ANALISI POLITICA

La situazione politica del nostro paese è caratterizzata dall'antidemocrazia, dall'inesistenza di uno stato di diritto, carenza di giustizia, esistenza di uno Stato poliziesco-militare, scomposizione del sistema politico messicano, imposizione di una politica neoliberale, sottomissione del governo al capitale finanziario e generalizzazione dello scontento popolare e protesta politica.
L'esercizio arbitrario del potere - che si manifesta nella mancanza di democrazia, nell'imposizione di governanti attraverso brogli elettorali, nella mancanza di libertà politiche, nell'emarginazione del popolo rispetto la decisionalità nazionale e la gestione di programmi e misure di cui possa beneficiare - dimostra che l'attuale governo è uguale ai regimi che lo hanno preceduto, essendo il prodotto dell'imposizione che ha infranto le prerogative del potere sovrano per volontà del grande capitale, manca quindi di legittimità e costituisce un governo di fatto. Lo stato di diritto non esiste, e questo si manifesta con la violazione quotidiana della Costituzione, riformata alle spalle e contro il popolo, applicata a beneficio della classe al potere e del capitale finanziario.

Negli ultimi anni si sono avute più di 300 modifiche alla Costituzione con la finalità di cambiare il suo carattere sociale, eliminando le conquiste popolari, soprattutto quelle che si riferiscono ai diritti umani, alle garanzie individuali, al diritto agrario e dei lavoratori.

Il federalismo è stato sostituito dalla subordinazione di stati e municipi al centro del paese, dall'assenza di autonomia e sovranità delle entità federative; utilizzato come pretesto per la protezione di interessi economici e politici locali. La divisione del potere si è trasformato in una farsa dietro la quel è evidente la forza del grande capitale, presente nelle decisioni politiche nazionali ma celandosi dietro la figura del potere esecutivo a cui subordina la maggioranza dei deputati, senatori, giudici e magistrati, trasformando i poteri legislativo e giudiziario in sua semplice appendice.
Si intensifica l'uso della violenza istituzionalizzata come metodo per affrontare i conflitti politici e sociali, l'impunità governativa che si manifesta con la repressione selettiva e di massa, attraverso sgomberi, persecuzioni, intimidazioni, detenzione, tortura, sequestri e scomparse forzate, assassinii e massacri facendo uso dell'esercito, corpi di polizia, gruppi paramilitari, gruppi d'attacco e guardie bianche.
Alcuni dati del 1995 per renderci conto dei livelli di repressione raggiunti dal nostro paese: più di 160 gli assassinati per motivi politici; più di 3000 arrestati per motivi politici; più di 1110 ordini di cattura contro persone impegnate in lotte sociali; più di 50 aggressioni a giornalisti; più di 230 casi di aggressioni, attentati o intimidazioni contro militanti di organizzazioni dei diritti umani, contro militanti agrari o leader sindacali; più di 14.370 licenziamenti per motivi politici; più di 470 sgomberi violenti; più di 220 casi di tortura e più di 530 le detenzioni illegali.

Queste cifre - sommati agli 810 scomparsi nelle decadi '70 e '80, agli oltre 600 assassinati e scomparsi del Prd dal 1988 fino ad oggi; ai prigionieri politici oggi in carcere con false accuse e processi viziati; alle centinaia di contadini assassinati dalle guardie bianche protette dai corpi di polizia e dal caciquismo; alla persecuzione politica ed altri crimini di lesa umanità - mostrano i drammatici effetti della violenza istituzionale e della guerra sporca in Messico.

La prepotenza e l'attitudine criminale manifestate in questi e altri abusi, che quotidianamente affliggono la popolazione di tutto il paese per mano di funzionari, corpi di polizia ed esercito, restano apertamente ed evidentemente impuniti. L'illegalità, il nepotismo, il traffico di influenze, la componente politica e gli artefizi giuridici tentano di occultare e schiacciare la protesta, l'indignazione nazionale, la denuncia e condanna di organismi dei diritti umani e fori nazionali e internazionali.

