A te donna
che rimani vigile
nel sentiero dell'ansia...
che capisci il dolore
del colore freddo nei petali
di un fiore vero:
delle tristezze dense...
che percepisci l'umido
delle piogge incessanti
e il gelo delle nevi
non soffrire...
non sei sola...
non temere...
perché la vita
è un pezzo di marmo
e noi gli scalpelli violenti
che colpiscono la pietra
creando la statua incompleta
dei nostri atti
ascoltami donna
ascoltami ora
che ti ho incontrato
cerca nei tuoi nervi
la tesa sinfonia
degli anni morti
e rovescia in ogni nota
il silenzio delle tue parole
non sei sola
non temere
perché siamo gli scalpelli sensibili
che colpiscono la pietra.
PREAMBOLO DELL'ANSIA
Siamo dal 12 Ottobre chiusi nella nostra cella. All'inizio dello sciopero eravamo in nove in questo modulo. Ora cercano di disanimarci separandoci.
Questi articoli che qui mostriamo, non sono altro che il granello di sabbia della montagna di idee, che nelle fasi del suo ripiano, fioriscono nel nostro libero pensiero. Speriamo che sappiate valutare che nel confino del quale siamo oggetto (visto che il contatto con l'esterno è quasi inesistente); esprimiamo non solo le nostre idee, ma anche la sensibilità che si mostra socialmente e della quale poco a poco (la maggioranza che non conosce) andrete percependo. Condividendo un'idea di Kropotkin , nessun articolo sarà firmato, visto che ognuno dei presenti è responsabile e approva ogni lettera di quello che qui è scritto. La nostra idea è che percepiate il legame che c'è tra di noi e che tanto manca in qualsiasi circostanza sociale se veramente si vuole trionfare nella causa che si lotta. In questo momento, in questo modulo, siamo solo in cinque (ce ne sono 72 sparsi in tutta la Spagna. Man mano che passa il tempo questo si riempirà (purtroppo) e con lui la diversità "letteraria" per esporre qualsiasi tema. Terminando vogliamo ringraziare tutte quelle persone e collettivi che lottano per abolire i moduli di sterminio e esigono il diritto di libertà alle persone con malattie incurabili. Vogliamo anche incoraggiare tutti/e i/le detenuti/e (che sono assorbiti dalla bestia) che in una maniera o altra lottano nella misura delle loro possibilità.
PER TUTTI/E LORO: GRAZIE!!
Abbracci libertari.
IL CARCERE NEL CARCERE
In questo carcere (Jaen II) come in molte del territorio spagnolo, scrivere è permesso, il fatto è che essendo un Modulo di regime Speciale di Controllo Diretto, si interviene sulla posta, quindi le lettere vengono aperta lette e fotocopiate; non abbiamo diritto all'intimità, il che fa male. Tutta la posta può essere trattenuta a discrezione della direzione se il contenuto è di natura "ribelle" e politicamente contrario al sistema; la stessa cosa succede con la posta ricevuta a me personalmente mi sono intervenuti in 18 lettere e cinque riviste, per non parlare delle lettere che "si sono perse". Jaen è un carcere dove , nelle sue viscere , albergano 650 esseri umani, noi siamo in un modulo a parte chiamato F.I.E.S. (archivio di interni di speciale osservazione) un lugubre insieme di parole che sta a significare il carcere nel carcere stesso. Nel modulo ci sono 16 celle e attualmente solo 5 sono occupate; ultimamente 3 compagni sono stati traslocati a altri centri; questo per cercare di rompere la lotta che portiamo avanti da circa un anno. Ora sono più di tre mesi che siamo chiusi nelle nostre celle 24 ore su 24 senza uscire nel cortile e senza svolgere le poche attività che ci sono permesse. A causa di questo isolamento , possiamo solo ascoltare le nostre voci perchè il modulo è costruito in modo da non permette di vederci in faccia tra compagni,
vediamo solo la faccia dei carcerieri, tra noi e loro ci sono sempre sbarre e cristalli in mezzo: non abbiamo contatto fisico. Nel cortile , (quando si usciva) in un piccolo angolo di suolo , stiriamo le gambe correndo o facendo sport; si esce di tre in tre , i turni di uscita sono decisi dalla Direzione che decide con chi puoi vederti ; io ad esempio ho passato quasi due mesi senza vedere il viso del mio compagno Giovanni. Il ritmo di vita inizia alle 7,40 (più o meno) passa l'appello ossia il carceriere di turno guarda dallo spioncino della pesante porta di ferro (si apre elettricamente) , bisogna muoversi dal letto , o tirare fuori un braccio perché vedano che sei lì vivo;
