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of control Camp - Colonia 2003 -
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Colonia ]
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1 e 2 agosto
I primi due giorni sono stati abbastanza
tranquilli se non fosse per il passaggio
continuo di camionette della polizia che
stazionano fuori dal campeggio segnalando
qualsiasi movimento.
Il
1/8 c'è stata una prima azione non
organizzata dal nobordercamp ma dal gruppo
antifascista di colonia. Ci siamo radunati
in 30 persone all'infotenda per una passeggiata
antifascista nella città. Con il
tram raggiungiamo l´altra parte della
città sulla riva destra del Reno
dove si trova una casa dove i nazi fanno
le loro sporche riunioni. La polizia ci
ha seguito costantemente fino alla fermata
del tram da dove scendiamo e ci ricongiungiamo
con altri 10 ragazz* di Colonia. Partiamo
allora per la 'passeggiata' sul marciapiede
e arriviamo alla casa dei nazi protetta
da un cordone di sbirri in assetto antisommossa.
Qui vengono srotolati gli striscioni e con
megafono, slogan e volantini comunichiamo
al quartiere la presenza di questi infami.
Si decide quindi di occupare la strada e
muoversi verso la fermata del tram, ancora
slogan in tedesco contro i nazi e volantinaggio,
la gente alla finestra e seduta ai tavolini
dei bar solidarizza e chiede informazioni.
Ritorniamo
al campeggio dove il gruppo antifa di Colonia
( http://www.antifa-k.de ) organizza un
assemblea per spiegare la genesi e l'attività
dei fascisti di Pro-köln, un associazione
di cittadini del quartiere di Poll (il campeggio
confina con questo quartiere) che si batte
contro la presenza dei rom e degli immigrati
in generale nel quartiere, e che ha organizzato
un presidio per il giorno dopo nelle vicinanze
del campeggio antirazzista. Il capo di questa
organizzazione e' una ragazza di 24 anni
che viene utilizzata come fantoccio per
riuscire a cooptare i/le ragazzi/e della
zona, ma e' Manfred Rouhs, un ex appartenente
alla formazione neo-nazi NPD, a gestirla
politicamente ed economicamente. Questa
organizzazione ha radunato centinaia di
persone lo scorso 28 giugno per contrapporsi
alle due navi container parcheggiate lungo
la riva del Reno che 'ospitano' in condizioni
disumane circa 300 immigrati/e provenienti
dai Balcani, chiedendone lo smantellamento
immediato e il rimpatrio forzato degli Aüslander,
utilizzando gli slogan di sempre (Germania
ai tedeschi, Nessuna contaminazione con
gli stranieri...).
Si
decide quindi per il giorno dopo di fare
2 cortei, uno pacifico con sound system
e un altro piu' determinato.
Ci
muoviamo alle 9 del mattino con altre 30
persone facendoci rincorrere dalla polizia
che impedisce di congiungerci con gli/le
antifascisti/e di Colonia che da un paio
d'ore dimostravano davanti al picchetto
della Pro-Köln, ma riusciamo comunque
a eludere i controlli passando da una pista
ciclabile fra le case. Ci congiungiamo con
i/le compagni/e e cominciamo a fare pressione
al picchetto che stazionava ad un incrocio
protetto su tutti e tre il lati da una folta
schiera di polizia in assetto antisommossa
e con due videocamere che seguivano ogni
nostro movimento. Partono numerosi slogan
e la polizia incomincia ad accerchiarci
cercando di farci arretrare. La pressione
si fa sempre piu' estenuante e partono i
primi spintoni a cui la polizia risponde
con manganellate pugni e calci, una ragazza
viene sbattuta violentemente a terra ma
riusciamo a tirarla fuori dal nugolo di
poliziotti in cui era finita. Un compagno
italiano viene preso per il collo e trascinato
via dagli sbirri, altri 2 compagni tedeschi
vengono fermati dall´altra parte dell´incrocio
(l´incrocio era occupato su tutti
e tre i lati dai manifestanti antifascisti/e).
