Immaginare
una società senza Stato incute paura. La paura della libertà,l
paura di poter viversi indiscriminatamente, in
qualsiasi istante la propria sincera volontà è una delle
violenze più atroci che viene imposta ad ogni individuo.
Da sempre ci viene spacciata come verità assoluta la necessità
di una struttura governativa impersonificata dalle diverse
istituzioni che si sono susseguitedurante il progresso della civiltà
umana. Ci insegnano, e la storia ne è la prova, che sempre
sono esistiti re, principi, Stato e padroni e che la loro esistenza nasce
dal bisogno dell'uomo di essere comandato.
L'uomo,come concetto astratto, non è capace di autogestire i rapporti
congli altri,perché racchiude in sé una natura
distruttiva e dannosa,e, lasciato in libertà,vivrebbe nel caos
più selvaggio, in un inferno dove vigerebbe la "legge del
più
forte".Il paradosso di una simile frase, tanto piacevolmente usata,sta
proprio nel capovolgimento voluto del suo concetto:
in un'utopica libertà si concretizza la sopraffazione, mentre nell'attuale
schiavitù si concretizza la libertà.
Per legittimare la propria autorità, e quindi difendere e perpetuare
i suoi interessi e i suoi privilegi, la classe dominante
ci ha fatto credere chedove ci sono regole e leggi esiste convivenza civile,
riuscendo a spacciarcitutto questo come libertà.
Siamo liberi di vivere in città che assomiglianosempre più
a galere, dove gli unici momenti di sfogo, come il sabato e la
domenica ricordano troppo amaramente l'ora d'aria del carcerato, e dove,usciti
dalle gabbie del lavoro, della scuola,
della casa i detenuti urbani vengono controllati, spiati, minacciati da
sempre più tecnologiche telecamere e sempre più sbirri.
Dentro o fuori, in carcere o in città, la realtà è
sempre la stessa: chi sbaglia paga e viene punito; in famiglia, a scuola,
in chiesa, sul lavoro, per la strada la logica è comunque questa.
Non ci si può permettere passività e remissività
di fronte ad uno Stato che ha imposto per legittimare la propria autorità
cos'è giusto o sbagliato,ciò che è vero e ciò
che non lo è, formando modelli standardizzati di pensiero e comportamento
che
creano controllo e consenso. Di fronte ad uno Stato che ci governa senza
pietà crediamo nell'azione diretta quotidiana.
Chi ci comanda si è appropriato di tutti gli aspetti della nostra
vita, quindi, concepire la distruzione totale della macchina
repressiva significa riprendersil a propria individualità, fondere
pensiero e azione, creare percorsi di autogestione e
conflittualità, lottare per realizzare i propri sogni e desideri.
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La
comparsa dell'istituzione carceraria ovvero della pena detentiva a sostituzione
della pena inflitta al corpo del condannato,
tortura o pena di morte, risale per l'Europa alla fine del XVIII secolo.
Queste importanti riforme del codice penale, questi cambiamenti del modo
di punire, non furono dovuti come venne e viene
spacciato, ad una maggiore umanità raggiunta dai governanti di
allora, ad uno spirito filantropico o alla volontà o speranza di
recuperare e reinserire il detenuto nella società "normale".
Questo cambio di trattamento nacque dalla necessità di rendere
più esteso ed efficace il controllo sociale per garantire gli
interessi di un capitalismo nascente ed in fase di cambiamento, punendo
con decisione i reati contro la proprietà, come il
furto, e politici di sovversione all' ordine costituito, ma garantendo
impunità o pene minime all'illegalismo dei diritti ovvero
frodi, evasioni fiscali, operazioni commerciali irregolari.
Il carcere rappresenta l'arma più estrema di cui dispongono gli
stati per piegare l'individuo alla normalità sociale, per
annientarlo e segregarlo lontano dagli occhi di tutti, per creare di lui
l' immagine del mostro.
Nessun discorso di recupero è valido o attendibile, come falsa
è l'abolizione della tortura sul corpo del condannato, come
dimostrano sia i casi eclatanti di pestaggi di massa (Sassari 2000)sia
ordinari commessi sul singolo detenuto come ci
raccontano le innumerevoli testimonianze di chi è stato o è
tuttora in carcere.
