Un'immagine
di donna conservata per circa 20 mila anni in una caverna tempio,
ci descrive la mente dei nostri primi antenati.
E' molto piccola ed è stata intagliata nella pietra, è
una delle cosìdette Veneri trovate un po' ovunque
nell'Europa preistorica, dai Balcani al lago Baikal in Siberia,
e in occidente da Willendorf, vicino a Vienna, alle Grotte du
Pape in Francia. Insieme ai dipinti murali, alle caverne-tempio
e ai luoghi di inumazione, queste statuette sono degli importanti
documenti psichici delle popolazioni del Paleolitico.
Contemporaneamente al primo manifestarsi della coscienza del rapporto
tra l'individuo e gli altri esseri umani, gli animali e il resto
della natura, deve essere sorta anche la consapevolezza del mistero,
e dell'importanza pratica del fatto che la vita abbia origine
da un corpo femminile.
Sembrerebbe che il punto centrale sia l'associazione della donna
con il potere di donare e di sostenere la vita.
La più
antica rappresentazione delle parti del corpo femminile - seni,
glutei, ventre, vulva - risale al tempo in cui i popoli, non avendo
ancora capito il processo biologico della riproduzione
(l'accopiamento come causa di gravidanza), dovettero darsi una
divinità che fosse l'estensione macrocosmica del corpo femminile.
Si tratta di una Creatrice cosmica, dispensatrice della vita e
della nascita. A queste parti del corpo femminile fu attribuito
il potere miracoloso della procreazione. La misteriosa umidità
del sesso e i labirintici organi uterini divennero la magica fonte
della vita.
Molto lontane
dall'essere pura espressione dell'erotismo maschile, queste figure
rivelano che fin dall'inizio, la volontà di vita dell'essere
umano si espresse e trovò conforto in un gran numero di
miti e di rituali, che denotano il nesso tra la donna e i poteri
che governano la vita e la morte. Sembra che la colocazione rituale
di conchiglie a forma di vagina intorno e sopra il morto, quanto
la pratica di ricoprirle con pigmento rosso ocra (che simboleggia
il potere vivificante del sangue), facessero parte di un rituale
funebre inteso a fare ritornare il defunto tramite una rinascita.
Esistono anche prove che pare servissero a propiziare la fecondità
delle piante e degli animali selvatici che erano il mezzo di sustentamento
della gente e, nel rifuggio di roccia di Cogul, in Catalogna,
è raffigurata una scena di donne che danzano intorno ad
una piccola figura maschile svestita, in quella che sembra essere
una cerimonia religiosa.
Compare nel
Paleolitico Superiore la rappresentazione della Dea Dispensatrice
di Vita, nella posizione di partoriente o dalla vulva come pars
pro toto; tali simboli continuarono ad essere presenti nel
Neolitico e anche in epoche successive.
La Dea è collegata alle madri molto giovani nelle forme di animali
quali l'orso, la cerva, il daino, e, nel Paleolitico Superiore,
come bisonte femmina o giumenta. La continuità di tali immagini
nella tarda preistoria e perfino in epoca storica si può spiegare
non solo con l'indistruttibilità di simboli, collegati alla nascita
e alla maternità, fortemente radicati, ma anche come memoria profonda
assorbita di un sistema matrilineare, in un'epoca in cui la paternità
era difficile da stabilire. Anche i simboli della fertilità e
della gestazione affondano le radici nel Paleolitico Superiore,
comparendo già allora la Dea Gravida, in origine forse divinità
lunare (perchè tonda come la luna piena). Era centrale l'evidente
timore reverenziale e la meraviglia per la nascita che s'incarna
nel corpo della donna.
Con il passaggio
all'economia neolitica si
produssero notevoli innovazioni.
La nostra coscienza della preistoria progredì moltissimo
grazie alla scoperta delle città Neolitiche di Çatal Huyuk
e Hacilar, nella Turchia centrale. Secondo James Mellaart, che
diresse gli scavi per conto del British Institute of Archeology
di Ankara, "il fatto più interessante è che
gli scavi in questi due siti rivelano una stabilità e una
continuità dello sviluppo, durato forse diverse migliaia
di anni, delle culture sempre più avanzate che adoravano
la dea"..." Si può dimostrare una continuità
religiosa da Çatal Huyuk e Hacilar fino alle grandi "Dee
Madri" di epoca arcaica e classica" e che "l'interpretazione
dell'arte del Paleolitico Superiore incentrata sul tema di un
complesso simbolismo femminile (sotto forma di animali e simboli),
mostra forti somiglianze con le immagini religiose di Çatal Huyuk
e Hacilar".
Sebbene si parli molto poco di questo, i numerosi scavi neolitici
in cui sono state trovate statuette e simboli della dea coprono
una vasta area geografica, che va ben oltre il Vicino e Medio
Oriente, come dall'India fino all'Isola di Malta, nel Mediterraneo,
per esempio. Insomma, quasi ovunque, i luoghi dove avvennero i
grandi progressi sociali e materiali della tecnologia hanno il
culto della Dea come caratteristica comune.
