Per quanto riguarda l'istruzione: il 13% dei messicani è analfabeta; il tasso di frequenza scolastica raggiunge un livello che va dai 4.2 ai 5.5 anni. Ossia la media nazionale di istruzione non raggiunge la primaria. Il costo promedio annuale in educazione, in questi ultimi 15 anni, ha appena superato il 4% del PIB, mentre il preventivo destinato alle istituzioni militari (esercito, polizia e corpi speciali) aumenta di anno in anno ma il preventivo della spesa sociale viene ridotto.
Non si destina l'8% minimo del PIL all'educazione, così come raccomandato dalle Nazioni unite; le politiche educative stimolate finora sono molto lontane dal coprire le necessità della popolazione. Fin dall'applicazione, in Messico, del neoliberismo, anche l'istruzione ha sofferto dei cambiamenti e la politica educativa si dirige ad appoggiare soprattutto l'istruzione tecnica più che quella sociale o umanistica. Questo per rispondere alla richiesta di tecnici e operai specializzati di cui il grande capitale ha bisogno. Solo il 70% della popolazione tra i 6 e gli 11 anni ha accesso all'istruzione primaria; nel 1994 solo il 40% dei giovani tra i 12 e i 15 anni arrivava alla secondaria. Solo il 28% della popolazione tra i 16 e i 18 anni frequenta corsi preparatori e appena il 14% di coloro che hanno tra i 19 e i 24 anni frequentano corsi professionali. Ossia: di 100 bambini che cominciano la primaria solo 12 arrivano al liceo; 4 al diploma,e solo lo 0.4 alla laurea. A questo c'è da aggiungere che il 42% dei bambini diserta la scuola elementare, o primaria, per ragioni di povertà - secondo cifre ufficiali.

E se il livello di spesa pubblica e del PIL manca in materia di educazione, lo è ancora più in materia di ricerca scientifica. Per garantire il necessario sviluppo sociale si richiede l'avanzamento della scienza, la ricerca, la tecnologia, soprattutto se messi al servizio del popolo, in funzione di elevare la sua cultura e livello divita. C'è in questo aspetto un ritardo molto grande se comparato con altri paesi. Il governo destina una parte tanto minima del PIL che raggiunge appena lo 0.32% e si pensa di farlo arrivare al 0.7% entro il 2000. La percentuale destinata dal governo messicato a questo settore è minore a quella di Brasile, Argentina, Cile e Venezuela che investono tra lo 04 e lo 0.5% del PIL. Questa situazione favorisce la fuga di cervelli dal nostro paese.

Per quanto si riferisce alla cultura, i mezzi di comunicazione e soprattutto la televisione la deformano fomentando valori morali e condotte aliene dalla nostra realtà. L'impulso all'attività culturale è nullo.

In relazione allo sport non esistono stanziamenti, piani nè programmi adeguati che stimolino a canalizzare capacità e potenzialità dei bambini e della gioventù messicana , dando come risultato bassi rendimenti degli sportivi e una inesistente cultura sportiva che porti ad una pratica regolare dato che le poche risorse destinate alla promozione di sport di massa finiscono quasi tutte nelle tasche dei dirigenti.

La disoccupazione, l'emarginazione, il difficile accesso a cultura e sporta, così come la mancanza di alternative valide di vita, conducono ad un aumento dello stress, a nevrosi e suicidi, alcolismo e utilizzo di droghe, oltre a provocare alti indici di violenza, delinquenza, prostituzione e disintegrazione familiare.
Uno dei settori più emarginati è la popolazione infantile: milioni di bambini sono condannati a sottimpiego sfruttamento, oltre ad essere vittime di prostituzione e droga, di abusi della polizia e abbandono sociale; si manifestano soprattutto in quelli che vengono chiamati bambini di stradi molti dei quali, per queste ragioni, muoiono prima di arrivare all'età adulta.

Vittima di emarginazione è anche il settore dei contadini e degli indigeni. Lontani dal prestare attenzione alle loro necessità e richieste, il governo con la riforma dell'art.27 della costituzine, ha preteso di invalidare legalmente le conquiste sociali ottenute a partire dalla lotta del popolo messicano, soffocando sempre più nella miseria i braccianti agricoli che dipendono dalla campagna per la loro sussistenza. Più del 60% dei produttori e lavoratori rurali ricevono meno di un salario minimo.

Rispetto agli indigeni, oltre a patire le condizione sopra menzionate, si scontrano col tentativo del governo di sterminarli fisicamente e culturalmente, mantenendoli emarginati, privi di appoggio adeguato alle loro necessità, sottomettendoli a persecuzioni, arresti e assassinii per mano di caciques e guardie bianche. L'agricoltura messicana crea lavoro solo 71 giorni l'anno, davanti alle condizioni di mancanza di capitali questo settore occupa solo 1 milione di lavoratori per 300 giorni l'anno minacciando la sopravvivenza di 7 milioni di lavoratori agricoli.

Risultato sempre della mancanza di investimenti in infrastrutture per irrigazione, elettrificazione, viabilità, comunicazioni e appoggi generali a questi settori, è la mancanza di produzione. Durante il 1995 sono stati importati 3.3 milioni di tonnellate di mais e ci si aspetta che per il 1996, anche a causa della siccità, la produzione di grani scenda di altri tre milioni e le importanzioni saliranno a 9 milioni di tonnellate.

Altro problema con cui deve scontrarsi il popolo messicano è quella dell'emigrazione, provocata dall'inestistenza di fonti di lavoro in Messico e la necessità di sopravvivere. Attualmente sono milioni i messicani che sono emigrati, e continuano a farlo, verso gli Usa, nonostante i maltrattameti, le persecuzioni e gli assassini costanti di cui sono fatti oggetti da parte della polizia e gruppi paramilitari nordamericani. Davanti a violenze costanti dei diritti umani degli emigranti, la posizione del governo messicano è stata debole e servilista. La risposta alle richieste di lavoro e salari degni non si sono riflessi nei fatti anzi, al contrario, la situazione per il messicano sotto l'attuale governo e modello economico è ogni giorno più insopportabile.
D'altra parte, e quale risultato dello sfruttamento irrazionale delle risorse del paese, c'è esaurimento e contaminazione, cresce il degrado dei terreni, fiumi e mari; aumentano le zone deforestate e desertiche e la contaminazione dell'ambiente dovuto alla voracità del grande capitale finanziario, nazionale e straniero. Il governo, complice, è lontano dal praticare una politica risolutiva a questi problemi, anzi li acutizza con nuove forme di saccheggio della ricchezza del paese e del popolo messicano: come le tasse sulla benzina, sulla carta di circolazione; la vendita di spazi territoriali per depositi di rifiuti industriali altamente nocivi; la concessione di trasporto e processamento dei rifiuti solidi urbani ad imprese straniere, tra gli altri.

Con questi precedenti possiamo concludere che nonostante siano articoli della costituzione il diritto dei messicani alla distribuzione giusta delle entrate e della ricchezza nazionale, il diritto all'istruzione, al lavoro, alla cultura e alla salute; che sono proibite le pratiche monopoliste e determinata la inviolabilità di sovranità e indipendenza nazionale, la politica del governo messicano li viola tutti per favorire l'oligarchia nazionale e straniera; sottomettere l'interesse popolare agli interessi del capitale finanziario. Per tanto è un governo che sistematicamente, per decenni, è stato fuori dalla legalità, imponendosi di fatto contro la volontà popolare.

Analisi politica