Documento di adesione
degli intellettuali francesi

Parlare di repressione in Italia è sembrato sconvolgente. Si è accusati da un lato di incompetenza, di ignoranza della realtà italiana dall'altro di complotti internazionali, di sabotaggio del compromesso storico. Noi siamo nonostante ciò ben coscienti del carattere particolare dei problemi italiani e non confondiamo le forme e i mezzi della repressione in Italia, in Germania e in Francia. Per esempio in Francia noi abbiamo la legge anticasseurs e in Italia la legge Reale; noi sappiamo che non è la stessa cosa. Per esempio ancora la Germania a forza di proibire ogni conflitto in nome di una società ordinata non lascia altra possibilità che l'azione terrorista alla opposizione di sinistra; e sappiamo che le azioni terroriste in Italia sono differenti e vengono piuttosto dalla maniera in cui i conflitti nella società si introducono in tutte le situazioni (conosciamo la situazione particolare del lavoro nero in Italia). Noi non crediamo che la differenza di situazione da un paese all' altro impedisca di sentirsi coinvolti. Al contrario noi abbiamo su questo tema un problema comune. Il dissidente russo Amalrik ha lanciato un avvertimento che non valeva soltanto per l'URSS: se i problemi della opposizione della sinistra e delle minoranze non parlamentari non trovano la loro espressione politica nessuno potrà evitare la crescita del terrorismo dal basso come sola risposta ai sistemi repressivi che d'altra parte si intensificheranno molto di più. Noi non abbiamo mai paragonato l'Italia al Gulag, non abbiamo assolutamente niente a che vedere con i « nuveuax philosophes » ne con l'antimarxismo di questo tipo.
Noi constatiamo soltanto che il Pci è il primo partito comunista dell'Europa delI'ovest a non essere più alla opposizione: questa è la sua politica e per la opposizione di sinistra questa ha un valore esemplare. Noi non crediamo che sia esagerato parlare di una repressione molto inquietante in Italia per la applicazione della legge Reale, a causa del numero dei morti a partire dal 1975, a causa delle manifestazioni di Roma e di Bologna e a causa del numero di arrestati attualmente ancora senza processo.

Noi ci ricordiamo che il PCI si era opposto alla legge Reale a suo tempo ma ci inquietiamo molto di più in questo senso per le dichiarazioni recenti di dirigenti del Pci. Né Zangheri dica agli intellettuali di diventare amministratori e formatori di quadri.

Uno dei caratteri della situazione italiana ci sembra essere l'importanza e la forza dell'opposizione di sinistra di queste minoranze, le possibilità creatrici di queste minoranze in Italia. Noi non opponiamo lo spontaneismo di massa all'organizzazione di partito ma crediamo al carattere costruttivo di forze e situazioni di sinistra che non passa necessariamente attraverso il compromesso storico. Così come non passa in Francia attraverso il programma comune La questione di sapere quali termini di dialogo il PCI ha intenzione di avere con questo movimento al di fuori dalla repressione brutale ci sembra essenziale. Le riunioni di Bologna porteranno a un inizio di risposta in un senso o nell'altro, comunque per una migliore ,comprensione politica.

Questo documento è stato sottoscritto da:
Gille Deleuze,
Daniel e Alain Guillerm (sociologi),
Christian Bourgois (editore),
Jean Jaques Lebel (scrittore),
Jean Pierre Bizet (fisico)
e altri intetlettuali francesi.
Altre firme si stanno raccogliendo.

Il Convegno di Bologna


......1977.....IL MOVIMENTO


tmcrew@mail.nexus.it TM Crew Home Page