8,45 colazione aprono la porta e uno a uno andiamo col nostro bicchiere di plastica andiamo verso la fessura dove i carcerieri, attraverso uno sportello, ci riempiono il bicchiere di caffellatte, con due pezzi di pane burro e marmellata con il pranzo e la cena è lo stesso , consegniamo dei recipienti di plastica con dei tappi. Tutti gli oggetti di vetro sono proibiti, non abbiamo lo specchio e per raderci ci viene consegnato il tempo sufficiente per il suo uso dopo bisogna riconsegnarlo come il rasoio elettrico. Le lamette sono anch'esse proibite , i tagliaunghie li hanno loro e bisogna chiederli quando si esce per la perquisizione non è permesso tenerlo in cella. Le perquisizioni sono quotidiane , ti aprono la porta e cammini verso una stanza che sta dal lato dove ti danno da mangiare, in questa piccola sala devi passare sotto un metal detector, per vedere se hai nascosto qualche oggetto metallico; una volta fatto questo tre carcerieri perquisiscono la tua cella e tu non sei presente alla perquisizione. Ci sono giorni che alcuni funzionari ispezionano le tue cose (quelle poche che è permesso tenere) inoltre buttano gli oggetti in terra ,calpestandoli e sporcando le lenzuola con le scarpe aprendo e sparpagliando la nostra posta .Per noi è una grande umiliazione ,
a queste provocazioni rispondiamo con forti calci alla porta che essendo di metallo rimbomba con un rumore spaventoso nel carcere intero, dalle finestre gridiamo insulti tipo "carcerieri torturatori" o "carcerieri provocatori", ci hanno detto che le grida si ascoltano da fuori :è la nostra forma di lottare e protestare; non siamo d'accordo nell'abbassare la testa. Ci possono togliere la libertà e di fatto ci riescono , ma non possono toglierci la dignità che in un mondo di sofferenza è una delle poche cose che ti rimangono. Siamo disposti a essere pestati e se necessario a morire per questa. Quando vengono da noi (15 carcerieri contro uno di noi) come l'ultima volta, questi codardi si armano come guerrieri in battaglia , con scudi, caschi con visiera , giubbotto anti coltello , manganello normale e manganello elettrico (una scarica ti lascia steso e incosciente per vari minuti), gas lacrimogeno e paralizzante. I compagni che con molto coraggio li hanno affrontati a mani nude, non hanno avuto paura , hanno risposto ai colpi e steso alcuni di loro , è chiaro che alla fine sono stati sopraffatti , ammanettati alle sbarre denudati e colpiti in tutto il corpo con particolare insistenza sui testicoli. La cella N.13 è vuota , si tratta di quella dove si è impiccato il 29 di Novembre 1995 Juan Luis , un ragazzo di 22 anni; nessuno la vuole , io ci sono stato una settimana ; le pareti anguste sono impregnate di morte , una sensazione rara ti invade non appena la porta ti si chiude dietro le spalle. E' triste pensare che quasi il 10% dei detenuti F.I.E.S. muoiano in questi lugubri reparti in 6 anni e in dubbie circostanze. Questo micromondo è uguale alla città di fuori; se obbedisci alle regole che ti impongono, accetti il sistema, chiudi gli occhi e le orecchie alle ingiustizie non ci sono problemi; ma se lotti perchè sei contro loro e i loro principi e leggi, cercheranno di distruggerti fisicamente e psicologicamente. Per strada succede lo stesso, se accetti l'umiliazione del lavoro salariato, dell'educazione borghese e ipocrita, di una cultura e una religione bugiarda, diventerai un individuo atto e adattato per vivere nella società. Se le tue necessità e la tua sensibilità ti spingono al rifiuto
di tutte queste merde, dovrai lottare per essere coerente. Dicono che ci tengono qui per l'estrema pericolosità, il non aver paura nell'affrontarli,
per la nostra inadattabilità al sistema penitenziario, per essere anarchici
e ribelli; i reparti F.I.E.S. sono stati costruiti per gente come noi così come fuori costruiscono città ghetto dove abbonda la disperazione per la mancanza di tutto. Questo è un altro pianeta, qui è tutto diverso, l'aria che si respira, i suoni o i rumori, le luci, diversa è la forza di gravità che ci tiene attaccati a terra; gli uomini del sistema sono come alieni cattivi, che un giorno ci hanno preso e rinchiuso in questo mondo. Ci hanno tolto la libertà ci controllano con l'alta tecnologia per impedirci di ritornare. se guardiamo il cielo lo possiamo vedere, la' sta il nostro pianeta chiamato libertà, sappiamo di non essere soli, che la' vivono i\le compagni\e che ci vogliono bene.
