"L'arte è la mia professione, il mio impegno, il mio impiego è il mio hobby. Però non mi
sento soddisfatto, spesso ho un profondo senso di frustrazione... Non credo di essere riuscito
a comunicare ai miei lettori, attraverso questo linguaggio figurativo, le mie preoccupazioni.
Sarà perchè le inquietudini che mi tormentano sono tante?!... Quando disegno, riesco a ritrovare un certo equilibrio interiore. Per questo il disegno mi consola ma contemporaneamente
mi procura non poche sofferenze... Rispetto agli altri mi ritengo fortunato, perchè almeno,
attraverso le vignette, riesco a scaricare tutte le mie angosce.
Gli altri... la maggior parte della
gente, non ha neppure questo, loro assistono alle ingiustizie, ingoiano tutti i veleni... e muoiono dalla rabbia e dal senso di impotenza!
Spesso, tutto ciò che ruota attorno all'arte è circoscritto ad un ceto privilegiato e selezionato
di interlocutori.
Per me, invece, l'arte dev'essere di tutti e per tutti... Così ho scoperto la caricatura... come un canale di comunicazione... come un linguaggio comune fra me e la mia
gente. La mia realtà... la loro realtà... la realtà che ci fa soffrire e sempre la stessa, per questo
il nostro linguaggio deve essere semplice, senza ambiguità... deve stimolare la critica, l'autocritica, e suggerirci ciò che occorre fare.
Per questo, nelle mie vignette, non c'è molto spazio per leggere... Meno cose scritte, impatto
più immediato. Infatti, se ci guardiamo attorno, ci viene voglia di urlare con tutte le nostre
forze... a questo mirano le mie vignette... alla "MOBILITAZIONE!!" (liberamente tratto da
un'intervista rilasciata da Naji Al-Ali al quotidiano "Annida'" del 4/7/'84).
La semplicità e la chiarezza hanno caratterizzato tutte le opere di Naji Al-Ali. Con estrema
fluidità e senza ambiguità, riesce a comunicare i suoi messaggi ai suoi interlocutori e lettori: i
poveri e gli oppressi. Addirittura, molte delle sue vignette sono senza parole. Tutto questo è
stato possibile poiché ha sempre attinto dalla realtà in cui vive, come qualsiasi altro cittadino
arabo, l'ingiustizia e la repressione. Con i suoi interlocutori è riuscito a creare una comunicazione immediata, scoprendo un linguaggio comune, fatto di pochi simboli:
"I miei personaggi
sono pochi, il ricco e il povero, l'oppressore e gli oppressi... e non mi sembra che la realtà si
discosti molto da questo".
Tutti i protagonisti "strategici", che compaiono pressoché regolarmente nelle sue vignette, richiamano sempre questo conflitto; dal piccolo bambino spettatore
Handala all'uomo anziano e sofferente, dalla bellissima donna alla zia Hanife... altri simboli
compaiono qua e la nelle sue vignette, a seconda dell'argomento, come, ad esempio, le piramidi, per indicare l'Egitto, o le palme, per indicare l'Iraq ed altri...
La povertà e la fame nei campi profughi palestinesi, come quelli del Libano, hanno spinto
moltissimi giovani ad emigrare nei paesi petroliferi del Golfo, alla ricerca di un lavoro.
Li una buona parte di essi si e fatta "distrarre" dalla vita consumistica e del relativo benessere, fino
al punto di trascurare, se non dimenticare, la propria identita e la propria causa. Naji Al-Ali
non ha voluto che gli accadesse una cosa analoga... Non ha permesso che, né i problemi della
vita quotidiana, né il falso abbaglio di un relativo benessere, prendessero il sopravvento su di
lui. Per proteggersi da questo fantasma, ha inventato il bambino Handala (da "AI handala"
un'erba selvatica, diffusissima in Medio Oriente, di sapore amaro e molto spinosa), la figura
di eterno bambino, quasi onnipresente nelle sue vignette, simbolo di sincerita e di innocenza,
che cosi si presenta: "Io sono Handala, vengo dal campo profughi di Ein Al-Hilwe, e giuro
che rimarro fedele alla mia causa e al mio popolo" (dalla rivista "AI-Hurriyyeh", 20/8/'79).
Handala e nato negli anni '60, quando Naji era in Kuwait.