La
situazione si calma e cominciano le telefonate
agli avvocati per avvisarli dei fermi. Due
compagni tedeschi eludono abilmente il controllo
della polizia e riescono a strappare lo
striscione della Pro-köln buttandolo
a terra, vengono successivamente fermati,
un'altra ragazza viene fermata perche' aveva
il volto semi-coperto da una bandana.
Ritorniamo
al campeggio con la rabbia per il compagno
fermato e cerchiamo di informarci su cosa
possiamo fare. Verso le 5 di pomeriggio
apprendiamo che tutti i 7 tedeschi fermati
la mattina sono stati liberati, l'unico
che rimane in stato di fermo è l'italiano
che dovra' pagare una cauzione di 300 euro.
Finalmente alle 7 di sera anche lui è
libero, con evidenti ferite sulla faccia
e sul collo. Ieri sera poi è stato
presentato il video su Dax, tradotto simultaneamente
in 2 lingue.
Impressioni
dal campo: Il campeggio è abbastanza
partecipato, ci sono almeno 1000 persone
e tante altre che devono ancora arrivare
da tutta Europa. La composizione del campeggio,
prevalentemente tedesca rende abbastanza
difficile la comprensione, a partire dall´infotenda
dove la maggior parte delle cose scritte
sono esclusivamente in tedesco (per fortuna
abbiamo abili traduttori :p!).
Durante
i workshop dei forum si è parlato
quasi esclusivamente in tedesco, anche perchè
il forum era incentrato sulla situazione
del movimento tedesco. Al terzo giorno non
c'è ancora stata un'assemblea plenaria
dei partecipanti al campeggio, domani ci
sarà la prima assemblea dei delegati
(ogni gruppo si sceglie un delegato che
partecipi all´assemblea). Le uniche
assemblee sono state di comunicazione su
quello che si sarebbe fatto il giorno dopo,
ma comunque incomincia a sorgere l'esigenza
da parte di molte persone di un assemblea
piu' orizzontale e che possa prendere decisioni
autonome.
Per
quello che riguarda i workshop c'è
subito da dire che non sono ubicati nel
campeggio, ma in un'universita' abbastanza
distante dal campeggio. Il primo giorno
entrando abbiamo visto i tavoli dei vari
infoshop, notando con disgusto su uno di
essi un enorme poster pro stato di israele
che veniva venduto assieme a materiale a
favore della guerra in Iraq (tra l´altro
sia nelle azioni che nel campeggio c'è
gente con spillette e t-shirt pro-sioniste).
L'unico
workshop che abbiamo seguito era intitolato
"Azione diretta" (anche perchè
si è provato ad andare a quello sul
lavoro migrante ma era solo in tedesco!!!).
L'argomento principale è stato la
discussione sulla situazione politica italiana,
e particolarmente sui disobbedienti. Gli
interventi vertevano su due assi:
1) Come mai in germania dopo la nascita
dell´esperienza tute bianche non e´
stato seguito quel percorso.
2) Oggi le azione dirette devono essere
necessariamente simboliche perchè
è l´unico metodo per sfondare
il muro della comunicazione di regime, e
questa era la posizione della maggioranza.
Inoltre
si e´ parlato della repressione delle
azioni, ed ci è sembrato che la scelta
della non-violenza sia legata alla impossibilitä
di sfuggire al controllo delle videocamere
durante i cortei!!!
Il workshop ha sfiorato il comico quando
il professore ha preso il gessetto e alla
lavagna ha fatto una lista delle motivazioni
psicologiche che spingono un militante a
fare un'azione diretta.
L'unico intervento interessante è
stato quello di un compagno del posto che
ha illustrato la sua esperienza di lotta
con gli immigrati nelle fabbriche, dicendo
che azione diretta è lottare nelle
situazioni reali dei soggetti sfruttati
per un cambiamento concreto.
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