|  
      
       Immaginare 
        una società senza Stato incute paura. La paura della libertà,l 
        paura di poter viversi indiscriminatamente, in 
        qualsiasi istante la propria sincera volontà è una delle 
        violenze più atroci che viene imposta ad ogni individuo. 
        Da sempre ci viene spacciata come verità assoluta la necessità 
        di una struttura governativa impersonificata dalle diverse 
        istituzioni che si sono susseguitedurante il progresso della civiltà 
        umana. Ci insegnano, e la storia ne è la prova, che sempre 
        sono esistiti re, principi, Stato e padroni e che la loro esistenza nasce 
        dal bisogno dell'uomo di essere comandato. 
        L'uomo,come concetto astratto, non è capace di autogestire i rapporti 
        congli altri,perché racchiude in sé una natura  
        distruttiva e dannosa,e, lasciato in libertà,vivrebbe nel caos 
        più selvaggio, in un inferno dove vigerebbe la "legge del 
        più  
        forte".Il paradosso di una simile frase, tanto piacevolmente usata,sta 
        proprio nel capovolgimento voluto del suo concetto: 
        in un'utopica libertà si concretizza la sopraffazione, mentre nell'attuale 
        schiavitù si concretizza la libertà. 
        Per legittimare la propria autorità, e quindi difendere e perpetuare 
        i suoi interessi e i suoi privilegi, la classe dominante  
        ci ha fatto credere chedove ci sono regole e leggi esiste convivenza civile, 
        riuscendo a spacciarcitutto questo come libertà. 
        Siamo liberi di vivere in città che assomiglianosempre più 
        a galere, dove gli unici momenti di sfogo, come il sabato e la 
        domenica ricordano troppo amaramente l'ora d'aria del carcerato, e dove,usciti 
        dalle gabbie del lavoro, della scuola,  
        della casa i detenuti urbani vengono controllati, spiati, minacciati da 
        sempre più tecnologiche telecamere e sempre più sbirri. 
        Dentro o fuori, in carcere o in città, la realtà è 
        sempre la stessa: chi sbaglia paga e viene punito; in famiglia, a scuola, 
        in chiesa, sul lavoro, per la strada la logica è comunque questa. 
        Non ci si può permettere passività e remissività 
        di fronte ad uno Stato che ha imposto per legittimare la propria autorità 
         
        cos'è giusto o sbagliato,ciò che è vero e ciò 
        che non lo è, formando modelli standardizzati di pensiero e comportamento 
        che 
        creano controllo e consenso. Di fronte ad uno Stato che ci governa senza 
        pietà crediamo nell'azione diretta quotidiana.  
        Chi ci comanda si è appropriato di tutti gli aspetti della nostra 
        vita, quindi, concepire la distruzione totale della macchina  
        repressiva significa riprendersil a propria individualità, fondere 
        pensiero e azione, creare percorsi di autogestione e  
        conflittualità, lottare per realizzare i propri sogni e desideri. 
         
       
     | 
  
   
    |  
      
       La 
        comparsa dell'istituzione carceraria ovvero della pena detentiva a sostituzione 
        della pena inflitta al corpo del condannato, 
        tortura o pena di morte, risale per l'Europa alla fine del XVIII secolo. 
        Queste importanti riforme del codice penale, questi cambiamenti del modo 
        di punire, non furono dovuti come venne e viene  
        spacciato, ad una maggiore umanità raggiunta dai governanti di 
        allora, ad uno spirito filantropico o alla volontà o speranza di 
        recuperare e reinserire il detenuto nella società "normale". 
        Questo cambio di trattamento nacque dalla necessità di rendere 
        più esteso ed efficace il controllo sociale per garantire gli  
        interessi di un capitalismo nascente ed in fase di cambiamento, punendo 
        con decisione i reati contro la proprietà, come il  
        furto, e politici di sovversione all' ordine costituito, ma garantendo 
        impunità o pene minime all'illegalismo dei diritti ovvero 
        frodi, evasioni fiscali, operazioni commerciali irregolari. 
        Il carcere rappresenta l'arma più estrema di cui dispongono gli 
        stati per piegare l'individuo alla normalità sociale, per 
        annientarlo e segregarlo lontano dagli occhi di tutti, per creare di lui 
        l' immagine del mostro. 
        Nessun discorso di recupero è valido o attendibile, come falsa 
        è l'abolizione della tortura sul corpo del condannato, come  
        dimostrano sia i casi eclatanti di pestaggi di massa (Sassari 2000)sia 
        ordinari commessi sul singolo detenuto come ci 
        raccontano le innumerevoli testimonianze di chi è stato o è 
        tuttora in carcere. 
        Lo stato moderno basato sul modello neoliberista ha sviluppato potenti 
        mezzi e strategie per reprimere qualsiasi tentativo di  
        sovvertirlo, per garantire una pace sociale utile solo agli interessi 
        di banche, multinazionali, imprenditori, politici e sciacalli  
        vari. 
        Un individuo è tanto più manipolabile quanto più 
        non percepisce la sua condizione di sfruttato, e su questo piano grandi 
        passi 
        hanno fatto le "democrazie" occidentali. 
        Il dominio è infatti esercitato nella sempre più accurata 
        fabbricazione dell'individuo attraverso le proprie istituzioni a partire 
         
