Il capo della
stazione di polizia Schroeder chiarisce
ancora meglio: "i bambini stessi si
sono separati dalla famiglia". Deportare
i genitori senza i loro figli è legittimo,
perché nel caso di queste "grandi
famiglie" è un "caso fortunato
trovarli tutti insieme". "Se dovessimo
ogni volta aspettare di raggiungere tutti
i componenti della famiglia, non riusciremmo
più a portare a termine alcuna deportazione"
spiega Schroeder. "Dovremmo passare
il tempo ad inseguire ogni componente della
famiglia". Riguardo ai bambini, non
è preoccupato: avrebbero dovuto sapere
che la deportazione per i loro genitori
era imminente. "Questo fatto non piomba
su di loro in maniera del tutto inaspettata",
spiega il capo della sezione.
Ad
Usingen non la pensano tutti così.
Hannes Schiller, professore di Leyla, definisce
l'accaduto scandaloso e illegale. Racconta
che la famiglia "ha vissuto qui per
dieci anni; non si ricorderanno nemmeno
più della Turchia". La famiglia
si era "integrata in maniera ottima"
[...] Dalla deportazione dei genitori, nessuno
a scuola ha più visto i tre ragazzi.
Non si sa dove si trovino, né chi
si prenda cura di loro.
"E'
una inaccettabile sfacciataggine quella
che le autorità si sono permesse"
dichiara Katrin Knoblauch, impiegata ai
servizi per la famiglia. Le condizioni di
questa deportazione "non rispettano
alcuni diritt i fondamentali, come quello
di protezione della famiglia". Ora
è del tutto oscura la questione di
chi assumerà la tutela dei bambini,
o la responsabilità nel caso che
accada loro qualcosa. [...]
Johannes
Latsch, portavoce del distretto cui fa capo
la stazione di polizia di Usingen dichiara:
"Non sono state le autorità
ad aver diviso la famiglia, ma i genitori
stessi: che razza di genitori mandano i
loro figli in giro da soli in un paese straniero?"
Inoltre, visto che i genitori non hanno
avvisato le autorità della possibilità
che i bambini si nascondessero, hanno acconsentito
alla separazione della famiglia. Per di
più la famiglia non ha reagito all'"offerta"
di emigrare in maniera "volontaria".
"E non ci sono elementi che ci dicano
che è successo qualcosa ai bambini".
La
polizia distrugge un'altra famiglia
POLIZIOTTI
PORTANO VIA TRE RAGAZZI IN MANETTE E LI
IMBARCANO SU UN AEREO DIRETTO IN TURCHIA,
SENZA I LORO GENITORI
La
polizia di Usinger divide un'altra famiglia
con una deportazione. Poiché la madre
è gravemente malata ed il padre non
è rintracciabile, la polizia ha portato
via i tre giovani in manette e li ha caricati
a forza su un aereo per Istanbul.
Francoforte,
13 maggio: La polizia di Usingen, già
al centro delle critiche per la vicenda
della famiglia Koyun, si è di nuovo
distinta per la sua brutalità nella
vicina cittadina di Neu-Anspach. Qui viveva
da più di dieci anni la famiglia
Boczdogan. Dopo una serie di procedure legali
è stata decisa la deportazione anche
per questa famiglia con quattro figli, di
cui tre frequentanti la scuola.
Il
10 maggio alle 6 la polizia fa irruzione
nell'appartamento dei Boczdogans, come racconta
Maria Pohl del comitato per stranieri della
città. La madre è gravemente
malata ed il padre si trovava in viaggio
con uno dei figli. I poliziotti hanno preso
le due figlie Serife (14 anni), Semiha (19),
ed il figlio Sercan (16), e li hanno portati
via in manette. Testimoni dell'accaduto
commentano la scena come "barbara,
brutale e umi liante".
I
ragazzi non sono stati lasciati nemmeno
per un momento, né per fare colazione,
lavarsi o prendere dei soldi. Sono stati
portati all'aeroporto di Francoforte, caricati
su un aereo per Instanbul, mentre i genitori
rimanevano in Germania. Se qualcuno dei
servizi sociali dell'aeroporto non avesse
dato loro DI NASCOSTO 50 euro, sarebbero
atterrati in Turchia senza un soldo.
Il
capo della polizia di Usingen Schroeder
non si esprime sull'accaduto . "No
comment" anche il sindaco di Neu-Anspach,
il quale rimanda alla centrale di distretto.
Il portavoce Latsch conferma la deportazione
dei tre giovani in assenza dei genitori,
ma non conferma l'uso di manette. Ad un'ulteriore
domanda ammette "sì, sicuramente
la figlia maggiore è stata ammanettata,
per paura di eventuali reazioni violente".
Ma assicura che "l'uso di manette non
fa parte della normale prassi, vengono usate
solo nei casi in cui si teme resistenza
violenta".
Anche
nel caso della deportazione di due minorenni
senza alcun tutore le autorità competenti
si sarebbero comportate correttamente, secondo
Latsch. [...] A Neu-Anspach molti non capiscono
cosa stia succedendo. "Vite di normali
cittadini sconvolte", dichiara Maria
Pohl. I coniugi Boczdogan lavoravano in
un'impresa di pulizie. "I loro ragazzi
sono stati portati via come bestie"
afferma la datrice di lavoro, "questo
è disumano". [...]
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