EDITORIALE
Cari boicottatori, bentrovati!
Con la grandiosa protesta di domenica in Val di Susa, a cui hanno
partecipato migliaia di persone, siamo a 54 iniziative di boicottaggio della
'Coca-Cola sponsor della torcia olimpica e degli squadroni della morte
colombiani'.
54 iniziative di contestazione su 57 tappe della fiaccola olimpica targata
Coca-Cola, in ogni Regione d'Italia dove il tedoforo e la carovana della
multinazionale di Atlanta hanno messo piede.
Abbiamo costretto più volte la Coca-Cola a ritirarsi dal percorso e i
restii quotidiani nazionali a parlare di ciò che avviene in Colombia,
mentre la stampa internazionale ha registrato senza difficoltà il flop
della mega-operazione pubblicitaria ed il successo delle proteste.
Si tratta senza dubbio della più grande mobilitazione mai realizzata nel
nostro paese contro una multinazionale.
Una mobilitazione che è riuscita a mantenere allo stesso tempo una grande
determinazione e modalità assolutamente pacifiche di contestazione,
nonostante la blindatura del percorso da parte della Polizia, la repressione
a forza di cariche e manganelli in diverse occasioni, le provocazioni e le
minacce di esponenti politici come Pescante, Chiamparino e Castellani, che
non hanno saputo fare altro che definirci '4 imbecilli', 'peggio che
imbecilli', 'peggio di Al Qaeda' e invitare a 'prenderci a calci nel sedere',
e questo nel nome del supposto simbolo della pace divenuto strumento di
marketing e nel nome della immagine nazionale confusa con l'immagine
indifendibile di una multinazionale assassina.
Ormai è chiaro che il consumo critico ed il boicottaggio, tradizionalmente
diffusi nel mondo anglosassone, stanno diventando patrimonio di lotta anche
della nostra società civile, che ha compreso come sia compito di ciascuno
arginare lo strapotere delle multinazionali, la cui attività non riesce ad
essere controllata e regolamentata né dalle leggi degli Stati né
dall'azione più tradizionale dei sindacati.
Molto spesso, in questi due mesi di mobilitazione, i contenuti del
boicottaggio si sono uniti ai contenuti del movimento NO TAV e alle critiche
nei confronti delle Olimpiadi, essendo queste campagne accomunate dalla
critica del modello di sviluppo neoliberista e degli interessi economici, di
Stati ed Imprese, che calpestano l'ambiente e i diritti dei lavoratori e
delle comunità locali per aumentare i loro profitti.
Nel frattempo aumentano in tutto il mondo le proteste nei confronti di
Coca-Cola, sotto processo per attività anti-sindacale anche in Turchia,
sotto indagine per la morte di un attivista locale in India, sotto denuncia
del presidente boliviano che la accusa di sostenere il commercio mondiale di
cocaina e sotto pressione dei lavoratori europei che lamentano 500
licenziamenti senza alcun confronto sindacale e che hanno manifestato ieri a
Parigi.
Ora siamo alla tappa finale.
Invitiamo tutti a riprendere la raccolta delle firme di adesione al
boicottaggio, che hanno superato quota 19.000 e che con l'aiuto di tutti
potranno arrivare a 25.000 per il mese di Marzo, quando saranno consegnate
alla Coca-Cola in Colombia.
Invitiamo tutti quelli che in questi mesi hanno boicottato la Torcia-Cola a
dare continuità alla loro azione di boicottaggio e a costituire nodi locali
della REBOC.
Invitiamo tutti quelli che in questi mesi hanno dato vita a decine di
mobilitazioni a sostenere anche la manifestazione conclusiva che si terrà
il 10 Febbraio in piazza a Torino e, per chi non potrà esserci, sul
web con un netstrike.
Per dare un calcio al sedere alle multinazionali che violano i diritti
umani.
Per affermare definitivamente la nostra sana idiozia nei confronti dei
politici benpensanti e asserviti ai grandi interessi economici.
Per dire ancora tutti insieme Boicotta Coca-Cola sponsor della torcia
olimpica e degli squadroni della morte colombiani.
REBOC