Per tutti coloro che non hanno saputo o non hanno potuto partecipare all'incontro con Isaac Velazco tenutosi a Torino il 15 marzo, 1997, diffondiamo in rete la trascrizione della registrazione dell'incontro
Comitato Chiapas di Torino

C.S.O.A. ASKATASUNA DI TORINO

INCONTRO CON ISAAC VELASCO

organizzato da Senza Pazienza, Murazzi e Comitato Chiapas di Torino

Una buona serata a tutti quanti e grazie per essere qui ad assistere a quest’incontro. Grazie ai compagni organizzatori che ci danno l’opportunità di stare qui oggi pomeriggio. Io cercherò di spiegare quello che sta accadendo in Perù.

Come tutti sanno il 17 dicembre del 1996 il commando dell’MRTA ha occupato la residenza l’ambasciatore giapponese in Perù. La reazione del governo è stata subito quella di classificare questa azione come un’azione terroristica. Senza dubbio quello che si è capito è che l’unico terrorista che esiste in Perù è il governo che è capeggiato dal più grande terrorista che si chiama Alberto Fujimori.
Questo terrorismo però non è un terrorismo attuale, lo abbiamo ereditato dal periodo coloniale, quindi da 500 anni. Quello che è oggi il territorio del Perù è il risultato delle lotte del secolo passato nel quale è fiorita una antica cultura indigena conosciuta come "Tahuantinsuyu" e vuole dire quattro "suyus" o quattro parti.

Questa cultura aveva una grande estensione territoriale. Partiva dalla Colombia per comprendere tutto l’Ecuador, una parte dell’ovest del Brasile e praticamente dal sud est al nord est alla Bolivia, Cile e Argentina. Questo territorio era popolato da 14 milioni di persone, la maggioranza indigena, che svilupparono una società giusta ed equa basata sul lavoro collettivo, con un’alta produzione agricola e di allevamento di bestiame, che utilizzava l’oro e l’argento come monili per adornare gli uomini e le donne e sviluppò una tecnica molto avanzata per irrigare le montagne che diede la possibilità di irrigare le zone desertiche che sono sulle coste del Perù.

Questa cultura sviluppò una grandissima tradizione medica a livello persino di interventi chirurgici sulla scatola cranica, e costruì delle fortezze in pietra in cima alle montagne. Le pietre che costituivano queste fortezze erano talmente ben disposte ed allineate che è praticamente impossibile inserire una lametta da barba tra l’una e l’altra. Tutta questa creatività e questa civiltà fu distrutta dalla colonizzazione spagnola.

Nel 1532 un gruppo di uomini avidi catturò ed uccise l’ultimo re Inca Atahualpa. Per la sua liberazione chiese una stanza piena d’oro e due stanze piene d’argento. Da calcoli ottimisti la cifra a cui ammontava il riscatto di Atahualpa avrebbe cancellato il debito estero del terzo mondo. Fu il primo grande sequestro e il primo assassinio. Ma la storia non termina qui. I mercenari erano assetati d’oro e cominciarono ad uccidere e a massacrare per le ricchezze che c’erano nelle montagne del Perù.

Dovemmo resistere a 500 anni di oppressione coloniale, a 500 anni di sfruttamento e sterminio del nostro popolo. Però allo stesso tempo furono 500 anni di lotta contro il nemico, contro l’invasore straniero, di indigeni che alzarono la loro testa contro il colonialismo come (...), Atahualpa e Tupac Amaru. Ed anche se loro furono sconfitti militarmente, la loro tradizione si radicò nel popolo e continua ancora adesso ai giorni nostri. La storia ci parla di Tupac Amaru come uno degli ultimi discendenti del pololo Inca che nel 1537 si sollevò in armi contro il colonialismo spagnolo. Venne barbaramente squartato ed il corpo diviso fra i quattro punti cardinali della regione per terrorizzare il popolo indigeno.
Però questo non spaventò il popolo che proseguì nella lotta.

Per questo nel 1780 Josè Gabriel Condorcanqui rivendicò questo nome e si fece chiamare Tupac Amaru II. Con la sua condizione di discendente del popolo Inca e meticcio ebbe accesso alla cultura e a questo tipo di carica. Venne educato dai gesuiti e viaggiò in Francia dove potè respirare l’aria che avrebbe portato alla rivoluzione del 1789. Con questo tipo di mentalità ritornò nel continente Latino Americano dove potè iniziare la lotta contro il colonialismo spagnolo. Il 4 novembre del 1780 la consegna di libertà, uguaglianza e fratellanza divenne realtà nella bocca del nuovo Tupac Amaru. Tupac Amaru chiamò tutti i meticci indigeni e neri, quindi quelli di origine africana, a lottare uniti contro il colonialismo spagnolo. Iniziarono la lotta appoggiati da tutto il popolo. Furono lotte molto dure per il popolo del Perù e il tradimento di consiglieri ed amici non fecero altro che far ripetere la storia e il nuovo Tupac Amaru che venne consegnato nelle mani del nemico per venire poi ucciso. Ma anche se uccisero fisicamente il nuovo Tupac Amaru, non poterono uccidere l’ansia di libertà del popolo peruviano e 30 anni dopo esattamente nel 1824 riuscirono ad espellere il colonialismo spagnolo dal continente americano.