Un forte abbraccio anarchico.
RACCONTO: DI UN AUTORE DEL QUALE ABBIAMO DIMENTICATO IL NOME
Da anni qualche momento al giorno sento il rumore di passi che si avvicinano lentamente, solennemente... Per un po' ho pensato che corrispondessero all'ambasciatore della morte. Dopo senza dubbio ho capito che era un idea assurda visto che la morte non manda ambasciatori ma irrompe, senza cerimoniali, come un viaggiatore qualsiasi. Di chi sono allora? Non lo saprò fin quando non si fermeranno davanti alla mia porta... o...: o che li senta alla porta di un altro.
L'IDEA ANARCHICA
"Messa in pratica porterebbe ad ottenere un ordine sociale rivoluzionario nel quale gli esseri umani in piena coscienza della propria individualità e autonomamente si uniranno per potenziarsi nella collettività. Nessun essere umano potrebbe accettare strutture statali, economiche, religiose, culturali o sociali che impedirebbero la piena realizzazione delle individualità".
Per questo l'esistenza di una società senza classi è per gli\le anarchici\he una condizione inesorabile insieme all'abolizione dello stato. Tutti i mezzi sono legittimi per raggiungere questa forma di società: possiamo e dobbiamo sacrificarci per gli alti valori che ci rendono persone, morire e anche uccidere per la Libertà e la Giustizia. In un mondo dove i 3/4 della popolazione soffrono la fame e muoiono per l'oppressione capitalista... (dove bambini/bambine e adulti/e camminano nudi/e mostrando le loro ossa; dove le donne possiedono solo l'1% della proprietà mondiale e ricevono dell'ingresso totale il 10% senza cadere in violazione, aggressioni e omicidi da parte di "machos" servi dello stato patriarcale, dove gli eserciti e polizie ci opprimono, torturano, uccidono e incarcerano per proteggere le istituzioni e i settori privilegiati dalle rivendicazioni sociali e dall'ansia di libertà dei popoli)... La rivoluzione violenta, il sabotaggio, la non-sottomissione, il femminismo e tutte le forme di lotta effettive che ci uniscono, costituiscono un compito e una obbligazione.
IO VI ACCUSO
Io accuso lei, Maria del Carmen Navajas Rojas responsabile della Giuria di Vigilanza Penitenziaria N.5 di Granada. Che hai sotto il tuo comando questo "Centro di sterminio" chiamato Centro Penitenziario Jaen II.
Sono un detenuto comune classificato nel primo grado F.I.E.S., Regime speciale, articolo 91.3 del Regolamento Penitenziario, e mi tengono nel reparto di massima sicurezza. Noi cinque compagni che ci troviamo in questo reparto, pratichiamo il rifiuto dell'ora d'aria, senza uscire dalle celle 24 ore al giorno. Rivendichiamo i nostri diritti fondamentali che ci vengono negati. Lo sciopero è iniziato il giorno 11 di ottobre del 1997 e in questo periodo il rigore inutile e l'abuso di potere è gravato su di noi.
Il giorno 14 e il 19 di ottobre, tre compagni di questo reparto sono stati bastonati e torturati selvaggiamente. Al ripetersi dell'episodio si sono denunciati i fatti alla Giuria di Guardia, e la mia famiglia li ha denunciati nella "propria giuria".
Io accuso lei, Maria del Carmen Navajas Rojas di svalutare la denuncia che mia sorella ha posto alla "propria giuria". Autorizza la tortura fisica dei carcerieri contro la mia persona e quelle dei miei compagni. Permette ai carcerieri di torturare impunemente i detenuti di questo reparto.
Io accuso lei di essere una torturatrice. Inoltre ci minaccia con sanzioni per essere in sciopero. Ci ha comunicato che lo sciopero è un mezzo coattivo e collettivo di pressione contro l'Amministrazione Penitenziaria. Dal suo comunicato ci stanno sanzionando seriamente, commettendo errori molto gravi, articolo 108.a del Regolamento Penitenziario, 10 giorni di isolamento. E tutto questo stando 24 ore al giorno chiuso in cella.