Inizialmente, questo personaggio ha avuto, per Naji, un valore puramente personale. Era il
"guardiano" che controllava Naji, proteggendo il suo spirito dai pericoli della dispersione e
dell'ottundimento... Era anche la parte di sé che esprimeva le sue preoccupazioni e le sue
angosce. Attraverso Handala, ha promesso alla sua gente di rimanere fedele alla causa, alla
lotta di classe, nella quale si riconosceva. Handala, si può dire, era la coscienza dell'autore.
Progressivamente Handala, non rappresentava più soltanto l'identità palestinese di Naji.
Insieme sono "cresciuti", hanno superato le frontiere. Così Handala è diventato il figlio dei
poveri di tutti il mondo... E' andato in Vietnam; è stato in Africa. Ha superato la sua identità
nazionale per diventare cosmopolita, per diventare la coscienza di tutti i poveri e gli oppressi.
Di Handala, Naji disse:
"E la mia coscienza. In quanto povero non ha nulla da perdere. Non
accetta compromessi, e un oppresso. Si, è un oppresso, però non gli mancano le forze per
affrontare e combattere tutte le forme di oppressione" ("Al-Hurriyyeh", 20/8/'79).
Appena nato, Handala aveva un ruolo molto attivo nelle vignette. Partecipava agli eventi: lan-
ciava slogans, leggeva le poesie popolari, ripeteva proverbi. Combatteva con le armi "fino
alla vittoria", insieme ai "fedayyn", così come in Vietnam. Ma, oltre a partecipare lui stesso
in prima persona, incitava i suoi interlocutori ad intervenire, come si leggeva chiaramente
nella fermezza e nella sincerita del suo volto, quando ancora ci permetteva di vederlo. Ben
presto, pero, Handala si e voltato di spalle, cosicché non si poterono piu vedere le sfumature
espressive del suo viso. Ciò ha coinciso con 1'inizio della decadenza e della regressione subita
dal mondo arabo.
Gli anni '70, infatti, hanno segnato pesantemente la regione medio-orientale. Era solo 1'inizio
della svendita e del tradimento. Nessuno dei governi arabi si opponeva piu alla volonta degli
USA e dell'imperialismo occidentale. Nel 1979 venivano firmati gli accordi di "Camp
David", e nel 1982 Israele invadeva il Libano. Gli anni '80 rivelavano la vera natura della
leadership dell'OLP. Handala, non volendo rendersi complice di tali tradimenti, si e trasformato, da attivo e partecipe, in un semplice osservatore, mettendo in atto una sorta di protesta
silenziosa.
Per meglio esprimere il suo dissenso, la sua delusione, la sua perplessita, si e vol-
tato di spalle per sempre, incrociando le mani dietro la schiena.
Da quel momento, si e voltato pochissime volte per mostrarci il suo volto. Solo quando gli
oppressi libanesi hanno combattuto, a fianco dei palestinesi, gli invasori israeliani nel 1982,
Handala ha nuovamente imbracciato il mitra e alzato la bandiera nazionale.
Quando poi, i
compromessi, le trattative, hanno sancito 1'espulsione di tutti i combattenti palestinesi dal
Libano, Handala, come segno di grande rispetto, ha ricoperto di fiori la strada su cui passavano i fedayyn che lasciavano Beirut, per rientrare, successivamente nel ruolo abituale
dell'osservatore taciturno.
Prima di morire in Cisgiordania, a Gaza e a Gerusalemme, sarebbe scoppiata "l'INTIFADA"
contro gli oppressori sionisti, Handala, insieme agli oppressi, insieme al popolo palestinese,
ha cominciato a lanciare pietre contro 1'esercito israeliano. Purtroppo, né Handala né Naji Al-Ali hanno avuto la fortuna di vedere realizzata la loro previsione... Sono stati uccisi prima!
Accanto ad Handala, la coscienza dei popoli, non poteva mancare il "popolo". Non poteva
mancare il palestinese, l'uomo palestinese che ha vissuto e vive sulla propria pelle la realta
violenta d'Israele. Quest'uomo viveva coltivando la sua terra.
Questo contadino, come la stragrande maggioranza dei palestinesi, e stato costretto ad abbandonare la terra per diventare un
profugo. Più povero di prima, e stato sbattuto in uno dei campi profughi sparsi nei diversi
paesi arabi. Porta sulle proprie spalle, per eccellenza, il peso della diaspora.