Questo fu possibile attraverso l’unità del popolo latino americano dove colombiani, argentini, peruviani, uruguayani, boliviani, cileni, ecc. si unirono per farla finita con il colonialismo spagnolo. Nasce così il sogno di Bolivar: la Patria Grande. Questa Patria Grande che fu creata dagli interessi della borghesia nascente e che ereditò lo spirito arrivista e colonialista e la mentalità sfruttatrice ed oppressiva. Sebbene ci liberammo degli spagnoli ci trasformammo in neocolonie e quindi fummo un’altra volta sfruttati, un’altra volta oppressi. Adesso non erano più solo l’oro e l’argento quello che cercavano i nuovi capitalisti ma anche il caucciù, il legno pregiato delle nostre foreste, il cotone, la canna da zucchero la depredazione dei nostri mari così come oggi cercano il petrolio e il gas naturale per trasportarlo ai loro paesi imperialisti.

Se ieri il colonialismo sterminò 13 milioni di peruviani, oggi il neoliberismo ci sta collocando in una situazione di crescente miseria. Come risultato del modello neoliberista che si applica oggi nel mondo si sono privatizzate le imprese dello stato e sono state chiuse più di 5000 piccole e medie industrie. Questo ha significato che il 70% della popolazione attiva si è trovata disoccupata o sottoimpiegata. Abbiamo la presenza di 13 milioni di peruviani, uomini, donne e bambini in situazione di povertà e allo stesso tempo abbiamo 7 milioni di peruviani che si trovano in situazione di estrema povertà.

Esseri umani che sono obbligati a cercare cibo nelle discariche,esseri umani che stanno morendo dimenticati e come altro aspetto di questo modello di neoliberismo bambini di 6 anni che sono costretti a cercare lavori di fortuna ai margini della legalità per poter sopravvivere. Questo significa un altissimo abbandono della scuola elementare perchè non è possibile studiare con la pancia vuota e allo stesso tempo quando si è malnutriti non si può raggiungere un rendimento adeguato. Questo causa il grave problema che bambini e bambine dai 9 anni in sù devono prostituirsi o delinquere per poter sopravvivere.

E’ chiaramente la povertà e la miseria che crea la delinquenza come la chiama la borghesia e che li spinge a rubare quello che possono per poter mangiare e poter vivere. La causa continua ad essere sempre la stessa: la cattiva distribuzione della ricchezza. Nello stesso tempo ci sono uomini e donne che non sono disposti a vivere in queste condizioni e si sono ribellati all’ingiustizia. Uomini e donne che si sono organizzati in modi diversi, in sindacati, in organizzazioni contadine, in organizzazioni di donne o scolastiche, studentesche e politiche. Con tutta la loro forza e decisione hanno affrontato il modello neoliberista e hanno sofferto e stanno soffrendo le conseguenze di questo tipo di lotta.

Abbiamo in Perù 9 mila prigionieri politici. Uomini e donne che si sono opposti al modello neoliberista e che sono stati accusati di terrorismo, e come conseguenza sono stati incarcerati, scomparsi, torturati, assassinati. Con un governo che si dice democratico e senza dubbio ricorre alla pratica del terrorismo di stato, un governo che non rispetta le più elementari diritti dell’uomo e della donna, il diritto alla vita all’educazione alla cultura e che in maniera sistematica e premeditata aggredisce la società con l’intento di garantire la possibilità di investimento dei capitali stranieri e non gli interessa lo sfruttamento indiscriminato della forza lavoro e della ricchezza di questo paese. La cosa più grave di questo sistema è che arricchisce sempre di più i più ricchi e impoverisce sempre più i più poveri.

