La Liberazione
L'insurrezione nel Nord
(da "Storia dell'Italia moderna", di G. Candeloro)
Il 13 aprile 1945 il generale Clark (generale americano della
quinta armata e poi di tutte le forze alleati in Italia) inviò un messaggio
ai partigiani raccomandando loro di restare sulle montagne e di non compiere
azioni premature. Appena conosciuto il testo dei messaggio Togliatti scrisse
a Longo in questi termini: "Il nuovo ordine del giorno del generale Clark
è
stato emanato senza l'accordo del governo né nostro. Tale ordine del
giorno non corrisponde agli interessi del popolo. E nostro interesse vitale
che l'armata nazionale e il popolo si sollevino in un'unica lotta per la distruzione
dei nazifascisti prima della venuta degli alleati. Questo è
indispensabile specialmente nelle grandi città, come Milano, Torino,
Genova ecc., che noi dobbiamo fare il possibile per liberare con le nostre forze
ed epurare integralmente dai fascisti. Prendete tutte le misure necessarie per
la rapida realizzazione di questa linea, scegliete voi stessi il momento dell'insurrezione
sulla base dello sviluppo generale della
situazione sui fronti, sul movimento del nemico e sulla base della situazione
delle forze patriottiche, [ ... ]".
L'atteggiamento del Partito comunista, che controllava almeno il 40 per cento
delle forze armate partigiane, ebbe un'importanza determinante; ma si deve dire
che anche il Partito d'azione e il Partito socialista erano pronti per la lotta
finale. E neppure si opposero all'insurrezione i rappresentanti della DC e del
PLI nei CLN. All'insurrezione parteciparono quindi anche le formazioni armate
democristiane e autonome. Inoltre tutte le formazioni erano molto aumentate
numericamente nelle ultime settimane per l'afflusso di giovani desiderosi di
combattere l'ultima battaglia contro i nazisti e i fascisti. La rete organizzativa
dei CLN e dei comandi partigiani delle varie tendenze funzionò nel complesso
molto efficacemente e, si può dire, quasi ovunque le varie formazioni
locali si mossero nel momento piò opportuno per attaccare i tedeschi
e i fascisti, per difendere gli impianti industriali e di pubblico interesse
e per prevenire talora di poche ore, ma spesso di alcuni giorni, l'arrivo delle
forze alleate. Masse notevoli della popolazione scesero in campo per appoggiare
le formazioni partigiane.
Emilia
In Emilia la resistenza tedesca durò per circa una settimana, prima di
cedere alla pressione delle armate alleate. Il 21 aprile gli italiani del gruppo
di combattimento "Legnano" e i polacchi entrarono per primi a Bologna,
dove però già da due giorni erano penetrate le forze partigiane.
Il 21 Ferrara insorse, ma il giorno successivo i partigiani non poterono impedire
che la città fosse attraversata da grosse forze germaniche in ritirata
verso il Po. Modena, Reggio e Parma furono liberate dalle forze patriottiche,
grazie all'azione concorde delle brigate affluite dalla campagna e delle formazioni
cittadine. Nelle campagne e nelle città minori l'insurrezione ebbe un
carattere travolgente, grazie all'appoggio della maggioranza delle
popolazioni contadine. 1 tedeschi si ritirarono precipitosamente a nord del
Po, ma molti furono catturati dagli alleati e dai partigiani; circa 6000 di
loro, rimasti circondati nella valle del Taro, si arresero agli americani. I
partigiani di Piacenza lottarono a lungo contro i tedeschi ostacolandone la
ritirata fino a che la città fu liberata completamente la mattina del
29 aprile.
Liguria
Frattanto la V armata americana, che aveva liberato Carrara il 12 aprile, aveva
cominciato ad avanzare in Liguria, in direzione di Genova, che però insorse
il 23 aprile. Sebbene inferiori di numero rispetto alla guarnigione tedesca,
i GAP, le SAP genovesi e alcune brigate scese dalle
montagne, penetrate via via in città, salvarono il porto asportando e
isolando le mine postevi dai tedeschi, salvarono gli impianti industriali, sconfissero
i fascisti che tentarono di resistere nel centro della città, costrinsero
alla resa il comandante del presidio tedesco, fecero
prigionieri 6000 tedeschi, che consegnarono agli alleati quando questi arrivarono
a Genova il 28 aprile.
Piemonte
In Piemonte, dove le formazioni partigiane erano piò numerose che in
altre regioni, la lotta fu molto aspra. Cuneo fu liberata, dopo una 939 battaglia
durata dal 24 al 29 aprile, dalle brigate garibaldine, gielliste (appartenenti
al gruppo "giustizia e libertà") e autonome, scese dalle valli.
