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Manifestazione contro il Plan de Colombia

Roma 30 agosto 2000


Le foto del sit-in le trovi in fondo

Oltre 200 persone hanno manifesto a Roma, il pomeriggio di mercoledì 30
agosto, davanti l'ambasciata Usa di via Veneto. Contro il "Plan Colombia" e la provocatoria visita nel paese latinoamericano dell'ancora per poco presidente nordamericano Bill Clinton.

Mentre Clinton viveva a Cartagena un giorno di apparente tranquillità, blindato e sotto custodia di migliaia di uomini armati, nel resto del paese la situazione era molto diversa.
A Bogotà, gli studenti dell'Università nazionale si sono scontrati con i reparti antisommossa della polizia colombiana mentre il sindacato
manifestava energicamente davanti la sede dell'ambasciata americana.
A Medellin, Barranquilla, Barrancabermeja e Cali operai, studenti, desplazados, donne sono scesi in strada a migliaia al gridi di : "La Colombia non ha bisogno di altre armi che serviranno per combatteci ma di risorse per investimenti sociali!"

Dopo poco più di 6 ore Clinton se ne è andato da cartagena
"benedicendo" il contributo nordamericano al governo colombiano in equipaggiamento bellico…
senza prestare attenzione alcuna al 28% di disoccupati, al 60% dei poveri estremi, ai 2 milioni di desplazados (Sfollati) vittime di quell' esercito e di quei paramilitari a cui il Plan Colombia darà più forza.

Per questi motivi consideriamo la manifestazione del 30 Roma ,in solidarietà con il popolo colombiano, un primo importante incontro tra le numerose organizzazioni e comitati che l'hanno indetta (dai Cobas al "Carlos Fonseca" a Voce Operaia e tanti altri). Nei prossimi mesi, quando le conseguenze del finanziamento Usa di 1.300 milioni per il Plan Colombia si faranno sentire per quello che realmente è - un piano militare per reprimere la giusta lotta del popolo colombiano - la nostra voce, quella della solidarietà internazionalista, dovrà farsi sentire ancora e sempre più forte.

Solidarietà con il popolo colombiano
per una pace con giustizia sociale
Hasta la Victoria Siempre!


Comitato di solidarietà con i Popoli dell'America Latina "Carlos Fosneca"


Cobas - Confederazione dei comitati di Base


30 agosto Clinton in Colombia.

Ieri in Jugoslavia con il pretesto della "aggressione umanitaria", domani a Bogotà con la scusa del "narco-traffico"?

Per impedire l'invasione yankee, per la solidarietà con ogni popolo in lotta contro l'imperialismo e la globalizzazione partecipa al SIT-IN il giorno 30 agosto, alle ore 17,00
sotto l'AMBASCIATA AMERICANA A ROMA in Via Veneto

NON UN DOLLARO NE' UN EURO PER IL PLAN COLOMBIA
GIUSTIZIA - LIBERTA' - UGUAGLIANZA SOCIALE PER LA COLOMBIA
SOSTENIAMO LA RESISTENZA DEL POPOLO COLOMBIANO FINO ALLA VITTORIA


Il Coordinamento Nazionale Giuristi Democratici, riunito in assemblea a Napoli il 14-15/7/2000, esprime profonda preoccupazione per le possibili conseguenze della approvazione di ulteriori aiuti militari nell'ambito del "Plan Colombia", da parte del Congresso degli U.S.A.

Il "Plan Colombia" prevede lo stanziamento di 1.300 milioni di dollari (30.000 miliardi di Lire) ufficialmente destinati a combattere il narcotraffico. In realtà, non v'è chi non veda come questa montagna di denaro non sia, invece, destinato a combattere e, se possibile, risolvere militarmente il problema della sollevazione popolare armata e della guerriglia che ormai controlla buona parte del paese. Già nel 1969, l'allora Presidente degli U.S.A. Richard Nixon, lanciò la sua "guerra alla droga" e, con questo pretesto, gli aerei americani irrorarono campagne e foreste del Viet-Nam con l' "agente arancione", un terribile defoliante che bruciò, per decenni a venire, gra parte della flora del Paese. Edward J. Epstein, nel libro " L'agenzia della paura",racconta che un colonnello del Reparto Chimico dell'Esercito U.S.A. spiegò al professor Matthew Meselsen, trasportato in elicottero su un altopiano irrorato con il defoliante, che, quella che era stata distrutta era "ovviamente una fonte di approvvigionamento di cibo per il F.L.N."

