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I cortili dello Zio Sam (indice)



I principali obiettivi della politica estera Usa

RESTAURARE L'ORDINE TRADIZIONALE

Gli strateghi del dopoguerra come Kennan avevano perfettamente capito che sarebbe stato di vitale importanza per la salute della grande industria americana che le altre società industrializzate dell'Occidente si riprendessero dai danni della guerra in modo da poter importare le merci americane e rappresentare anche un'opportunità d'investimento. (Nel mondo occidentale comprendo anche il Giappone, secondo la vecchia convenzione sudafricana che tratta i giapponesi come "bianchi onorari".) Ma per questo era fondamentale che la ricostruzione di quelle società avvenisse in un modo molto particolare.
Doveva essere restaurato l'ordine tradizionale, orientato a destra, con il mondo degli affari in posizione dominante, i lavoratori divisi e indeboliti, e il peso della ricostruzione saldamente sulla spalle della classe lavoratrice e dei poveri.

Il principale ostacolo che si frapponeva a questo progetto era dato dalla resistenza antifascista, che fu pertanto soppressa un po' in tutto il mondo e spesso sostituita da collaboratori fascisti e nazisti. Ciò richiese talora l'uso di una violenza estrema, ma altre volte si poté ottenere con misure più morbide, come la manipolazione delle elezioni o il negare il cibo di cui c'era disperata necessità. (Questo dovrebbe essere l'argomento del primo capitolo di qualsiasi onesto libro si storia che tratti il periodo del dopoguerra ma, in realtà, è raro persino che se ne parli.)
Questo schema venne adottato nel 1942, quando il presidente Roosevelt novinò un ammiraglio francese, Jean Darlan, governatore generale di tutto il Nord Africa francese. Darlan era uno dei più importanti collaboratori dei nazisti, nonché l'autore delle leggi antisemite promulgate dal governo Vichy (il regime fantoccio dei nazisti in Francia).

Ma molto più importante risultò essere la prima regione europea liberata, l'Italia meridionale, dove gli Stati Uniti, seguendo il consiglio di Churchill, imposero una dittatura di destra guidata dall'eroe di guerra fascista, il maresciallo Badoglio, e dal re Vittorio Emanuele III, anch'egli collaboratore dei fascisti.
I politologi americani riconoscevano che la "minaccia" per l'Europa non era rappresentata dall'aggressione sovietica (che gli analisti più seri come Dwight Eisenhower non mettevano in conto) ma piuttosto dalla resistenza antifascista - con i suoi ideali radicalmente democratici, che aveva le sue basi tra i lavoratori e contadini - e dal potere e dal fascino politico esercitato dai partiti comunisti locali.
Per scongiurare il collasso economico che avrebbe incrinato la loro influenza, e per ricostruire le economie capitalistiche di stato in Europa Occidentale, gli Stati Uniti realizzarono il Piano Marshall (grazie al quale all'Europa vennero elargiti prestiti e donazioni per oltre 12 miliardi di dollari tra il 1948 e il 1951, fondi che, nel 1949, coprirono un terzo delle esportazioni Usa in Europa). [6]

In Italia, un movimento di contadini e lavoratori, guidato dal Partito comunista, aveva tenuto testa a sei divisioni tedesche durante la guerra, liberando infine il nord del paese. Quando le forze americane avanzarono verso il nord dispersero questa resistenza antifascista e cercarono di restaurare in gran parte la struttura di base del regime fascista anteguerra.
L'Italia è stata una delle principali regioni di influenza della Cia, fin dalla sua fondazione. L'Agenzia era molto preoccupata che il comunismo potesse prendervi legalmente il potere nelle cruciali elezioni del 1948. Per scongiurare questo pericolo utilizzo le tecniche più svariate, compresa quella di ripristinare la polizia fascista, di dividere il sindacati, di far mancare il cibo. Ma non si poteva essere certi che il Partito comunista sarebbe stato sconfitto.
Il primissimo memorandum del Consiglio di Sicurezza Nazionale del 1948 (Nsc1) precisava alcune azioni che gli Usa avrebbero intrapreso se i comunisti avessero vinto le elezioni. Una delle risposte in programma era l'intervento armato, sotto forma di aiuti militari a operazioni clandestine in Italia.