A Torino l'insurrezione fu preceduta il 18 da uno sciopero generale che bloccò
tutte le attività cittadine; poi il 25 entrarono in azione le squadre
cittadine e alcune formazioni scese dalle montagne; gli operai occuparono le
fabbriche che difesero contro gli attacchi dei tedeschi. Frattanto, mentre i
fascisti, asserragliati nel centro della città, tentavano l'ultima difesa,
il capo
della missione alleata, colonnello Stevens, cercò di fermare l'insurrezione
per fare in modo che la città fosse liberata soltanto dagli alleati.
Ma altre brigate partigiane penetrarono in città, nonostante i messaggi
in contrario inviati dal colonnello inglese, e diedero il colpo di grazia alla
resistenza dei fascisti e dei tedeschi liberando definitivamente Torino il 28
aprile. Due divisioni tedesche, che si ritiravano dal Cuneense, chiesero allora
di attraversare la città; ma il comando partigiano rifiutò. A
loro volta i tedeschi rifiutarono di arrendersi e, senza entrare a Torino, si
diressero verso il Canavese. Qui, dopo avere compiuto ancora stragi e devastazioni,
si arresero poco dopo agli alleati che frattanto erano entrati a Torino il 1
maggio. Anche le altre città del Piemonte furono liberate dai partigiani
prima dell'arrivo degli alleati. Le formazioni garibaldine della Valsesia liberarono
Biella, Vercelli e Novara, quindi, insieme ad altre formazioni scese dalla Val
d'Ossola, si diressero verso Milano.
Lombardia
A Milano il segnale dell'insurrezione fu dato dal CLNAI nella tarda mattinata
del 25, ma soltanto la mattina del giorno dopo cominciò lo sciopero generale
e gli operai occuparono le fabbriche. L'insurrezione dilagò rapidamente
nelle zone periferiche, dalle quali le squadre cittadine fecero pressione verso
il centro della città. La sera del 26 la Guardia di finanza, da tempo
in collegamento col CLNAI, occupò in nome di questo il palazzo della
prefettura, mentre cominciavano ad affluire a Milano le divisioni partigiane
provenienti dall'Oltrepò pavese. Nei giorni successivi furono sopraffatte
le resistenze fasciste e tedesche nel centro cittadino. Le truppe americane
arrivarono a Milano il 30 aprile, quando già i partigiani
avevano liberato anche le principali città della Lombardia.
Veneto
Poco prima altre forze americane, che avevano passato il Po il 24, avevano occupato
Mantova e Verona il 26 aprile, separando così le truppe tedesche che
ancora combattevano in Lombardia e in Piemonte da quelle che presidiavano il
Veneto, dove le truppe britanniche, che avevano passato il Po a Ferrara, puntavano
su Padova. Questa città, che era sede del comando regionale del CVL (corpo
volontari della libertà), insorse il 27. I partigiani ottennero subito
la resa dei fascisti, ma dovettero combattere aspramente per parecchie ore contro
i tedeschi, che si arresero la sera; il giorno dopo insorse Venezia che costrinse
alla resa il presidio germanico. Nei giorni successivi fino al 2 maggio, mentre
in tutto il Veneto
avanzavano le truppe alleate, i partigiani combatterono ancora contro i tedeschi
sull'Altipiano di Asiago e nel Cadore.
Friuli Venezia Giulia
A Trieste il CLN (di cui non faceva parte il PCI per contrasti con gli altri
partiti sull'atteggiamento da tenere verso i partigiani slavi) proclamò
l'insurrezione il 30 aprile e riuscì a impadronirsi di alcuni edifici
pubblici; ma il 1 maggio la città fu occupata dai partigiani iugoslavi
molto piò numerosi di quelli italiani; infine il giorno seguente entrò
a Trieste la divisione neozelandese dell'VIII armata, comandata dal generale
Freyberg, al quale si arresero i tedeschi che ancora presidiavano alcune posizioni
fortificate.
Gli iugoslavi tuttavia rimasero in città, dove istituirono una loro amministrazione;
soltanto dopo alcune settimane essi furono costretti da anglo-americani a ritirarsi
da Trieste che fu sottoposta al governo militare alleato.
In tutte le città liberate dai partigiani, e pure nei piccoli comuni,
i CLN locali nominarono nuovi sindaci e giunte comunali sulla base di elenchi
di persone che essi stessi aveva già preparato. Lo stesso fu fatto per
le cariche governative provinciali: prefetti, questori e al funzionari nominati
dai CLN assunsero i poteri politici e amministrativi, mentre reparti partigiani
costituirono le forze di polizia. Tutte cariche pubbliche furono distribuite
tra i partiti antifascisti in modo generalmente paritario Intanto il CLNAI aveva
emanato una serie proclami e decreti importanti. Anzitutto il aprile aveva diffuso
un proclama che cominciava con questa premessa: "In nome del popolo italiano
il Comitato di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia,
delegato dal governo italiano per assicurare la continuazione della guerra liberazione
a fianco degli Alleati, per garantire contro chiunque la libertà, la
giustizia e la sicurezza pubblica, assume tutti i poteri civili e militari.
Tali poteri sono esercitati attraverso i comitati di Liberazione Nazionale regionali
provinciali".