        dalla scuola, dove vengono trasmessi i sani principi della meritocrazia, 
        della competizione, dell'autoritarismo e dove si finge  
        un sapere sempre più a portata di tutti, invece sempre più 
        specialistico e selettivo, finalizzato agli input necessari per 
        rendere il lavoratore sempre più flessibile alle esigenze del mercato. 
        Dal lavoro al tempo libero tutto deve essere disposto dall'alto, pronto 
        all'uso e teso ad eliminare ogni creazione individuale se 
        non in linea con i "sani" principi di sfruttamento e profitto. 
        Il nuovo tipo di umano dovrà essere un buon consumatore che si 
        crederà libero nel comprare un paio di Nike o di Adidas, di 
        cibo transgenico o biologico o nel comprare oggetti in comode rate, adatti 
        ad affermare il proprio status di persona "normale". 
        Il carcere è anche questo e non è facile vederne le sbarre. 
        La pena detentiva deve impaurire chi ostacola coscientemente o meno l'esercizio 
        del potere, allo stesso modo in cui  
        l'improduttivo, il "folle", il disadattato deve essere segregato, 
        sedato con psicofarmaci, studiato e giudicato dal merdoso  
        psichiatra di turno.  
      
     | 
  
   
    |  
      
       Viviamo 
        in un regime di libertà obbligatoria, dove si è liberi di 
        scegliere da che parte stare. 
        L'unica cosa che si chiede subito è quella di accettare che sia 
        lo stato ,la famiglia,la scuola o il partito a decidere. 
        L' individuo è il criminale,è il disumano,o il cresciuto 
        in un ambiente dal forte degrado,o allevato dal misticismo, se non vuole 
         
        riprodurre i rapporti sociali tali e quali gli vengono propinati. 
        E tutte le volte che la tranquillità urbana è travolta dal 
        battersi in prima persona,non per la santificazione del progresso,  
        né 
        per un nuovo sistema statale,ma per il saldo immediato dei vecchi debiti 
        o delle libertà individuali comunque negate,l'impianto  
        repressivo della classe dominante apre volentieri le porte delle carceri; 
        e quand' anche i giudici non riescano a svolgere il loro 
        ruolo,allora il popolo pidocchioso,che è rimasto a guardare,chiede 
        l'intervento di dio o dei suoi paladini. 
        Lo stato;sia che rispecchi il carattere spettacolare-mercantile o burocratico-totalitario,sia 
        esso gestito da un management- 
        post-moderno e imperialista oppure da una nomenclatura ,sia che si regga 
        sull' apartheid o sul decervellamento consensuale  
        degli attori sociali ,sia che incarni il mondialismo delle multinazionali 
        o amministri il sottosviluppo all'insegna di una ideologia  
        nazionalpopolare,sia che concorra alla realizzazione di progetti faraonici 
        oppure si limiti a coprire le nefandezze piccole o  
        grandi ,legali o illegali dei commerci privati,distilla un'essenza schifosa: 
        la POLIZIA. 
      