Il giorno 10 Novembre 1997, sei compagni di questo reparto siamo entrati in sciopero della fame, perchè una volta per tutte finisse la tortura fisica e psicologica che stavano esercitando su di noi. Siamo rimasti 9 giorni in sciopero della fame. Dobbiamo continuare a resistere agli abusi di potere, le arbitrarietà e la negazione dei nostri diritti fondamentali, a cui noi non siamo disposti. Troppo ci avete tolto la sacra libertà, e non vi è bastato, ci avete tolto anche il diritto all'intimità. A tutti i compagni del reparto si interviene sulla posta, comunicazioni e telefono. E non è tutto, ci hanno tolto il diritto all'intimità fisica. Dal 21 al 28 ottobre abbiamo subito la perquisizione quotidiana in maniera integrale, togliendoci tutti i vestiti nella sala delle perquisizioni. Lei ha scritto una delibera nella quale per le perquisizioni integrali dobbiamo toglierci le mutande e mostrare i nostri genitali. Quale maggiore umiliazione per un essere umano? E lei con la sua delibera l'autorizza.
Io accuso lei, Maria del Carmen Navajas Rojas, di strappare il diritto più prezioso per l'essere umano, il diritto all'intimità fisica, postale, telefonica e di comunicazione. Inoltre lo hai tolto ai nostri amici e familiari. L'articolo 18.1 della costituzione spagnola per lei non esiste.
Io accuso lei, Maria del Carmen Navajas Rojas, di essere una marionetta nelle mani del direttore di questo centro "Torquemada". Il vostro posto era a Treblinka invece per nostra disgrazia voi siete qui. "Torquermada" ha detto il giorno 21 di novembre nel diario di Jaen, giornale provinciale, che il Centro funziona perfettamente, che non ci sono irregolarità nè abusi di potere. Che i fatti denunciati dalla Asociaciòn Pro Derechos Humanos dell'Andalusia non sono accaduti, che sono falsi, e che lo sciopero della fame che abbiamo realizzato era solo per richiamare l'attenzione. La Asociaciòn Pro Derechos Humanos aveva denunciato le torture e l'abuso di potere che si stanno commettendo contro di noi col beneplacito della giudice e della sua giustizia. Il 21 novembre 1997, nel programma "A Pulso", ritrasmesso dal Canal Sur Radio, tre carcerieri di questo centro, in rappresentanza delle centrali sindacali, non hanno voluto un dibattito faccia a faccia con i nostri familiari, non hanno smentito le torture fisiche e psicologiche che sono avvenute. Hanno inventato un nuovo termine per noi: pericolosissimi. Che hanno paura a venire in questo reparto. Paura di che?. Ci tengono rinchiusi in un reparto completamente automatizzato, i carcerieri stanno in un bunker blindato, non c'è nessun contatto con loro, il cibo ci viene dato in recipienti e queste attraverso una fessura, come gli animali allo zoo; quotidianamente usciamo per la perquisizione, entriamo in una stanza blindata e dobbiamo passare attraverso un metal detector. Entrano e perquisiscono le celle mentre siamo nella stanza. Normalmente ci distruggono le poche cose che ci lasciano tenere, leggono le nostre lettere e gettano tutto come vogliono. Se ci lamentiamo dicono di denunciarli alla giudice.
Io accuso lei Maria Del Carmen Navajas Rojas, di permettere queste perquisizioni irregolari, le sue risposte alle nostre lamentele sulle perquisizioni sono regolarmente trascurate, ci risponde sempre che il capo servizio è presente e non si sono commesse irregolarità. Nei due lunghi anni che sono in questo reparto, il capo servizio non si è presentato a nessuna perquisizione, viene solo con una dozzina di carcerieri per torturarci fisicamente. Poi dal bunker segue la tortura psicologica, con le provocazioni e il cinismo della sua faccia.
Io accuso lei Maria Del Carmen Navajas Rojas, di permettere che i carcerieri scarichino i loro complessi e le loro frustrazioni su di noi, privandoci di una dignità e umanità, oltre a tutti i diritti che ci spettano e ci volete strappare.
Io accuso lei , Maria Del Carmen Navajas Rojas, di violare i nostri diritti fondamentali, quando il suo compito secondo le vostre leggi, è invece di difenderci. Difenderci da chi ? Lei è l'unica responsabile di quello che succede in questo reparto. E con questo finisco le accuse.
Si, signori e signore, questo succede in questo paese , la Spagna, dietro i muri di una prigione, un "sottomondo" che sapete si trova davanti a voi, ma chiudete gli occhi, e non volete vedere. Che i detenuti considerati pericolosi, da anni vengono torturati, essendo al tortura un crimine citato nel codice penale.