Questo è quello che significa neoliberismo in Perù: povertà e miseria per la stragrande maggioranza della popolazione peruviana. E questo modello necessita di doversi applicare senza oppositori e chiaramente è necessario ricorrere alla violenza per eliminare gli oppositori. Nasce così l’impunità delle forze armate e della polizia. Impunità che viene garantita da leggi legali emesse dalla dittatura. La legge del pentimento è una truffa, una legge a doppio taglio che necessita la delazione del pentito da parte di 15 dei suoi compagni per ottenere la sua liberazione. Questo ha fatto si che le carceri del Perù si popolassero enormemente. E che molti innocenti per evitare la tortura implicassero i loro amici e fratelli. Per questo è facile vedere nelle carceri padri, figli, fratelli appartenenti alla stessa famiglia.
E questo è il sistema che ha utilizzato il regime approfittando del tradimento e della delazione.

Questa "democrazia" ha dato luogo nuovamente a dei giudizi sommari a alla comparsa di giudici senza faccia. In questi tribunali non si da un giudizio giusto al detenuto e contemporaneamente non gli si da nemmeno il diritto alla difesa. In meno di 24/48 ore si ottiene una sentenza che va dai 24 ai 30 anni o al carcere a vita. Lo scopo di questo tipo di giustizia sommaria è quello di minare l’equilibrio psichico e fisico dell’individuo. Per un processo investigativo il detenuto è trattenuto per un periodo che va dai 15 giorni ad un mese. Durante questo periodo non ha la possibilità di comunicare con un avvocato, neppure con quello d’ufficio, tanto meno con la sua famiglia. In questo periodo viene sottoposto a tortura senza che si possa denunciare questo fatto ottenendo come risultato che molti muoiono durante le torture. Una pratica comune della polizia è quella di applicare scariche elettriche agli organi genitali di donne e uomini, appendere i detenuti dagli arti superiori, colpirli con dei tubi di gomma pieni di sabbia nei reni nelle costole e nello stomaco, oppure legare il detenuto su di una tavola di legno mettergli un cappuccio e sommergerlo in vasche piene di escrementi. Questa pratica è conosciuta come il "sottomarino". Dopo questo vanno nel tribunale e alla fine nel carcere.

Carceri che sono stati costruiti per annientare fisicamente e moralmente il detenuto: celle di 2 per 3 metri, letti di cemento, una lattrina molto piccola; nelle porte metalliche hanno saldato altre placche metalliche in modo che non possa entrare la luce del giorno. In questi luoghi il detenuto è completamente isolato, non ha diritto alla visita del suo avvocato o dei suoi familiari e non ha diritto a scendere in cortile, tanto meno ha diritto alla radio, alla televisione o ai giornali. L’unico libro che viene permesso è la Bibbia. L’alimentazione è molto scarsa e molte volte è già andata a male. Molte volte al cibo vengono aggiunti topi, vetro polverizzato o qualsiasi tipo di materiale contundente per l’intestino. Manca il controllo medico e come risultato di questo tipo di condizioni la salute dei prigionieri politici è molto danneggiata. Le malattie gastro-intestinali, la tubercolosi per uomini e donne, parliamo anche di malattie dell’utero per le donne che soffrono anche durante la tortura di violenze carnali hanno provocato già la morte di parecchi compagni e compagne e molti squilibri mentali.

Questa condizione inumana che viene applicata in tutto il territorio peruviano ai prigionieri politici come la crescente povertà della popolazione peruviana ci ha portati a voler riscattare e liberare i compagni prigionieri e tutto il popolo da questa obrobriosa situazione alla quale il neoliberismo ci ha sottomessi. C’è comunque un elemento comune fra il colonialismo e il neoliberismo di oggi: entrambi opprimono e sfruttano il nostro popolo e creano uno sterminio sistematico di tutti i settori che non possono affacciarsi al consumo , per questo noi abbiamo deciso allo stesso modo di Tupac Amaru di continuare a combattere contro il neoliberismo, contro il neocapitalismo. Il nemico continua ad essere sempre lo stesso: l’oppressione e lo sfruttamento. L’ansia di libertà contemporaneamente continua a crescere. Per questo noi dobbiamo esercitare il nostro diritto di costruire una società giusta e degna come la costruirono i nostri antenati, una società che non conobbe al fame, che non conobbe la miseria, che non conobbe le malattie come l’avarizia e l’ingiustizia. Una società nella quale la via centrale era costituita dalla fratellanza e dalla solidarietà, una società nella quale esisteva la giustizia sociale e per questo c’era anche la pace.

Questo è quello che noi cerchiamo. Pace con giustizia sociale. E per questo oggi, noi che siamo gli eredi di Tupac Amaru padre della nostra ribellione ed identità nazionale, abbiamo detto che non ci arrenderemo e che resisteremo nella lotta per una nuova società dove l’uomo e la donna riacquistino valore come esseri umani.

