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Pubblichiamo
un articolo da ISTOE', un diffuso periodico
(molto) cattolico brasiliano. L'articolo
ci e' comunque sembrato interessante e parla
della traversata che imigranti (in particolare
brasiliani, ovviamente) che effettuano per
varcare la frontiera USA, dai deserti a
nord del Messico. Particolarmente sconcertante
la fine dell'articolo che parla di una milizia
civile yankee pronta a entrare in operativita'
da questi giorni contro gli immigrati.
TRAVERSATA
MORTALE
di Alan Rodrigues - Tucson, Arizona
Tradotto
da Border=0
Terrace
Park Cemetery, area rurale della citta'
di El Centro, California, Stati Uniti. Un
incolto spiazzo di terra ricopre fosse poco
profonde di persone sconusciute alla popolazione
locale. E' in questo pezzo di terra che
stanno interrati i corpi e i sogni di circa
180 brasiliani, su un totale di 500 persone
sepolte negli ultimi cinque anni. Gente
che cercava in America una nuova vita, ma
incontro' la morte. Sono uomini, donne e
bambini che ebbero interrotte le loro esistenze
dalla sete, dalla fame o furono attaccati
dagli animali selvatici del deserto. Altri
creparono brutalmente assassinati dai trafficanti
di esseri umani - quelli che trasportano
la gente per gli USA e sono conosciuti come
"coyotes". I morti, se battezzati
nel Brasile, in questo angolo di terra sono
riconosciuti appena come numeri. Nessuno
sa i nomi, gli indirizzi o qualunque altra
referenza di quelle persone. Furono tutti
incontrati morti per il deserto, senza documenti.
Il metodo adottato per indentificare la
probabile nazionalita' di questi infelici
e' peculiare: si osserva l'aspetto della
fisionomia di ognuno o l'etichetta degli
indumenti che vestivano i corpi quando furono
incontrati.
La speranza di una vita migliore immaginata
da questi migranti morti e' ricordato solo
da un semplice omaggio, scritto in spagnolo,
nelle rustiche croci di legno e mattoni
che dividono le sepolture: "No olvidado"
[non dimenticato], indicazione che quelle
persone non furono scordate. Questa fu la
formula che l'americana Michele Bryan e
il gruppo delle persone di Messangers Of
Love - una delle innumerevoli realta' che
difendono i diritti umani dei migranti negli
Stati Uniti - decisero per onorarli. Se
prima i morti erano condannati a ingrossare
il numero di poveri interrati nelle fosse
comuni in un paese straniero, poi guadagnarono,
in quello spazio, una residenza post-mortem
un poco piu' dignitosa.
Dignita',
appunto, e' moneta rara nella giornata affrontata
dagli immigati illegali che tentano di fare
l'America. Quotidianamente, donne sono stuprate,
migliaia di persone sono imprigionate e
torturate e altre muoiono stupidamente nei
tremila chilometri di frontiera che separano
il Messico dagli Stati Uniti. Come sfondo,
la figura sinistra del "coyote",
il venditore di sogni che molte volte partecipa
al martirio dei clandestini. "La violenza
a cui questi migranti sono sottomessi nella
traversata del deserto e' una realta' che
nessun attraversatore o agente di turismo,
come i "coyotes" si presentano
in Brasile, ha il coraggio di raccontare
ai suoi clienti", dice la missionaria
Michele. "Se cosi' fosse, pochi sarebbero
i coraggiosi che affronterebbero questa
sfida", esprime.
Il
paesaggio desertico che si estende da ovest,
nello stato della California, fino a sudest,
nel Texas, e' stato scenario, tutti gli
anni, di un flusso migratorio di tre milioni
di persone, 99% dei quali messicani. In
questo oceano, il numero dei brasiliani
che vive clandestinamente negli USA gia'
arriva a un milione. Questa porta d'ingresso
illegale deve essere difficoltata, per lo
meno da quello che dipende dal governo del
presidente George W. Bush. Su quanto si
dice rispetto al Brasile, il Dipartimento
di Stato sta facendo pressione sul Messico
affinche' torni ad esigere il visto di entrata
ai brasiliani, regola abolita nell'anno
2000 per incrementare il turismo. Secondo
una fonte di Itamaraty, la pressione di
Washington sta diventando molto grande affinche'
l'accordo sia rivisto.
