SCOTT:
Come sei arrivata a vedere un collegamento tra sesso e spiritualità?
EISLER:
Ho iniziato a vedere un collegamento nel modo in cui molti
iniziano a vederlo: esperimentando. Oggi sappiamo, attraverso
lo studio dell'evoluzione e del sistema nervoso (che è
uno studio affascinante), che noi umani abbiamo delle ricompense
chimiche non solo dovute all'essere amati ma anche dall'amare
qualcuno, non solo dall'essere toccati piacevolmente ma
anche dal toccare piacevolmente qualcuno, che sia amante
o bambino questo contatto, in qualche modo, crea piacere.
Allora ho pensato che molti di noi che hanno superato il
concetto di sesso sporco e cattivo, e che i nostri corpi
siano peccaminosi, sono in grado di avere quello che definisco
"uno stato alterato di coscienza" nel sesso, come
una specie di estasi. E lì ho trovato il collegamento;
nel momento incredibilmente intenso che non riesci a descrivere
in parole. Questo collegamento l'ho trovato anche studiando
storia della sessualità e della spiritualità.
SCOTT:
Il titolo del tuo libro Sacred Pleasure (piacere
sacro) combina due concetti che messi insieme creano dei
problemi a molte persone: "sacro" e "piacere."
EISLER:
Si, siamo stati insegnati ad associare il sacro alla paura,
e non al piacere. Le persone associano la spiritualità
al timore di Dio, o alla punizione divina, o alle divinità
Hindù che si tagliano a pezzettini a vicenda. Spesso
la parola sacro viene associata all'infliggere o
subire delle pene. Ma non è sempre stato così.
Originariamente, il sacro veniva associato alla celebrazione
della vita, con la natura e con il piacere. È da
questo che nasce il titolo del mio libro.
SCOTT:
Una delle cose che ti prefigi di fare con il tuo lavoro
è di dissipare alcuni miti molto diffusi sul sesso
e sulla spiritualità.
EISLER:
Si. Come ben sai, un mito nel senso scolastico è
una storia che rappresenta delle verità sacre fondamentali,
di quelle che la gente spesso da per scontato. Il fatto
che molti miti si siano rivelati "illusioni" ci
fa fare l'equazione mito = a falsità. Uso il termine
mito in due sensi: in quello scolastico e come una storia
venuta fuori dalla costruzione sociale dei rapporti tra
gli esseri umani.
SCOTT:
Allora in quel senso la storia di Adamo ed Eva, per esempio,
rappresenta un mito.
EISLER:
Si, molto sicuramente. Quello è un mito che offre
delle piste affascinanti sulla corrispondenza tra archeologia,
linguistica, storia dell'arte e studi del folclore, e sul
lavoro di rimodellamento della cultura, così come
la conosciamo. Ci aiuta a capire il cambiamento dalla società
mutuale a quella che chiamo a modello dominatore. Guarda
bene ciò che ci racconta quella storia. Ci parla
di un tempo in cui donne e uomini vivevano in armonia gli
uni con gli altri e con la natura. (Ho idializzato molto,
ma mi sembra tanto il ritratto di una società mutuale).
Allora, circa 4 o 5 mila anni prima della nostra era, inizi
a trovare indizi di forte tensione, di cambiamenti climatici
e disastri naturali enormi, e orda dopo orda di invasioni
di nomadi venuti dalle parti più inospitali del pianeta,
portarono con sè un modo di vivere molto bellicoso,
dominato da maschi molto forti. Improvvisamente la gente
inizia a sentire vergogna dei propri corpi. Vergogna, paura,
colpa, lo sappiamo tutti che sono strumenti di controllo
sulla gente, no?! Contemporaneamente la donna viene sottomessa
all'uomo. Tutto ciò viene riflesso nel mito di Adamo
ed Eva. E chiaramente, la storia bibblica succesiva racconta
di un fratello che uccide l'altro.
SCOTT:
La cristianità ha qualcosa a che fare con il passaggio
del corpo che viene associato al peccato, al dolore e alla
violenza?