Le intenzioni degli ideatori del " Plan Colombia"non sono nemmeno tanto recondite e, ovviamente, anzichè affrontare il problema della " domanda " di cocaina negli U.S.A. (dove risultano esservi circa 30 milioni di consumatori), tendono a confondere i " campesinos cocaleros " con i narcotrafficanti.

In Colombia, le coltivazioni della pianta di coca e del papavero occupano almeno 65.000 famiglie, vale a dire circa mezzo milione di contadini poveri ed interessano poco più di 120.000 ettari di terra, sparsi in 300 "municipios " dei 1.065 del paese.

La questione della terra è alla base del conflitto sociale ed armato in atto nel paese da oltre un terzo di secolo: il 1,5% dei colombiani possiede il 98% delle terre; dei 114 milioni di ettari di terra colombiana, 63 milioni sono boschi e selva, aree urbane, parchi naturali e corsi d'acqua; 51 milioni sono terra coltivabile.
Di questi ultimi, oltre 30 milioni sono latifondi incolti, coperti da erba e sterpaglie, destinati all'allevamento estensivo, 8 milioni sono destinati all'allevamento intensivo e solo 4 milioni sono coltivati. La politica neoliberale contribuisce a cacciare i contadini dalle loro terre: le importazioni alimentari sono incrementate in pochissimo tempo del 700% e ciò ha favorito la voracità dei latifondisti che continuano a sottrarre terra ai contadini, non di rado con l'uso della violenza delle " guardie bianche ". Comunità contadine, neri ed indigeni, cacciati dalle terre, seguono il corso dei fiumi e si inoltrano nelle foreste come " desplazados "e hanno come sola alternativa la semina della pianta di coca e del papavero, non avendo un mercato per i loro prodotti, " antieconomici "rispetto a quelli importati e non commerciabili per mancanza di vie di comunicazione.

I contadini che coltivano la pianta di coca vendono la foglia a pochi dollari il chilogrammo; il traffico di cocaina porta in Colombia 4.000 milioni di dollari l'anno, che finiscono nelle tasche di latifondisti e politici corrotti.

Gli U.S.A. dichiarano di voler combattere con l'uso di defolianti e pesticidi il narcotraffico, mentre appoggiano un regime che mantiene il popolo di un paese ricco di risorse in condizioni di povertà scandalose ( su 37 milioni di abitanti, 11 milioni vivono in miseria totale ) e pratica una repressione spaventosa. Il " Plan Colombia " destina oltre 300 milioni di dollari all' addestramento dei battaglioni speciali antinarcotici ed al servizio di "intelligence " , 122 milioni di dollari ai programmi per i "diritti umani e la giustizia ", altri milioni di dollari per i futuri " desplazados ", vale a dire per coloro che saranno obbligati a fuggire dalle loro terre e dai loro villaggi bombardati con i defolianti.

Il " Plan Colombia " costituisce una palese violazione del Diritto Internazionale: confondendo volutamente i " campesinos cocaleros " con i narcotrafficanti e prevedendo la fumigazione ed il bombardamento della selva amazzonica, non può che portare all' incremento di una guerra ultratrentennale, determinata da profonde ingiustizie sociali, ad una forma di vera e propria colonizzazione di un paese trattato come " orto di casa " degli U.S.A., ad ulteriori e gravissime violazioni dei diritti umani di popolazioni già martirizzate dalla assoluta miseria determinata dall'ingiustizia sociale.

L'O.N.U. si mostra supina alla volontà degli U.S.A.assecondandone le malcelate intenzioni e le inaccettabili analisi del narcotraffico, strumentali all'ingerenza negli affari interni della Colombia.

