Campagna di boicottaggio Coca-Cola

Nuova denuncia contro Coca-Cola negli USA per l'assassinio di un sindacalista in Colombia


L'International Labor Rights Fund ed il sindacato United Steelworkers of America presentano una nuova denuncia contro Coca-Cola, accusandola di complicità con il Dipartimento colombiano per la Sicurezza e con i paramilitary delle AUC nell’assassinio di un leader sindacale.
Si chiamava Adolfo De Jesus Munera Lopez ed è stato ammazzato il 31 Agosto del 2002.
Scopriamo chi era e qual è la sua storia...


Autore: REBOC, dall'intervento a Pisa del 21 Giugno 2006
Data: 21 Giugno 2006
Materiali collegati: la denuncia presentata in versione integrale [PDF] - il comunicato dell'International Labor Rights Fund


Venerdì 2 Giugno 2006 l’International Labor Rights Fund e il United SteelWorkers hanno presentato un nuovo caso contro la Coca-Cola Company ed il suo imbottigliatore latinoamericano, Coca-Cola FEMSA, basato sull’Alien Tort Claims Act. 

Questa nuova denuncia sostiene che i dirigenti dell’impianto di imbottigliamento di Barranquilla, in Colombia, abbiano cospirato sia con il Dipartimento Amministrativo Colombiano della Sicurezza (“DAS”) che con i paramilitari delle AUC per intimorire, minacciare ed infine uccidere il leader del sindacato SINALTRAINAL Adolfo de Jesus Munera il 31 Agosto 2002. 

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Adolfo de Jesus Munera fu assunto alla Coca-Cola, nell’impresa Roman S.A,nel 1983, come autista dei camion per le consegne della bevanda.
Nel 1996 Munera, che era sempre stato attivo nel sindacato, aveva organizzato un riuscitissimo sciopero.
A causa del suo ruolo in quello sciopero, l’azienda cominciò a prenderlo di mira, accusandolo di far parte della guerriglia.
Poco dopo lo sciopero iniziarono le minacce di morte delle AUC contro Munera Lopez.

Nel 1997 Munera Lopez fu eletto vicepresidente del Sinaltrainal e della CUT, la maggiore confederazione sindacale colombiana.

Il 7 Marzo 1997, poco dopo la sua elezione alla CUT, il manager della Coca-Cola Emilio Hernandez condusse gli agenti del DAS a perquisire la sua abitazione per le accuse da parte della compagnia di ‘terrorismo e ribellione’.
Al momento della perquisizione erano presenti in casa solo la moglie di Munera e due suoi figli, Nadir e Adolfo Carlos.
Gli agenti dissero che stavano cercando Munera perché era un guerrigliero e che cercavano anche esplosivi e armi detenute illegalmente. Dopo una ricerca di due ore, gli agenti non trovarono niente e pochi giorni dopo si presentarono all’impianto sempre in cerca di Munera.

Munera, per evitare di essere arrestato dal DAS, si trasferì da un amico, sempre a Barranquilla.
La moglie lo incontrò poco tempo dopo per portargli dei vestiti. Al suo ritorno a casa, ella fu fermata da 3 paramilitari, che le dissero che suo marito era stato assassinato. Non era vero, ma in questo modo i paramilitari cercavano di capire se la moglie sapesse dove si trovava il marito.

A quel punto Munera capì di non essere al sicuro a Barranquilla e lasciò la città con la moglie ed i figli, spostandosi all’interno della Colombia e riparando in Venezuela per un breve periodo.

Nel frattempo la Coca-Cola decise di licenziare Munera perché era ritenuto un guerrigliero e terrorista. Munera Lopez si appellò all’Autorità giudiziaria per essere reintegrato nel posto di lavoro, ottenendo una sentenza di primo grado favorevole. La compagnia si rifiutò di riassumere il lavoratore e presentò ricorso in appello, vincendolo. 
Allora Munera fece ricorso sulla sentenza di appello alla Corte Costituzionale.

Dopo 5 anni di esilio, la moglie di Munera fece ritorno a Barranquilla con i figli il 2 Agosto 2002.
Immediatamente un agente del DAS iniziò a sorvegliare la casa, ma Munera era rimasto in esilio.