EISLER:
Quell'idea è sicuramente diventata il pezzo forte
della cristianità medievale. Ma se analizi la cosidetta
cristianità primitiva e gli insegnamenti di Gesù
trovi che viene data molta enfasi alla cura, alla non violenza
e alla compassione. Lui ha perfino fermato la lapidazione
di una donna, ha curato i malati e nutrito gli affamati
- lavoro di donne, ok. Lui ha rappresentato in modo stereotipato
i valori femminili. Solo più tardi la chiesa diventò
autoritaria e rigidamente di dominio maschile. Le Crociate,
l'Inquisizione, il rogo delle streghe, sono tutti capitoli
della nostra storia che dobbiamo capire per quello che sono,
e cioè, delle guerre che la Chiesa ha dichiarato
contro le donne. Non era una semplice questione religiosa
e non aveva niente a che fare con Gesù. È
uno dei modi che il sistema dominatore ha trovato per distorcere
l'immenso desiderio umano di crearsi legami, associandolo
costantemente al dominio e alla violenza. Quello che colpisce
è che fino ad oggi la Chiesa non condanna la violenza
nei rapporti intimi, sia contro bambini, che contro donne
o uomini, e non la colloca al centro dei propri insegnamenti.
Questo è scioccante e altamente immorale.
SCOTT:
L'altro modo in cui il collegamento tra sessualità
e sacro può diventare perverso è attraverso
il dominio e il controllo, più che il peccato.
EISLER:
Si, lo vediamo bene nella pornografia, il legame del sesso
con il dominio e la violenza. Non è naturale; fa
parte della costruzione sociale della sessualità
per i requisiti di questo modello sottosopra, di uomini
sopra le donne, di uomini sopra gli uomini, di nazione sopra
nazione, di razza sopra razza. Infine, questi livelli sono
sostenuti dalla paura del dolore e della violenza.
SCOTT: Nel suo libro Beyond Theology, Alan
Watts suggerisce che la severa disaprovazione della Chiesa
riguardo l'adulterio, la promiscuità, ecc, era un
mezzo necessario per mantenere la sacralità del sesso.
Era anche un mezzo per far si che il sesso non diventasse
mai noioso e se fosse stato a disposizione di tutti non
sarebbe più stato considerato sacro.
EISLER:
A me piace il lavoro di Alan Watts, ma per affermare una
cosa del genere, lui dev'essere stato un totale ignorante
in materia di storia della Chiesa.
SCOTT:
O l'avrà detto parzialmente scherzando, com'era il
suo solito...
EISLER:
Speriamo di si. Ma anche se lo fosse, le sue affermazioni
sono molto ingannevoli, perchè ciò che la
Chiesa condannava non era la violenza sessuale bensì
il piacere sessuale. Altrimenti, se il sesso fosse considerato
così sacro, perchè mai i suoi preti sono celibi?
E perchè abbiamo degli insegnamenti del tipo "è
meglio sposarsi che morire bruciati"? La verità
è che questo era un periodo in cui la gente veniva
santificata perchè mortificava il proprio corpo nel
nome dell'amore erotico. Sai, nelle scritture mistiche il
piacere era condannato perchè peccaminoso. È
folle, proprio patologico, ma questa è parte della
nostra eredità.
SCOTT: Stavo giusto parlando con una donna l'altro giorno
che mi diceva che non approva alcuni collegamenti che fai
tra sesso e spiritualità. Mi diceva che non crede
in Dio e non pensa a se stessa come un'essere spirituale.
Qual'è il tuo punto di vista sul sesso fatto da due
persone che non si vedono come esseri spirituali?
EISLER:
Beh, prima di tutto la nozione di Dio e spiritualità
sono state inestricabilmente legate, e poi soprattuto a
questo Dio che è rè e signore...voglio dire,
posso capire come mai tanta gente abbia rifiutato la nozione
di spiritualità insieme alla religione. Vorrei dire
però, che cè una differenza tra la religione
istituzionale e la spiritualità. E se lei rifiuta
questo termine "spiritualità" che usi quel
che gli pare, ma bisogna tener conto che non è questo
il punto.
SCOTT: Hai parlato del cambiamento dalla struttura
sociale mutuale e ugualitaria a quella basata sul dominio
e sulla violenza. La tua ricerca suggerisce che questo cambiamento
fu un momento determinante per la storia della nostra specie.
Come sei arrivata a questa conclusione?
EISLER:
Ma, fu attraverso un processo di semplice osservazione libera
da ciò che chiamo "i lampeggiatori" che
impedirono gli scienziati di vedere l'intera situazione.
