Aggiornamenti processo ROS/Marini contro gli anarchici
DICHIARAZIONE DI MASSIMO PASSAMANI
DA UN INDESIDERABILE AGLI ALTRI
Il 6 ottobre, la polizia mi ha notificato il decreto di estradizione che
Jospin e la sua degna compare Guigou hanno appena firmato contro di me. Il
governo francese ha così confermato l'avviso favorevole espresso due anni
fa dal tribunale di Parigi.
Lo Stato italiano mi reclama per "banda armata", "associazione sovversiva",
"detenzione di armi e di esplosivi", eccetera. Queste accuse sono alla base
di un processo, tuttora in corso, contro di me e alcune decine di altri
anarchici. Un mandato di arresto mi aveva consigliato di allontanarmi
dall'Italia. Diversi mesi più tardi, sfortuna volle che mi arrestassero a
Parigi. Né fuoriuscito, né esiliato, né rifugiato politico, ero un
ricercato latitante, un clandestino come gli altri. Malgrado l'avviso
favorevole dei giudici alla mia estradizione, dopo undici mesi di carcere
ero di nuovo fuori, poiché nel frattempo i compagni erano stati rilasciati
in Italia in seguito ad un vizio di forma (nella fretta di liquidarci - con
il pretesto, senza originalità, di una "banda armata" inesistente e
l'aiuto, non nuovo ma sempre infame, di una falsa "pentita" - il giudice
Marini e i suoi valletti avevano scordato le procedure...). La solidarietà
che parecchi compagni francesi mi hanno manifestato durante la mia
carcerazione mi ha permesso, una volta uscito, di partecipare a iniziative
di lotta su diversi temi. Parigi val bene un arresto.
Un anno dopo, ancora nessun decreto di estradizione. Finisce il mio
controllo giudiziario, mentre la situazione sembra rimanere "sospesa" (da
anni la consuetudine del governo è quella di non firmare decreti contro
italiani ricercati con accuse dello stesso tipo). Ma gli accordi di
Schengen decidono altrimenti - e i "socialisti" al potere la fanno finita
con la loro pantomima garantista (che comunque non ha mai impedito loro di
espellere i sans-papiers né di bandire tutti gli altri indesiderabili per
ragioni di Stato o di mercato).
Una volta respinto il mio ultimo ricorso, sarò uno di questi numerosi
indesiderabili dell'Europa delle merci e degli schedari di polizia.
Per me è la prigione, per altri è il viaggio verso una miseria senza
ritorno; ma si tratta sempre di colonie interne nelle quali si rinchiudono
gli stranieri alla "comunità" del denaro e dell'autorità. Prigione o
espulsione: due misure par sbarazzarsi di tutti coloro che non servono
all'Economia o che disturbano lo Stato. In questa Internazionale dello
sfruttamento e della sorveglianza generalizzata, la repressione di ogni
dissenso si unisce a un controllo sociale ogni giorno più tecnologico e a
una normalizzazione dei comportamenti che fa della Legge un riflesso
condizionato. Ecco perché i "fuorilegge" diventano sempre più visibili agli
occhi delle polizie. Ecco perché la solidarietà, questo legame che se ne
infischia sovranamente del codice penale, non può rispettare le frontiere
sociali, oggi meno che mai.
Per coloro che pensano (per la propria libertà e per quella degli
irregolari presenti o a venire) che questa estradizione non deve passare, o
per lo meno non in tutta tranquillità - ecco un angolo d'attacco possibile:
opporre l'Europa degli indesiderabili all'Europa dei codici e dei decreti.
Per la libertà di andare ovunque. Per non accettare più frontiere
territoriali né legali, con i loro "cittadini" e i loro "stranieri", i loro
"comunitari" e i loro "extracomunitari", i loro "regolarizzati" e i loro
"clandestini", i loro "innocenti" e i loro "colpevoli".
Di fronte a questo mondo, siamo tutti stranieri, extracomunitari,
irregolari, clandestini, colpevoli, banditi.
Attorno ad un tema tanto importante quanto vasto, ognuno potrà trovare i
propri obiettivi come i propri complici. Con quali mezzi?
Come diceva Joseph Déjacque, con il braccio e con il cuore, la parola e la
penna, il pugnale e il fucile, l'ironia e la bestemmia, il furto,
l'avvelenamento e l'incendio...
Parigi, 22 ottobre 1999
Massimo Passamani
(traduzione di un testo diffuso in Francia)
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