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 Oltre 200 persone hanno manifesto 
  a Roma, il pomeriggio di mercoledì 30
  agosto, davanti l'ambasciata Usa di via Veneto. Contro il "Plan Colombia" 
  e la provocatoria visita nel paese latinoamericano dell'ancora per poco presidente 
  nordamericano Bill Clinton.
 Mentre Clinton viveva a Cartagena 
  un giorno di apparente tranquillità, blindato e sotto custodia di migliaia 
  di uomini armati, nel resto del paese la situazione era molto diversa.
  A Bogotà, gli studenti dell'Università nazionale si sono scontrati 
  con i reparti antisommossa della polizia colombiana mentre il sindacato
  manifestava energicamente davanti la sede dell'ambasciata americana.
  A Medellin, Barranquilla, Barrancabermeja e Cali operai, studenti, desplazados, 
  donne sono scesi in strada a migliaia al gridi di : "La Colombia non ha 
  bisogno di altre armi che serviranno per combatteci ma di risorse per investimenti 
  sociali!"
 Dopo poco più di 6 ore Clinton 
  se ne è andato da cartagena
  "benedicendo" il contributo nordamericano al governo colombiano in 
  equipaggiamento bellico
  senza prestare attenzione alcuna al 28% di disoccupati, al 60% dei poveri estremi, 
  ai 2 milioni di desplazados (Sfollati) vittime di quell' esercito e di quei 
  paramilitari a cui il Plan Colombia darà più forza.
Per questi motivi consideriamo la manifestazione del 30 Roma ,in solidarietà con il popolo colombiano, un primo importante incontro tra le numerose organizzazioni e comitati che l'hanno indetta (dai Cobas al "Carlos Fonseca" a Voce Operaia e tanti altri). Nei prossimi mesi, quando le conseguenze del finanziamento Usa di 1.300 milioni per il Plan Colombia si faranno sentire per quello che realmente è - un piano militare per reprimere la giusta lotta del popolo colombiano - la nostra voce, quella della solidarietà internazionalista, dovrà farsi sentire ancora e sempre più forte.
 Solidarietà con il popolo colombiano
  per una pace con giustizia sociale
  Hasta la Victoria Siempre!
  Comitato di solidarietà con i Popoli dell'America Latina "Carlos 
  Fosneca"
  Cobas - Confederazione dei comitati di Base
30 agosto Clinton in Colombia.
Ieri in Jugoslavia con il pretesto della "aggressione umanitaria", domani a Bogotà con la scusa del "narco-traffico"?
 Per impedire 
  l'invasione yankee, per la solidarietà con ogni popolo in lotta contro 
  l'imperialismo e la globalizzazione partecipa al SIT-IN il giorno 30 agosto, 
  alle ore 17,00
  sotto l'AMBASCIATA AMERICANA A ROMA in Via Veneto
NON UN DOLLARO 
  NE' UN EURO PER IL PLAN COLOMBIA
  GIUSTIZIA - LIBERTA' - UGUAGLIANZA SOCIALE PER LA COLOMBIA
  SOSTENIAMO LA RESISTENZA DEL POPOLO COLOMBIANO FINO ALLA VITTORIA
Il Coordinamento Nazionale Giuristi Democratici, riunito in assemblea a Napoli il 14-15/7/2000, esprime profonda preoccupazione per le possibili conseguenze della approvazione di ulteriori aiuti militari nell'ambito del "Plan Colombia", da parte del Congresso degli U.S.A.
Il "Plan Colombia" prevede lo stanziamento di 1.300 milioni di dollari (30.000 miliardi di Lire) ufficialmente destinati a combattere il narcotraffico. In realtà, non v'è chi non veda come questa montagna di denaro non sia, invece, destinato a combattere e, se possibile, risolvere militarmente il problema della sollevazione popolare armata e della guerriglia che ormai controlla buona parte del paese. Già nel 1969, l'allora Presidente degli U.S.A. Richard Nixon, lanciò la sua "guerra alla droga" e, con questo pretesto, gli aerei americani irrorarono campagne e foreste del Viet-Nam con l' "agente arancione", un terribile defoliante che bruciò, per decenni a venire, gra parte della flora del Paese. Edward J. Epstein, nel libro " L'agenzia della paura",racconta che un colonnello del Reparto Chimico dell'Esercito U.S.A. spiegò al professor Matthew Meselsen, trasportato in elicottero su un altopiano irrorato con il defoliante, che, quella che era stata distrutta era "ovviamente una fonte di approvvigionamento di cibo per il F.L.N."