Rappresentato coi vestiti rattoppati, quest'uomo difende tenacemente e con grande dignita la
propria storia, non accetta la realta, non si rassegna alla poverta alla quale e stato ridotto.
Combatte, lotta per i propri diritti, e per i diritti di quelli come lui.
Quest'uomo, ridotto in
miseria ma combattivo e dignitoso, non solo il palestinese, ma anche il sudanese, il maghrebi-
no, il kuwaitiano... e divenuto quindi, il simbolo dell'arabo medio oppresso e misero.
Naji Al-Ali non ha mai dimenticato il suo villaggio... la sua terra, sulla quale ha vissuto fino
all'età di 11 anni. Questo ricordo, la speranza di farvi un giorno ritorno, spesso presente nelle
sue vignette, e rappresentato nel personaggio della zia Hanife. Questa donna, cui Naji fa
indossare il vestito tradizionale tipico di Asciagara, il suo villaggio appunto. Hanife simboleggia la maternita nel senso piu ampio del termine, con tutto cio che significa e rappresenta.
E' sincera ed ha le idee molto chiare. Hanife, però, è sempre triste, tristi sono i suoi sguardi e
tristi i suoi commenti.
Di lei disse: "Hanife è una persona molto cara, rappresenta le mie radici, l'appartenenza al
mio villaggio... Hanife possiede l'essenza della saggezza. Una saggezza sincera che si radica
nella consapevolezza e per questo non può che essere triste. Una saggezza che sgorga
dall'intimo di una donna piena di rabbia... Hanife è una donna forte, che non esita ad esprimere tutte le sue preoccupazioni ed angosce".
La Palestina, Beirut, Naji non ha mai nascosto il suo immenso amore per loro. La bellissima
donna che incontriamo a volte nelle vignette, rispecchia il tipo di sentimento che nutre per la
Palestina e per Beirut.
Cosciente della sua bellezza, questa donna non ha mai ceduto a nessuno dei suoi corteggiatori; dall'occupante usurpatore a tutti coloro che si riempivano la bocca
(e le tasche!...) e quando questa donna piange, le sue lacrime si trasformano in bombe contro
gli israeliani.
Naji riusciva a distinguere nettamente il bene dal male e riusciva nella grande confusione, ad
identificare sempre i ruoli distinti dei carnefici e delle vittime. Dipingeva molto chiaramente
il nemico. Certo, l'israeliano, il soldato israeliano, il colono israeliano, erano il nemico numero uno. Nelle sue vignette, il sionista veniva rappresentato spesso dal soldato, armato dalla
testa ai piedi, con un naso affilato, per sottolineare la sua grande capacita "olfattiva" di organizzare le cospirazioni, l'occupazione, l'espansione, nonché la sua volonta di infliggere piu
danni possibili al popolo palestinese e ai popoli arabi. Certe volte, a Naji, bastava la figura di
questo soldato per simboleggiare Israele, altre volte gli disegnava addosso la stella di David (con tutto il rispetto al valore religioso che questa stella ha, ma non per come viene utilizzata
dai sionisti).
Non e difficile, comunque, riconoscere in alcuni suoi disegni addirittura lo stesso Begin o la
celebre Golda Meyr.
Talvolta, vi sono anche delle immagini o figure, in secondo piano, che
simboleggiano, a seconda degli avvenimenti, gli interessi occidentali e americani.
Accanto a Israele, all'Occidente, agli USA, c'è anche un altro nemico... e oltretutto, per certi
aspetti, più pericoloso... il nemico "interno" al mondo arabo. Purtroppo, molti, nel mondo
arabo, per rimanere in sella, per non essere travolti dal proprio popolo, si sono finti difensori
della causa araba, della Palestina. Tutti i regimi arabi, la borghesia palestinese, la borghesia
araba, si sono ingrassati, hanno riempito le proprie tasche a scapito dei propri popoli, assoggettandosi alla servitu dell'Occidente e degli USA. Questi opportunismi sono ben rappresentati, da quelle figure opulente, obese, a dir poco abominevoli, che compaiono nelle sue vignette.
Tratto dal volume "No al silenziatore" di Saad Kiwan e Vauro Senesi
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