TEMERARIETA'
- Secondo la Border Patrol (la pattuglia
di frontiera), conosciuta come la "migra",
solo attraverso i deserti dell'Arizona e
della California, cinque mila persone tentano
di entrare verso gli USA tutti i giorni
usando la frontiera messicana. La traversata
illegale e' fatta in vari modi: a nuoto,
per il Rio Grande, saltando per muri di
metalli fino a otto metri di altezza, o
sotto le recinzioni che dividono il suolo
dei due paesi. Formandosi in gruppi, i migranti
si imboscano per questa regione terribilmente
inospitale e camminano per tre giorni o
piu', a volte sotto una temperatura di 45°
C, nell'attesa del momento ideale per liberarsi
dai radar, sensori, macchine di pattugliamento
e aerei, fino ad giungere alla terra promessa.
"Sono camminate che possono arrivare
a 100 chilometri, nelle quali i senza-documenti
arrivano ad aspettare fino a un giorno nascosti
in mezzo al nulla", calcola Michele.
"Questa e' la parte piu' pericolosa
dalla frontiera", afferma Andy Adame,
responsabile dell'informazione della Border
Patrol dell'Arizona, 39 anni e da 16 lavora
nella frontiera del Messico con l'Arizona
e la California. "Un numero incalcolabile
di persone perde la vita qui", dice.
Alcuni
scampano alla morte solo per essere afferrati
dal lungo braccio della legge. "Con
una ferita nella gamba sinistra e dopo aver
sofferto il freddo e la sete nel deserto,
nel corso di un giorno e una notte, fui
catturato dalla polizia", racconta
il messicano Aldo Juarez Garcia, 23 anni,
che fini' deportato verso il suo paese.
Nonostante tutto, lui dice di non desistere.
"Appena sto meglio, vado a ritentare
nuovamente. Qui nel Messico non ho nessun
impiego" dice il ragazzo, che sta al
suo terzo tentativo di entrare negli USA.
Garcia fa parte di quella minoranza che
e' detenuta nella frontiera: uno su quattro
dei clandestini che ottiene di entrare.
Ma lo stesso non sono liberi dagli infortunii.
"Nel momento in cui saltai il muro,
caddi un fosso dall'altro lato, mi ferii,
ma lo stesso riuscii a trascinarmi fino
all'arrivo della notte. Poi, piu' di un
giorno di camminata ma riuscii la traversata",
racconta W. S., 40 anni, mineiro (abitante
del Minas Gerais - Br, ndt) di Poços
de Caldas.
Un
altra mineira che visse gravi difficolta'
fu l'ex-studente di giornalismo Aparecida
dos Santos, 24 anni. La sua traversata,
per la quale sborso' 10 mila dollari, fu
contrattata a Belo Horizonte (la terza citta'
piu' grande del Brasile, ndt). L'avventura
comincio' nella citta' di Matamoros, stato
messicano di Tamaulipas. Lo schema del trafficante
che arruolo' Aparecida includeva la partecipazione
di un ex-console del Messico in Brasile.
"Fummo a casa di lui. Egli ci dette
una carta di visita. E, dopo, ci porto'
alla frontiera". Mi dissero di vestirmi
con roba leggera, poiche' garantirono che
la traversata sarebbe stata fatta con la
nave", ricorda. Nulla di questo accadde.
Dopo essere stata un giorno senza mangiare
nulla, la notte, Aparecida, fu collocata
in un piano di un albergo che cadeva a pezzi,
con piu' di 100 persone, tra cui bambini
e vecchi, molti brasiliani. Solo che intanto
cadde la tessera da ex-studente. "Nel
momento di partire, ebbi tempo solo di strappare
le mie calze di seta e cambiare le scarpe
col tacco alto con un paio da tennis",
ricorda. I coyotes messicani tagliarono
il recinto con una tenaglia e passarono
strisciando per giungere al fiume. Invece
della barca promessa, ella ricevette un
galleggiante, che era una camera d'aria
di un pneumatico e un sacco di plastica
per proteggere gli indumenti e i documenti.
La traversata sarebbe stata fatta a nuoto.
"Dopo
essere stati nascosti, sdraiati a terra
per 12 ore, loro ci rivelarono il resto
del piano: un camion frigorifero andava
aspettandoci al lato del fiume dove si darebbe
l'imbarco fino a New York". Un camion
col fondo falso, dello stesso tipo che fu
incontrato quattro anni fa in Arizona con
30 clandestini morti per asfissia. Sfranta
e disidratata, Aparecida fini' svenuta.
"Un signore brasiliano mi soccorse.
Disse che aveva una figlia della mia eta'
e non riusciva ad abbandonarmi in quel posto.