Il 22 Agosto 2002, 9 giorni prima del suo assassinio, la Corte Costituzionale gli inviò una lettera per comunicargli che il suo ricorso era stato accolto e che si prefiguravano concrete possibilità di riassunzione.

Munera fece allora ritorno a Barranquilla per incontrare la madre e la sua famiglia.

Il 31 Agosto alcuni paramilitari lo aspettarono davanti alla porta di casa della madre e lo freddarono sulle scale a colpi di pistola. Munera Lopez è stato assassinato dopo 4 settimane dalla realizzazione della Prima Sessione dell’Udienza Pubblica Popolare Hector Useche Beron ad Atlanta.

Nel 2003 la Corte Costituzionale sancì che Munera era stato licenziato illegalmente dalla sua azienda e le impose un risarcimento per i mancati pagamenti del salario dal 1997 al 2002, quando venne assassinato.

Nel frattempo, i dirigenti dell’impianto in cui lavorava Munera continuano ad incontrare riconosciuti capi paramilitari e a consentire libero accesso all’impianto a questi personaggi.

Ad esempio, Daniel Kovalik dell’USWA ha informato Deval Patrick, manager della Coca-Cola Company, con una lettera del 16 Gennaio 2003, che ad Ottobre 2002 dirigenti dell’impianto si sono incontrati con il capo paramilitare Saul Rincon. Quando i lavoratori chiesero a Reynaldo Gonzalez, manager dell’impianto, se quelli con cui si era incontrato fossero paramilitari, lui rispose “Sì, è anche membri di una associazione, perché non lo chiedete a loro?”. Saul Rincon apparve all’impianto anche qualche tempo dopo e disse ad un leader sindacale che Gonzalez gli aveva specificamente chiesto di lui.

Il 13 Gennaio 2003 le forze paramilitari annunciarono pubblicamente che avevano intenzione di assassinare membri del Sinaltrainal su ordine della dirigenza e a causa della loro interferenza con gli affari della Coca-Cola a Barranquilla.

Di nuovo Daniel Kovalik informò dell’accaduto sia Deval Patrick della Coca-Cola Company che Carlos Hernandez, vicepresidente della Panamco.

Il 30 Agosto 2003 il vicepresidente colombiano fece per la prima volta il passo di denunciare pubblicamente i collegamenti tra paramilitari e corporation a Barranquilla, dove nell’ultimo periodo erano cresciuti a dismisura gli attacchi contro i lavoratori.

Poco dopo il 10 settembre 2003 5 paramilitari a volto coperto rapirono David Carranza, il figlio quindicenne del direttore nazionale del Sinaltrainal Limberto Carranza. Il fatto fu oggetto di denuncia da parte di Amnesty International presso la Commissione delle Nazioni Unite contro la tortura nella repubblica colombiana. Prima di rilasciarlo i paramilitari torturarono il figlio per sapere dove fosse il padre. Nello stesso momento un anonimo telefonava a casa di Carranza dicendo “sindacalista figlio di puttana, abbiamo intenzione di farti fuori, e se non faremo fuori te attaccheremo casa tua”.

Il 15 Marzo scorso, la segretaria della sezione sindacale di Barranquilla ha trovato una lettera firmata dal gruppo paramilitare M.A.S., che minaccia di morte 8 leader sindacali locali, tra cui lo stesso Carranza. Il giorno dopo, 2 di questi 8 sindacalisti hanno ricevuto minacce di morte telefoniche a casa.

A causa di questi fatti, Sinaltrainal ha perso in questi anni a Barranquilla molti iscritti e la relativa forza negoziale.

All’epoca dell’assassinio l’impianto di imbottigliamento Roman S.A. era di proprietà della Panamco, di cui la Coca-Cola Company deteneva il 28% del capitale azionario ed aveva diversi membri nel consiglio di amministrazione.

Nel maggio 2003 la Panamco, e con essa 19 dei 20 impianti di imbottigliamento colombiano, sono stati acquisiti dalla Coca-Cola FEMSA, società messicana ed anchor bottler della Coca-Cola per tutto il Centro e Latino-America, di cui la Coca-Cola Company detiene il 39,6% delle azioni, con un pacchetto di maggioranza che le consente di pilotare la controllata e le evita di scontrarsi con i suoi problemi giudiziari ed i suoi debiti.

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