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Italia/G8
- il controllo digitale dopo l'11 settembre
Tradotto da Reporters
sans frontières - Rapporto sulle
(non) libertà digitali Internet -
"Desk / World report 11 September 2001
- 11 September 2002 The Internet on probation"
Il
governo italiano ha introdotto misure antiterrorismo
nello scorso dicembre che faciliterebbero
la possibilità di sorvegliare individui
sospetti e ha dato il via libera all'intercettazione
di email e all'archiviazione di traffico
internet e altre attività di telecomunicazione
a scopo di indagini. La nuova legge aumenta
in modo sconsiderato il numero di agenti
e ufficiali di polizia autorizzati a compiere
tali azioni di sorveglianza, anche tra i
gradi più bassi delle gerarchie di
polizia. Come se non bastasse, chi rivela
i nomi di tali ufficiali, o dettagli sulle
operazioni di sorveglianza, dovr affrontare
procedimenti penali. Le associazioni non
governative sono dunque preoccupate del
fatto che moltissimi "tutori dell'ordine"
abbiano ora pieno accesso all'attività
telematica dei cittadini. Alla fine dello
scorso anno è passata anche un'altra
legge che riforma i servizi segreti italiani,
dando agli agenti segreti civili (Sisde)
e militari (Sismi) la completa libertà
di commettere reati, con l'eccezione dell'omicidio
o della possibilità di arrecare danno
fisico alla persona, nello svolgimento del
proprio lavoro di intelligence. Sono inclusi
furto, pedinamenti senza autorizzazione,
e sorveglianza telefonica e telematica.
Anche se per la natura stessa dei servizi
segreti questi provvedimenti sono passati
sotto silenzio, alcuni attivisti per il
diritto alla privacy hanno attaccato le
misure prese dalle nuove leggi, considerandole
"una porta che si apre a qualsiasi
tipo di eccesso e di abuso in un paese democratico".
L'Italia, che reggeva la presidenza del
gruppo delle nazioni del G8 durante gli
attacchi dell'11 settembre, ha anche posato
la prima pietra, con un comunicato governativo
rilasciato 8 giorni dopo gli attentati,
riguardo la "lotta ai crimini telematici
e ad alto contenuto tecnologico". Questa
politica ha prodotto un aumento dei poteri,
delle risorse e delle attivit della rete
informale costituita dal G8.
L'Italia
alla testa dei G8
Commentatori
ufficiali al meeting del G8 dello scorso
anno in Canada hanno notato che il gruppo
originale dei 16 (ora 26) paesi aderenti
ha reso operativa attraverso accordi internazionali
una rapida cooperazione tra le polizie nel
caso di inchieste riguardanti crimini informatici,
inclusi messaggi di terroristi e altri criminali
immessi in internet. Senza altre spiegazioni,
il summit del G8 ha dichiarato che esperti
legali e autorità di polizia hanno
sviluppato metodi per determinare l'origine,
la destinazione e il percorso di traffici
terroristici o criminali via internet, per
un più semplice ritrovamento di prove,
e e per assicurare l'archiviazione di queste
prove, in modo che non possano essere fatte
sparire o che non vengano alterate. Diverse
organizzazioni per la libertà in
rete, in particolare membri del Global Internet
Liberty Campaign (GILC), hanno fatto notare
come l'Italia fosse una delle nazioni che
con più insistenza premevano sul
Parlamento Europeo per emendare la direttiva
sulla protezione dei dati trasmessi per
via telematica. L'emendamento, approvato
il 30 maggio 2002 richiede l'archiviazione
dei dati sul traffico telefonico e su internet
(traffic log). Molte ONG hanno sottolineato
come questo provvedimento, che partorir
infinite liste di log del traffico di tutti
i cittadini è praticamente identico
al comunicato prodotto dagli esperti del
G8. Molti vedono la mano dell'Italia dietro
l'adozione di questo tipo di misure internazionali.
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