Il presidente della circoscrizione: «In Colombia violano i diritti umani». L’azienda: è tutto falso Ma nel frattempo, a partire da lunedì, quando l’ordine del giorno diventerà operativo, spazio solo «ai succhi biologici e al guaranà », scherzano gli impiegati della circoscrizione. È anche probabile che la protesta si estenderà. Smeriglio, infatti, il 13 novembre parteciperà a Bologna alla riunione della «Rete del Nuovo Municipio», un’assemblea di quasi 300 Comuni italiani che da tempo si batte per la responsabilità sociale delle imprese. Locali e globali. «Ci sarà pure Sergio Cofferati», annuncia soddisfatto il giovane presidente di Rifondazione, che ieri in un colpo solo ha incassato il sostegno di diversi parlamentari di sinistra (Folena, Pistone, Mantovani) e dello stesso Comune di Roma («Il Campidoglio - ha ricordato l’assessore al Lavoro, Luigi Nieri - già in passato, sempre in nome dell’etica delle imprese, bandì altre importanti sponsorizzazioni oltre a Coca Cola. Come Nike e Nestlè»). La Coca-Cola Italia, però, respinge le accuse. Anzi, protesta: «Siamo molto sorpresi - recita un comunicato - che un’istituzione e non un partito politico abbia preso una tale decisione. Azioni di questo genere danneggiano Coca-Cola e i suoi 3 mila lavoratori italiani». Le violenze subite dagli operai colombiani? Tutto falso. La Corte distrettuale di Miami assolse la compagnia già nel 2003 «per mancanza di ogni evidenza fattuale o legale». Dietro la decisione di Smeriglio, ci sarebbero «motivazioni puramente ideologiche». | |
Fabrizio Caccia |