     | 
  
   
    |  
      
       Il 24 novembre 
        2000, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge n.341 
        nel quale vengono introdotte modifiche e 
        novità per garantire il controllo sociale ed affinare le armi della 
        repressione.Tra i tanti spiccano due punti. 
        -Viene introdotto il BRACCIALETTO ELETTRONICO per il controllo di chi 
        si trovi agli arresti domiciliari. 
        Il condannato non può rifiutarsi di indossarlo, pena la reintroduzione 
        in carcere. 
        -L'art.41 bis relativo alla sospensione delle regole del trattamento dei 
        detenuti viene prorogato fino al 31 Dicembre 2002. 
        Per far fronte al problema del sovraffollamento il ministro Castelli ha 
        promesso di costruire nuove carceri vendendo quelle 
        vecchie di interesse storico artistico. 
        L'innalzamento di nuovi istituti di detenzione era previsto anche dal 
        ddl n.4656 conosciuto come "pacchetto Fassino", 
        passato in prima battuta al senato e non avente la definitiva approvazione 
        a causa della fine della legislatura. 
        In questo pacchetto il programma di edilizia penitenziaria,prevedeva oltre 
        all'ammodernamento,l'apertura di quattro nuovi  
        istituti pronti da tempo:Rossano Calabro (CS),Castelvetrano(TP),Massa 
        Marittima(GR),Bollate(MI);quest'ultimo inaugurato il  
        1/12/2000,dopo 14 anni impiegati per costruirlo e 240 miliardi di lire 
        per costruirlo. 
        I carceri italiani sono 202,24 le case mandamentali,6 gli ospedali psichiatrici 
        giudiziari,47000 le guardie penitenziarie. 
        I detenuti "ospitati" dalle carceri nostrane sono 57.500,a fronte 
        di una capienza massima tollerabile di 47914 detenuti. 
        Circa 17000 gli stranieri ,in maggioranza marocchini,tunisini,albanesi,algerini 
        e slavi. 
        Ma ,niente paura,il nostro Guardasigilli ha una soluzione per tutto. 
        All'inizio di marzo '02 ha dichiarato all'entusiasta platea di Assago,che 
        è già pronta una proposta per rimpatriare gli immigrati  
        detenuti nel loro paese d'origine. 
        Nulla può interessare se questa gente era in fuga dalla propria 
        terra.  
        "Non sarà facile - avverte però- un'opera di convincimento 
        verso quei governi che ci inviano queste brave persone." 
           
     | 
  
   
    |  
      
       Le ristrutturazioni 
        in atto degli istituti penitenziari italiani e della loro legislazione 
        a riguardo sono sempre più indirizzati verso 
        una gestione del conflitto socio-politico avente come modello guida quello 
        statunitense. 
        Ciò che salta facilmente agli occhi è la dualità 
        nel trattamento riguardo le misure premio relative alla detenzione, che 
        vengono 
        concesse in base alla collaborazione e indipendentemente dal reato commesso. 
         
        Infatti ,la legge Gozzini(1986), relativa al pentitismo e alla collaborazione/delazione 
        con gli organi di giustizia degli  
        accusati/condannati, ha permesso la costruzione di uno spartiacque tra 
        chi viene considerato irriducibile/irrecuperabile e  
        quindi meritevole di misure restrittive(art. 41 bis) e chi invece può 
        accedere a misure alternative (permessi premio,semilibertà, 
        ammissione in prova ai servizi sociali). 
        Un altro spettro che si aggira è quello del carcere privato,che 
        negli U.S.A. già da tempo rappresenta un grosso business. 
        Guarda caso il privato che si è proposto per il primo esperimento 
        sul suolo italiano è un nome ben noto. 
        L'istituto in questione è l'ex casa di lavoro di Castelfranco Emilia(MO),struttura 
        destinata a chi ha commesso reati a causa  
        della sua condizione di tossicodipendenza. 
        Questa è stata ristrutturata dallo stato alcuni anni fa e comprende 
        al suo interno un'azienda agricola. 
        Il nome ben noto è Muccioli,questa volta il figlio dell'aguzzino 
        Vincenzo,famoso avvoltoio senza scrupoli. 
        Dopo il 13 Maggio il progetto al quale stavano lavorando governo,regione 
        ed enti locali si interrompe e proprio in quei giorni  
        Muccioli avanza la sua candidatura. 
        Lo scorso Agosto,come spiegò l'ex sottosegretario alla giustizia, 
        Franco Corleone, Muccioli ricevette 5 miliardi dall'U.E. per  
        finanziare questa proposta. 
        Per informazione il sostentamento di un tossicodipendente a S.Patrignano 
        è di 60/70.000 lire al giorno. 
        Le strutture penitenziarie di Stato,sia pure attenuate,prevedono una quota 
        individuale che arriva a 300.000 lire al giorno. 
        Speculazione sulle sofferenze altrui? 
        Ma figuriamoci,lo spessore morale dei Muccioli ha ormai largamente dato 
        prova di sé e forse un giorno troveremo il nome di  
        questi benefattori sui libri di storia. 
      