Il mio modello porta una visione dinamica della società
e della cultura umana, e ciò che ho iniziato a vedere
con la mia ricerca furono disegni mai visti prima - legami
tra diversi elementi dei sistemi sociali. Ad esempio, ho
visto che in società tribali e in società
altamente industrializzate, più erano severamente
dominate da uomini più la regola dell'uomo forte
vigeva sia in famiglia che nello stato, e più accettava
la violenza sociale istituzionalizzata (dal menare i bambini
e le moglie, alla guerra) come parte del sistema sociale.
Come
ti muovi dall'altra parte dello spettro (per esempio nei
paesi scandinavi oggi dove c'è molta più uguaglianza
tra uomini e donne) trovi un sistema-guida di valori femminili
più stereotipati. C'è una base di "lavori
femminili" come curare i bambini, curare la salute
delle persone, curare l'ambiente. Esiste una democrazia
economica e politica. Non è una coincidenza che siano
venuti dalla Scandinavia le prime accademie della pace.
Perchè? Perchè sono più inclini ad
una struttura sociale mutuale. Questo modello è stato
molto utile a molta gente in tutto il mondo per andare oltre
le vecchie categorie come il capitalismo, per esempio, che
non ci aiutano affatto.
SCOTT:
Hai sintetizzato una quantità enorme di dati sulle
culture preistoriche che suggeriscono che uomini e donne
preistorici avessero effettivamente vissuto in una struttura
sociale mutuale.
EISLER:
Si. E c'è anche un'altra ragione per cui sono stata
in grado di vedere quei modelli; li ho estratti da un database
più ampio. La maggior parte degli studi riguardanti
la crescente crisi globale hanno la tendenza a focalizzarsi
soltanto in ciò che accade oggi. E questo è
limitato. Non riesci a vedere i modelli ne ad imparare da
ciò che è avvenuto nella storia. Li ho estratti
da un database che include tutta la storia, includendo anche
la nostra preistoria. Benchè ti devo dire che all'inizio
del mio lavoro questi modelli...voglio dire, li ho visti
senza neanche dover andare nella preistoria, ma quando ho
capito la struttura di tipo mutuale e di tipo dominatore
fu automaticamente convincente, perchè la prova era
proprio lì.
SCOTT:
Come civilizzazione siamo caduti in disgrazia?
EISLER:
C'è stato un periodo di migliaia di anni, molto più
lungo di 5.000 anni o di ciò che chiamiamo "memoria
storica", in cui le società hanno realmente
vissuto secondo una serie di valori differenti. Non erano
società ideali e non esisteva la perfezione. Ma non
ci sono prove che queste fossero società in cui l'uomo
dominasse la donna. Non ci sono prove che queste società
fossero cronicamente in guerra. Erano anche società
che non vedevano la natura come qualcosa da sfruttare. C'era
quello che oggi chiamiamo "coscienza ecologica".
Vedevano il mondo come una grande madre dal cui grembo scaturiva
tutta la vita, al cui grembo tutta la vita ritorna nella
morte (come i cicli della vegetazione) per poi rinascere.
E' molto simile a questa presumibile "nuova" versione
di Gaia sviluppata da Lynn Margulis e James Lovelock. E'
una specie di aggiornamento dei sistemi di credenze delle
società primitive.
SCOTT:
Allora stiamo oggi, in qualche modo, chiudendo un cerchio.
EISLER:
A volte penso agli ultimi 5.000 anni come una "deviazione".
Ma devo amettere che il mio modello di evoluzione culturale
non è lineare o ciclico. E' sicuramente molto lontano
dalla nozione di evoluzione culturale del XIX secolo essendo
questa lineare che va dalla primitività e barbarismo
alla "civilizzazione". Voglio dire, guarda Horoshima
o i campi di sterminio della Germania nazista. Quelli sono
stati periodi di estrema regressione di tipo dominatore.
SCOTT:
L'immagine che molti di noi hanno sulla propria eredità
è stata gestita dalle nostre letture di Charles Darwin
e dei teorici evoluzionisti che ci hanno detto che siamo
i discendenti degli uomini delle caverne che trascinavano
in giro le loro donne per i capelli. Il tuo lavoro racconta
una storia molto diversa.