Mi trasporto' ma infelicemente fummo catturati
dalla polizia", racconta. Resto due
mesi prigioniera nel Texas, e fu liberata
dopo aver pagato una cauzione di 7500 dollari.
Fu fortunata - oggi, i brasiliani che sono
detenuti nel tentativo di entrare clandestinamente
negli USA rispondono a una cauzione media
di 30 mila dollari, contro circa i duemila
dollari di un qualunque centro-americano.
L'ORRORE
- "La maggioranza delle persone non
conosce come e' difficile sopravivvere nel
deserto", spiega Amado Marcelo Coelho,
della Croce Rossa Messicana, dell'unita'
mobile con base nella citta' di Altar, Messico.
"La temperatura fa si' che tutto sia
ancora peggio nei mesi da aprile e agosto,
stagione dell'estate", dice il poliziotto
Andy Adame. E' il peggiore dei mondi: giorni
terribilmente caldi e notti orribilmente
fredde. "Vidi madri dolorosamente abbracciate
a propri figli, entrambi morti per il freddo",
racconta Adame. Il paramedico Coelho afferma
che uno dei maggiori problemi di chi si
avventura nella traversata e' la disidratazione.
"E' comune che incontriamo persone
che perdono totalmente il raziocinio a causa
della sete. Scavano la terra con le mani
alla ricerca di acqua o tentano di rinfrescare
il cervello infilando la testa nella terra",
dice Adame. "Quando identifichiamo
un gruppo che fa movimenti in circolo, e'
sicuro che e' vicino alla morte", garantisce.
"Le
condizioni climatiche della frontiera stanno
trasformando questa estensione di terra
nel maggior cimitero del mondo", definisce
M.A., 45 anni, mineiro di Ipatinga. Visse
cio' sulla propria pelle. In diciotto anni,
gia' attraverso' otto volte il deserto.
"Dato che io conoscevo gli schemi,
portai una dozzina di familiari e amici
tutte le volte che tornavo dal Brasile",
racconta. "Divenni tanto esperto che
tentai di fare il coyote", confessa.
L'esperienza fu un disastro: nel momento
della traversata, uno dei brasiliani fu
morso da un serpente. "In poco tempo
il ragazzo comincio' a schiumare dalla bocca.
Non duro' un'ora", racconta. "L'angoscia
era terribile. Dopo due giorni nel deserto,
il gruppo prese la decisione di abbandonare
il corpo la'", ricorda. "Fu il
peggior momento della mia vita. Ne riuscii
a ricevere il denaro dagli altri. Era impossibile
ricevere qualcosa da chi avevo fatto soffrire
tanto", lamenta.
"E'
facile incontrare le ossa delle carcasse
in mezzo al deserto", dice M.A.. Il
governo calcola che migliaia di persone
gia' sono morte nel disperato tentativo
di burlare le frontiere. E fanno parte delle
statistiche ufficiali solo i corpi incontrati
interi. "La maggioranza dei migranti
morti sparsi per il deserto hanno i corpi
lacerati. Il cranio da un lato, mani dall'altro,
gambe da qualche parte", assicura il
capo-pattuglia. "La dura realta' e'
che gli animali selvaggi si nutrono di questi
corpi", racconta.
IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI - Per aggravare
il dramma, un numero ogni volta sempre maggiore
di di bambini viene riscattato nel deserto.
"Forse questo starebbe accadendo per
causa di una voce sorta in Brasile secondo
la quale le madri, con i loro figli, sarebbero
viste con maggior comprensione e tolleranza
dalla pattuglie della frontiera", dice
M.A.. Questa falsa percezione sta provocando
situazioni surreali, con bambini prigionieri
in attesa di giudizio in case di correzione
infantilli negli USA. L'unico crimine che
questi bambini e queste bambine commisero
fu quello di essere stati portati per vivere
in America con i loro padri. Un buon esempio
di questa follia accadde con il bambino
A.B.M., di sei anni, anch'egli mineiro.
Alla fine dell'anno passato, pati' 17 giorni
in una prigione nella citta' di Phoenix,
Arizona, senza la compagnia dei parenti
o di qualunque altra persona conosciuta.
Nella "Febem" (terrificante istituto
di pena per minori a Sao Paulo, ndt) americana
- ben piu' civilizzata que in quelle brasiliane,
e' verita' - nel mezzo di tanti altri bambini
vittime di questa illusione migratoria,
il piccolo solo udiva la lingua patria nella
voce di Ana Paula, una conterranea di 12
anni, che e' detenuta fin'oggi. I genitori
di A.B.M. credevano che avrebbero attraversato
la frontiera con un nuovo e infallibile
schema. Il piano fu tracciato, pagato e
definito in Brasile con coyotes di Inhapim,
nell'interno del Minas Gerais. Loro sarebbero
oltrepassati per Tijuana, Messico, a bordo
di macchine guidate da cittadini americani.
