Campagna di boicottaggio Coca-Cola

C O M U N I C A T I


E' DISPONIBILE IL VIDEO DELL'INCONTRO: RICHIEDILO A no_cocacola_it@yahoo.it 


RASSEGNA STAMPA CORRELATA

- Il profitto scommette sulla responsabilità sociale (Il Manifesto, 15.12.2003)
- Sindacato e CocaCola per la prima volta faccia a faccia. La multinazionale ne esce male (L'Unità, 14.12.2003)
- Un nuovo percorso comune tra imprese e cittadini (Assessorato al Lavoro del Comune di Roma, 13.12.2003)


COCA COLA Y SINALTRAINAL

POR PRIMERA VEZ EN UN DEBATE PUBLICO

Roma, diciembre 13 de 2003

En el contexto del evento "OTRA ECONOMIA" organizado entre otros por la Alcaldia de Roma, el sindicato colombiano SINALTRAINAL y COCA COLA COMPANY se encontraron por primera vez, para que publicamente la multinacional respondiera por los crimenes que se le imputan en el pais Sur Americano y que han dado motivo para la realizacion de la Campaña Mundial contra la politica de la corporacion estadounidense.

Despues de cuatro años de la iniciacion de la campaña y a raiz de la fuerte presion que desde distintas ciudades del mundo hicieran las organizaciones sociales, de derechos humanos, religiosas, de comunidades negras, etc., finalmente, se logro que Coca Cola participara para responder por las violaciones a los derechos humanos de los trabajadores en un evento donde el tema fue " Responsabilidad Social de las Empresas ".

En este importante evento se le pidio a la multinacional que respondiera por los 9 asesinatos, los secuestros, las torturas y la persecusion permanente que realiza la organizacion paramilitar Autodefensas Unidas de Colombia contra los trabajadores y sus familiares; situacion que ha conducido a que el sindicato este gravemente debilitado en beneficio de la Coca Cola.

Frente a las acusaciones la empresa multinacional, representada por el señor Nicola Raffa Director de Relaciones Externas de Coca Cola Italia s.r.l., evadio los cargos que se le imputan y las relaciones de la dirigencia de la Coca Cola en Colombia con los grupos paramilitares; hecho denunciado por la revista Cambio (numero 296 de diciembre de 1996) y por la revista Internacional de la Central Obrera Sueca.

La transnacional baso su defensa en comunicados de prensa de la Union Internacional de Trabajadores de la Alimentacion (UIF) y de Sinaltrainbec, esta ultima, recientemente destruida por parte de la misma corporacion. Igualmente, se escudo en la impunidad que la justicia colombiana garantiza a quien comete crimenes de lesa humanidad, como reportan informes del Alto Comisionado de Naciones Unidas y de Organizaciones No Gubernamentales Nacionales e Internacionales de Derechos Humanos. Lo anterior, nos demostro que la multinacional no cuenta con elementos propios para su defensa y que por el contrario, lo dicho en este importante evento, refrenta y contribuye a que los crimenes queden impunes.

La empresa afirmo tener un codigo de conducta que debe ser cumplido por todas las entidades que de una u otra forma utilizan su marca. Lo anterior nos reafirma que Coca Cola es responsabile de todos los hechos que se cometan contra cada uno de sus trabajadores en cualquier parte del mundo.

El representante patronal tampoco supo justificar la violacion permanente que ejectuta la multinacional frente a derechos de sus trabajadores, a la contaminacion del medio ambiente y al robo del agua denunciado en el transcurso del evento tambien por otro relator.

Esta clara demostracion de culpabilidad nos permite seguir denunciando los crimenes y luchando para conquistar la verdad y la justicia para nuestros pueblos.

 

 

SINALTRAINAL-Colombia

REBOC, Rete di Boicottaggio della Coca Cola

COCA-COLA E SINALTRAINAL

PER LA PRIMA VOLTA FACCIA A FACCIA IN UN CONFRONTO PUBBLICO

comunicato stampa congiunto

del SINALTRAINAL e della REBOC – Rete Italiana Boicottaggio Coca-Cola

Roma, 13 Dicembre 2003

Nell’ambito della Festa dell’Altraeconomia, organizzata tra gli altri dal Comune di Roma, il sindacato colombiano SINALTRAINAL e la Coca-Cola Company si sono incontrati per la prima volta affinché la nultinazionale rispondesse pubblicamente dei crimini che le sono attribuiti nel paese sud-americano e che hanno dato motivo alla realizzazione della campagna internazionale di boicottaggio.

Dopo quattro anni dall’inizio della campagna e solo grazie alla forte pressione che le organizzazioni sociali, dei diritti umani, religiose, delle comunità nere hanno sviluppato nelle diverse città del pianeta, finalmente si è ottenuto che la Coca-Cola abbia partecipato per rispondere delle violazioni dei diritti umani dei lavoratori, nel corso di un incontro sulla Responsabilità Sociale delle Imprese.

In questo importante incontro è stato chiesto alla multinazionale di rispondere di nove assassini, dei sequestri, delle torture e della persecuzione permanente che l’organizzazione paramilitare AUC (Autodefensas Unidas del Colombia) realizza nei confronti dei lavoratori e delle loro famiglie, situazione che ha determinato l’annichilimento del sindacato a beneficio della Coca-Cola.

Di fronte alle accuse, la multinazionale, rappresentata da Nicola Raffa, responsabile per le relazioni esterne della Coca-Cola Italia srl, ha respinto l’addebito di mantenere relazioni tra la dirigenza della Coca-Cola in Colombia e i gruppi paramilitari, fatto denunciato dalla rivista Cambio (n. 296 del Dicembre del 1996) e dalla rivista Internacional della Central Obrera Sueca.

La multinazionale ha basato la sua strategia di difesa sui comunicati stampa del Sindacato Internazionale dei Lavoratori del settore alimentare (UIF) e del SINALTRAINBEC, peraltro creato dalla stessa azienda e recentemente annientato con la chiusura dell’impianto ed il licenziamento di tutti i lavoratori.

Allo stesso modo, si è difesa facendo "mettere agli atti" (come ha detto il rappresentante della Coca-Cola) l’impunità che la giustizia colombiana garantisce agli autori dei crimini di lesa umanità, come affermano i rapporti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite e delle ONG nazionali e internazionali attive sui temi dei diritti umani.

Tutto questo dimostra che la multinazionale non ha propri argomenti di difesa ma che, al contrario, ed è stato detto in questo importante incontro, contribuisce a che i crimini restino impuniti.

La stessa impresa ha confermato di avere un codice di condotta che deve essere applicato da tutti i soggetti che, in un modo o nell’altro, utilizzano il suo marchio, compresi quindi anche gli imbottigliatori colombiani presso i cui impianti i paramilitari hanno non solo libero accesso ma sono spesso stipendiati. Questo ci consente di riaffermare che Coca-Cola è responsabile di tutti gli atti compiuti contro ognuno dei suoi lavoratori in ogni parte del mondo.

Il rappresentante aziendale non è riuscito a giustificare neppure la violazione permanente del diritto dei lavoratori ad una retribuzione giusta, la contaminazione dell’ambiente naturale e il furto dell’acqua denunciato nel corso del dibattito da un altro relatore.

Questa chiara dimostrazione di colpevolezza ci permette di continuare a denunciare i crimini della Coca-Cola e a lottare per conquistare la verità e la giustizia per i nostri popoli.

 

 

 

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