EISLER:
Si. L'archetipo dell'uomo delle caverne è una proiezione
della nostra stessa società. Non c'è un'unica
immagine che rappresenti una situazione del genere nell'arte
delle caverne delle società dell'Età della
Pietra. Innanzitutto, non ci sono immagini che colleghino
il sesso al dominio e alla violenza. Nell'arte delle società
del Paleolitico si scopre che il corpo delle donne è
una forma di arte sacra. E' una parte di una visione del
mondo in cui l'arte serve a rispondere a domande come "da
dove veniamo prima di nascere", "dove andiamo
quando muoriamo", ecc. Ciò che ho tentato dimostrare
col mio lavoro riguarda il modo in cui impariamo a pensare
ai rapporti fisici ed intimi, (non solo ai rapporti sessuali,
ma anche a quelli tra genitori e figli, per esempio) ed
è una sagoma basilare per tutti i rapporti.
Se siamo costantemente bombardati con immagini in cui una
persona domina l'altra attraverso il sesso e la violenza,
ciò inconsciamente ci tiene intrappolati. Ci diventa
molto difficile concepire delle relazioni umane in cui lo
scambio di benefici mutuali - di piaceri, se vuoi - sia
la forma di legame primaria che mantiene la società
unita.
SCOTT:
Ma non stai parlando di sessismo come basilare ed incontestabile
presupposto condiviso da uomini e donne.
EISLER:
Si, è proprio così. Il modello base su come
due corpi si debbano rapportare è quello dell'uomo-superiore
e della donna-inferiore. Per questo motivo alcune persone
affermeranno che dico cose contro gli uomini. No, il problema
non sono gli uomini. Le donne, tanto quanto gli uomini,
hanno interiorizzato e idealizzato quell'immagine del maschio.
Le donne come gli uomini hanno anche acquistato una nozione
passiva di femminilità. Ciò è veramente
ridicolo perchè le donne non sono ereditariamente
più passive degli uomini. Guarda le donne: appena
ne hanno la possibilità affermano sempre se stesse
. E' ovvio che se non lo riescono a fare comincieranno a
manipolare. Ma lo fanno tutti se messi nelle stesse circostanze.
SCOTT:
Ciò di cui parli mi riccorda il lavoro di Carol Gilligan.
Nella sua ricerca ha scoperto che gli uomini e le donne
appartengono, praticamente, a culture e orientamenti psicologici
differenti. Questo si adatta anche alle tue percezioni?
EISLER:
Vorrei chiarire una cosa che in genere diventa molto confusa,
ed è che questo è un comportamento acquisito.
Sappiamo perfettamente bene che ci sono donne che possono
essere molto crudeli e violente, così come ci sono
degli uomini che sono molto attenti e docili. Infatti oggi
gli uomini stanno diventando più inclini a fare i
padri in maniere in cui gli steriotipi chiamano maternali
(hanno un piacere enorme nel curare i piccoli figli in un
modo intimo come lo fanno le donne). Se questo fosse innato
allora gli uomini non lo potrebbero fare. E se le donne
fossero davvero ereditariamente meno attive degli uomini,
non le potresti vedere arrampicandosi sulle montagne e pilotare
aerei e dimostrare di avere tutta questa energia. Quindi
non ha senso. Alcuni dei contributi più grandi alla
scienza sono stati fatti da donne. Tuttavia, perchè
abbiamo sempre avuto questo approccio maschile alla scienza,
alcuni nomi di queste donne non sono nemmeno noti alle persone.
Ciò ha bisogno di essere recuperato. Dobbiamo recuperare
la nostra intera storia, inclusi i maggiori contributi che
le donne hanno dato sia in ruoli non tradizionali che in
quelli tradizionali (con "tradizionali" non voglio
dire "servili" come viene inteso generalmente;
io lo intendo come ruoli attenti, "care-taking",
che anche gli uomini cominciano ad avere).
SCOTT:
C'è adesso un'ala del femminismo rappresentata da
studiose come Catherine MacKinnon e Andrea Dworkin, che
credono gli uomini ereditariamente dominatori. Parlano,
ad esempio, dell'approccio dell'uomo alla natura e lo paragonano
a quello di uno stupratore, e ciò è, depradando,
saccheggiando, penetrando, e cose di questo genere. Quale
è stata la loro risposta alle tue idee?
