COLOMBIA: 10 11 SINDACALISTI ASSASSINATI
DALL'INIZIO DEL 2008
Autore: Ufficio Internazionale FIM-CISL
Data: 25 marzo 2008
Non ho fatto in tempo a tradurre il comunicato della Confederazione
Sindacale Internazionale (CSI), che denunciava con crescente
preoccupazione la morte di 10 sindacalisti assassinati in Colombia
dall'inizio dell'anno, che ieri ho saputo dal Sindicato Nacional de
los Trabajadores de la Industria del Carbón "SINTRACARBON" e dalla
ICEM (la Federazione Internazionale della Chimica, Energia, Miniere)
dell'omicidio del dirigente sindacale dei minatori Adolfo Gonzales
Montes.
E' successo il Sabato Santo, quando i paramilitari hanno fatto
irruzione nella sua abitazione di Riohacha, nel nord della Colombia,
uccidendolo in modo vile, dopo averlo torturato atrocemente.
Nonostante la facciata "democratica" del Governo, la presidenza di
Uribe dimostra nei fatti di essere largamente compromessa con
l'azione - mai sradicata - dei paramilitari. Come denuncia la CSI,
gli omicidi, gli attentati e le minacce di morte contro i
sindacalisti in Colombia non si fermano e le autorità non fanno
nulla per portare a compimento alcuna indagine per i delitti
commessi - quasi quotidianamente - contro il movimento sindacale.
A quale cifra dovranno arrivare i sindacalisti uccisi in Colombia
(2.574 persone dal 1991 al 2007) affinché la comunità internazionale
prenda coscienza del "genocidio" che si sta consumando in quel
paese? Per quali ragioni i media italiani - con l'eccezione di
Conquiste del Lavoro - continuano a non parlarne? Usare il concetto
di "genocidio" è improprio o quanto avviene in Colombia corrisponde
all'effettivo significato della parola? Per genocidio s'intende,
infatti, un "delitto di chi tenta di sterminare, con metodi
organizzati (è il caso dei paramilitari con la complicità di settori
dell'Esercito, del Governo e dei Servizi d'Intelligence), un intero
gruppo etnico o religioso (o sociale)".
Il clima d'ostilità, di minacce e attacchi contro i leader
sindacali, che perdurano in Colombia, è qualcosa difficile da
sopportare. Dall'inizio dell'anno sono 11 le persone che hanno
pagato con la loro vita il fatto di essere sindacalisti e di lottare
per migliorare il destino dei lavoratori colombiani. I sindacalisti
assassinati provengono da tutti i settori, dall'educazione
all'industria, dalla sanità ai bancari, dalle miniere
all'agricoltura.
Il 2 di febbraio, mentre stava lavorando nel Parco Nazionale di
Macarena, José Martín Duarte Acero dirigente sindacale di
SINTRAMBIENTE-CGT è stato colpito da una pallottola nella schiena.
Rafael Boada, presidente del sindacato dei bancari UNEB di
Bucaramanga è stato vittima lo scorso 7 marzo di un attacco armato,
dopo aver ricevuto minacce di morte.
La violenza dei paramilitari si è intensificata dopo che le
Confederazioni Sindacali hanno promosso a Bogotà la marcia "Per la
Dignità delle Vittime" in omaggio e in solidarietà con tutte le
vittime dell'arbitrarietà e del conflitto armato tra lo Stato e le
guerriglie di ELN e FARC: oltre 4 milioni di profughi, oltre 10 mila
desaparecidos, centinaia di persone sequestrate, migliaia di persone
assassinate in decine di massacri e in numerosissimi attentati
contro leader e attivisti dei movimenti sociali e delle comunità di
pace.
In una lettera inviata al Presidente Uribe, il segretario generale
della CSI, Guy Ryder lo esorta a portare avanti unÕindagine
esaustiva su tutti i delitti commessi e a dispiegare tutte le misure
necessarie, affinché non si compiano le minacce di morte proferite
contro dirigenti e attivisti sindacali. Le stesse cose sono state
ripetute all'OIL nell'ambito di una denuncia ufficiale della CSI
contro il Governo colombiano per continue violazioni della libertà
sindacale.
"E' necessario - dice Guy Ryder - porre fine a tutti gli atti
d'ostilità contro i membri delle organizzazioni sindacali,
identificare i responsabili, portarli di fronte ad un tribunale
competente e imparziale, applicando le sanzioni previste per legge
in modo che questi crimini non cadano nell'impunità totale e che
lavoratrici/lavoratori colombiane/i possano esercitare i propri
diritti liberamente senza mettere a rischio la loro vita".
A cura di Gianni Alioti
Ufficio Internazionale FIM-CISL
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