     | 
  
   
    |  
      
       Negli U.S.A. 
        le carceri private speculano sulle teste di circa 100.000 detenuti su 
        una popolazione carceraria composta in  
        totale da due milioni di persone. 
        Pur risalendo alla fine dell'ottocento la comparsa dei primi istituti 
        privati, il vero boom si è registrato sotto le due  
        amministrazioni Clinton nell' ambito di un'iniziativa che ha incoraggiato 
        il Dipartimento di Giustizia a trasferire immigrati illegali  
        e detenuti 
        di minima sicurezza in prigioni gestite da privati. 
        Le due più grandi società che detengono il business di costruzione 
        e gestione di istituzioni penitenziari sono la CCA 
        (Correction Corporation of America) e la WCC(Wackenut Corrections Corporation). 
        La CCA gestisce il 52% delle carceri s.p.a. con 78 prigioni sparse in 
        25 stati contenenti 63.000 detenuti. 
        La WCC rappresenta un braccio della Wackenut Private Security Service 
        che prende il nome dal suo fondatore,l'ex agente dell'F.B.I.,  
        George Wackenutt. 
        Questa multinazionale si è distinta in passato per attività 
        legate alla difesa di impianti nucleari. 
        I contratti della WCC sono distribuiti tra Nord America, Europa, Africa, 
        Australia e Nuova Zelanda e sono relativi anche ad  
        istituti di igiene mentale, unità mediche carcerarie, trasporto 
        dei prigionieri e monitoraggio elettronico per i detenuti a casa. 
        I posti letto dei lager sono 40.732 di cui 17.000 negli Stati Uniti. 
        Accanto a questi due giganti vi sono almeno altre sedici società 
        che si contendono questo mercato. 
        Lo Stato che si rivolge al servizio privato paga per ogni detenuto una 
        cifra giornaliera che oscilla dai 25 ai 60 $. 
        La concorrenza tra privati è considerata molto positivamente in 
        termini di profitto per l'intera economia nazionale. 
        L'industria carceraria si è rivelata un mercato molto florido, 
        i detenuti, una merce molto utile, ma soprattutto un esercito di  
        manodopera a basso costo per industrie statali e private, da cui attingere 
        senza scrupoli.  
        L'FPI (Federal Prisons Industries) è l'istituzione che gestisce 
        il lavoro dei detenuti e che ricerca partners commerciali attirati  
        da sicuri guadagni . 
        La paga di un detenuto è di circa 23 cent.l'ora, che tradotti in 
        lire sono circa 500 . 
        Tutto è spacciato all' opinione pubblica con la menzogna del reinserimento 
        sociale più sicuro del condannato. 
        L'FPI è tra i maggiori fornitori di equipaggiamento militare per 
        l'esercito statunitense. 
        Il carcere di Marion produce cavi elettronici e per la comunicazione, 
        essenziali per le moderne tecnologie belliche.  
        Questo, insieme a quello di Florence è l'unico a imporre come condizione 
        di lavoro quello per l'FPI. 
        Infatti in tutte le altre prigioni federali il detenuto può scegliere 
        tra altre attività che riguardano l'assistenza, il mantenimento 
         
        o i corsi "rieducativi". Solo il 26% ha scelto finora di lavorare 
        per l'FPI. 
        Un altro esempio di come gli istituti penitenziari possano risollevare 
        un' intera economia è dato dal caso di Pelican Bay, nella  
        contea di Del Norte area economicamente depressa. 
        Nel giro di pochi anni la ripresa è stata veloce, grazie soprattutto 
        allo sfruttamento dei detenuti di primo livello all'interno di  
        infrastrutture pubbliche, impiegati dalla costruzione di edifici, alla 
        pulizia delle strade. 
        La riurbanizzazione del territorio è stata così ottenuta 
        grazie ad un carcere. Diversa è la situazione italiana, ma comunque 
        in 
        lento adeguamento. 
        Anche se si è passati da un 37.9% di detenuti lavoratori del 1990 
        al 23,1% del 1999, si deve riflettere sull'entrata in vigore di 
        un regolamento che risolve il problema di una norma che autorizzava le 
        prestazioni lavorative solo a chi aveva accesso a  
        misure di pena alternative. 
        Un protocollo di intesa firmato nel Febbraio 2001 dai ministri Salvi e 
        Fassino(Lavoro e Giustizia[!!!]) rende operativo il ddl  
        conosciuto come "legge Smuraglia". 
        Questo sancisce il "diritto" anche degli internati ad accedere 
        ai servizi delle cooperative sociali di reinserimento lavorativo. 
        Le aziende e le associazioni private che usufruiranno a loro volta di 
        questo servizio godranno di sgravi fiscali oltre ad assicurare  
        paghe più 
        che da fame ai dipendenti. 
        Difficilmente i risultati di questo provvedimento si faranno attendere. 
         