Per queste ragioni, il Coordinamento Nazionale dei Giuristi Democratici chiede a tutti i cittadini, ai partiti politici, al Parlamento ed al Governo Italiano, di esprimere a tutti i livelli il loro dissenso per il " Plan Colombia "approvato dalCongresso degli U.S.A. e di non aderire alle richieste in tal senso per non essere coinvolti in una nuova guerra di aggressione imperiale, non contro il narcotraffico, come si vuol far credere, ma contro un popolo in rivolta contro l'ingiustizia e l'oppressione.

COORDINAMENTO NAZIONALE DEI GIURISTI DEMOCRATICI


Per chi non lo avesse letto postiamo un articolo del Manifesto uscito ieri che spiega abbastanza bene cosa è il PLAN COLOMBIA e i retroscena della visita di CLINTON il 30 Agosto


ANALISI
La guerra dei signori della droga
JOSEPH HALEVI

La questione dell'intervento di Washington in Colombia costituisce uno dei principali spunti critici della stampa Usa. Questa tendenza si accentuerà con l'approssimarsi della visita di 24 ore del Presidente Clinton a Bogotà, tra una settimana. Tuttavia, come agli albori della guerra del Vietnam, i quotidiani politici, primo fra tutti il New York Times sono schierati sulla posizione interventista di Washington. Sempre come ai tempi del Vietnam e di John F. Kennedy, la maggioranza del pubblico americano e degli eletti non sa nulla della storia della Colombia, né ne viene informata. Le critiche, svolte soprattutto da Tad Szulc sul Los Angeles Times del 20 agosto (The Ghost of Vietnam Haunts Plan Colombia) e da Mike Tidwell sul Baltimore Sun del 17 (US Drug Policies have Led To The Mess in Colombia), sono indirizzate al programma di aiuti, chiamato Plan Colombia, appena varato dal governo di Washington con l'approvazione del Congresso. Sulla base di uno stanziamento di 1 miliardo e 300 milioni di dollari gli Usa forniranno all'esercito di Bogotà 60 elicotteri da combattimento e circa un migliaio di istruttori militari per addestrare tre battaglioni alle operazioni contro la guerriglia, che controlla il 40% del paese.
E' noto che gli Stati uniti imputano alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, la responsabilità del narco traffico. In realtà i profitti del commercio di droga vengono spartiti dalla narcomafia che è collegata al potere politico ed ai gruppi paramilitari, appoggiati dall'esercito. Per i contadini poveri invece la coltivazione della coca è una condizione necessaria di sussistenza. In tale contesto, Mike Tidwell, nota che il problema nasce negli Stati uniti, fonte principale della domanda di droga. Per l'autore la stessa politica di criminalizzazione di tossicodipendenti non violenti, basata sul rifiuto di trattare l'uso della droga come un problema sanitario, porta a criminalizzare i contadini che la coltivano. Il Plan Colombia prevede l'invasione militare della zona di Putumayo controllata dalle Farc. I battaglioni speciali vi verrebbero trasportati con gli elicotteri americani pilotati da equipaggi statunitensi. Una volta eliminati i guerriglieri, degli aerei riverseranno un defoliante, e altri aggressivi biologici come il fungo fusarium oxysporum, sulle piantagioni. Tad Szulc, nel suo articolo sul Los Angeles Times, afferma che è stata Washington ad esercitare pressioni sulla Colombia affinchè producesse questo erbicida tratto dalla pianta di coca e di cui non si conoscono gli effetti sulle persone. La distruzione causata dai defolianti comporterà un elevato numero di profughi e, come rivela l'Irish Times del 19 agosto, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha già comunicato al confinante Ecuador di attendersi l'arrivo di oltre 30mila profughi.
Malgrado Clinton abbia chiesto scusa per l'addestramento di torturatori in Guatemala, la sua linea nei confronti della Colombia si pone in perfetta continuità con la tradizionale politica di Washington verso la regione. L'obiettivo in realtà è di sostenere una guerra contro la guerriglia appoggiando l' esercito alleato ai gruppi paramilitari al soldo della mafia del narcotraffico. Il Los Angeles Times osserva però che dal varo del Plan Colombia le file delle Farc si sono molto rafforzate per cui "la domanda tipo dell'epoca del Vietnam sul numero di americani necessari a battere i guerriglieri, sicuramente emergerà."
L'Unione Europea non è esclusa dalla politica di Washington. La responsabilità passiva e potenziale di Bruxelles viene sottolineata da Breda O'Brien sull' Irish Times con parole che conviene riportare per intero.
"La chiave esplicativa della complessa situazione colombiana risiede nel fatto che i poveri non hanno diritti. Il miltarismo ad oltranza degli Usa riafferma il concetto che il problema delle guerre della droga sono i poveri, invece di riconoscere che essi sono solo la manodopera a basso prezzo su cui si arricchiscono i baroni della droga. Come se gli aiuti militari Usa non fossero già di per sé una cosa cattiva, l'Ue viene sollecitata a fornire fondi presumibilmente per far avanzare i diritti umani e lo sviluppo pacifico. In realtà l'eventuale partecipazione dell'Ue al Plan Colombia comporterà l'appoggio ad una precisa strategia militare".