EISLER:
Andrea Dworkin ed io siamo in contatto diretto e lei aprezza
molto il mio lavoro. Nonostante io debba amettere che a
volte diventa molto deprimente, penso che MacKinnon e Dworkin
abbiano frainteso moltissimo. Credo che loro non siano molto
attente a considerare costantemente ciò che è
o non è inerente alla situazione. Sarebbe meglio
che lo facessero di più. Penso che si riferiscano
alla costruzione sociale di una mentalità del tipo
dominatore. E considero dannoso per tutti noi attribuire
le colpe agli uomini. Le donne posso condividere perfettamente
questa mentalità, e molte donne lo fanno effettivamente.
E' una mentalità di tipo dominatore, non una mentalità
maschile.
SCOTT:
Le femministe usano spesso i concetti di "patriarcato"
e di "matriarcato", ma tu li hai abbandonati in
favore di un tipo di concetto differente. Hai fatto una
scelta deliberata?
EISLER:
Si, è stata una scelta molto deliberata. Quando,
nel XIX secolo, gli archeologi trovarono prove dell'esistenza
nel passato di società in cui grandi dee venivano
adorate, in cui c'erano donne sacerdotesse, ecc, hanno immediatamente
pensato "se non è patriarcato allora è
matriarcato."
Nonostante alcuni studiosi come J.J. Bachofen abbiano detto
che in tali società le donne non dominavano gli uomini
(che erano piuttosto focalizzate sulla maternità
o che non c'erano figli illegittimi) hanno fatto due cose:
1) l'hanno chiamato matriarcato (il matriarcato è
regolamentato dalle madri ed è semanticamente contrapposto
al patriarcato),
2) si sono fatti prendere da questo modello lineare considerando
comunque che se da una parte sia stato meglio vivere allora,
dall'altra c'era uno stato inferiore di evoluzione. L'implicazione
è che il patriarcato è ad uno stadio più
elevato. Perchè? Perchè è arrivato
dopo. Voglio dire, questo è il problema dell'idea
del progresso lineare. C'è anche un'altro motivo
per cui ho voluto abbandonare il patriarcato. E' una parola
molto carica emotivamente. Per alcuni, i "patriarchi"
sono i padri nella Bibbia che hanno procreato, procreato
e procreato. Per loro il patriarcato è rappresentato
da tutti questi tipi che si riproducono (ride). Per altri
il patriarcato è rappresentato da questi 5.000 anni
di orrore storico. Allora ho avuto bisogno di una nuova
terminologia che ho inventato, perchè la lingua non
ti da alternative a "matriarcato" e "patriarcato".
SCOTT:
Per alcuni aspetti, il tuo lavoro è radicato nella
tua esperienza. Nelle pagine di apertura del Il Calice
e la Spada parli della tua infanzia, che si può
dire di essere stata una lezione in dominio.
EISLER:
Si. Credo che ciò che studiamo abbia molto a che
fare con noi, con le nostre esperienze di vita. Chiaramente,
essendo nata a Vienna in un momento di massima regressione
di tipo dominatore...
SCOTT:
Questo fu negli anni 30 quando Hitler salì al potere.
EISLER:
Si, quando senti il motto "mettiamo le donne al loro
posto", ed hai avuto un'impronta maschile molto forte
sia in famiglia che nello Stato. Come scrive la storica
Claudia Koonz rispetto gli steriotipi di genere, l'uomo
nazi ideale era un guerriero e la donna nazi sua madre.
Qui hai puri steriotipi di tipo dominatore; la donna non
aveva altra funzione nella vita che fare nascere un tipo
che sarebbe andato ad ammazzare. E' un modello folle quando
lo analizi da questa prospettiva. E' quasi ridicolo. Ma
era esattamente così. Fu davvero un'esperienza traumatica
per me. Siamo dovuti scappare per tenerci in vita.
SCOTT:
Cos'è successo?
EISLER:
La Gestapo è venuta a casa nostra con una comitiva
di saccheggiatori austriaci, perchè venire a casa
di ebrei a confiscare le cose era anche un modo di riempirti
le tasche, chiaramente. A quei tempi "confiscare"
era una buona parola in codice per dire "rapina a mano
armata". Quando sono venuti mia madre riconobbe uno
di loro perchè aveva lavorato in affari di famiglia.
Andò su tutte le furie. Disse "Come ti permetti
di venire qui, siamo stati molto buoni con te. Questo uomo
che hai appena spinto giù dalle scale e trascinato
fuori da qui, è stato così buono con te...come
ti permetti di venire qui?"
SCOTT:
Si riferiva a tuo padre.
EISLER:
Si, mio padre. Lei avrebbe potuto essere ammazzata per questo.