      
     | 
  
   
    | 
      
       Lo stato 
        ha come massima rappresentazione della sua arroganza repressiva il carcere; 
        ed è importante sottolineare:massima  
        rappresentazione poichè quotidianamente siamo sottoposti ad un 
        addomesticamento a livello di istituzioni scolastiche e non, 
        di religione, di famiglia, di perbenismo, ecc,ecc
 che mira a mutare 
        l' individuo in un numero produttivo e a fare della sua  
        rabbia la ricchezza del padrone. 
        Ritengo questa una norma repressiva in piena regola. Inoltre il controllo 
        sociale è talmente presente che è come se fossimo  
        in un carcere, ma la differenza da quest'ultimo è che possiamo 
        far finta di non rendercene conto, mentre il carcere è fatto  
        solo di mura e di violenza e rappresenta la punizione per chi lotta e 
        trasgredisce. 
        Vi sono carceri speciali, lager, ove si viene deportati senza neanche 
        aver avuto il piacere di commettere un reato, poiché il  
        reato, per lo stato, è essere viandanti. Questi lager vengono detti 
        anche "centri di detenzione temporanea" e "centri di accoglienza". 
        Ti prendono anche per il culo; bell'accoglienza: sequestrato, detenuto 
        e rispedito da dove vieni (senza tener conto che hai  
        speso tutti i soldi messi da parte durante la vita per raggiungere l'Italia). 
        Quando, come se non bastasse, nella maggior parte  
        dei casi è stata proprio la loro politica, unita a quella degli 
        altri paesi "civili" a convincerti per fame, guerra e miseria 
        a lasciare 
        la tua terra e i tuoi affetti. Gli stati "civili" hanno paura 
        e devono avere paura, è per questo che vorrebbero avere controllo 
         
        ed è per questo che tu migrante li spaventi. Sono deboli, se non 
        possono saper chi sei, dove sei, cosa fai tu, piccolo, esile  
        vagabondo diventi un serio pericolo da allontanare. 
        I lager per migranti sono ormai presenti in tutta Italia ed hanno iniziato 
        a prendere vita nel '98 con i decreti legislativi  
        riguardanti : "la disciplina sull' immigrazione e le norme sulla 
        condizione dello straniero" e nello specifico dall'allora ministro 
         
        dell'interno Napolitano. Nel passaggio di governo dalla sinistra alla 
        destra le cose sono andate di male in peggio.  
        Con la legge sull'immigrazione "Bossi-Fini" -che sembra un documento 
        scritto da negrieri del 1850 -:gli extracomunitari che  
        entrano in Italia oltre a dover avere un contratto di lavoro,subiranno 
        delle restrizioni anche per quanto riguarda il  
        ricongiungimento con i propri familiari. 
      
     | 
  
   
    |  
      
       Il regnante 
        ministro dell'interno decide un massimo di "schiavi" da far 
        entrare nel paese. Le famiglie borghesi e gli imprenditori  
        aguzzini possono richiedere la manodopera straniera ad uno sportello in 
        prefettura che spedirà le richieste ai consolati , ove i 
        futuri sfruttati si recheranno se vogliono lavorare. In alternativa l' 
        imprenditore può richiedere un certo numero di persone da  
        utilizzare, fortunatamente dovrà dare loro vitto e alloggio
ma 
        da buoni patrioti fascisti quali sono la domanda dell'imprenditore 
        passerà prima dai "centri provinciali dell'impiego" così 
        da garantire all'italiano per primo la possibilità di lavorare. 
        Accertato che 
        lo straniero possa entrare in Italia, avrà 8 giorni per presentare 
        il "contratto di soggiorno" che sarà valido solo per 
        il periodo di  
        sfruttamento concordato. 
        Se l'immigrato avrà sempre un lavoro regolare e produrrà 
        per lo stato padrone, senza commettere reati,in piena passività, 
        potrà restare in Italia per un tempo indeterminato. 
        All'inizio i contratti non devono superare uno o due anni con un massimo 
        di sei -gli si potrebbero dare troppe garanzie
 
        - dopo dieci anni di sottomissione il migrante avrà la possibilità 
        di diventare "cittadino italiano". 
        Un altro cambiamento fondamentale riguarda il ricongiungimento familiare: 
        - È consentito solo ai figli minorenni dal paese d'origine verso 
        i genitori in Italia con regolare permesso di soggiorno.  
        - Se viceversa lo sfruttato è il figlio, questo può far 
        venire i genitori in Italia, a meno che non convivano con figli maggiorenni. 
         