Colombia, un Plan continentale
"La guerra ai narcos è un alibi per rafforzare l'egemonia Usa in America Latina". Parla Alfredo Molano, scrittore colombiano in esilio.
MAURIZIO MATTEUZZI - ROMA


Il Plan Colombia, che il presidente Patrana ma soprattutto gli americani stanno sponsorizzando come la soluzione definitiva dei mali della Colombia - a tal punto che, per farlo credere, sta per arrivare a Cartagena nientepopodimeno che Clinton in persona -, "non contribuirà ai negoziati di pace e, al contrario, porterà a una escalation della guerra".
Quel che è peggio è che la guerra dalla Colombia minaccia di far sentire i suoi effetti oltre i confini dove in molti paesi la situazione è esplosiva, se non ci si ferma all'apparenza del gioco elettorale (e neanche da quel punto di vista sono tutte rose, vedi il Perù di Fujimori) e si va invece alla sostanza sociale (Ecuador, Venezuela, la stessa Bolivia dell'allineatissimo e democraticissimo Banzer). "Il venezuelano Hugo Chavez agli occhi degli americani è più pericoloso di Tirofijo Marulanda", il leggendario capo delle Farc colombiane.
La Colombia è messa proprio male e la situazione è destinata a peggiorare. Così almeno la vede Alfredo Molano, uno dei più noti intellettuali e scrittori colombiani, autore di libri di sociologia politica e di racconti che attendono un editore italiano, costretto all'auto-esiilio - come molti altri intellettuali colombiani - per le minacce di morte ricevute dai gruppi paramilitari di destra. Dal febbraio '99 Molano vive a Barcellona da dove continua a guardare e a scrivere sulla Colombia, il paese dall'eterna crisi dove il peggio sembra sempre passato e invece deve ancora venire.
Il Plan Colombia in realtà non è un piano diretto a stroncare le narco-colture, il narco-traffico e quella che gli americani chiamano sbrigativamente la narco-guerriglia colombiana ma è parte di "una strategia regionale" degli Stati uniti che partendo dal punto di crisi colombiana e dall'ottimo pretesto della "guerra alla droga" come problema per la sicurezza nazionale Usa, vogliono ribadire e rafforzare la propria egemonia politico-economica sull'America latina e imbrigliare i tentativi di integrazione regionale o gli inserimenti europei.
"Clinton verrà a tagliare il nastro del Plan Colombia", dice Molano, "e a dare il suo appoggio a Pastrana da un lato e a Gore dall'altro. Ma il rischio è che, se ci sarà come io credo una escalation militare, gli Usa abbiano già pronta la giustificazione umanitaria". Come fu per il Kosovo, senza andare molto indietro nel tempo.