Lo stato moderno basato sul modello neoliberista ha sviluppato potenti
mezzi e strategie per reprimere qualsiasi tentativo di
sovvertirlo, per garantire una pace sociale utile solo agli interessi
di banche, multinazionali, imprenditori, politici e sciacalli
vari.
Un individuo è tanto più manipolabile quanto più
non percepisce la sua condizione di sfruttato, e su questo piano grandi
passi
hanno fatto le "democrazie" occidentali.
Il dominio è infatti esercitato nella sempre più accurata
fabbricazione dell'individuo attraverso le proprie istituzioni a partire
dalla scuola, dove vengono trasmessi i sani principi della meritocrazia,
della competizione, dell'autoritarismo e dove si finge
un sapere sempre più a portata di tutti, invece sempre più
specialistico e selettivo, finalizzato agli input necessari per
rendere il lavoratore sempre più flessibile alle esigenze del mercato.
Dal lavoro al tempo libero tutto deve essere disposto dall'alto, pronto
all'uso e teso ad eliminare ogni creazione individuale se
non in linea con i "sani" principi di sfruttamento e profitto.
Il nuovo tipo di umano dovrà essere un buon consumatore che si
crederà libero nel comprare un paio di Nike o di Adidas, di
cibo transgenico o biologico o nel comprare oggetti in comode rate, adatti
ad affermare il proprio status di persona "normale".
Il carcere è anche questo e non è facile vederne le sbarre.
La pena detentiva deve impaurire chi ostacola coscientemente o meno l'esercizio
del potere, allo stesso modo in cui
l'improduttivo, il "folle", il disadattato deve essere segregato,
sedato con psicofarmaci, studiato e giudicato dal merdoso
psichiatra di turno.
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Viviamo
in un regime di libertà obbligatoria, dove si è liberi di
scegliere da che parte stare.
L'unica cosa che si chiede subito è quella di accettare che sia
lo stato ,la famiglia,la scuola o il partito a decidere.
L' individuo è il criminale,è il disumano,o il cresciuto
in un ambiente dal forte degrado,o allevato dal misticismo, se non vuole
riprodurre i rapporti sociali tali e quali gli vengono propinati.
E tutte le volte che la tranquillità urbana è travolta dal
battersi in prima persona,non per la santificazione del progresso,
né
per un nuovo sistema statale,ma per il saldo immediato dei vecchi debiti
o delle libertà individuali comunque negate,l'impianto
repressivo della classe dominante apre volentieri le porte delle carceri;
e quand' anche i giudici non riescano a svolgere il loro
ruolo,allora il popolo pidocchioso,che è rimasto a guardare,chiede
l'intervento di dio o dei suoi paladini.
Lo stato;sia che rispecchi il carattere spettacolare-mercantile o burocratico-totalitario,sia
esso gestito da un management-
post-moderno e imperialista oppure da una nomenclatura ,sia che si regga
sull' apartheid o sul decervellamento consensuale
degli attori sociali ,sia che incarni il mondialismo delle multinazionali
o amministri il sottosviluppo all'insegna di una ideologia
nazionalpopolare,sia che concorra alla realizzazione di progetti faraonici
oppure si limiti a coprire le nefandezze piccole o
grandi ,legali o illegali dei commerci privati,distilla un'essenza schifosa:
la POLIZIA.
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Il 24 novembre
2000, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge n.341
nel quale vengono introdotte modifiche e
novità per garantire il controllo sociale ed affinare le armi della
repressione.Tra i tanti spiccano due punti.
-Viene introdotto il BRACCIALETTO ELETTRONICO per il controllo di chi
si trovi agli arresti domiciliari.
Il condannato non può rifiutarsi di indossarlo, pena la reintroduzione
in carcere.
-L'art.41 bis relativo alla sospensione delle regole del trattamento dei
detenuti viene prorogato fino al 31 Dicembre 2002.
Per far fronte al problema del sovraffollamento il ministro Castelli ha
promesso di costruire nuove carceri vendendo quelle
vecchie di interesse storico artistico.
L'innalzamento di nuovi istituti di detenzione era previsto anche dal
ddl n.4656 conosciuto come "pacchetto Fassino",
passato in prima battuta al senato e non avente la definitiva approvazione
a causa della fine della legislatura.