Le intenzioni degli ideatori del " Plan Colombia"non sono nemmeno tanto recondite e, ovviamente, anzichè affrontare il problema della " domanda " di cocaina negli U.S.A. (dove risultano esservi circa 30 milioni di consumatori), tendono a confondere i " campesinos cocaleros " con i narcotrafficanti.
In Colombia, le coltivazioni della pianta di coca e del papavero occupano almeno 65.000 famiglie, vale a dire circa mezzo milione di contadini poveri ed interessano poco più di 120.000 ettari di terra, sparsi in 300 "municipios " dei 1.065 del paese.
 La questione 
  della terra è alla base del conflitto sociale ed armato in atto nel paese 
  da oltre un terzo di secolo: il 1,5% dei colombiani possiede il 98% delle terre; 
  dei 114 milioni di ettari di terra colombiana, 63 milioni sono boschi e selva, 
  aree urbane, parchi naturali e corsi d'acqua; 51 milioni sono terra coltivabile.
  Di questi ultimi, oltre 30 milioni sono latifondi incolti, coperti da erba e 
  sterpaglie, destinati all'allevamento estensivo, 8 milioni sono destinati all'allevamento 
  intensivo e solo 4 milioni sono coltivati. La politica neoliberale contribuisce 
  a cacciare i contadini dalle loro terre: le importazioni alimentari sono incrementate 
  in pochissimo tempo del 700% e ciò ha favorito la voracità dei 
  latifondisti che continuano a sottrarre terra ai contadini, non di rado con 
  l'uso della violenza delle " guardie bianche ". Comunità contadine, 
  neri ed indigeni, cacciati dalle terre, seguono il corso dei fiumi e si inoltrano 
  nelle foreste come " desplazados "e hanno come sola alternativa la 
  semina della pianta di coca e del papavero, non avendo un mercato per i loro 
  prodotti, " antieconomici "rispetto a quelli importati e non commerciabili 
  per mancanza di vie di comunicazione.
I contadini che coltivano la pianta di coca vendono la foglia a pochi dollari il chilogrammo; il traffico di cocaina porta in Colombia 4.000 milioni di dollari l'anno, che finiscono nelle tasche di latifondisti e politici corrotti.
Gli U.S.A. dichiarano di voler combattere con l'uso di defolianti e pesticidi il narcotraffico, mentre appoggiano un regime che mantiene il popolo di un paese ricco di risorse in condizioni di povertà scandalose ( su 37 milioni di abitanti, 11 milioni vivono in miseria totale ) e pratica una repressione spaventosa. Il " Plan Colombia " destina oltre 300 milioni di dollari all' addestramento dei battaglioni speciali antinarcotici ed al servizio di "intelligence " , 122 milioni di dollari ai programmi per i "diritti umani e la giustizia ", altri milioni di dollari per i futuri " desplazados ", vale a dire per coloro che saranno obbligati a fuggire dalle loro terre e dai loro villaggi bombardati con i defolianti.
Il " Plan Colombia " costituisce una palese violazione del Diritto Internazionale: confondendo volutamente i " campesinos cocaleros " con i narcotrafficanti e prevedendo la fumigazione ed il bombardamento della selva amazzonica, non può che portare all' incremento di una guerra ultratrentennale, determinata da profonde ingiustizie sociali, ad una forma di vera e propria colonizzazione di un paese trattato come " orto di casa " degli U.S.A., ad ulteriori e gravissime violazioni dei diritti umani di popolazioni già martirizzate dalla assoluta miseria determinata dall'ingiustizia sociale.
L'O.N.U. si mostra supina alla volontà degli U.S.A.assecondandone le malcelate intenzioni e le inaccettabili analisi del narcotraffico, strumentali all'ingerenza negli affari interni della Colombia.
Per queste ragioni, il Coordinamento Nazionale dei Giuristi Democratici chiede a tutti i cittadini, ai partiti politici, al Parlamento ed al Governo Italiano, di esprimere a tutti i livelli il loro dissenso per il " Plan Colombia "approvato dalCongresso degli U.S.A. e di non aderire alle richieste in tal senso per non essere coinvolti in una nuova guerra di aggressione imperiale, non contro il narcotraffico, come si vuol far credere, ma contro un popolo in rivolta contro l'ingiustizia e l'oppressione.