        Tutti i migranti che non si sottomettono al porco regime fascista italiano, 
        i cosiddetti clandestini, verranno espulsi dal paese. 
        - Per il clandestino trovato la prima volta non viene riconosciuto reato 
        ma solo la detenzione momentanea nel  
        "centro d'accoglienza" e la futura espulsione. 
        - La seconda volta vi è l'arresto ma solo facoltativo e la riespulsione. 
        - Mentre la terza volta viene processato in Italia e arrestato da uno 
        a quattro anni. 
        Siccome le famiglie borghesi "hanno bisogno della colf" il numero 
        accettato in questa categoria è illimitato.  
        Inoltre in presenza 
        di un handicappato in famiglia lo straniero potrà essere regolarizzato 
        come "badante".  
        Nel caso di non continuità lavorativa, 
        la famiglia dovrà denunciare il fuggitivo.Da queste leggi emerge 
        la 
        raccapricciante realtà dello sfruttamento dei migranti!  
        LOTTIAMO CONTRO I "CENTRI DI DETENZIONE" E TUTTE LE STRUTTURE 
        AFFINI ED I PORCI CHE LI HANNO VOLUTI! 
      
      
        
      
     | 
  
   
    |  
      
       Molto spesso 
        l'approccio paternalistico che l'autorità ha nei confronti della 
        devianza giovanile nasconde l'esigenza di recuperare individui  
        altrimenti incompatibili con i canoni anestetizzati ed anestetizzanti 
        di questa società. Da anni sociologi e psicologi studiano i fenomeni  
        e i comportamenti legati alla microcriminalità, al teppismo giovanile, 
        al fenomeno delle baby gang e del branco. L'esigenza è quella di 
        capire,  
        di individuare il virus che catapulta milioni di adolescenti dentro 
        quelle dinamiche di illegalità che il sistema non riesce a controllare.  
        Per questo fin ora alla punizione veniva sempre affiancata un opera di 
        recupero sociale che prevedeva il reinserimento del  
        giovane attraverso un accurato ed efficace lavaggio del cervello. Dunque 
        si studia, si forniscono dati e statistiche agli organi  
        di repressione e si elaborano le pratiche più efficaci per sopire 
        l'animo turbolento dei piccoli criminali. 
        Le cifre, relativamente significative, evidenziano l'aumento in Italia 
        dei reati commessi da minori. 
        La criminalità minorile sembra essere più diffusa al Nord 
        (40%) meno al Sud (23%). Le cause sono sempre le stesse: furti,  
        rapine, detenzione di stupefacenti, lesioni, danneggiamenti. Le pene sempre 
        più articolate e restrittive servono all'opinione 
        pubblica per guadagnare almeno l'illusione di un mondo quieto, pulito 
        e finalmente liberato dall'immondizia che insudicia le città. 
        Con un approccio simile si fa presto a raggiungere l'equazione adolescente 
        = criminale. Ed è proprio da questa equazione che 
        parte il disegno di legge (ddl) approvato il 1 marzo 2002 dal consiglio 
        dei ministri. 
        Un ddl che prevede un radicale inasprimento delle pene e che sembra privilegiare 
        la vendetta sociale contro l'illegalità rispetto 
        all'ipocrisia del recupero e del reinserimento. La legge, fortemente voluta 
        dal ministro Castelli, prevede l'abolizione dei tribunali  
        per minorenni, sostituiti da sezioni specializzate presso i tribunali 
        ordinari e l'unificazione delle competenze civili in materia di  
        famiglia e minori. 
        Venuto a mancare il concetto di recupero sociale il ruolo degli psicologi, 
        dei neuropsichiatri infantili ecc. diventa 
        assolutamente marginale. Gli scienziati che per anni hanno fatto i soldi 
        usando come cavie ragazzi e ragazze a cui imporre  
        test, analisi, colloqui informali e altre stronzate inutili, non affiancheranno 
        più i giudici prima della sentenza.  
        Il loro ruolo sarà da oggi solo quello di consulenti esterni. Verranno 
        inoltre diminuite le attenuanti per i minori che commettono 
        reati (da un terzo ad un quarto) e una volta raggiunti i 18 anni di età 
        per i detenuti si apriranno le porte del carcere normale  
        ovvero gli stessi istituti dove vengono reclusi i maggiorenni.La riforma 
        prevede inoltre l'esclusione dell'istituto della messa in  
        prova per i reati ritenuti particolarmente gravi come l'omicidio o la 
        violenza carnale.Con queste rifiniture il sistema repressivo  
        nazionale si adegua ai canoni delle più moderne ed evolute democrazie 
        occidentali non solo investendo miliardi in gabbie di  
        acciaio e cemento armato, ma ristrutturando, speculando sull'allarme microcriminalità, 
        le norme che regolano giuridicamente le  
        problematiche legate al mondo giovanile. Secondo Castelli quindi i ragazzi 
        non possono più essere trattati come adolescenti  
        che sbagliano, ma come veri e propri criminali.  
        Il Guardasigilli giustifica poi così la riforma approvata al consiglio 
        dei ministri: " La delinquenza minorile è cambiata. 
        Non si tratta più di teppistelli, ma ci sono ormai ragazzi di 16 
        anni che reati gravi come gli adulti. 
        Era necessaria quindi una restrizione delle previsioni attenuanti" 
        . Non è tutto. "L'impianto penalistico in vigore - ha aggiunto 
        il  ministro - era stato pensato su un tipo di delinquenza che non esiste 
        più. Gli esperti ormai sono concordi nel dire che la realtà 
        è un'altra [
] siamo quindi intervenuti su alcuni punti,restringendo 
        la diminuente prevista dal codice da un terzo a un quarto".  
        Si invoca il carcere, la detenzione, la pena e l'inquisizione. Si elaborano 
        punizioni esemplari. Si invoca giustizia e legalità in  
        nome di una pace sociale che nutrendosi di vite e coscienze prova a scagliarsi 
        con ogni mezzo contro tutto ciò che non si  
        riesce a controllare e normalizzare.  
        In un paese dove fobie ed isterie allarmistiche determinano violente campagne 
        repressive a 360°, questa riforma è passata  
        quasi sotto silenzio. E mentre girotondi, fiaccolate e grottesche adunate 
        chiedono a gran voce ancora più legalità e controllo, 
        fuori, nelle strade, continua il gioco pericoloso e violento che vede 
        guardie e ladri scontrarsi dentro ad un'interminabile  
        esplosione di eventi.  
     | 
  