In questo pacchetto il programma di edilizia penitenziaria,prevedeva oltre
all'ammodernamento,l'apertura di quattro nuovi
istituti pronti da tempo:Rossano Calabro (CS),Castelvetrano(TP),Massa
Marittima(GR),Bollate(MI);quest'ultimo inaugurato il
1/12/2000,dopo 14 anni impiegati per costruirlo e 240 miliardi di lire
per costruirlo.
I carceri italiani sono 202,24 le case mandamentali,6 gli ospedali psichiatrici
giudiziari,47000 le guardie penitenziarie.
I detenuti "ospitati" dalle carceri nostrane sono 57.500,a fronte
di una capienza massima tollerabile di 47914 detenuti.
Circa 17000 gli stranieri ,in maggioranza marocchini,tunisini,albanesi,algerini
e slavi.
Ma ,niente paura,il nostro Guardasigilli ha una soluzione per tutto.
All'inizio di marzo '02 ha dichiarato all'entusiasta platea di Assago,che
è già pronta una proposta per rimpatriare gli immigrati
detenuti nel loro paese d'origine.
Nulla può interessare se questa gente era in fuga dalla propria
terra.
"Non sarà facile - avverte però- un'opera di convincimento
verso quei governi che ci inviano queste brave persone."
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Le ristrutturazioni
in atto degli istituti penitenziari italiani e della loro legislazione
a riguardo sono sempre più indirizzati verso
una gestione del conflitto socio-politico avente come modello guida quello
statunitense.
Ciò che salta facilmente agli occhi è la dualità
nel trattamento riguardo le misure premio relative alla detenzione, che
vengono
concesse in base alla collaborazione e indipendentemente dal reato commesso.
Infatti ,la legge Gozzini(1986), relativa al pentitismo e alla collaborazione/delazione
con gli organi di giustizia degli
accusati/condannati, ha permesso la costruzione di uno spartiacque tra
chi viene considerato irriducibile/irrecuperabile e
quindi meritevole di misure restrittive(art. 41 bis) e chi invece può
accedere a misure alternative (permessi premio,semilibertà,
ammissione in prova ai servizi sociali).
Un altro spettro che si aggira è quello del carcere privato,che
negli U.S.A. già da tempo rappresenta un grosso business.
Guarda caso il privato che si è proposto per il primo esperimento
sul suolo italiano è un nome ben noto.
L'istituto in questione è l'ex casa di lavoro di Castelfranco Emilia(MO),struttura
destinata a chi ha commesso reati a causa
della sua condizione di tossicodipendenza.
Questa è stata ristrutturata dallo stato alcuni anni fa e comprende
al suo interno un'azienda agricola.
Il nome ben noto è Muccioli,questa volta il figlio dell'aguzzino
Vincenzo,famoso avvoltoio senza scrupoli.
Dopo il 13 Maggio il progetto al quale stavano lavorando governo,regione
ed enti locali si interrompe e proprio in quei giorni
Muccioli avanza la sua candidatura.
Lo scorso Agosto,come spiegò l'ex sottosegretario alla giustizia,
Franco Corleone, Muccioli ricevette 5 miliardi dall'U.E. per
finanziare questa proposta.
Per informazione il sostentamento di un tossicodipendente a S.Patrignano
è di 60/70.000 lire al giorno.
Le strutture penitenziarie di Stato,sia pure attenuate,prevedono una quota
individuale che arriva a 300.000 lire al giorno.
Speculazione sulle sofferenze altrui?
Ma figuriamoci,lo spessore morale dei Muccioli ha ormai largamente dato
prova di sé e forse un giorno troveremo il nome di
questi benefattori sui libri di storia.
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Negli U.S.A.
le carceri private speculano sulle teste di circa 100.000 detenuti su
una popolazione carceraria composta in
totale da due milioni di persone.
Pur risalendo alla fine dell'ottocento la comparsa dei primi istituti
privati, il vero boom si è registrato sotto le due
amministrazioni Clinton nell' ambito di un'iniziativa che ha incoraggiato
il Dipartimento di Giustizia a trasferire immigrati illegali
e detenuti
di minima sicurezza in prigioni gestite da privati.
