Perchè la polizia mena?

Oltre ad una logica etica che vede il poliziotto od il carabiniere picchiare le persone sotto la loro custodia proprio perchè connaturato con il loro ruolo, per sadismo e per prepotenza, molto più gravemente la polizia mena così spesso gli indagati, e comunque chi finisce tra le sue mani, perchè su questo si basa il lavoro investigativo che, sia l'autorità di polizia giudiziaria che la magistratura, hanno portato ad essere l'unica tecnica investigativa che sono capaci di usare la chiamata di correità quello che generalmente conosciamo come il pentito o collaboratore di giustizia.

Questo significa che per riuscire a capire chi abbia commesso un delitto laddove non ci sia un arresto in flagranza, la polizia non conosce altri mezzi che mettere sotto pressione chi è comunque in qualche modo finito tra le sue mani. Così è ormai sapere comune che se ad esempio durante una rapina, oppure per un sequestro, qualcuno finisce nelle mani della polizia questo verrà pestato (sarebbe più corretto dire torturato) affinchè cedendo alla pressione delle botte in questura prima, delle botte e dell'isolamento e di altre misure punitive in carcere, si decida a "collaborare con la giustizia". E questo, purtroppo, è anche ciò che una parte della magistratura e dell'autorità giudiziaria ha pianificato come modus vivendi. Non più testimonianze, ma COIMPUTATI, chiamate di correo, dato che queste non andranno dimostrate con prove tangibili davanti alla corte.

Negli ultimi anni, il movimento, ha dovuto confrontarsi... e si sta confrontando con dei casi esemplari ed anche abbastanza scoperti di questo modo di agire.
Il caso Sofri e quindi il coimputato Marino che tra innumerevoli contraddizioni dichiara io c'ero e c'erano anche loro e qundi li si è condannati solo su questo fatto è l'esempio che tutti conosciamo più in profondità.
Un esempio esplicito, ma meno noto, di questo modo di procedere ce lo da il ROS dei Carabinieri di Roma nella sua "famosa" "nota informativa di servizio ad uso interno relativa ad una possibile attività investigativa da esperire sul conto dell'eversione anarchica" in questo documento fuoriuscito quest'estate in un momento di grandi conflitti all'interno dei ROS e dell'Arma dei Carabinieri si prefigura una ipotesi per riuscire a far condannare per banda armata e associazione sovversiva una sessantina di anarchici contro i quali i ROS da anni non riescono a raccogliere prove che confortino le loro ipotesi di reato. In particolare è da segnalare questo passaggio:

pag. 12 "...In particolare si delinea la probabilità di agevolmente operare pressione sulla Namsetchi, riconosciuta elemento vulnerabile e psichicamente duttile, affinchè la predetta deponga su fatti di natura criminale commessi dal Tesseri e da altri anarchici, fra cui il Bonanno. Se la testimonianza a carico non dovesse assumere sufficiente carattere probatorio, si può ipotizzare una chiamata di correità, secondo un metodo già collaudato in altri procedimenti da altre A.G., assicurando come da consuetudine alla Namsetchi l'applicazione del programma di protezione per i collaboratori di Giustizia. Si permette di suggerire l'ambientazione di attività criminali come rapine nella zona di Trento, dove il Tesseri, la Weir, il Budini e lo Stratigopulos sono già stati condannati per il medesimo reato, elemento questo che costituisce in sè significativo precedente in ambito penale.
Il successivo riconoscimento del tribunale giudicante la leggittimità della Namsetchi permetterebbe di ipotizzare il reato di banda armata ed associazione sovversiva per tutti gli anarchici, già identificati come partecipanti del sodalizio criminoso e legati alle ideologie insurrezionaliste del Bonanno, portando come elementi a carico determinanti le dichiarazioni rese dalla Namsetchi."

In questi passaggi abbiamo potuto leggere dell'uso ormai inventato che si fa da parte dell'A.G. della chiamata di correo. Va notato che questo metodo che noi abbiamo più approfonditamente analizzato per procedimenti che in qualche modo hanno interessato il movmento, sono altresi regola quotidiana nei processi di mafia camorra e simili, laddove la perdita delle garanzie, soprettutto quando ad essere processati sono i pesci piccoli, è totale.
Un altro esempio dell'uso investigativo delle botte (ma torura continuo a ritenere sia più idoneo) ce lo hanno dato i due imputati dell'omicidio della studentessa Marta Russo dentro l'università La Sapienza di Roma, ebbene queste due persone, dopo diverso tempo passato in isolamento e "sotto pressione" erano state messe insieme in una stanza nella quale gli investigatori hanno registrato cosa si sono detti i due per vedere se si dicessero qualcosa riguardo l'omicidio di cui erano imputati in concorso. Senza entrare nel merito della liceità di questa pratica, questi due hanno parlato esclusivamente della enorme quantita di botte prese in questura affinchè confessassero.
E questi sono solo i fatti più in vista... cosa succede ai ragazzi di Napoli o di Palermo?


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