COORDINAMENTO NAZIONALE DEI GIURISTI DEMOCRATICI
Per chi non lo avesse letto postiamo un articolo del Manifesto uscito ieri che spiega abbastanza bene cosa è il PLAN COLOMBIA e i retroscena della visita di CLINTON il 30 Agosto
ANALISI
  La guerra dei signori della droga
  JOSEPH HALEVI
La questione dell'intervento 
  di Washington in Colombia costituisce uno dei principali spunti critici della 
  stampa Usa. Questa tendenza si accentuerà con l'approssimarsi della visita 
  di 24 ore del Presidente Clinton a Bogotà, tra una settimana. Tuttavia, 
  come agli albori della guerra del Vietnam, i quotidiani politici, primo fra 
  tutti il New York Times sono schierati sulla posizione interventista di Washington. 
  Sempre come ai tempi del Vietnam e di John F. Kennedy, la maggioranza del pubblico 
  americano e degli eletti non sa nulla della storia della Colombia, né 
  ne viene informata. Le critiche, svolte soprattutto da Tad Szulc sul Los Angeles 
  Times del 20 agosto (The Ghost of Vietnam Haunts Plan Colombia) e da Mike Tidwell 
  sul Baltimore Sun del 17 (US Drug Policies have Led To The Mess in Colombia), 
  sono indirizzate al programma di aiuti, chiamato Plan Colombia, appena varato 
  dal governo di Washington con l'approvazione del Congresso. Sulla base di uno 
  stanziamento di 1 miliardo e 300 milioni di dollari gli Usa forniranno all'esercito 
  di Bogotà 60 elicotteri da combattimento e circa un migliaio di istruttori 
  militari per addestrare tre battaglioni alle operazioni contro la guerriglia, 
  che controlla il 40% del paese.
  E' noto che gli Stati uniti imputano alle Forze armate rivoluzionarie della 
  Colombia, la responsabilità del narco traffico. In realtà i profitti 
  del commercio di droga vengono spartiti dalla narcomafia che è collegata 
  al potere politico ed ai gruppi paramilitari, appoggiati dall'esercito. Per 
  i contadini poveri invece la coltivazione della coca è una condizione 
  necessaria di sussistenza. In tale contesto, Mike Tidwell, nota che il problema 
  nasce negli Stati uniti, fonte principale della domanda di droga. Per l'autore 
  la stessa politica di criminalizzazione di tossicodipendenti non violenti, basata 
  sul rifiuto di trattare l'uso della droga come un problema sanitario, porta 
  a criminalizzare i contadini che la coltivano. Il Plan Colombia prevede l'invasione 
  militare della zona di Putumayo controllata dalle Farc. I battaglioni speciali 
  vi verrebbero trasportati con gli elicotteri americani pilotati da equipaggi 
  statunitensi. Una volta eliminati i guerriglieri, degli aerei riverseranno un 
  defoliante, e altri aggressivi biologici come il fungo fusarium oxysporum, sulle 
  piantagioni. Tad Szulc, nel suo articolo sul Los Angeles Times, afferma che 
  è stata Washington ad esercitare pressioni sulla Colombia affinchè 
  producesse questo erbicida tratto dalla pianta di coca e di cui non si conoscono 
  gli effetti sulle persone. La distruzione causata dai defolianti comporterà 
  un elevato numero di profughi e, come rivela l'Irish Times del 19 agosto, l'Alto 
  Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha già comunicato al 
  confinante Ecuador di attendersi l'arrivo di oltre 30mila profughi.
  Malgrado Clinton abbia chiesto scusa per l'addestramento di torturatori in Guatemala, 
  la sua linea nei confronti della Colombia si pone in perfetta continuità 
  con la tradizionale politica di Washington verso la regione. L'obiettivo in 
  realtà è di sostenere una guerra contro la guerriglia appoggiando 
  l' esercito alleato ai gruppi paramilitari al soldo della mafia del narcotraffico. 
  Il Los Angeles Times osserva però che dal varo del Plan Colombia le file 
  delle Farc si sono molto rafforzate per cui "la domanda tipo dell'epoca 
  del Vietnam sul numero di americani necessari a battere i guerriglieri, sicuramente 
  emergerà."
  L'Unione Europea non è esclusa dalla politica di Washington. La responsabilità 
  passiva e potenziale di Bruxelles viene sottolineata da Breda O'Brien sull' 
  Irish Times con parole che conviene riportare per intero.