Vietnam andino?
Ma allora chi dice - e non è solo la guerriglia - che la Colombia sarà il prossimo Vietnam ha ragione? "Un momento. Io sono convinto che si vada a una esacalation militare ma non secondo uno schema di tipo vietnamita. Gli americani cercheranno di contenere il loro intervento al controllo tattico-strategico, senza l'invio di truppe a terra e affidando alle forze armate colombiane, da essi addestrate ma di cui si fidano poco, il compito di impedire che la guerriglia arrivi nelle città e lasciando mano libera alle squadre paramilitari di Castano, che a settori delle forze armate sono collegate, per seminare il terrore e attaccare la base sociale della guerriglia. Uno schema in cui a ognuno spetta il suo lavoro ma che non è detto funzioni, prima di tutto perché la guerriglia ha una sua strategia di guerra irregolare, con una presenza a pelle di leopardo su tutto il territorio nazionale, e poi perché anche la guerriglia può decidere le contromosse. Come portare la guerra irregolare nelle città, l'esempio classico è quello dell'Eta basca, e girare la guerra irregolare in guerra economica, in modo molto più sistematico e diretto degli attuali attacchi alle pipelines petrolifere da parte dell'Eln, e capace di mettere in ginocchio un paese già in gravissima crisi".
La Colombia non sarà il prossimo Vietnam, dice Molano, ma lo scenario è ugualmente inquietante (o, chissà, da un certo punto di vista perfino promettente) dal momento che lui stesso ricorda che il prossimo presidente anche se non cambierà di molto la politica tracciata da Clinton e dall'attuale Congresso (infatti i 1300 milioni di dollari di aiuti al Plan Colombia hanno avuto il voto bipartisan, ossia dei democratici e repubblicani), tuttavia metterà nelle mani di Bush o di Gore il potere discrezionali di mandare in Colombia quanti soldati e consiglieri vuole, in caso di bisogno - sia pure "per 90 giorni" -, non tenendo conto del limite di 500 soldati e 300 consiglieri. "Un potere discrezionale che il presidente non aveva neanche ai tempi della guerra del Vietnam...".
In realtà questo Piano Colombia è un gioco di cui si fa presto a scoprire il trucco. "Doveva essere una specie di Piano Marshall", dice Molano che il giovane conservatore Pastrana lanciava al mondo esterno per risolvere in un colpo solo e in tempi relativamente brevi - dai 5 ai 7 anni - i decennali, quando non secolari, problemi della Colombia: estirpazione del narco-traffico, introduzione di colture alternative per i campesinos, soluzione negoziata con la guerriglia, adozione di un nuovo sistema economico meno iniquo di quello attuale (e di sempre). Costo totale fra 7 e 7.5 miliardi di dollari, di cui 1.3 miliardi finanziati dagli Stati uniti e quasi altrettanti dall'Unione europea a mo' di partecipazione al "processo di pace". La realtà, racconta Molano. è un'altra. Il Piano Colombia di Pastrana viene, nelle linee fondamentali, dal suo predecessore liberale, il tanto vituperato (per via degli apporti di narco-dollari alla sua campagna) Ernesto Samper. Che a sua volta l'aveva studiato insieme agli esperti della Banca mondiale, la sorella buona del Fondo monetario. Ma uscito di scena Samper e rilanciato il Plan Colombia da Pastrana come qualcosa di suo e di nuovo, una volta arrivato a Washington quella sorta di Piano Marshall è stato giudicato solo una lista di buone intenzioni ed è stato rivoltato da capo a fondo così da farne un tipico programma di intervento militare contro il narco-traffico e contro la narco-guerriglia, che per gli americani è lo stesso.


