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tutto quello che devi sapere
fonte: Covert Action Quarterly 66
Dall'inizio dell'ultima crisi nel Golfo Persico, Gennaio 1998,
centinaia di missili Tomahawk hanno viaggiato nelle navi da
Guerra USA per posizionarsi nel Golfo, nel Mediterraneo e
nell'Oceano Indiano.
Durante l'attacco di agosto contro l'Afganistan almeno due
Tomahawk hanno fallito la loro missione, andando a finire in
Pakistan e uccidendo diverse persone. Nell'attacco di dicembre
contro l'Iraq qualche missile ha colpito obiettivi civili, mentre
altri sono addirittura finiti in Iran ferendo ed uccidendo
diverse persone. Naturalmente invece non sono riusciti nel loro
obiettivo dichiarato, cioè uccidere Osama bin laden e Saddam
Hussein e piegare la loro forza.
Oltre ad uccidere civili inermi ed a raggiungere limitati
successi militari, quanto hanno speso gli Stati Uniti per punire
il Sudan, l'Afganistan e l'Iraq? Secondo stime ufficiali il
bombardamento del 20 agosto contro i "nascondigli" dello sceicco
Osama bin Laden in Sudan ed Afganistan sono costati come minimo
100 milioni di dollari. Mentre la cosiddetta "operazione Desert
Fox" è costata almeno un miliardo di dollari; e per mantenere
tutto il dispiegamento militare nel Golfo dal 1991 gli Stati
Uniti hanno speso una media di 50 miliardi di dollari l'anno,
come calcolato da Laura Myers della Associated Press.
Gli attacchi del 20 agosto contro il Sudan e l'Afganistan, così
come quelli di dicembre contro l'Iraq hanno comportato un enorme
impiego di risorse economiche, umane e militari. Questi attacchi
erano parte di un affare più grande che comprende donazioni da
parte delle industrie militari, l'insediamento militare diretto
degli Stati Uniti in Medio Oriente, vendite di armi nell'area ed
anche come apripista per l'ancora poco conosciuto NMD (National
Missile Defense System) una versione rivisitata del programma
"Guerre Stellari" dell'era Reagan.
Oramai molte persone fin dalla Guerra del Golfo hanno familiarità
con l'idea di attacchi missilistici, di Tomahawk e di Patriot,
quasi nessuno sa però che il fabbricante di questi armamenti è la
Raytheon Company con sede a Lexington nel Massachusetts, uno dei
maggiori fruitori dei miliardari (in dollari) contratti con il
Pentagono.
Secondo la più importante pubblicazione del settore aerospaziale,
Aviation Week & Space Technology, gli Stati Uniti hanno sparato
79 missili da crociera Tomahawk contro non più di 7 bersagli,
principalmente un impianto farmaceutico vicino Khartoum, Sudan e
contro quello che hanno affermato essere il quartier generale e
campo di addestramento di bin Laden a sud di Kabul, Afganistan.
Il numero dei missili è variato da un numero di 70 missili
iniziale al numero di 79 dai rapporti finali. Dei quali 66
sparati verso l'Afganistan e 13 verso il Sudan. L'ammiraglio
Eugene J. Carroll ha riferito che il prezzo di un missile
Tomahawk si aggira intorno ai 750.000 dollari, mentre per il suo
mantenimento, trasporto ed esercizio servono almeno altri 400.000
dollari. L'ammiraglio Carrol ha poi detto che complessivamente
per l'attacco di agosto si sono spesi perlomeno 115 milioni di
dollari, soldi dei contribuenti [207 miliardi di lire] ed ha
aggiunto "è una spesa enormemente più elevata che mandare dei
B-52". Il fatto di non voler usare aerei, ma solo missili, senza
la possibilità di poter verificare di persona il raggiungimento
dei bersagli, ma al contempo con la garanzia dell'incolumità,
nessun rischio di cattura o morte di soldati USA, ha suscitato
diverse domande all'interno della comunità militare.
Dopo gli attacchi di agosto alcuni ex comandanti della Guerra del
Golfo si sono detti stupiti dal numero di Tomahawk impiegati per
l'attacco. Infatti durante l'Operazione Desert Storm loro si
sarebbero sognati di poter sparare 8 o 12 missili su di un
obiettivo, come è invece avvenuto ad agosto 98, infatti durante
il conflitto nel Golfo del 91 gli venne ben presto ordinato di
fermare il lancio dei missili a causa delle spese, e invece
adesso perché i militari USA hanno potuto bruciare più di 100
milioni di dollari in una sola notte anche se c'erano diverse
altre alternative e si poteva anche ricorrere al consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite o ad un negoziato politico?
Negli ultimi anni e nelle ultime situazioni di conflitto
all’estero in cui l’America è stata impegnata, i missili Tomahawk
sono diventati preferita e più usata dai militari. Già prima
dell’attacco NATO di questi giorni, in settembre gli Stati Uniti
avevano schierato, ma non sparato un numero imprecisato di
missili Tomahawk sulle navi da guerra USA nel Mediterraneo.