  "La chiave esplicativa della complessa situazione colombiana risiede nel 
  fatto che i poveri non hanno diritti. Il miltarismo ad oltranza degli Usa riafferma 
  il concetto che il problema delle guerre della droga sono i poveri, invece di 
  riconoscere che essi sono solo la manodopera a basso prezzo su cui si arricchiscono 
  i baroni della droga. Come se gli aiuti militari Usa non fossero già 
  di per sé una cosa cattiva, l'Ue viene sollecitata a fornire fondi presumibilmente 
  per far avanzare i diritti umani e lo sviluppo pacifico. In realtà l'eventuale 
  partecipazione dell'Ue al Plan Colombia comporterà l'appoggio ad una 
  precisa strategia militare".
  
 Colombia, un 
  Plan continentale
  "La guerra ai narcos è un alibi per rafforzare l'egemonia Usa in 
  America Latina". Parla Alfredo Molano, scrittore colombiano in esilio.
  MAURIZIO MATTEUZZI - ROMA
  Il Plan Colombia, che il presidente Patrana ma soprattutto gli americani stanno 
  sponsorizzando come la soluzione definitiva dei mali della Colombia - a tal 
  punto che, per farlo credere, sta per arrivare a Cartagena nientepopodimeno 
  che Clinton in persona -, "non contribuirà ai negoziati di pace 
  e, al contrario, porterà a una escalation della guerra".
  Quel che è peggio è che la guerra dalla Colombia minaccia di far 
  sentire i suoi effetti oltre i confini dove in molti paesi la situazione è 
  esplosiva, se non ci si ferma all'apparenza del gioco elettorale (e neanche 
  da quel punto di vista sono tutte rose, vedi il Perù di Fujimori) e si 
  va invece alla sostanza sociale (Ecuador, Venezuela, la stessa Bolivia dell'allineatissimo 
  e democraticissimo Banzer). "Il venezuelano Hugo Chavez agli occhi degli 
  americani è più pericoloso di Tirofijo Marulanda", il leggendario 
  capo delle Farc colombiane.
  La Colombia è messa proprio male e la situazione è destinata a 
  peggiorare. Così almeno la vede Alfredo Molano, uno dei più noti 
  intellettuali e scrittori colombiani, autore di libri di sociologia politica 
  e di racconti che attendono un editore italiano, costretto all'auto-esiilio 
  - come molti altri intellettuali colombiani - per le minacce di morte ricevute 
  dai gruppi paramilitari di destra. Dal febbraio '99 Molano vive a Barcellona 
  da dove continua a guardare e a scrivere sulla Colombia, il paese dall'eterna 
  crisi dove il peggio sembra sempre passato e invece deve ancora venire.
  Il Plan Colombia in realtà non è un piano diretto a stroncare 
  le narco-colture, il narco-traffico e quella che gli americani chiamano sbrigativamente 
  la narco-guerriglia colombiana ma è parte di "una strategia regionale" 
  degli Stati uniti che partendo dal punto di crisi colombiana e dall'ottimo pretesto 
  della "guerra alla droga" come problema per la sicurezza nazionale 
  Usa, vogliono ribadire e rafforzare la propria egemonia politico-economica sull'America 
  latina e imbrigliare i tentativi di integrazione regionale o gli inserimenti 
  europei.
  "Clinton verrà a tagliare il nastro del Plan Colombia", dice 
  Molano, "e a dare il suo appoggio a Pastrana da un lato e a Gore dall'altro. 
  Ma il rischio è che, se ci sarà come io credo una escalation militare, 
  gli Usa abbiano già pronta la giustificazione umanitaria". Come 
  fu per il Kosovo, senza andare molto indietro nel tempo.
  Vietnam andino?