Le due più grandi società che detengono il business di costruzione
e gestione di istituzioni penitenziari sono la CCA
(Correction Corporation of America) e la WCC(Wackenut Corrections Corporation).
La CCA gestisce il 52% delle carceri s.p.a. con 78 prigioni sparse in
25 stati contenenti 63.000 detenuti.
La WCC rappresenta un braccio della Wackenut Private Security Service
che prende il nome dal suo fondatore,l'ex agente dell'F.B.I.,
George Wackenutt.
Questa multinazionale si è distinta in passato per attività
legate alla difesa di impianti nucleari.
I contratti della WCC sono distribuiti tra Nord America, Europa, Africa,
Australia e Nuova Zelanda e sono relativi anche ad
istituti di igiene mentale, unità mediche carcerarie, trasporto
dei prigionieri e monitoraggio elettronico per i detenuti a casa.
I posti letto dei lager sono 40.732 di cui 17.000 negli Stati Uniti.
Accanto a questi due giganti vi sono almeno altre sedici società
che si contendono questo mercato.
Lo Stato che si rivolge al servizio privato paga per ogni detenuto una
cifra giornaliera che oscilla dai 25 ai 60 $.
La concorrenza tra privati è considerata molto positivamente in
termini di profitto per l'intera economia nazionale.
L'industria carceraria si è rivelata un mercato molto florido,
i detenuti, una merce molto utile, ma soprattutto un esercito di
manodopera a basso costo per industrie statali e private, da cui attingere
senza scrupoli.
L'FPI (Federal Prisons Industries) è l'istituzione che gestisce
il lavoro dei detenuti e che ricerca partners commerciali attirati
da sicuri guadagni .
La paga di un detenuto è di circa 23 cent.l'ora, che tradotti in
lire sono circa 500 .
Tutto è spacciato all' opinione pubblica con la menzogna del reinserimento
sociale più sicuro del condannato.
L'FPI è tra i maggiori fornitori di equipaggiamento militare per
l'esercito statunitense.
Il carcere di Marion produce cavi elettronici e per la comunicazione,
essenziali per le moderne tecnologie belliche.
Questo, insieme a quello di Florence è l'unico a imporre come condizione
di lavoro quello per l'FPI.
Infatti in tutte le altre prigioni federali il detenuto può scegliere
tra altre attività che riguardano l'assistenza, il mantenimento
o i corsi "rieducativi". Solo il 26% ha scelto finora di lavorare
per l'FPI.
Un altro esempio di come gli istituti penitenziari possano risollevare
un' intera economia è dato dal caso di Pelican Bay, nella
contea di Del Norte area economicamente depressa.
Nel giro di pochi anni la ripresa è stata veloce, grazie soprattutto
allo sfruttamento dei detenuti di primo livello all'interno di
infrastrutture pubbliche, impiegati dalla costruzione di edifici, alla
pulizia delle strade.
La riurbanizzazione del territorio è stata così ottenuta
grazie ad un carcere. Diversa è la situazione italiana, ma comunque
in
lento adeguamento.
Anche se si è passati da un 37.9% di detenuti lavoratori del 1990
al 23,1% del 1999, si deve riflettere sull'entrata in vigore di
un regolamento che risolve il problema di una norma che autorizzava le
prestazioni lavorative solo a chi aveva accesso a
misure di pena alternative.
Un protocollo di intesa firmato nel Febbraio 2001 dai ministri Salvi e
Fassino(Lavoro e Giustizia[!!!]) rende operativo il ddl
conosciuto come "legge Smuraglia".
Questo sancisce il "diritto" anche degli internati ad accedere
ai servizi delle cooperative sociali di reinserimento lavorativo.
Le aziende e le associazioni private che usufruiranno a loro volta di
questo servizio godranno di sgravi fiscali oltre ad assicurare
paghe più
che da fame ai dipendenti.
Difficilmente i risultati di questo provvedimento si faranno attendere.
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Lo stato
ha come massima rappresentazione della sua arroganza repressiva il carcere;
ed è importante sottolineare:massima
rappresentazione poichè quotidianamente siamo sottoposti ad un
addomesticamento a livello di istituzioni scolastiche e non,
di religione, di famiglia, di perbenismo, ecc,ecc
che mira a mutare
l' individuo in un numero produttivo e a fare della sua
rabbia la ricchezza del padrone.
