La pena di morte NON È il frutto di qualche mente insana e incontrollata.
La pena di morte NON È una macchia isolata sul candido vestito del Potere.
La pena di morte NON NASCE da un'ignoranza culturale dei valori del "garantismo", della "civiltà", della "democrazia".
La pena di morte NON È il residuo di qualche regime dittatoriale sopravvissuto al glorioso avvento del Paradiso Liberale.
La pena di morte è semplicemente uno strumento di repressione che il potere decide consapevolmente di adoperare, per EMARGINARE, PACIFICARE, ZITTIRE, RIDURRE AD UN AUTOMA obbediente chiunque sia potenzialmente in grado di far emergere anche una sola delle infinite contraddizioni di un sistema basato sullo sfruttamento.
È mistificatorio ridurre la diffusione della pena di morte a quegli Stati che la contemplano come esito processuale.
NEI CARCERI DI TUTTO IL MONDO muoiono ogni giorno migliaia di uomini e donne, i cui diritti umani (nonché politici e sociali) vengono sistematicamente schiacciati attraverso le TORTURE, le MANCATE CURE, l'ISOLAMENTO PSICOLOGICO, le LIMITAZIONI FISICHE.
QUESTO È IL VERO VOLTO
DELLE DEMOKRAZIE MODERNE:
nate dall'emancipazione della borhesia francese nel XVIII secolo, hanno utilizzato 2 secoli di storia per affinare gli strumenti utili a garantire la conservazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla natura.
La critica della pena di morte non può eludere una critica più radicale del sistema sociale capitalista.
LA REPRESSIONE NON SI EMENDA: SI ABBATTE !!!
-15 OTTOBRE 1998-