Qualsiasi persona può entrare in prigione per farsi avanti nella vita. E secondo il suo carisma, personalità o carattere finire in un reparto di Regime Speciale e classificato F.I.E.S 1, e soffrire sulla sua pelle tutti gli abusi che si commettono. Che le torture finiscano e ci dessero i nostri diritti.Che la cosa non si ripeta per gli altri che verranno. La giustizia qui non esiste.
Colectivo F.I.E.S de Jaèn II
P.S. Il giorno 8-2-98 continuiamo lo sciopero del cortile
UNA VORAGINE DI SENSAZIONI
Una voragine di sensazioni percorre i miei neuroni, senza pausa sempre in continuo movimento. Sensazioni buone e cattive, gradevoli e sgradevoli. Cerco di controllarle, guidarle , prendere le redini e finire la loro pazza corsa; quasi sempre ci riesco. Ma a volte schizzano verso lo spazio, liberandosi, trasmettendo quello che sento, quello che penso, quello che mi serve e non ho, quello che desidero, quello che odio. Ma cerco di frenare la sua pazza corsa e ricominciare tornando a impostarlo da un'altra prospettiva. Prendendo una strada diversa, senza mai fermarmi...; giocando coi miei pensieri
UN PUNTO NERO NEL SISTEMA
L'anno scorso ho avuto un processo che è passato inosservato visto che non ha avuto nessuna ripercussione sociale. Anche se un fascista, (dopo 3 mesi) in un giornale locale di Valencia ci ha provato in tutti i modi ( cosa che non è nuova tra i F.I.E.S). Non si è limitato a creare un articolo sensazionalista, ma mi ha dato del "residuo di pericolo sociale"... L'articolo (scritto da una parte della più ignobile catena corrotta e gestita da un sistema che si autoproclama democratico e afferma di essere di diritto e di benessere) non è un'eccezione. Le direttive seguite dal neofascismo che oggi è al governo prendono diverse importanze* attraverso la manipolazione dei mezzi audio-visuali che ricoprono il totalitarismo che alimentano quelli che oggi proclamano fino alla sazietà, che viviamo in democrazia, riducendo in uno stato comatoso la massa. Il caso più evidente, delle conseguenze della manipolazione dell'informazione, è quello del carceriere Ortega Lara: un personaggio che rappresenta il fracasso lavorativo, personale e morale (sempre socialmente ripudiato) che da notte a giorno è diventato un eroe dalla morale superba, portatore della torcia della libertà e "totem" di ciò che significa lottare per la vita....? Il governo ha incontrato un ostacolo nel deviare l'attenzione dai veri problemi che riguardano il popolo: come la manipolazione delle menti. Un popolo che giornalmente ha 2 morti sul lavoro, e più di 4 milioni di disoccupati, che è disgraziato ...Un tale popolo non ha voglia di pensare, ma di lasciarsi incidere nel subconscio una serie di ordini prestabiliti, che esercitano convinti che si tratti di un'idea generata attraverso la mal denominata "transizione". Nulla mi gratificherebbe di più, che le generazioni future non si infognassero devirtualmente nella comunicazione artificiale. E dico il vero* perchè la mia (nella maggioranza sociale) è emozionalmente alterata. Un chiaro esempio è che quasi tutta la mia generazione, piena fino al più insospettabile limite di stupidità, è andata al concerto contro la morte di Miguel Angel Blanco. Così diceva il titolare* dell'annuncio manipolato alla convenienza del governo. Letto chiaramente dice: giovane senza un futuro da persona, realizzati come fascista. E così 24 ore al giorno creando nirvana nelle menti moralmente austere. Ora con i fatti di Sevilla... Per finire: la distorsione etilica dei mezzi di informazione e comunicazione audiovisuale, non fa altro che accrescere una nausea putrefatta per chi è cosciente della vera natura ipocrita e inqualificabile specie distruttrice che non fa altro che utilizzare le menti (riaffermandosi come neofasciste) per i propri scopi, autonominandosi social-democratico... A chi dobbiamo questo? Alle tendenze che fà l'imperialismo yankee nella tecnologia. Se non tirassimo fuori tutta la nostra coscienza, staremo condannando i nostri figli a un futuro indecifrabile, cambiando completamente il concetto di libertà dell'essere umano.
Soluzioni? Personalmente come fece Kaczynski. Perchè ? Perchè scrivere (in qualche modo) assorbe la passività della tendenza sociale di volere solo parole scritte. Comincia a essere ora di lottare in maniera attiva.
Dalle interiora della bestia totalitaria vi saluto? con dei versi (come idee che sparano)
LA FUNZIONE
La massa è per strada erigendosi democratica
Senza sentire nessun dolore si mostra solidale
E la bestia nel suo apogeo sorride sinistra
Di fronte alla verità che mai sorride.