Risale probabilmente a questo primissimo periodo neolitico l'origine
del concetto della Dea Dispensatrice di Vita e di Nascita come
Fato, poichè decide della durata della vita, della felicità e
della salute, e come filatrice o tessitrice perfino dell'esistenza
umana (il primo animale addomesticato, l'ariete, divenne sacro
alla Dea Uccello e la Dea divenne così associata alla tessitura
e alla tosatura).
Contemporaneamente,
la scoperta della ceramica aprì altri orizzonti verso la creazione
di nuove forme scultoree, e verso un nuovo modo di raffigurare
i simboli attraverso la pittura su ceramica. Apparvero quindi
i vasi antropomorfi a forma di donna-uccello (chiamati askoi)
e motivi decorativi come corsi d'acqua, triangoli, bande decorate
a rete, spirali, serpenti e spire serpentine divennero predominanti.
Nella nuova
economia agricola, la Dea Gravida del Paleolitico fu trasformata
in una divinità della Fertilità della Terra diventando simbolo
del ciclo vitale della vegetazione (nascita, fioritura, morte).
Acquistarono grande importanza gli aspetti legati alla fecondità
di uomini e animali, l'abbondanza dei raccolti, la fioritura delle
piante e i processi della crescita e dell'ingrassamento (la scrofa
divenne sacra a questa Dea per le sue capacità di crescita veloce
e di ingrassamento). La rappresentazione del mutamento delle stagioni
si intensificò, manifestandosi nei rituali estivi/invernali o
primaverili/autunnali e nella comparsa dell'immagine di una madre/sorella
e di un Dio maschile, spirito della vegetazione che nasce e muore.
Ora sappiamo che l'agricoltura - non solo l'addosmesticamento
degli animali, ma anche delle piante selvatiche - risale ad un'epoca
molto più antica di quanto si credeva in precedenza. I
primi segni di quella che gli archeologi definiscono la rivoluzione
agricola, o del Neolitico, iniziano a manifestarsi tra il 9000
e l'8000 a.C., e ciò significa più di diecimila
anni fa.
Nel corso
della preistoria le immagini della morte non sono predominanti
su quelle della vita, ma sono combinate con i simboli della rigenerazione.
Anche la Messaggera e la Reggitrice di Morte sono coinvolte nella
rigenerazione. Questo motivo appare molto spesso: teste di avvoltoio
sono poste tra i seni; fauci e zanne di feroci cinghiali sono
coperte di seni (come nei santuari del VII millennio di Çatal
Huyuk); le immagini della Dea Civetta dell'Europa occidentale
sulle pareti delle tombe megalitiche e sulle stele hanno i seni
oppure il loro corpo interno è un labirinto creatore di vita,
con una vulva nel centro. La Dispensatrice di Vita può trasformarsi
in una spaventosa immagine di morte oppure essendo rappresentata
come un nudo rigido con uno sproporzionato triangolo pubico in
cui comincia la trasformazione della morte in vita. Questa raffigurazione
del Paleolitico Superiore, è l'antenata dell'antico nudo rigido
europeo in marmo, alabastro, pietra di colore chiaro od osso:
materiali che hanno il colore della morte.
Durante il
Neolitico, tombe e templi presero la forma dell'uovo, della vagina
e dell'utero della Dea, o del suo intero corpo. Le tombe a corridoio
megalitiche dell'Europa occidentale simboleggiavano con grande
probabilità la vagina (corridoio) e il ventre gravido (tholos,
camera rotonda) della Dea. La forma di una tomba è simile alla
collina naturale con un omphalos (pietra che simboleggia
l'ombelico) sulla sommità, simbolo universale del ventre gravido
della Dea Madre con il cordone umbelicale, come si riscontra nel
folclore europeo.
Serpenti antitetici
o teste a spirali riempiono l'antica decorazione europea fatta
con argilla con i loro movimenti e torsioni. Vortici, croci e
una varietà di segni quadrangolari sono simboli di dinamismo nella
natura che assicura la nascita della vita e muove la ruota del
tempo ciclico dalla morte alla vita, perchè la vita si perpetui.
La spiegazione
tradizionale delle statuete femminili può essere considerata
più una proiezione di steriotipi che un'interpretazione
logica di un'osservazione.
Come scrive la Eisler, "Sembra del tutto plausibile che l'evidente
dimorfismo, cioè la differenza di forma tra le due metà
dell'umanità, abbia avuto un profondo effetto sui sistemi
di fede del Paleolitico. Sembra altretanto logico che la costatazione
che la vita umana e quella animale sono generate dal corpo femminile,
e che il corpo della donna, come le stagioni e la luna, segue
dei cicli, abbia portato i nostri progenitori a considerare femminili,
anziché maschili, i poteri del mondo che danno e mantengono
la vita."