Durante i primi problemi con le ispezioni in Iraq (nov. 98) il
Pentagono schierò dai 250 ai 300 missili Tomahawk sulle navi e
sui sottomarini presenti nel Golfo Persico. Poi nell’attacco
all’Iraq di Gennaio Febbraio 99 il Pentagono ha raddoppiato i
missili dispiegati - che alla fine erano più di tutti quelli
usati nella Guerra del Golfo. Questa forza missilistica e 50 o
più aerei da combattimento trasportati dalla portaerei Eisenhower
hanno permesso agli Usa di poter lanciare un attacco senza
passare giorni o settimane per chiedere l’appoggio degli stati
del golfo. Infatti questa volta sia l’Arabia Saudita che gli
altri paesi del medio oriente erano questa volta molto riluttanti
nel concedere il loro territorio. Ed è quello che è poi successo
gli Usa e la Gran Bretagna hanno lanciato centinaia di missili
contro l’Iraq dall’Oceano Indiano scavalcando gli stati Arabi,
le Nazioni Unite ed anche la NATO. La pubblicità creata verso
queste nuove armi ha certamente aiutato le vendite di Raytheon e
la ha sollevata dai suoi problemi finanziari. La società aveva
infatti annunciato 14.000 licenziamenti nei prossimi due anni, ma
già dall’autunno (cioè da dopo l’attacco di agosto) la Raytheon
ha avuto molti nuovi contratti dell’ammontare di diversi miliardi
di dollari. Si può dire che la loro campagna di finanziamento dei
partiti del 1998 ha avuto un buon tornaconto.
Le donazioni fatte ai Repubblicani ed ai Democratici da aziende
come la Raytheon influenzano le decisioni sulla spesa militare
negli USA?
Durante il periodo di crisi finanziaria attraversato tra maggio e
novembre 1998 la Raytheon stipulato diversi contratti per
miliardi di dollari sia con il pentagono che con clienti
stranieri. Durante questo periodo l’azienda ha notevolmente
incrementato le sue donazioni ai partiti.
Aviation Week & Space Technology riferisce che non molto prima
degli attacchi di agosto la Raytheon era stata scelta dalla US
Navy, la Marina statunitense, per costruire la prossima
generazione di missili Block 4 Tactical Tomahawk, che dovrebbero
diventare operativi nel 2003. Gli attuali 2.700 Tomahawk Block 3,
probabilmente in uso in questi giorni contro la Yugoslavia, ed
usati contro Sudan, Afganistan ed Iraq saranno ritirati presto
[se ne rimane qualcuno dopo l’attacco contro la Serbia n.d.t.]
perchè la Raytheon e la US Navy ritengono più economico costruire
1.353 nuovi missili Tomahawk Block 4 che aggiornare la precedente
versione. L’intero progetto di sviluppo e ricerca costerà 275
milioni di dollari fino al 2001. Alla fine i missili dovrebbero
essere costruiti tra il 2002 ed il 2007 e dovrebbero avere un
costo di 574.000 dollari per missile più le altre spese correlate
al suo mantenimento, trasporto etc. in totale sviluppo e
produzione costeranno 1.1 miliardi di dollari. A questi soldi ci
sono da aggiungere i 95 milioni di dollari concessi per
l’aggiornamento del sistema antimissile della Raytheon, i famosi
Patriot.
Secondo gli osservatori indipendenti e la CRP (Center for
Responsive Politics) la Raytheon e le sue sussidiarie hanno
versato 625.579 dollari in donazioni durante il ciclo elettorale
1995-96 e 330.192$ nei primi sei mesi del 1997-98, e 3.380.000$
per le attività di lobby. Raytheon viene indicata come una delle
più “generose” società che operano nel comparto difesa. Ad
esempio il leader della maggioranza al Congresso Dick Armey ha
ricevuto $48.201, mentre per fare un altro esempio i comitati per
le campagne elettorali nazionali dei repubblicani e dei
democratici hanno entrambi ricevuto una donazione di 138.700
dollari.
Ma la Raytheon non è sola. Boeing, Lockheed-Martin e
Northrop-Grumman stanno tutte in caccia 270 miliardi di dollari
provenienti dalle tasse dei lavoratori americani, destinati dal
governo al bilancio per la difesa. Per non parlare poi dei
mercati stranieri. Stanno tutte in competizione per avere un
posto di rilievo per la costruzione delle “armi del 21° secolo”.
Questo include il sistema di difesa missilistica nazionale (NMD),
una versione ridotta del programma “Star Wars”
dell’amministrazione Reagan, con un prezzo di centinaia di
miliardi di dollari.
La fine della Guerra Fredda non ha fatto diminuire la spesa
militare e la rincorsa alle nuove tecnologie da parte degli USA.
Con una Russia fortemente impoverita e ridimensionata gli Stati
Uniti si stanno armando per il stabilizzare il raggiungimento del
loro obiettivo di lungo termine, la dominazione globale. In poche
parole il sistema militare industriale americano necessita di
minacce e nemici immaginari come l’Iraq, la Corea del Nord, la
Cina, il Sudan e la Serbia per legittimarsi e mantenere la
presenza militare in questi posti [che sono molto lontani dal
territorio USA]. [...]
Con questa serie di minacce ed attacchi aerei contro “terroristi”
“dittature militari” [ed ”interventi umanitari”] si daranno buone
scuse ai politici per richiedere di spendere sempre più denaro
per le armi anno dopo anno.
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