Il popolo rende omaggio al santuario animato di GM'
Il potere sapendo di essere dio detta gli ordini attraverso lo schermo
L'ipocrita soffre nel nirvana della sua allegria
l'ignorante morboso si unisce alla potenza della massa
Il sipario nel teatro del grande asfalto si alza
Che inizi lo spettacolo delle marionette con le mani bianche!
I pacifici inalberano la violenza chiedendo vendetta
È lo stesso se cade qualche operaio dall'impalcatura dove lavora
E' lo stesso se muore la donna che serve maltrattata nella sua casa
Tanto la Bestia e il marito sono allo spettacolo
(Indifferenti di tutto quello che succede)
Dalle marionette ipocrite con le mani bianche.
GENNAIO 98, GIOVANNI E IO
Siamo detenuti internati nei denominati regimi speciali... Senza dubbio speciali per ciò che riguarda torture psico-fisiche che ci offre la repressione dello stato. Parlare della codardia dei nostri carcerieri è ripugnante e allo stesso tempo non è niente di nuovo...: visto che per fare questo "mestiere" si richiedono delle speciali qualità e un degrado mentale latente. Qui i servi del potere (i nostri cani da guardia) agiscono impunemente sentendosi protetti dentro un "BUNKER". Questi reparti sono automatizzati, il che non permette nessun tipo di contatto fisico tra il carceriere e l'internato, visto che si sono studiati tutti i possibili movimenti che potessero accadere ( proteste, rivolte, danni alle strutture, ecc). Con la scusa di applicare la normativa di massima sicurezza, ci proibiscono in maniera sistematica (e apposta) qualsiasi cosa anche se in realtà non ci abbia alcun pericolo.
Le perquisizioni sono quotidiane e si trasformano quotidianamente in veri atti di degrado umano. Questi padri di famiglia o meglio questi onorevoli cittadini, scaricano le loro frustrazioni distruggendo la minima cosa che possediamo, calpestando le lenzuola, rastrellando le celle, cercando con ansia oggetti pericolosi( come una saponetta) per togliertela ecc. ecc.
Praticamente viviamo in continua tensione e per periodi abilmente programmati
che esercitano una strategia mirata a distruggerci: per debilitare la nostra ribellione. Disgraziatamente non sono pochi quelli che cadono, il suicidio assistito è l'unica strada per la libertà che ci offre l'Istituzione penitenziaria. Il regime speciale è assegnato a tutte le persone che rivendicano la loro dignità... Il diritto alla fuga, alla autodifesa, o il rifiuto viscerale dell'autorità; costituiscono per loro una minaccia per l' "ordine in stabilimento". La nostra forza principale è l'unione tra di noi e il forte rifiuto al trattamento individualizzato. Un'ingiustizia sofferta da uno è vissuta, sofferta e denunciata da tutti. Il reciproco appoggio e la lotta permanente contro l'abuso sono la nostra pratica e teoria nei confronti di chi volendo distruggerci, in realtà rafforza le nostre convinzioni. Ci affermiamo continuamente con la nostra indisciplina, alterando (per protesta)
l'ordine di questo strumento che è il carcere. Ci sono molti modi per morire; il peggiore non è quello fisico, ma quello interiore, quello dello spirito, quello della propria identità di lottatori sociali refrattari e rivoluzionari. Ovviamente siamo oggetti di studio di questi nazisti di fine secolo. Il "controllo diretto", come lo chiamano loro F.I.E.S., è una continua osservazione (intervento in ogni tipo di comunicazione scritta e orale con i tuoi familiari e amici). Accumulano dati su di noi. In un libro chiamato di incidenze scrivono qualsiasi gesto (un sorriso, una scoreggia, una arrabbiatura...) veniamo trattati come animali da laboratorio dove si elaborano e pianificano tesi sul terrore e il castigo da affidare da altre parti. In questo modo si sperimentano tecniche per annichilire le minoranze sociali conflittuali che si scontrano con gli interessi del potere. Basta vedere come stiamo e come abbiamo finito il 97 : sette mesi rinchiusi 24 ore al giorno, in sciopero della fame per 10 giorni protestando per il trattamento che abbiamo ricevuto (attualmente siamo in sciopero ininterrotto dal 12 di ottobre). Ci hanno tenuto per due mesi cercando di terrorizarci: spogliandoci in 20 carcerieri con materiali antisommossa (caschi, spranghe di ferro, guanti giubbotti antiproiettile ecc.)