Oggi a due giorni dal compimento dei tre mesi dell’occupazione della residenza dell’ambasciatore giapponese in Perù, la soluzione militare sta pendendo come una spada di Damocle sopra le teste dei compagni che si trovano dentro la residenza. Il processo di negoziato è stato sospeso perchè mentre il governo negoziava stava scavando un tunnel sotto l’ambasciata giapponese per provare ad entrare dentro l’ambasciata e in un’azione combinata, fare un blitz e riscattare gli ostaggi. Questo costituisce una burla al processo di negoziato e soprattutto una burla verso coloro che garantivano questo tipo di negoziato. Questo non fa altro che riaffermare quello che diceva il Che, che all’imperialismo non possiamo credere perchè ci ingannerà sempre. La borghesia e l’imperialismo oggi sono molto forti e costituiscono l’unico gendarme nel mondo. Gli ideologi di questo neoliberismo non fanno altro che venderci la teoria che non c’è altro tipo di teoria, altro tipo di faccia se non la loro. Ci hanno detto che oramai le ideologie sono morte, e che se non pensiamo come loro siamo all’età delle caverne. Oggi la modernità ci impone di accettare concetti nuovi come la "globalizzazione dell’economia" invece di imperialismo o "nuovo sistema neoliberale" anzichè capitalismo selvaggio. Questo linguaggio moderno nasconde il carattere intrinseco del capitalismo. La sua voracità già a suo tempo venne analizzata da Karl Marx. Sarebbe molto lungo parlare di tutto questo però c’è un elemento che tutti i popoli del terzo mondo hanno in comune, tutti hanno conosciuto il colonialismo e il capitalismo e sanno quello che significa miseria crescente e per questo la negazione di qualsiasi futuro o della prospettiva di futuro per i nostri popoli.

Per questo noi non crediamo assolutamente nel neoliberismo e nella globalizzazione dell’economia perchè conosciamo l’essenza del capitalismo, perchè abbiamo vissuto sfruttati ed oppressi per molto tempo. Invece crediamo nel diritto di costruire il nostro sogno e di farne realtà. E’ un sogno che ha basi reali fondato sul lavoro di uomini e donne che producono la ricchezza che può essere divisa equamente fra tutta la società Questa ricchezza che viene prodotta da molti uomini e donne che oggi è monopolio di un ristretto gruppo di capitalisti che per mantenere la loro condizione di privilegio ricorrono alla forza, all’uso dell’esercito e della polizia. Questo ci rende impossibile che una distribuzione adeguata della ricchezza si possa ottenere senza la lotta con questi interessi e di conseguenza senza ricorrere alla violenza.

Per questo la situazione della residenza dell’ambasciatore giapponese è qualcosa di più che un confronto armato fra il Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru e Alberto Fujimori, quello che si sta svolgendo è un confronto fra rivoluzione e controrivoluzione, una lotta fra chi cerca di costruire una nuova società giusta e degna e chi cerca di mantenerci nell’oppressione e nella miseria. In questo luogo si sta giocando molto ma non solo per l’America Latina ma per il mondo intero. E’ stata messa sopra il tavolo dei negoziati la condizione infraumana, subumana dei prigionieri politici di tutto il mondo. Uomini e donne che per i loro ideali soffrono la prigione in tutto il mondo incluso in un paese che si autoconsidera un paese all’avanguardia nella democrazia mondiale. Negli Stati Uniti ci sono centinaia e centinaia di prigionieri politici. Non c’è un paese che si dica democratico nel quale non ci siano prigionieri politici e tutti loro vengono trattati in maniera brutale. Anche quando le celle possono apparire le più confortevoli non finiscono di essere celle.

L’imperialismo crede che questo esempio sia un cattivo esempio e per questo motivo vuole ad ogni modo eliminarlo. Noi siamo coscienti che hanno la forza per farlo e quello che abbiamo detto è che se loro attaccheranno otterranno la risposta di ognuno degli uomini e delle donne che stanno lottando in questo luogo. Potranno uccidere il loro corpo fisicamente ma non potranno uccidere il loro coraggio, il loro eroismo e la loro forza rivoluzionaria e quanto prima riusciremo ad ottenere la liberazione dei prigionieri politici e la democrazia per il nostro popolo e per il mondo. Tupac Amaru non si è arreso e nemmeno è stato sconfitto e la lotta continua nel Perù e nel mondo contro il neoliberismo.

Nella prossima celebrazione che è il 18 marzo, Giornata Internazionale dei Prigionieri Politici va il nostro saluto fraterno e rivoluzionario a tutti i compagni e compagne che si trovano detenuti per i loro ideali .
Grazie



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