  Ma allora chi dice - e non è solo la guerriglia - che la Colombia sarà 
  il prossimo Vietnam ha ragione? "Un momento. Io sono convinto che si vada 
  a una esacalation militare ma non secondo uno schema di tipo vietnamita. Gli 
  americani cercheranno di contenere il loro intervento al controllo tattico-strategico, 
  senza l'invio di truppe a terra e affidando alle forze armate colombiane, da 
  essi addestrate ma di cui si fidano poco, il compito di impedire che la guerriglia 
  arrivi nelle città e lasciando mano libera alle squadre paramilitari 
  di Castano, che a settori delle forze armate sono collegate, per seminare il 
  terrore e attaccare la base sociale della guerriglia. Uno schema in cui a ognuno 
  spetta il suo lavoro ma che non è detto funzioni, prima di tutto perché 
  la guerriglia ha una sua strategia di guerra irregolare, con una presenza a 
  pelle di leopardo su tutto il territorio nazionale, e poi perché anche 
  la guerriglia può decidere le contromosse. Come portare la guerra irregolare 
  nelle città, l'esempio classico è quello dell'Eta basca, e girare 
  la guerra irregolare in guerra economica, in modo molto più sistematico 
  e diretto degli attuali attacchi alle pipelines petrolifere da parte dell'Eln, 
  e capace di mettere in ginocchio un paese già in gravissima crisi".
  La Colombia non sarà il prossimo Vietnam, dice Molano, ma lo scenario 
  è ugualmente inquietante (o, chissà, da un certo punto di vista 
  perfino promettente) dal momento che lui stesso ricorda che il prossimo presidente 
  anche se non cambierà di molto la politica tracciata da Clinton e dall'attuale 
  Congresso (infatti i 1300 milioni di dollari di aiuti al Plan Colombia hanno 
  avuto il voto bipartisan, ossia dei democratici e repubblicani), tuttavia metterà 
  nelle mani di Bush o di Gore il potere discrezionali di mandare in Colombia 
  quanti soldati e consiglieri vuole, in caso di bisogno - sia pure "per 
  90 giorni" -, non tenendo conto del limite di 500 soldati e 300 consiglieri. 
  "Un potere discrezionale che il presidente non aveva neanche ai tempi della 
  guerra del Vietnam...".
  In realtà questo Piano Colombia è un gioco di cui si fa presto 
  a scoprire il trucco. "Doveva essere una specie di Piano Marshall", 
  dice Molano che il giovane conservatore Pastrana lanciava al mondo esterno per 
  risolvere in un colpo solo e in tempi relativamente brevi - dai 5 ai 7 anni 
  - i decennali, quando non secolari, problemi della Colombia: estirpazione del 
  narco-traffico, introduzione di colture alternative per i campesinos, soluzione 
  negoziata con la guerriglia, adozione di un nuovo sistema economico meno iniquo 
  di quello attuale (e di sempre). Costo totale fra 7 e 7.5 miliardi di dollari, 
  di cui 1.3 miliardi finanziati dagli Stati uniti e quasi altrettanti dall'Unione 
  europea a mo' di partecipazione al "processo di pace". La realtà, 
  racconta Molano. è un'altra. Il Piano Colombia di Pastrana viene, nelle 
  linee fondamentali, dal suo predecessore liberale, il tanto vituperato (per 
  via degli apporti di narco-dollari alla sua campagna) Ernesto Samper. Che a 
  sua volta l'aveva studiato insieme agli esperti della Banca mondiale, la sorella 
  buona del Fondo monetario. Ma uscito di scena Samper e rilanciato il Plan Colombia 
  da Pastrana come qualcosa di suo e di nuovo, una volta arrivato a Washington 
  quella sorta di Piano Marshall è stato giudicato solo una lista di buone 
  intenzioni ed è stato rivoltato da capo a fondo così da farne 
  un tipico programma di intervento militare contro il narco-traffico e contro 
  la narco-guerriglia, che per gli americani è lo stesso.
  I dubbi europei
  Il trucco era così facile da vedere che gli europei si sono tirati subito 
  indietro: quel piano era troppo poco Marshall e troppo militarizzato e filo-americano.
  Il problema è che ormai sia Clinton e il Congresso Usa sia Pastrana si 
  sono spinti troppo avanti per toranre indietro o cambiare strada. E come al 
  solito gli americani preferiscono esportare il problema e la sua soluzione anziché 
  affrontarla a casa loro: "il proliferare della colture illecite e dell'esportazione 
  di droghe non ci sarebbe, o non sarebbe di tale entità, se non ci fosse 
  una domanda le sostiene", dice Molano che ricorda anche un altro particolare. 