Tre di noi sono stati aggrediti brutalmente e torturati nella massima espressione del termine. Tutto ciò con il benestare del J.V.P. e della direzione. I giornali compiacenti hanno scritto che avevamo rotto materiale del valore di molti milioni di pesetas. Dove son questi danni? O forse valgono milioni di pesetas la plastica di alcune finestre o il metal detector? Speculazione affare? Non c'è niente da rompere! Per deviare l'attenzione dal problema che c'è con i moduli F.I.E.S., i mezzi di manipolazione audio-visivi, ci hanno descritto come mostri con un tocco emotivo-sensazionalista tipo "se qui stanno i due compagni della rapina a Cordova come saranno gli altri internati..." Giustificando a modo loro una così brutale repressione. Una volta ancora siamo passati da accusatori a accusati. La ragione? non volerci integrare, non voler apprezzare i benefici penitenziari. Anche i mezzi di comunicazione dicono (tra le altre cose) che in questo carcere dei 600 internati sono i F.I.E.S che creano problemi senza motivo, visto che il C.P. Jaen II è un centro di reinserimento dove tutti gli internati godono quello che offre questo grande stato di diritto. I tribunali sono pieni di nostre denunce e di quelle dei collettivi di solidarietà e supporto dei detenuti. La direzione si offre di organizzare giornate di porte aperte perché la gente veda come stanno bene i detenuti... Allora perché è da sei mesi che le associazioni per i diritti cercano di entrare? Perchè è da mesi che cerchiamo di comunicare con gli avvocati che lottano per i diritti? Perchè la direzione non li lascia entrare? E' ovvio che se entrassero ne uscirebbero indignati di come si stabilisce una frontiera legale e costituzionale per dichiarare umani o no queste strutture così infami, angoscianti e deprimenti che non sono altro che il prodotto del delegazionismo sociale. Ossia che la gente delega a una istituzione la creazione di questi luoghi di controllo che puzzano di carne umana. Queste moderne strutture sono stati creati per porre fine alle rivolte degli anni '80 . Essere F.I.E.S. significa che in ogni trasferimento puoi essere bastonato (anche se non sei mai stato prima nel carcere a cui sei stato destinato) dalla pattuglia di turno. E se non ti bastonano, ti ricevono 10, 15 o 20 carcerieri con spranghe ,cercando di intimidirti così che alla minima reazione ti riempiono di botte. La scusa : di chiedere di spogliarti, fare flessioni, ecc... Quando rifiuti ti menano... (l'intimità non esiste .Al livello statale si sta denunciando contro questi ARCHIVI di INTERNATI di SPECIALE OSSERVAZIONE e del suo regime criminale che è devastante fisicamente e psicologicamente. Ogni Associazione, Collettivo , Individuo che si sente solidale contribuisca come preferisce, può, e sente (noi anche lottiamo così), per questi obiettivi di giustizia sociale. Il tribunale costituzionale ha dichiarato questo regime illegale, che poi ha abilmente legalizzato con il nuovo codice e anche se il tribunale ha deciso di sospendere il F.I.E.S. a due detenuti che avevano fatto ricorso; la sospensione dovrebbe essere concessa a tutti i detenuti interessati (F.I.E.S). Le lotte, come il rifiuto del cortile della cattedrale di Almudena, o le nostre (rifiuto continuo); denunciano e rivendicano la libertà dei malati incurabili, (gente che adesso muore putrefacendosi in una cella) che si aspetta fino a che siano agonizzanti (nel 90% dei casi muoiono qui dentro. Per concludere: se si può far gestire questo mondo pieno di orrore e ingiustizia sociale, all'indifferenza assimilata nella coscienza di molti cittadini, o all'ipocrisia dei boia sociali mascherati da magistrati (fascisti di ieri che si erigono a democratici di oggi). Tutti abbiamo la responsabilità di lottare per trasformare la realtà. Possiamo farlo con il rifiuto della delega, con l'attacco critico e la non sottomissione sociale conto l'ingiustizia del potere. Solo così possiamo costruire un futuro migliore a partire da un presente che bisogna sabotare necessariamente con urgenza e creatività.
Collettivo F.I.E.S Jaen II
NOI EMARGINATI NON ABBIAMO NAZIONE!
INTERNAZIONALISMO!! RIVOLUZIONE!