Alcuni, soprattutto George Kennan, invocarono l'azione militare prima delle elezioni: non intendevano correre rischi. Ma altri lo convinsero che si poteva ottenere lo stesso risultato grazie alla sovversione, ed ebbero ragione.
In Grecia, l'esercito britannico arrivò dopo che i nazisti si erano già ritirati. Esso impose un regime corrotto, che spinse la resistenza a riorganizzarsi, mentre la Gran Bretagna, in pieno declino dopoguerra, non riusciva a mantenere il controllo della situazione. Così nel 1947 arrivarono gli Stati Uniti e appoggiarono una guerra sanguinosa che provocò circa 160.000 vittime.
La guerra fu completata dall'uso della tortura e dall'esilio politico per decine di migliaia di greci, dai cosiddetti "campi di rieducazione" per altre decine di migliaia, dalla distruzione dei sindacati e di qualsiasi possibilità di una vita politica indipendente.
Tutto ciò mise la Grecia saldamente nelle mani degli investitori americani e dei finanzieri locali, mentre gran parte della popolazione fu costretta a emigrare per sopravvivere. Tra i beneficiati v'erano i collaboratori dei nazisti, mentre tra le vittime ci furono soprattutto i lavoratori e i contadini della resistenza guidati dai comunisti.

Il successo riportato dagli Usa in Grecia contro la popolazione locale fece da modello per la guerra del Vietnam - come spiegò Adlai Stevenson alle Nazioni Unite nel 1964. I consiglieri di Reagan utilizzavano esattamente lo stesso modello quando parlavano dell'America Centrale, e lo stesso schema fu seguito in molte altre occasioni.
In Giappone, Washington diede il via alla cosiddetta "inversione di marcia" del 1947, che mise fine ai primi passi verso la democratizzazione intrapresi dall'amministrazione militare del generale McArthur. L'inversione di marcia soppresse i sindacati e le altre forze democratiche e mise il paese saldamente nelle mani degli stessi capitani d'industria che avevano sostenuto il fascismo giapponese, in un sistema di potere statale e privato che dura ancora oggi.
Quando le truppe americane entrarono in Corea nel 1945, smantellarono il locale governo popolare, composto essenzialmente di antifascisti che avevano resistito ai giapponesi, e dettero vita ad una brutale repressione, utilizzando agenti della polizia fascista giapponese e i coreani che con loro avevano collaborato durante l'occupazione. Nella Corea del Sud, prima della cosiddetta guerra di Corea, restarono uccise 100.000 persone, di cui 30-40.000 furono massacrate durante una rivolta contadina in una piccola regione, l'isola di Cheju.

Un colpo di stato fascista in Colombia, ispirato dalla Spagna di Franco, suscitò solamente una debole protesta da parte del governo degli Stati Uniti; altrettanto accadde per un golpe in Venezuela, o per la presa del potere da parte di un ammiratore del fascismo a Panama. Ma il primo governo democratico nella storia del Guatemala, che prendeva a modello il "New Deal" di Roosevelt, provocò negli Usa una forte avversione tanto che, nel 1954, la Cia diresse un colpo di stato che trasformò il paese in un inferno. Il Guatemala da allora è stato mantenuto nelle stesse condizioni grazie ai regolari interventi e finanziamenti americani, specialmente sotto le amministrazioni Kennedy e Johnson.
Tra gli aspetti del processo di eliminazione della resistenza antifascista bisogna enumerare il reclutamento di criminali di guerra come Klaus Barbie, un ufficiale delle SS che era stato il capo della Gestapo a Lione, così da meritarsi il soprannome di "boia di Lione". Benché fosse responsabile di molti odiosi crimini, l'esercito americano gli diede l'incarico di spiare i francesi.
Quando finalmente, nel 1982, Barbie fu riportato in Francia per essere processato come criminale di guerra, il suo utilizzo in qualità di agente fu spiegato dal colonnello (in pensione) Eugene Kolb, del Corpo del Controspionaggio dell'Esercito americano: "C'era un gran bisogno delle capacità [di Barbie] dal momento che le sue attività erano state dirette contro il Partito comunista clandestino in Francia e contro la resistenza", [7] nuovo obiettivo della repressione messa in atto dai liberatori americani.

Visto che gli Usa riprendevano da dove i nazisti avevano lasciato, era perfettamente ragionevole utilizzare persone già esperte nella repressione della resistenza. In seguito, quando divenne difficile o impossibile proteggere questi utili amici in Europa, molti di loro (tra cui Barbie) furono fatti emigrare di nascosto negli Stati Uniti o in America Latina, sovente con l'aiuto del Vaticano e di sacerdoti fascisti.
Laggiù diventavano consiglieri militari delle polizie di stato appoggiate dagli Usa, che venivano organizzate, spesso abbastanza scopertamente, sul modello del Terzo Reich. Alcuni divennero anche trafficanti di droga, mercanti d'armi, terroristi e "istruttori" - insegnavano ai contadini latinoamericani le tecniche di tortura perfezionate dalla Gestapo. Alcuni degli allievi del nazisti finirono poi in America Centrale, stabilendo così un legame diretto tra i campi di sterminio e gli squadroni della morte - il tutto grazie all'alleanza del dopoguerra tra gli Usa e le SS.


NOTE

6. Vedi Michael J. Hogan, The Marshall Plan, Cambridge University Press, 1987.
7. Kolb, Letter, New York Times, 26 luglio 1983.


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