Luoghi di degrado, violenza, aberrazione: questi sono i "Centri di
permanenza temporanea assistita", come li definisce la legge 40/98.
Nel periodo natalizio a Ponte Galeria ha luogo l'ennesima tragedia: un tunisino di 39 anni, detenuto anche se in possesso del permesso di soggiorno, è stato letteralmente lasciato morire nonostante le richieste di assistenza e cura di cui aveva bisogno.
A Trapani dopo una rivolta contro le condizioni inumane in cui sono costretti gli "ospiti" del centro, quattro immigrati sono morti carbonizzati nel rogo che essi stessi avevano appiccato tentando di fuggire , e altrettanti sono rimasti gravemente ustionati. Le porte delle celle erano chiuse dall'esterno.
I fatti di Ponte Galeria e Trapani confermano, ove mai ce ne fosse bisogno, l'urgenza di porre in essere delle mobilitazioni in grado di determinare passaggi che impongano la chiusura dei centri di detenzione laddove esistono, e la non apertura dove si vuole costruirne di nuovi. Tanto si è parlato in questi mesi di ciò che queste strutture rappresentano, diverse sono state le iniziative e le mobilitazioni prodotte dalle realtà maggiormente impegnate sul terreno della organizzazione e della difesa dei bisogni e dei diritti degli immigrati, molti sono stati i momenti di discussione e di confronto su queste tematiche. Eppure tutto pare ancora insufficiente, stante il fatto che l'apertura di uno di questi centri in
toscana è imminente e la decisione di farlo sembra irreversibile,
nonostante le mobilitazioni che in questi anni le forze antagoniste e
antirazziste hanno realizzato contro tale ipotesi.
Ricordiamo a proposito la manifestazione che impedì l'apertura del centro a Vada nell'ottobre del '98. Ed ancora il rifiuto dell'apertura su tutto il territorio regionale di questi lager, espresso dopo una settimana di dibattiti al Meeting antirazzista di Cecina, dall' Arci, dalle varie associazioni presenti e dal Movimento Antagonista Toscano.
Per quanto ci riguarda non possiamo fare a meno di notare la continuità che c'è tra la scelta di istituire luoghi della segregazione in cui i diritti più elementari vengono eliminati, e le dichiarazioni della confindustria a proposito di regolamentazione degli ingressi. Non possiamo fare a meno di riflettere sul fatto che nel contesto della fine di ogni garanzia nel mondo del lavoro, a colpi di finanziarie, patti territoriali e accordi "bilaterali", una forza lavoro immigrata clandestinamente, e quindi ultra ricattabile, è un investimento d'oro per padroni grandi e piccoli. Così come ci sembra superfluo ricordare che questi centri di detenzione sono la naturale prosecuzione di quanto sancito da Schengen in termini di limitazione della circolazione.
In questo senso la decisione del Prefetto Serra di aprire uno di questi centri in Toscana appare dettata più dalla volontà politica di venire incontro alle esigenze padronali - governative che come un "atto dovuto" rispetto a improbabili questioni di ordine pubblico. Del resto la stessa legge 40/98 che prevede l'apertura di almeno un "centro di permanenza temporanea" per regione, è un altro tassello nel mosaico della precarizzazione delle condizioni di vita dei migranti.