Ritengo questa una norma repressiva in piena regola. Inoltre il controllo
sociale è talmente presente che è come se fossimo
in un carcere, ma la differenza da quest'ultimo è che possiamo
far finta di non rendercene conto, mentre il carcere è fatto
solo di mura e di violenza e rappresenta la punizione per chi lotta e
trasgredisce.
Vi sono carceri speciali, lager, ove si viene deportati senza neanche
aver avuto il piacere di commettere un reato, poiché il
reato, per lo stato, è essere viandanti. Questi lager vengono detti
anche "centri di detenzione temporanea" e "centri di accoglienza".
Ti prendono anche per il culo; bell'accoglienza: sequestrato, detenuto
e rispedito da dove vieni (senza tener conto che hai
speso tutti i soldi messi da parte durante la vita per raggiungere l'Italia).
Quando, come se non bastasse, nella maggior parte
dei casi è stata proprio la loro politica, unita a quella degli
altri paesi "civili" a convincerti per fame, guerra e miseria
a lasciare
la tua terra e i tuoi affetti. Gli stati "civili" hanno paura
e devono avere paura, è per questo che vorrebbero avere controllo
ed è per questo che tu migrante li spaventi. Sono deboli, se non
possono saper chi sei, dove sei, cosa fai tu, piccolo, esile
vagabondo diventi un serio pericolo da allontanare.
I lager per migranti sono ormai presenti in tutta Italia ed hanno iniziato
a prendere vita nel '98 con i decreti legislativi
riguardanti : "la disciplina sull' immigrazione e le norme sulla
condizione dello straniero" e nello specifico dall'allora ministro
dell'interno Napolitano. Nel passaggio di governo dalla sinistra alla
destra le cose sono andate di male in peggio.
Con la legge sull'immigrazione "Bossi-Fini" -che sembra un documento
scritto da negrieri del 1850 -:gli extracomunitari che
entrano in Italia oltre a dover avere un contratto di lavoro,subiranno
delle restrizioni anche per quanto riguarda il
ricongiungimento con i propri familiari.
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Il regnante
ministro dell'interno decide un massimo di "schiavi" da far
entrare nel paese. Le famiglie borghesi e gli imprenditori
aguzzini possono richiedere la manodopera straniera ad uno sportello in
prefettura che spedirà le richieste ai consolati , ove i
futuri sfruttati si recheranno se vogliono lavorare. In alternativa l'
imprenditore può richiedere un certo numero di persone da
utilizzare, fortunatamente dovrà dare loro vitto e alloggio
ma
da buoni patrioti fascisti quali sono la domanda dell'imprenditore
passerà prima dai "centri provinciali dell'impiego" così
da garantire all'italiano per primo la possibilità di lavorare.
Accertato che
lo straniero possa entrare in Italia, avrà 8 giorni per presentare
il "contratto di soggiorno" che sarà valido solo per
il periodo di
sfruttamento concordato.
Se l'immigrato avrà sempre un lavoro regolare e produrrà
per lo stato padrone, senza commettere reati,in piena passività,
potrà restare in Italia per un tempo indeterminato.
All'inizio i contratti non devono superare uno o due anni con un massimo
di sei -gli si potrebbero dare troppe garanzie
- dopo dieci anni di sottomissione il migrante avrà la possibilità
di diventare "cittadino italiano".
Un altro cambiamento fondamentale riguarda il ricongiungimento familiare:
- È consentito solo ai figli minorenni dal paese d'origine verso
i genitori in Italia con regolare permesso di soggiorno.
- Se viceversa lo sfruttato è il figlio, questo può far
venire i genitori in Italia, a meno che non convivano con figli maggiorenni.
Tutti i migranti che non si sottomettono al porco regime fascista italiano,
i cosiddetti clandestini, verranno espulsi dal paese.
- Per il clandestino trovato la prima volta non viene riconosciuto reato
ma solo la detenzione momentanea nel
"centro d'accoglienza" e la futura espulsione.
- La seconda volta vi è l'arresto ma solo facoltativo e la riespulsione.
