Oggi siamo sfruttati, soprattutto come consumatori, perche' le attivita' produttive si spostano nel sud del mondo.
Consumo:
Progresso: nuovi ambiti in cui spendere passioni, libertà, ridefinizione delle categorie della politica
2) La produzione produce merci , l'autoproduzione produce beni.
L'autoproduzione prevede la fruizione e non il consumo.
Per ora riguarda piccole realtà locali e quasi tribali. Il lavoro è attività su comando. Ma lo sfruttamento in Occidente passa attraverso i consumi, non il lavoro che si sposta altrove.
La riduzione dei consumi è il primo passo di un cammino di liberazione.
3) Nuovo significato della libertà in diversi ambiti.
4) Vi sono settori più strategici di altri. Un esercito senza pane non guerreggia, c'è prima la zucchina del computer.
5) Le multinazionali applicano la loro forza di controllo in alcuni ambiti ben precisi: produzione agricola, produzione culturale. Le sementi biotecnologiche sono un esempio classico. La propaganda della Nestlè. L'autoproduzione ha bisogno anche di una struttura autonoma della circolazione e della distribuzione. La cultura e l'educazione hanno un ruolo importante.
6) La rete manca al movimento come metodo politico ?
7) La gestione del consumo non rischia di vanificare la funzione sociale dell'autorpoduzione? Non esiste un autoconsumo ancora. Si rischia di creare, come per la crittazione, una soluzione parziale in attesa dell'assorbimento, da parte del Capitale, dell'autoproduzione?
8) L'economia oggi domina le relazioni sociali, asservendole al Capitale. Occorre quindi smettere di cercare la liberazione solo attraverso l'economia e spostare la questione sul punto di vista culturale. Per ripensare ai bisogni occorre prima prenderne coscienza. Non dobbiamo costruire un'altra economia ma un'altra cultura.
9) Il rinnovamento dei consumi si scontra con la situazione data. Il controllo è un dato di fatto in tutti gli ambiti: trovare un percorso di liberazione globale è inutile, servono "i percorsi". Le reti e la globalizzazione: la comunicazione essendo controllata dal potere ha bisogno di una nuova Radio Londra. La rete non serve a catturare pesci ma è formata da percorsi che interagiscono. Per immaginare una rete solidale c'è bisogno di comunità solidali..
10) La comunicazione postmoderna ha il limite di saper collegare realtà lontane ma culturalmente simili. L'autoproduzione e l'autogestione passano attraverso un precedente decentramento dei poteri.
11) Il rinchiudersi in realtà locali rischia di non tener conto della globalizzazione.
12) E' vero che il consumo della civiltà occidentale è 6 volte la sua produzione territoriale, ma è una metodologia di consumo con un 80% di spreco. Se si elimina la perdita, con un'autoproduzione si elimina lo spreco. Non conosciamo o non prendiamo più in considerazione l'effettiva potenzialità della terra. Questa deve essere raccontata da una giusta informazione. Distacco per creare ex novo una cultura totalmente nuova.
13) Agricoltura avanzata ma non industriale. Reinvenzione di nuove tecniche ad alta resa che nascono dalle tradizioni. Rimessa al centro di nuovo valore per sostituire il Capitale, uscire dal controllo confrontandosi con il mercato tramite logiche altre che abbattono i costi di oltre il 50% (autodistribuzione, ecc.). Creare però una rete non autoreferenziale ma con una capacità di relazione all'esterno, di intervento e propositività, questo può conservare il sapere e il sapore dell'autoproduzione biologica. Per salire di scala costruire infrastrutture. Rompere la settorialità e le specializzazioni superando i modelli economici. Esodo dal Capitale: necessario ma non sufficiente.
Riprogetttare anche dentro alle metropoli riappropriazione di produzione ecologica-biologica.
Conflitto comunicativo.
14) Lotta per riconvertire al biologico e lentamente eliminare le produzioni della società capitalistica.
Dare vita ad una società costituente non statuale. Immaginare una battaglia sul piano locale che tenda sempre conto del globale.
15) L'autoproduzione non è l'autocrearsi di opere, ma esiste solo se nasce da un progetto politico che apra la via ad un percorso di mutazione del reale. Quindi anche il termine lavoro non deve essere interpretato solo nella sua visione negativa di sfruttamento. Se è rivissuto o liberato, recuperato sotto un piano èpolitico si può riaffermare come termine nuovo. Il decentramento si può attuare sul paino comunicativo solo grazie alla tecnologia, anche perché le nuove tecnologia ci permettono di essere una comunità sempre meno passiva.
16) Uno dei grossi problemi non è tecnico ma di immaginario. Si è interiorizzata la visione "Blade Runner" e i tecnofili vivono ora questo spettro e ci si chiudono all'interno.
17) Proposta per lo sciopero dei consumatori (proposta)
18) Per come è strutturata la produzione e la distribuzione oggi, tale sciopero se riuscisse ad aprirsi su vasta scala potrebbe mandare in tilt fosse anche per un giorno, un intero apparato economico. Nell'altro senso ridà in mano ai soggetti la consapevolezza di essere dei consumatori e quindi di quanto e come consumano. Quel giorno consumeremo autoproduzione.
19) Sarebbe interessante fare anche uno sciopero dell'energia elettrica perché i dati enel sono accessibili e ci permetterebbero di vedere l'impatto. Preparare insieme una lista dei boicottaggi, decidere se puntare su alcuni prodotti in particolare o se articolare lo sciopero in più giorni.
20) Puntare sul fatto che lo sciopero è un'opportunità e non un divieto del consumare, non è uno sciopero della fame insomma.
21) Importante aprire la proposta anche alle organizzazioni e associazioni che già lavorano sui consumi.
22) Cerchiamo di puntare all'obiettivo più comune possibile senza vincoli e nel frattempo continuiamo a dibattere a partire dal reddito universale.
23) Rispetto al reddito universale non intendiamo uno stipendio dallo stato, ma rivolgiamo indietro quello che ci viene tolto anche quando non stiamo lavorando.
24) Potremmo organizzare un commercio elettronico in rete, anche su Isole nella Rete, per le autoproduzioni comprese quelle biologiche.
25) Lo sciopero dei consumi è anche un modo di prendere consapevolezza e mostrare che possiamo fare una rivoluzione senza "chiedere il permesso".