I dubbi europei
Il trucco era così facile da vedere che gli europei si sono tirati subito indietro: quel piano era troppo poco Marshall e troppo militarizzato e filo-americano.
Il problema è che ormai sia Clinton e il Congresso Usa sia Pastrana si sono spinti troppo avanti per toranre indietro o cambiare strada. E come al solito gli americani preferiscono esportare il problema e la sua soluzione anziché affrontarla a casa loro: "il proliferare della colture illecite e dell'esportazione di droghe non ci sarebbe, o non sarebbe di tale entità, se non ci fosse una domanda le sostiene", dice Molano che ricorda anche un altro particolare. Che quando i poveri campesinos colombiani, che muoiono di fame e non hanno mai avuto una riforma agraria, hanno scoperto negli anni 70 che con le colture illecite si facevano tre raccolti l'anno anziché uno e si guadagnava dieci volte di più, "si sono entusiasmati" ovviamente; che la guerriglia delle Farc inizialmente cercò di opporsi alla proliferazione delle colture della coca in quanto vi vedevano - e i fatti stanno dimostrando che aveva visto giusto - "una forma di penetrazione americana"; che allora i campesinos minacciarono i guerriglieri di togliere loro l'appoggio necessario come l'acqua ai pesci; e che alla fine la guerriglia dovette rinunciare in parte almeno alla sua purezza ideologica e, visto anche la massa enorme di denaro facile che il narco-traffico muoveva, decise di imporre quello che si chiama "il sistema tributario" ai narcos (non ai campesinos e rimanendo in genere, assicura Molano, "pulita"), ossia il pagamento di aliquote - che noi chiameremmo tangenti - usualmente fissate nel 10% del valore dell'affare. E Molano racconta anche che contrariamente alle Farc, l'Eln - la seconda guerriglia storica -, fino a un certo punto almeno si è opposto alla coltivazione della coca sui territori sotto il suo controllo, e che proprio per questo ha favorito in certo modo la penetrazione su quei territori delle Auc, le squadracce della Autodefensas unidas colombianas di Castano, che invece nel narco-traffico hanno le mani impastate.
Brutta storia e che sarà anche peggiore, con aspetti osceni e miserabili. E' osceno il punto del Plan Colombia che impone espressamente la fumigazione delle piantagioni di coca con un fungo micidiale, propriamente chiamato Fusarium Oxysporum, che attacca tutto quel che trova e non solo le foglie di coca e i cui effetti collaterali non sono ancora determinati; è miserabile il rigurgito nazionalista di Pastrana che, dice Molano, è d'accordo con la fumigazione - che implica, prima, azioni militari e, dopo, l'esodo di decine di migliaia di campesinos - ma "purché il fungo non venga da fuori".
Difficile dire come sarà il finale di partita, in Colombia. Il rischio è che si debba usare una conclusione sconsolata presa dal gergo calcistico: "Jugamos como nunca, perdimos como siempre", abbiamo giocato come mai ma abbiamo perso come sempre, dicono i tifosi della nazionale colombiana. Alfredo Molano non è così pessimista, almeno sul risultato finale. E' convinto, di certo, che il Plan Colombia e gli aiuti americani porteranno a una inevitabile e rapida escalation militare, è convinto anche che la guerra civile (sempre meno) strisciante che dura da quasi 50 anni, nonostante i periodici e inutili negoziati di pace, sia impossibile da vincere (e oltretutto, "chiunque dei due la vincesse ci sarebbe una dittatura per altri cinquant'anni"). Però, alla fine, secondo lui ci sarà ancora spazio per dei negoziati seri che potrebbero, anzi dovrebbero, portare a un accordo di fondo e alla nascita di un paese nuovo. Alla fine. Ma quando arriverà la fine?


Questo l'elenco delle realtà che hanno promosso o sottoscritto e aderito all'iniziativa :

Comitato di Solidarietà Con i popoli del LatinoAmerica “Carlos Fonseca” ­ COBAS Confederazione dei comitati di base - Coordinamento MAGMA/Manziana ­ Comitato Solidaridad Colombia “Giacomo Turra”, Radio Città Aperta/Contropiano, Campo Antimperialista, Voce Operaia, Comitato internazionalista ArcoIris, Centro Sociale Occupato “Ricomincio dal Faro”, Collettivo Antagonista Primavalle, AZAD-SENZA CONFINE, SIMA- Solidarietà Italiana con le Madri Argentine Roma, Centro Coordinamento Nazionale di Appoggio alle FARC-EP, Ass. Culturale Punto Rosso - Collettivo Spartakus (Vicenza), Associazione Giacomo Turra (Padova) Associazione VientoS del Sur (Udine), Circolo ARCI Agorà (Pisa), Partito della Rifondazione Comunista-Fed.di Roma, Partito della Rifondazione Comunista-Fed. di Udine, Partito della Rifondazione Comunista Circolo di Fiumicello (Udine), Comitato Umbro Antimperialista, Associazione Italia-Jugoslavia (Perugia)


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