Ma è stato un miracolo o qualcosa del genere. Non
gli hanno fatto niente perchè la personalità
dominatrice risponde all'autorità.
Ma anche all'avidità, perchè gli è
stato detto "porta tanti soldi al quartier generale
della Gestapo e te lo ridiamo indietro tuo marito".
Se lei non gli avesse parlato in quella maniera a quest'ora
noi tre, mia madre, mio padre ed io, saremmo morti, o come
tanti altri saremmo rimaste noi due in attesa del suo ritorno
quando sarebbe invece stato spedito nelle camere a gas.
Alcune persone sentono che io abbia un grande coraggio intellettuale,
coraggio per sfidare "vacche sacre intellettuali",
e anche mia madre era così.
SCOTT:
La sua esperienza può anche aiutare a spiegare il
perchè che il suo lavoro sia fondato così
empiricamente.
EISLER:
Sì, la mia passione a trovare alternative è
sempre stata molto empirica. Per esempio, l'idea di cooperazione
versus competizione mi è sempre sembrata un pasticcio.
La gente può "cooperare" all'interno di
un sistema dominatore per fare le cose più orribili
ad altri. Il mio lavoro cerca di dimostrare ciò che
puoi sapere da una semplice osservazione. Sì, puoi
avere rapporti umani basati sul dominio sostenuto dalla
paura e dal dolore, ma puoi anche avere rapporti umani basati
sullo scambio mutuale di benifici e di piacere, ed è
effettivamente questo di cui abbiamo bisogno in quanto esseri
umani. E' ormai da 300 anni che cerchiamo di trovare una
strada migliore. Tutti i vari movimenti sociali hanno in
qualche modo sfidato le forme di dominio, dal movimento
per i diritti dell'uomo contro le regole dispotiche dei
rè, al movimento delle donne contro le regole dispotiche
dell'uomo, al movimento dei diritti civili, al movimento
abolizionista, ai movimenti pacifisti e per la pace. Questi
movimenti hanno tutti sfidato modelli di dominio. Quello
che io cerco di fare è di proporre una completa struttura
concettuale. Parte di questo riguarda una revisione del
nostro passato e non solo del futuro. Il mio lavoro afferma
che questo modo di vivere non è l'unica possibilità
umana.
SCOTT:
La sua preparazione è di avvocato. Come ha fatto
il salto dalla legge alle questioni delle donne, e più
tardi alla storia e all'antropologia, ed a tutto il resto?
EISLER:
Veramente l'antropologia e sociologia c'erano prima della
legge come anche il mio lavoro alla Rand Corporation come
sistemista (facevo un lavoro molto diverso, giochi di guerra
piuttosto che qualcosa inerente al mio interesse attuale).
La giurisprudenza era molto importante per il mio sviluppo
di studiosa interdisciplinare e come teorica di sistemi,
perchè in giurisprudenza devi sapere riconoscere
i modelli. Un cliente non viene da te chiedendoti di applicare
la sezione 1222 del codice civile. Piuttosto ti mettono
davanti al problema e poi sta all'avvocato vedere di cosa
si tratti. Più che altro mi ha enormemente aiutato
lo studio di giurisprudenza in ciò che faccio oggi,
e non solo lo studio di antropologia e sociologia e più
tardi un lavoro enorme nello studio del mito e della storia
delle religioni antiche.
SCOTT:
Hai detto che stiamo vivendo in tempi di una "massiccia
regressione di tipo dominatore".
EISLER:
Sì. Per darti un'esempio, il Congresso ha appena
dato al Pentagono 7 bilioni di dollari per i nuovi armamenti,
molto più di quanto fosse mai necessario. Contemporaneamente,
ci è stato detto che non ci sono soldi abbastanza
per il cosìdetto "lavoro femminile" - dare
da mangiare ai bambini, curare l'ambiente, curare la salute
delle persone.
E'
una questione di mescolamento di un senso etico-dominatore
con la conquista, con il dominio e l'alta tecnologia. La
"Spada" nei termini del mio libro è la
bomba, è la guerra bateriologica, e la conquista
della natura fatta dall'uomo e che include anche tutta l'umanità.
Queste sono questioni fondamentali.
SCOTT:
Ma parlami dell'impatto del tuo libro Il Calice e la
Spada. Ho letto da qualche parte che hai ricevuto anche
300 lettere al giorno dalla gente che aveva letto il libro.