   
    |  
      
       Il pandemonio 
        sociale e politico scatenatosi dopo gli attacchi contro il World Trade 
        Center e il Pentagono sta consentendo a 
        molte politiche governative di essere rese effettive senza nessuno scrutinio 
        da parte dell'opinione pubblica. La più drastica di 
        queste misure ad oggi è quella che consente alle istituzioni repressive 
        all'interno del governo degli Stati Uniti di aumentare 
        impunemente la repressione, in particolare il Servizio di Immigrazione 
        e Naturalizzazione (Immigration and Naturalization 
        Service - INS), gli uffici di polizia e il sistema carcerario. 
        Nel giro di poche ore dagli attacchi dell'11 settembre, i prigionieri 
        politici e i prigionieri di guerra del paese sono stati  
        chirurgicamente allontanati dalla popolazione generale e rinchiusi in 
        Unità di Sicurezza. 
        Sono stati classificati sotto la voce Segregazione Amministrativa e detenuti 
        in isolamento ufficialmente "per indagine". 
        Che si sappia tra questi vi sono: Marilyn Buck, Tom Manning, Carlos Alberto 
        Torres, Sundiata Acoli, Richard Williams, Father  
        Philip Berrigan, Kojo Bomani Sababu, Haydee Beltran e Larry Giddings. 
        Anche i musulmani sono tra gli obiettivi.  
        Queste azioni sono il risultato di ordini originati al Dipartimento di 
        Giustizia degli Stati Uniti poi passati alla Divisione Federale delle 
        Prigioni. 
        La motivazione fornita per questo rifiuto di accesso ai prigionieri, caso 
        senza precedenti, è stata diversa a seconda 
        dell'istituzione contattata e del singolo prigioniero politico indagato. 
        Questo malgrado il fatto che gli ordini sono pervenuti da  
        un'unica fonte. 
        Ciascuna istituzione ha interpretato l'ordine in modo contraddittorio. 
        Alcuni hanno detto che qualunque prigioniero che sulla sua fedina penale 
        aveva riferimenti ad esplosivi era stato posto in  
        isolamento, altri hanno risposto che era stato fatto - come nel caso di 
        Padre Philip Berrigan - per proteggerli. Padre Philip 
        Berrigan non è mai stato minacciato da un altro detenuto. Da chi 
        deve essere allora protetto? Alcuni, come Marilyn Buck e  
        Tom Manning, sono detenuti in isolamento per "indagine" malgrado 
        sono entrambi detenuti da oltre 20 anni. I musulmani, in  
        generale, sono stati posti in isolamento e in alcuni casi, come Lewisburg 
        e Leavenworth, restano in isolamento. 
        A Lewinsburg, PA, ad esempio, il prigioniero politico Larry Giddings è 
        stato in isolamento per 21 giorni. è stato rilasciato solo  
        giovedì 
        4 ottobre. 
        Gli altri musulmani che sono stati posti in isolamento in quello stesso 
        periodo restano in quelle condizioni.  
        Che si sappia restano in isolamento i prigionieri politici Sundiata Acoli, 
        Carlos Alberto Torres e Kojo Bomani Sabatu. 
        Si sta cercando di conoscere lo status degli altri. 
        Anche prima i prigionieri politici e i prigionieri in generale sono stati 
        oggetto della misura di isolamento per motivi di sicurezza. 
        Ma ora gli viene anche negata la possibilità di avere contatti 
        telefonici o di persona con i propri legali.  
        Finora il diritto di accesso alle corti non era mai stato violato. La 
        mancata possibilità di contatto con i legali rende loro  
        impossibile protestare per queste azioni e condizioni ingiuste in cui 
        sono tenuti e rende impossibile altresì ai familiari, amici e 
        sostenitori accertarsi delle loro condizioni. 
        Pensiamo che il vero motivo dell'isolamento di questi prigionieri politici 
        e di guerra è di estraniarli ulteriormente e di 
