Dall'inizio degli anni '70, il mondo si sta spostando verso quello che viene
chiamato tripolarismo o trilateralismo - tre grandi blocchi economici
in concorrenza uno contro l'altro. Il primo blocco fondato sullo yen, con al
centro il Giappone e intorno le ex colonie giapponesi.
Negli anni '30 e '40, il Giappone chiamava questo territorio "la grande
sfera di coprosperità dell'Asia orientale" ed il conflitto con gli
Stati Uniti nacque proprio dal tentativo di Tokio di esercitare su di essa lo
stesso genere di controllo che potenze occidentali esercitavano sulle proprie
sfere di influenza. Ma dopo la guerra, gli Usa hanno rimodellato la regione
sulla base dei loro interessi. A quel punto lo sfruttamento da parte giapponese
dell'area non era più un problema: bastava che ciò avvenisse sotto
l'ala protettrice americana.
Alcuni hanno sostenuto assurdamente che il fatto che il Giappone sia divenuto
un nostro temibile concorrente dimostri in fondo quanto siamo onesti dal momento
che abbiamo aiutato al tal punto i nostri nemici nella ricostruzione post-bellica.
In realtà non avevamo molta scelta. Se gli Usa non avessero ricostruito
l'impero giapponese, mantenendone il controllo (come hanno fatto), sarebbero
rimasti fuori dalla regione, consentendo al Giappone e al resto dell'Asia di
seguire delle strade indipendenti, fuori dal controllo americano della Grande
Area. Ma questo era impensabile.
Per di più, dopo la II guerra mondiale, la possibilità, anche
remota, che il Giappone ci facesse concorrenza non era nemmeno presa in considerazione.
Si pensava, (con una forte dose di razzismo) che forse, con l'andare del tempo,
il Giappone sarebbe stato in grado di produrre tutt'al più qualche ninnolo.
La sua ripresa è in gran parte dovuta alla guerra di Corea prima, e a
quella del Vietnam poi, che ne stimolarono la produzione portando al Sol Levante
immensi profitti.
Tuttavia, nel primo dopoguerra, non mancavano negli Usa strateghi lungimiranti
come George Kennan. Questi suggerì che gli Stati Uniti incoraggiassero
il Giappone sulla via dell'industrializzazione, ma con un limite: il controllo
americano sulle loro importazioni petrolifere. Secondo Kennan, ciò avrebbe
conferito un "potere di veto" su Tokio nel caso che questi avesse
tentato di uscire dai binari. Gli Usa seguirono questo consiglio, imponendo
il loro controllo sulle forniture e le raffinerie giapponesi. Fino agli anni
'70, il Giappone aveva piena padronanza soltanto sul 10% circa dei propri approvvigionamenti
petroliferi. [12]
Questa è una delle ragioni per cui noi americani teniamo tanto al petrolio
del Medioriente. Non che ci serva per noi stessi: fino al 1968 in Nordamerica
era il maggiore produttore di petrolio del mondo. Quel che vogliamo è
tenere saldamente in mano questa leva del potere mondiale, ed essere sicuri
che i proventi finiscano soprattutto negli Usa e in Gran Bretagna.
È uno dei motivi per cui abbiamo mantenuto a lungo le nostre basi militari
nelle Filippine. Fanno parte del sistema globale di intervento puntato sul Medioriente,
inteso a garantire che le forze locali mediorientali non cadano nelle mani dell'"ultranazionalismo".
Il secondo grande blocco ha base in Europa ed è dominato dalla Germania.
Sta facendo grandi passi in avanti con il consolidamento del Mercato Comune
Europeo. L'Europa ha una economia più estesa degli Stati Uniti, una popolazione
più numerosa, più istruita e più progredita.
Se l'unione si realizzasse pienamente, diventando una potenza integrata, gli
Stati Uniti potrebbero perdere la loro supremazia. Ciò appare ancora
più probabile ora che l'Europa a guida tedesca si sta mettendo alla testa
della ricostruzione dell'Europa Orientale, riconducendola al suo ruolo tradizionale
di colonia economica facente parte, in realtà, del Terzo Mondo.
Il terzo blocco è quello dominato dagli Usa e fondato sul dollaro. Di
recente si è esteso fino a inglobare il Canada, il più importante
partner commerciale degli Stati Uniti e di recente il Messico, grazie agli "accordi
di libero scambio" intesi essenzialmente a garantire interessi agli investitori
americani e dei loro soci.
Abbiamo sempre dato per scontato che l'America Latina ci appartenesse di diritto.
"La nostra piccola regione laggiù, che non ha mai dato fastidio
a nessuno", come la definì Henry Stimson (ministro della Guerra
sotto Franklyn Delano Roosevelt e sotto Taft, e poi segretario di Stato con
Hoover). La difesa del blocco fondato sul dollaro significa proseguire nella
stategia volta a bloccare lo sviluppo indipendente dell'America Centrale e dei
Caraibi. [13]
Se non si capiscono le battaglie contro i nostri rivali dei paesi industrializzati e contro il Terzo Mondo, la politica estera statunitense può sembrare una lunga lista di errori fatti a casaccio, di contraddizioni, di confusioni. Il realtà, i nostri leader hanno svolto i compiti loro assegnati piuttosto bene, entro i limiti del possibile.
12. Bruce Cumings, The Origin of the Korean War, Volume II, Princeton Uni-versity
Press, 1990.
13. Kolko, Politics of War, p. 471.