- Mentre la terza volta viene processato in Italia e arrestato da uno
a quattro anni.
Siccome le famiglie borghesi "hanno bisogno della colf" il numero
accettato in questa categoria è illimitato.
Inoltre in presenza
di un handicappato in famiglia lo straniero potrà essere regolarizzato
come "badante".
Nel caso di non continuità lavorativa,
la famiglia dovrà denunciare il fuggitivo.Da queste leggi emerge
la
raccapricciante realtà dello sfruttamento dei migranti!
LOTTIAMO CONTRO I "CENTRI DI DETENZIONE" E TUTTE LE STRUTTURE
AFFINI ED I PORCI CHE LI HANNO VOLUTI!
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Molto spesso
l'approccio paternalistico che l'autorità ha nei confronti della
devianza giovanile nasconde l'esigenza di recuperare individui
altrimenti incompatibili con i canoni anestetizzati ed anestetizzanti
di questa società. Da anni sociologi e psicologi studiano i fenomeni
e i comportamenti legati alla microcriminalità, al teppismo giovanile,
al fenomeno delle baby gang e del branco. L'esigenza è quella di
capire,
di individuare il virus che catapulta milioni di adolescenti dentro
quelle dinamiche di illegalità che il sistema non riesce a controllare.
Per questo fin ora alla punizione veniva sempre affiancata un opera di
recupero sociale che prevedeva il reinserimento del
giovane attraverso un accurato ed efficace lavaggio del cervello. Dunque
si studia, si forniscono dati e statistiche agli organi
di repressione e si elaborano le pratiche più efficaci per sopire
l'animo turbolento dei piccoli criminali.
Le cifre, relativamente significative, evidenziano l'aumento in Italia
dei reati commessi da minori.
La criminalità minorile sembra essere più diffusa al Nord
(40%) meno al Sud (23%). Le cause sono sempre le stesse: furti,
rapine, detenzione di stupefacenti, lesioni, danneggiamenti. Le pene sempre
più articolate e restrittive servono all'opinione
pubblica per guadagnare almeno l'illusione di un mondo quieto, pulito
e finalmente liberato dall'immondizia che insudicia le città.
Con un approccio simile si fa presto a raggiungere l'equazione adolescente
= criminale. Ed è proprio da questa equazione che
parte il disegno di legge (ddl) approvato il 1 marzo 2002 dal consiglio
dei ministri.
Un ddl che prevede un radicale inasprimento delle pene e che sembra privilegiare
la vendetta sociale contro l'illegalità rispetto
all'ipocrisia del recupero e del reinserimento. La legge, fortemente voluta
dal ministro Castelli, prevede l'abolizione dei tribunali
per minorenni, sostituiti da sezioni specializzate presso i tribunali
ordinari e l'unificazione delle competenze civili in materia di
famiglia e minori.
Venuto a mancare il concetto di recupero sociale il ruolo degli psicologi,
dei neuropsichiatri infantili ecc. diventa
assolutamente marginale. Gli scienziati che per anni hanno fatto i soldi
usando come cavie ragazzi e ragazze a cui imporre
test, analisi, colloqui informali e altre stronzate inutili, non affiancheranno
più i giudici prima della sentenza.
Il loro ruolo sarà da oggi solo quello di consulenti esterni. Verranno
inoltre diminuite le attenuanti per i minori che commettono
reati (da un terzo ad un quarto) e una volta raggiunti i 18 anni di età
per i detenuti si apriranno le porte del carcere normale
ovvero gli stessi istituti dove vengono reclusi i maggiorenni.La riforma
prevede inoltre l'esclusione dell'istituto della messa in
prova per i reati ritenuti particolarmente gravi come l'omicidio o la
violenza carnale.Con queste rifiniture il sistema repressivo
nazionale si adegua ai canoni delle più moderne ed evolute democrazie
occidentali non solo investendo miliardi in gabbie di
acciaio e cemento armato, ma ristrutturando, speculando sull'allarme microcriminalità,
le norme che regolano giuridicamente le
problematiche legate al mondo giovanile. Secondo Castelli quindi i ragazzi
non possono più essere trattati come adolescenti
che sbagliano, ma come veri e propri criminali.