        criminalizzarli. Il governo degli Stati Uniti continua a negare l'esistenza 
        di prigionieri politici all'interno delle prigioni di questo  
        paese. Hanno negato che ci sono lotte politiche legittime per la libertà, 
        la liberazione e i diritti umani in atto all'interno dei  
        confini degli Stati Uniti. Da tempo cercano di etichettare quelli coinvolti 
        in tali lotte come "terroristi". Crediamo che  
        quest'ultima mossa contro i prigionieri politici e di guerra è 
        un altro passo nel definirli terroristi e giustificare così il 
        loro  
        comportamento verso queste persone - un altro passo verso la criminalizzazione 
        del dissenso negli Stati Uniti. 
        Questa potrebbe essere la motivazione logica per ciò che sta accadendo 
        qui. 
        Queste persone non rappresentano alcuna minaccia reale contro gli Stati 
        Uniti, a meno che il potere dell'analisi ragionata non 
        sia una minaccia. 
        In un documento presentato alla 60esima Conferenza della International 
        Federation of Library Associations (IFLA) tenutasi  
        nell'agosto del 1994, Vibeke Lehman, Coordinatore dei Servizi Bibliotecari 
        del Dipartimento delle Prigioni del Wisconsin scrisse:  
        "Negli Stati 
        Uniti ai prigionieri sia delle prigioni di stato che federali sono garantiti 
        alcuni diritti costituzionali e civili. 
        Essi includono il diritto a non subire punizioni crudeli e insolite, ad 
        un giusto processo, alla libertà di parola, di religione, 
        all'assistenza sanitaria, il diritto a non subire discriminazione razziale 
        e ad avere accesso alle corti. Solo in particolari 
        circostanze e per questioni di sicurezza possono essere imposte limitazioni 
        a questi diritti". Il governo degli Stati Uniti ha negato  
        a questi 
        prigionieri questi diritti senza giusta motivazione e/o senza motivazione 
        legittima. 
        Le autorità carcerarie degli Stati Uniti e i politici usano di 
        solito i momenti di crisi per privare i prigionieri dei pochi diritti 
        che 
        ancora hanno e per mettere in atto ulteriore repressione verso i dissidenti 
        politici. Dopo la tragica perdita di vite umane ciò di  
        cui siamo stati tutti testimoni è stata la parte migliore dell'umanità 
        ma anche la peggiore. Il comportamento di coloro che  
        tentano di usare questi momenti difficili per privare degli esseri umani 
        dei loro diritti è un atto tanto criminale quanto i crimini  
        scatenati dall'odio anti-arabo e anti-musulmano che abbiamo condannato 
        a livello nazionale. 
        Dobbiamo ritenere il Procuratore Generale John Ashcroft e la Divisione 
        delle Prigioni direttamente responsabili degli abusi verso 
        i diritti dei prigionieri. 
        Chiediamo a tutti di scrivere agli indirizzi sotto elencati per far sapere 
        loro che le loro azioni non sono passate inosservate e  
        che chiediamo la fine dello stato di isolamento e un ripristino del diritto 
        alla posta, alle visite e agli avvocati per la popolazione 
        carceraria resa vittima dall'11 settembre. 
         
       
        Attorney 
        General John Ashcroft 
        U.S. Department of Justice 
        950 Pennsylvania Ave, NW 
        Washington, DC 20534 
        E-mail: AskDOJ@usdoi.gov 
        FAX: (202) 514-5331 - Tel.: (202) 353-1555Kathleen 
        Hawk Sawyer 
        Director, Federal Bureau of Prisons 
        320 First Street, NW 
        Washington, DC 20534 
        FAX: (202) 514-6620 - Tel.: (202) 307-6300The 
        Jericho Movement 
        P.O. box 650, New York, NY 10009 
        http://www.thejerichomovement.com/ 
          
     |