EISLER:
Beh, ho avuto una risposta fenomenale. E' stata una risposta
a livello internazionale che è arrivata sia dal direttore
della Volkswagen che dagli studenti dell'accademia degli
studi delle scienze culturali in Cina, che ha praticamente
usato la mia teoria della trasformazione culturale per scrivere
un libro chiamato Il Calice e la Spada nella Cultura
Cinese.
SCOTT:
I suoi lettori sono nella maggior parte donne?
EISLER:
Circa mettà della mia posta arriva da uomini, veramente.
Alcuni uomini hanno scritto che il mio libro Sacred Pleasure
metterà fine alla guerra dei sessi, e che è
un libro che ci può guarire perchè ridimensiona
molte stupide nozioni.
SCOTT:
Hai anche portato le tue idee all'interno del mondo aziendale.
Hai tenuto conferenze presso la Dupont, la Volkswagen e
la Disney. Cosa ha il settore privato da imparare dalle
tue idee?
EISLER:
C'è un movimento verso il lavoro di gruppo e verso
la ridefinizione del manager come uno che agevola e facilita
piuttosto di uno che coopera o controlla esercitando potere.
Nel senso del Il Calice e la Spada c'è il
potere di tirare fuori dagli altri il massimo potenziale,
senza punizioni o licenziamenti. Il mio lavoro ha molto
a che fare con questo tipo di movimento. Ma guarda, c'è
molta gente che pensa che parlo arabo e mi chiedono cosa
voglio dire, ma è perchè sono agrappati fermamente
ad un modello dominatore di vedere le cose. Fa parte della
rivoluzione moderna della coscienza, la coscienza di avere
alternative. Sfortunatamente, sia dentro che fuori le aziende
molti pensano ancora in modo dominatore sulle strutture
dei rapporti umani (sessuali od altri), e credono che cosi
debba essere. Il mio lavoro li dimostra che non è
così, che abbiamo delle alternative.
SCOTT:
Culturalmente, ci stiamo muovendo nella direzione giusta?
EISLER:
Come sai il mio modello di storia è dinamico, senza
progressioni lineari, o progresso "costante".
Abbiamo fatto progressi enormi negli ultimi 300 anni. Ma
finora, molte delle sfide ai modelli consolidati di dominio
sono stati in cima a ciò che chiamo piramide dominante
- di politici, rè dispotici,di brutale e piuttosto
aperto sfruttamento economico della gente. E' molto molto
importante. Ma abbiamo anche bisogno di focalizzarci sui
nostri rapporti intimi di tutti giorni, nella cosìdetta
"sfera privata". Il mio ottimismo si basa anche
sul fatto che sembra che siamo oggi sulla soglia di politiche
mutuali più integre dove iniziamo a vedere sfide
organizzate di lotta contro i modelli di dominio e di violenza
nei nostri rapporti più intimi. Per esempio, mi dicevano
sempre "se stai per essere inevitabilmente violentata,
rilassati e godi." Oggi riconosciamo lo stupro per
quello che è: un crimine. E' davvero una forma di
terrorismo contro le done per mantenerle "al loro posto".
Prima quando un uomo menava un estraneo veniva immediatamente
arrestato. Ma se menava qualcuno che affermasse di amare,
qualcuno con cui facesse del sesso, allora non gli succedeva
niente. Ora questa cosa sta cambiando. I diritti dei bambini,
i diritti delle donne sono ora intesi come diritti umani.
Ci stiamo muovendo verso ciò che chiamo un modello
integrato di diritti umani in cui i diritti della maggioranza,
donne e bambini, non sono più separati dai diritti
umani. Questo ha una profonda importanza per le donne, bambini
e uomini, perchè è proprio in questi rapporti
personali ed intimi che abbiamo imparato ad accettare le
violazioni dei diritti umani come "uno stato normale
delle cose".
Ho un'ottimismo prudente. Più i rapporti mutuali
si spingono in avanti, più cresce la resistenza del
dominio. Quindi è importante capire bene le dinamiche.
Siamo ad una biforcazione, il percorso può continuare
sia su una che sull'altra strada. Possiamo avere una regressione
massiccia di tipo dominatore che vada ben oltre ciò
che possiamo ora vedere. E dato il nostro livello di sviluppo
tecnologico questa regressione potrebbe essere catastrofica.