In teoria lo schema non aveva falle (il
reporter di ISTOE' passo' due volte per
la frontiera a bordo di una macchina americana
senza essere perquisito). I genitori del
bambino andavano su una macchina che non
fu fermata. In una seconda macchina, piu'
tardi, girava il piccolo con una donna americana
e i suoi figli. Il bambino brasiliano aveva
la pelle tanto bianca quanto quella del
conducente e dei suoi figli. Concordarono
che lui si doveva fingere sordo-muto. Fermati
al confine, i poliziotti svegliarono i bambini
che dormivano nella parte anteriore del
veicolo. Quando l'agente si diresse verso
al piccolo A.B.M. senti' un brontolio in
portoghese. Incominciarono a interrogare
il bambino, che reistette a tutto e resto'
zitto. L'insistenza dei poliziotti e la
pressione sortirono effetto. Davanti al
"portunhol" (lingua volgare comune
in america latina, mista fra spagnolo e
portoghese, ndt) degli uomini della legge,
il bambino fini' provato: "Io non sono
americano, io sono brasiliano". Questo
fu la prova che i poliziotti avevano bisogno
per arrestare il bambino di sei anni. I
suoi genitori verranno a sapere che il piano
era fallito solo alla fine della giornata.
A.B.M. fu liberato dalla prigione tramite
la cauzione e grazie agli sforzi della missionaria
Michele Bryan. Il bambino vive oggi con
i suoi genitori in una citta' dello stato
del Connecticut.
PARAMILITARI - A partire da quest'anno,
lo scenario puo' farsi ancora piu' drammatico
per chi si avventura a entrare negli Stati
Uniti clandestinamente. I latifondisti antimmigrati
degli Stati della California e dell'Arizona
hanno deciso di affrontare i senza-documenti
a proiettili. Un gruppo paramilitare denominato
"Minuteman Project", nome ripreso
da una milizia civile che esisteva nel secolo
XVIII, nell'inizio della guerra di indipendenza
degli USA, sta organizzando una grande offensiva
contro le persone che oseranno attraversare
il deserto. Volontari si stanno iscrivendo
via internet per formare la milizia. Il
training comincia il 1° aprile. Si accamperanno
per un mese in parti strategiche delle montagne
e delle riserve. Finora, circa 1500 persone,
vari ex-militari, gia' si sono iscritti
per la "guerra" che si annuncia.
Tra loro, i proprietari di 16 piccoli aerei
pronti per attaccare. L'esercito antimmigrati
e' capitanato da James Gilchrist, 55 anni,
un ex-marine veterano del Vietnam. Dice
che il popolo americano non puo' piu' affrontare
i costi della sanita' e dell'educazione
dei migranti illegali. "Loro non pagano
le tasse. E quello che guadagnano qui lo
inviano tutto ai loro paesi. Non investono
nulla. Per questo dobbiamo espellerli",
dice nella sua pagina web [ www.minutemanproject.com
]. "Siamo molto preoccupati per questa
organizzazione", dice il poliziotto
Adame. "Questa iniziativa e' molto
pericolosa. Entrambi i lati, coyotes e latifondisti,
posseggono armi. Questo conflitto puo' finire
in molti piu' morti per la regione",
conclude.
Contro questo sfondo di odio, il lavoro
della missionaria Michele verdeggia come
un oasi nel deserto. E la sua cura umanitaria
si estende fino ai morti. E' sua l'idea
di aprire un'ala per i migranti sconosciuti
a Terrace Cemetery. Michele si preoccupa
con i dettagli. Per ogni morto "identificato"
viene realizzata una semplice cerimonia,
nella quale sono proferiti un culto evangelico
e un'orazione cattolica. "Non sappiamo
quale era la religione di quella persona.
Intanto scegliamo di fare una onoranza in
questo modo", racconta la religiosa.
Lo stesso potendo seppellire i corpi dei
clandestini con un poco piu' di dignita',
chi partecipo' in queste cerimonie e' unanime
nell'affermare che e' un momento terribile.
"Non c'e' niente da immaginare per
quelle persone li' vegliate da due sconosciuti,
e lontano da tutte le loro cose care",
dice trista M.A..
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