A questa situazione oggi bisogna aggiungere l'alto indice di corruzione a cui è arrivato il sistema politico messicano. Alti funzionari di governo e sue istituzioni civili e militari sono collusi a tal punto col narcotraffico, riciclaggio del denaro sporco e arricchimento illecito, che il narcotraffico è divento parte organica del capitale finanziario e dello Stato. La disputa dei gruppi di potere, per il controllo politico e economico, ha acutizzato le lotte interne, arrivando all'assassinio come pratica quotidiana per risolverla. Per il governo messicano è sempre più difficile governare con le sue forme tradizionali per cui si è visto obbligato a modificarle per mantenersi al potere, rendendo più evidente l'accelerata scomposizione del sistema politico.
Questi precedenti hanno favorito una maggior perdita di credibilità da parte del popolo verso le istituzioni e i programmi economici, politici e sociali del governo.

Nel quadro di questo scontento popolare si inserisce il rinvigorirsi della mobilitazione sociale e politica, i sintomi di liberazione del popolo oppresso che acquista sempre più chiarezza nella lotta per la riforma di quello Stato che la nazione reclama: le trasformazioni generali istituzionali necessarie da materializzarsi attraverso la via democratica rivoluzionaria. Da parte sua il governo cerca di evitarla, sostituendola cambi alterni, basasi sulla demagogia e l'acutizzarsi della repressione per continuare a controllare i processi elettorali tentando di legittimare la sua politica antipopolare, cercando di schiacciare l'esplosione sociale e rivoluzionaria, per impedire i cambiamenti sociali profondi e mantere al potere l'oligarchia finanziaria; a questa strategia si è unito il PAN (Partito d'Azione Nacionale) dando vita ad un bipartitismo quale alternativa olicarchica di potere.

Il generale scontento popolare, l'ascesa della lotta politica di massa, lo sviluppo della lotta democratica rivoluzionaria, fanno sì che per affrontare questo processo lo Stato intensifichi e rafforzi i suoi piani controinsurrezionali nel contesto della guerra di Bassa Intensità, imprimendo questo carattere a tutti gli atti e programmi governativi.

Con il pretesto della lotta al narcotraffico e alla delinquenza organizzata, si modifica il quadro giuridico per la programmazione della violenza istituzionale e la guerra sporca contro il popolo e il movimento democratico rivoluzionario; si crea il Coordinamento Nazionale di Sicurezza; si generalizza le razzie, gli arresti arbitrari, i saccheggi, la vigilanza e la persecuzione dei militanti sociali, il blocco e controllo della corrispondenza, cancellazione della libertà condizionale, gli operativi militari; si intensifica e si amplia l'impegno dell'Intelligence; si legalizza lo spionaggio telefonico ed elettronico.

A costo di diminuire il preventivo di spesa sociale, aumenta quello militare, si modernizza e di arricchisce di nuovo armamento sofisticato per potenziare il volume di fuoco dell'esecito e della polizia, tanto in città quanto nei campi; si riorganizzano le forze armate, si riadegua la tattica, si redistribuiscono le unità sul terreno, si incrementa il numero di effettivi di polizia e militari nelle zone rurali e in città, si creano battaglioni di reazione rapida e forze speciali a carattere regionale; si incrementano pattuglie, voli ricognitivi e rastrellamenti militari e di polizieschi; si militarizzano corpi di polizia, si spostano i capi della polizia e capi militari in diverse parti del paese, si avanza nel processo di militarizzazione della vita civile, si intensifica la guerra psicologica, si semina il terrore nelle zone dove si presume vi siano presente insurrezionali, aumenta la presenza di consiglieri militari stranieri per la preparazione di corpi di polizia e militari, guardie bianche e gruppi paramilitari; aumenta la supposta aureola civica e sociale dell'esercito e si iniettano risorse economiche selettive in regioni definite dall'Intelligenza militare come "foco rojos". Tutto questo configura l'esistenza di uno stato poliziesco-militare in Messico.

segue