  Che quando i poveri campesinos colombiani, che muoiono di fame e non hanno mai 
  avuto una riforma agraria, hanno scoperto negli anni 70 che con le colture illecite 
  si facevano tre raccolti l'anno anziché uno e si guadagnava dieci volte 
  di più, "si sono entusiasmati" ovviamente; che la guerriglia 
  delle Farc inizialmente cercò di opporsi alla proliferazione delle colture 
  della coca in quanto vi vedevano - e i fatti stanno dimostrando che aveva visto 
  giusto - "una forma di penetrazione americana"; che allora i campesinos 
  minacciarono i guerriglieri di togliere loro l'appoggio necessario come l'acqua 
  ai pesci; e che alla fine la guerriglia dovette rinunciare in parte almeno alla 
  sua purezza ideologica e, visto anche la massa enorme di denaro facile che il 
  narco-traffico muoveva, decise di imporre quello che si chiama "il sistema 
  tributario" ai narcos (non ai campesinos e rimanendo in genere, assicura 
  Molano, "pulita"), ossia il pagamento di aliquote - che noi chiameremmo 
  tangenti - usualmente fissate nel 10% del valore dell'affare. E Molano racconta 
  anche che contrariamente alle Farc, l'Eln - la seconda guerriglia storica -, 
  fino a un certo punto almeno si è opposto alla coltivazione della coca 
  sui territori sotto il suo controllo, e che proprio per questo ha favorito in 
  certo modo la penetrazione su quei territori delle Auc, le squadracce della 
  Autodefensas unidas colombianas di Castano, che invece nel narco-traffico hanno 
  le mani impastate.
  Brutta storia e che sarà anche peggiore, con aspetti osceni e miserabili. 
  E' osceno il punto del Plan Colombia che impone espressamente la fumigazione 
  delle piantagioni di coca con un fungo micidiale, propriamente chiamato Fusarium 
  Oxysporum, che attacca tutto quel che trova e non solo le foglie di coca e i 
  cui effetti collaterali non sono ancora determinati; è miserabile il 
  rigurgito nazionalista di Pastrana che, dice Molano, è d'accordo con 
  la fumigazione - che implica, prima, azioni militari e, dopo, l'esodo di decine 
  di migliaia di campesinos - ma "purché il fungo non venga da fuori".
  Difficile dire come sarà il finale di partita, in Colombia. Il rischio 
  è che si debba usare una conclusione sconsolata presa dal gergo calcistico: 
  "Jugamos como nunca, perdimos como siempre", abbiamo giocato come 
  mai ma abbiamo perso come sempre, dicono i tifosi della nazionale colombiana. 
  Alfredo Molano non è così pessimista, almeno sul risultato finale. 
  E' convinto, di certo, che il Plan Colombia e gli aiuti americani porteranno 
  a una inevitabile e rapida escalation militare, è convinto anche che 
  la guerra civile (sempre meno) strisciante che dura da quasi 50 anni, nonostante 
  i periodici e inutili negoziati di pace, sia impossibile da vincere (e oltretutto, 
  "chiunque dei due la vincesse ci sarebbe una dittatura per altri cinquant'anni"). 
  Però, alla fine, secondo lui ci sarà ancora spazio per dei negoziati 
  seri che potrebbero, anzi dovrebbero, portare a un accordo di fondo e alla nascita 
  di un paese nuovo. Alla fine. Ma quando arriverà la fine?
Questo l'elenco delle realtà che hanno promosso o sottoscritto e aderito all'iniziativa :
Comitato di Solidarietà Con i popoli del LatinoAmerica Carlos Fonseca  COBAS Confederazione dei comitati di base - Coordinamento MAGMA/Manziana  Comitato Solidaridad Colombia Giacomo Turra, Radio Città Aperta/Contropiano, Campo Antimperialista, Voce Operaia, Comitato internazionalista ArcoIris, Centro Sociale Occupato Ricomincio dal Faro, Collettivo Antagonista Primavalle, AZAD-SENZA CONFINE, SIMA- Solidarietà Italiana con le Madri Argentine Roma, Centro Coordinamento Nazionale di Appoggio alle FARC-EP, Ass. Culturale Punto Rosso - Collettivo Spartakus (Vicenza), Associazione Giacomo Turra (Padova) Associazione VientoS del Sur (Udine), Circolo ARCI Agorà (Pisa), Partito della Rifondazione Comunista-Fed.di Roma, Partito della Rifondazione Comunista-Fed. di Udine, Partito della Rifondazione Comunista Circolo di Fiumicello (Udine), Comitato Umbro Antimperialista, Associazione Italia-Jugoslavia (Perugia)
Clicca sulle immagini per ingrandirle
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