L'INDONESIA E L'AMBASCIATORE USA ALL'ONU
Gli scheletri nell'armadio
- di Richard Holbrooke -
"Guerriero umanitario" in Kosovo, complice dello
sterminio a Timor est
- SUNIL SHARMA* -
Un capitolo poco conosciuto della carriera di Ricahrd
Holbrooke - già plenipotenziario Usa nei Balcani,
strenuo fautore della "guerra umanitaria" e adesso
ambasciatore all'Onu, proprio quando la crisi timorese
è riesplosa in tutta la sua gravità - nel governo
statunitense è la sua complicità nella campagna di
genocidio contro Timor Est. Durante l'amministrazione
Carter, Holbrooke dirigeva l'Ufficio per l'Asia
orientale e il Pacifico del Dipartimento di stato. Il
7 dicembre 1975, l'Indonesia invase Timor Est,
uccidendo nell'operazione oltre 200.000 timoresi,
circa un terzo della popolazione prima dell'invasione.
Non c'è dubbio che l'invasione, l' occupazione e il
genocidio non sarebbero stati possibili senza
l'appoggio Usa.
Successivamente all'invasione di Timor Est, gli Usa
imposero un embargo sulle armi all'Indonesia dal
dicembre 1975 al giugno 1976. L'embargo era segreto.
Di fatto era così segreto che gli stessi indonesiani
non ne erano a conoscenza. In seguito la frode fu
esposta dal professor Benedict Anderson, della Cornell
University, nella sua testimonianza davanti al
Congresso nel febbraio 1978. Anderson citò un
rapporto, che dimostrava che non c'era mai stato alcun
embargo, e che durante il periodo in questioine gli
Usa avevano avviato nuove offerte di armamenti a
Jakarta. In queste forniture, negate da Richard
Holbrooke e da altri funzionari del Pentagono erano
compresi componenti per gli OV-10 Bronco, aerei usati
in Vietnam e progettati per operazioni di
controinsurrezione. La politica di fornire al regime
indonesiano i Bronco, così come altre armi connesse
alla controinsurrezione, continuò immutata durante le
amministrazioni Ford e Carter.
Per la verità, negli ultimi mesi del 1977 gli
indonesiani, nella loro campagna di distruzione dei
timoresi, cominciarono a esaurire letteralmente le
loro scorte di armi. L'amministrazione Carter, allora,
aumentò gli aiuti militari, a cui seguì
l'intensificazione della campagna, che raggiunse
livelli da genocidio, tra il '78 e l' 80.
Quando alcuni giornalisti australiani, gli rivolsero
alcune domande sulle atrocità a Timor Est, Holbrooke
rispose: "Voglio sottolineare che non mi interessa
minimamente essere coinvolto in una discussione sul
reale numero di morti. Sono state uccise delle
persone, e questa è sempre una tragedia, ma la
questione è l'effettiva situazione oggi a Timor". Era
il 6 aprile 1977.
Holbrooke doveva certamente sapere che pochi giorni
prima (il 1 aprile), il Canberra Times citava la
seguente dichiarazione di Adam Malik, allora ministro
degli esteri indonesiano: "Il totale può essere 50mila
persone, ma che significa questo, se paragonato alle
600.000 persone che vogliono unirsi all'Indonesia?
[Sic!!] Allora perché tanto scalpore?". Fortunatamente
il Dipartimento di stato poteva contare sul silenzio
dei media statunitensi, per evitare qualsiasi
imbarazzo.
Nel settembre 1978, l'ambasciatore americano in
Indonesia, Edward Masters, si recò a Timor Est, dove
visitò alcuni campi profughi - veri e propri campi di
concentramento - in cui i timoresi erano stati
ammassati e sottoposti a una politica di denutrizione
forzata. Comunque, fu soltanto dopo nove mesi che
Masters (nel giugno 1979) richiese agli Usa di fornire
assistenza umanitaria. Il silenzio di Masters coincise
con il rafforzamento militare dell'Indonesia descritto
sopra. In altre parole, l'ambasciatore Masters
deliberatamente si astenne, persino tra le mura del
Dipartimento di stato, dal proporre aiuti umanitari a
Timor Est, nonostante le insistenze di Holbrooke -
padrone dell'ufficio per il Pacifico e l'Asia
orientale - che "il benessere degli abitanti è
l'obiettivo principale della nostra politica nei
confronti di Timor Est". L'amministrazione Carter e
Holbrooke in particolare, pur riconoscendo che ai
timoresi non era stata permessa l'autodeterminazione,
considerarono la situazione un fatto compiuto.
Mentre il Dipartimento di stato faceva grandi sforzi
per raccogliere le testimonianze dei profughi
cambogiani sulle violazioni dei diritti umani compiute
dai Khmer Rossi, esattamenteil contrario accadeva con
i profughi timoresi, facilmente raggiungibili in
Australia e in Portogallo. Un articolo del Christian
Science Monitor del 1980 su Timor Est accusava
direttamente il Dipartimento di stato per la sua
indiffernza nei confronti della sorte dei timoresi e
indicava il principale responsabile della condotta
americana in Richard Holbrooke. Nell'articolo si legge
anche come Holbrooke evitò di rispondere alle domande
del Congresso su Timor est: "Holbrooke ha fatto sapere
di essere troppo occupato a preparare un viaggio, per
apparire all'audizione del 6 febbraio. Comunque, ha
avuto il tempo, poco più tardi, di partecipare a una
cena in abito da sera".
I motivi ispiratori della politica Usa verso
l'Indonesia sono stati ben riassunti dallo stesso
Holbrooke, in un discorso all'inizio degli anni '80:
"L'Indonesia, con una popolazione di 150 milioni di
persone, è la quinta maggiore nazione al mondo, è un
importante produttore di petrolio e occupa una
posizione trasversale alle rotte tra l'Oceano Indiano
e il Pacifico; ha giocato un ruolo centrale nel
mantenere la sicurezza della Thailandia a fronte delle
azioni destabilizzanti del Vietnam in Indocina [Sic].
L'Indonesia è, naturalmente, importante anche per i
nostri alleati-chiave nella regione, soprattutto il
Giappone e l'Australia. Noi apprezziamo fortemente la
nostra collaborazione con l'Indonesia".
* da Z-Magazine Net
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