Il Guardasigilli giustifica poi così la riforma approvata al consiglio
dei ministri: " La delinquenza minorile è cambiata.
Non si tratta più di teppistelli, ma ci sono ormai ragazzi di 16
anni che reati gravi come gli adulti.
Era necessaria quindi una restrizione delle previsioni attenuanti"
. Non è tutto. "L'impianto penalistico in vigore - ha aggiunto
il ministro - era stato pensato su un tipo di delinquenza che non esiste
più. Gli esperti ormai sono concordi nel dire che la realtà
è un'altra [
] siamo quindi intervenuti su alcuni punti,restringendo
la diminuente prevista dal codice da un terzo a un quarto".
Si invoca il carcere, la detenzione, la pena e l'inquisizione. Si elaborano
punizioni esemplari. Si invoca giustizia e legalità in
nome di una pace sociale che nutrendosi di vite e coscienze prova a scagliarsi
con ogni mezzo contro tutto ciò che non si
riesce a controllare e normalizzare.
In un paese dove fobie ed isterie allarmistiche determinano violente campagne
repressive a 360°, questa riforma è passata
quasi sotto silenzio. E mentre girotondi, fiaccolate e grottesche adunate
chiedono a gran voce ancora più legalità e controllo,
fuori, nelle strade, continua il gioco pericoloso e violento che vede
guardie e ladri scontrarsi dentro ad un'interminabile
esplosione di eventi.
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Il pandemonio
sociale e politico scatenatosi dopo gli attacchi contro il World Trade
Center e il Pentagono sta consentendo a
molte politiche governative di essere rese effettive senza nessuno scrutinio
da parte dell'opinione pubblica. La più drastica di
queste misure ad oggi è quella che consente alle istituzioni repressive
all'interno del governo degli Stati Uniti di aumentare
impunemente la repressione, in particolare il Servizio di Immigrazione
e Naturalizzazione (Immigration and Naturalization
Service - INS), gli uffici di polizia e il sistema carcerario.
Nel giro di poche ore dagli attacchi dell'11 settembre, i prigionieri
politici e i prigionieri di guerra del paese sono stati
chirurgicamente allontanati dalla popolazione generale e rinchiusi in
Unità di Sicurezza.
Sono stati classificati sotto la voce Segregazione Amministrativa e detenuti
in isolamento ufficialmente "per indagine".
Che si sappia tra questi vi sono: Marilyn Buck, Tom Manning, Carlos Alberto
Torres, Sundiata Acoli, Richard Williams, Father
Philip Berrigan, Kojo Bomani Sababu, Haydee Beltran e Larry Giddings.
Anche i musulmani sono tra gli obiettivi.
Queste azioni sono il risultato di ordini originati al Dipartimento di
Giustizia degli Stati Uniti poi passati alla Divisione Federale delle
Prigioni.
La motivazione fornita per questo rifiuto di accesso ai prigionieri, caso
senza precedenti, è stata diversa a seconda
dell'istituzione contattata e del singolo prigioniero politico indagato.
Questo malgrado il fatto che gli ordini sono pervenuti da
un'unica fonte.
Ciascuna istituzione ha interpretato l'ordine in modo contraddittorio.
Alcuni hanno detto che qualunque prigioniero che sulla sua fedina penale
aveva riferimenti ad esplosivi era stato posto in
isolamento, altri hanno risposto che era stato fatto - come nel caso di
Padre Philip Berrigan - per proteggerli. Padre Philip
Berrigan non è mai stato minacciato da un altro detenuto. Da chi
deve essere allora protetto? Alcuni, come Marilyn Buck e
Tom Manning, sono detenuti in isolamento per "indagine" malgrado
sono entrambi detenuti da oltre 20 anni. I musulmani, in
generale, sono stati posti in isolamento e in alcuni casi, come Lewisburg
e Leavenworth, restano in isolamento.
A Lewinsburg, PA, ad esempio, il prigioniero politico Larry Giddings è
stato in isolamento per 21 giorni. è stato rilasciato solo
giovedì
4 ottobre.
Gli altri musulmani che sono stati posti in isolamento in quello stesso
periodo restano in quelle condizioni.
Che si sappia restano in isolamento i prigionieri politici Sundiata Acoli,
Carlos Alberto Torres e Kojo Bomani Sabatu.