LETTERA AL TRIBUNALE DI CORDOVA
Approfitto dell'opportunità di parlare a questo tribunale, per dare una visione diversa dei fatti e in questo modo eliminare questa immagine di freddo assassino che i mezzi di comunicazione mi hanno attribuito dal primo giorno. Non desidero giustificare il mio operato a questa istituzione, non mi importa assolutamente la sua opinione o decisione, non voglio nessun tipo di patto coi miei nemici, non voglio giustificarmi neanche di fronte all'opinione pubblica, la stessa che permette e guarda con indifferenza la quotidiana miseria e eliminazione di migliaia di persone, che prova indignazione per la morte di due poliziotti, che quando siamo noi a sparare, pensa che siamo assassini e quando è il poliziotto a uccidere si è fatta giustizia. Nella sanguinosa guerra che impone il capitale ogni giorno migliaia di individui cadono sotto le pallottole delle forze di sicurezza dello stato, vittime delle differenze sociali e della strategia distruttiva dell'economia di mercato. Per mantenere la sicurezza dei ricchi, eserciti di mercenari vengono reclutati, addestrati e messi strategicamente per strada per vigilare perseguire e se necessario eliminare chi non obbedisce alle regole che loro ci impongono. Ogni volta che succede una guerra le banche, le borse, le multinazionali di armamenti, gli stati e i loro interessi, sono pronti a investire soldi in questi sporchi affari; vivono e proliferano per il benessere di pochi provocando la miseria e la morte di molti altri esseri umani. Attaccare questa classe sociale per rubarle un po' del suo immenso tesoro è il punto più degno della lotta di ogni proletario; è molto meglio seguire questa strada piena di pericoli (prigione o morte) che passare una vita in ginocchio, davanti ai potenti, per un salario umiliante. Da sempre sono stato un proletario, un emarginato, un ribelle, un anarchico, nemico di questo e di qualsiasi sistema e direi (con parole di Francisco Ferrer) che la ribellione contro l'oppressione, è semplicemente una questione statica, di puro equilibrio tra uomo e uomo perfettamente uguali. Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti, non ci possono essere differenze sociali. Se ci sono, mentre alcuni abusano e tirannizzano e gli altri protestano e odiano, la ribellione è una tendenza equilibratrice e quindi razionale, naturale. Gli oppressi, i derubati, gli sfruttati devono essere ribelli per recuperare i propri diritti fino ha conquistare la completa e perfetta partecipazione al Patrimonio Universale.
Questo sistema percepisce il ribelle come una minaccia fisica e perturbatore ideologico, a causa degli "abusi e inganni" che si dice commetta e il cattivo esempio di socialità che potrebbe dare. La sua esistenza è dissidenza a gli occhi di uno stato che vuole essere forte e egemonico, e che quindi deve agire con severità, eliminandolo o rifiutandolo. Questo tipo di sanzione oggi è sempre più applicata con costante vigilanza della strada, o anche con sistemi penitenziari sempre più simili a campi di sterminio, cercando in questo modo di distruggere l'individuo mentalmente e fisicamente. Quel 18 dicembre durante la fuga difendevo la mia vita e la mia libertà, sapevo bene che il nemico non aveva scrupoli e lo ha dimostrato sparando per primo all'uscita e poi tendendoci un'imboscata che sarebbe stata mortale se non fosse stato per i giubbotti antiproiettile. La mia decisione è stata semplice: la mia vita o la loro. E che sia chiaro una volta per tutte, siamo partiti per portarci via i soldi senza l'intenzione di uccidere nessuno. Sono amante della libertà e posso offrire il mio rispetto e la mia solidarietà solo a quelli che come me hanno il valore e la dignità di difendere la propria vita con unghie e denti. Come nemico dello sfruttamento e della miseria non sento nessun sentimento di compassione verso chi nel nome del privilegio, tortura, incarcera, uccide. Non ho paura delle dure condanne, per gli anarchici la galera è un fattore genetico ce l'anno nel sangue; nè paura della morte, questo è un sentimento che ho perso da tempo; nè paura dei tribunali divini perchè non credo a nessun dio; di fronte ai tribunali terreni non mi sono mai inginocchiato; mi interessa solo il giudizio dei miei, ovvero, dei compagni che lottano per un mondo nuovo. E attraverso il quale, voi signori, cercate di chiudere gli occhi; questa è una guerra, guerra sociale e ogni parte piange i suoi caduti, ormai sono troppi anni che noi piangiamo i nostri.
Cronicas del Ansia
Colectivo F.I.E.S. Jaén II
Tradotto da Laurentinokkupato marzo 1999
Immagini di Erik Drooker - da Street Poster - Seven Stories Press NY - www.drooker.com
Laurentinokkupato - Via Giuliotti, 8 - 00143 Roma