Si sta cercando di conoscere lo status degli altri.
Anche prima i prigionieri politici e i prigionieri in generale sono stati
oggetto della misura di isolamento per motivi di sicurezza.
Ma ora gli viene anche negata la possibilità di avere contatti
telefonici o di persona con i propri legali.
Finora il diritto di accesso alle corti non era mai stato violato. La
mancata possibilità di contatto con i legali rende loro
impossibile protestare per queste azioni e condizioni ingiuste in cui
sono tenuti e rende impossibile altresì ai familiari, amici e
sostenitori accertarsi delle loro condizioni.
Pensiamo che il vero motivo dell'isolamento di questi prigionieri politici
e di guerra è di estraniarli ulteriormente e di
criminalizzarli. Il governo degli Stati Uniti continua a negare l'esistenza
di prigionieri politici all'interno delle prigioni di questo
paese. Hanno negato che ci sono lotte politiche legittime per la libertà,
la liberazione e i diritti umani in atto all'interno dei
confini degli Stati Uniti. Da tempo cercano di etichettare quelli coinvolti
in tali lotte come "terroristi". Crediamo che
quest'ultima mossa contro i prigionieri politici e di guerra è
un altro passo nel definirli terroristi e giustificare così il
loro
comportamento verso queste persone - un altro passo verso la criminalizzazione
del dissenso negli Stati Uniti.
Questa potrebbe essere la motivazione logica per ciò che sta accadendo
qui.
Queste persone non rappresentano alcuna minaccia reale contro gli Stati
Uniti, a meno che il potere dell'analisi ragionata non
sia una minaccia.
In un documento presentato alla 60esima Conferenza della International
Federation of Library Associations (IFLA) tenutasi
nell'agosto del 1994, Vibeke Lehman, Coordinatore dei Servizi Bibliotecari
del Dipartimento delle Prigioni del Wisconsin scrisse:
"Negli Stati
Uniti ai prigionieri sia delle prigioni di stato che federali sono garantiti
alcuni diritti costituzionali e civili.
Essi includono il diritto a non subire punizioni crudeli e insolite, ad
un giusto processo, alla libertà di parola, di religione,
all'assistenza sanitaria, il diritto a non subire discriminazione razziale
e ad avere accesso alle corti. Solo in particolari
circostanze e per questioni di sicurezza possono essere imposte limitazioni
a questi diritti". Il governo degli Stati Uniti ha negato
a questi
prigionieri questi diritti senza giusta motivazione e/o senza motivazione
legittima.
Le autorità carcerarie degli Stati Uniti e i politici usano di
solito i momenti di crisi per privare i prigionieri dei pochi diritti
che
ancora hanno e per mettere in atto ulteriore repressione verso i dissidenti
politici. Dopo la tragica perdita di vite umane ciò di
cui siamo stati tutti testimoni è stata la parte migliore dell'umanità
ma anche la peggiore. Il comportamento di coloro che
tentano di usare questi momenti difficili per privare degli esseri umani
dei loro diritti è un atto tanto criminale quanto i crimini
scatenati dall'odio anti-arabo e anti-musulmano che abbiamo condannato
a livello nazionale.
Dobbiamo ritenere il Procuratore Generale John Ashcroft e la Divisione
delle Prigioni direttamente responsabili degli abusi verso
i diritti dei prigionieri.
Chiediamo a tutti di scrivere agli indirizzi sotto elencati per far sapere
loro che le loro azioni non sono passate inosservate e
che chiediamo la fine dello stato di isolamento e un ripristino del diritto
alla posta, alle visite e agli avvocati per la popolazione
carceraria resa vittima dall'11 settembre.
Attorney
General John Ashcroft
U.S. Department of Justice
950 Pennsylvania Ave, NW
Washington, DC 20534
E-mail: AskDOJ@usdoi.gov
FAX: (202) 514-5331 - Tel.: (202) 353-1555Kathleen
Hawk Sawyer
Director, Federal Bureau of Prisons
320 First Street, NW
Washington, DC 20534
FAX: (202) 514-6620 - Tel.: (202) 307-6300The
Jericho Movement
P.O. box 650, New York, NY 10009
http://www.thejerichomovement.com/
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