LE
ORGANIZZAZIONI SOCIALI COLOMBIANE DENUNCIANO VIOLAZIONI DEI DIRITTI
UMANI AL PARLAMENTO ITALIANO
Fonte:
Senato
Data: 31 Maggio 2007
COMMISSIONE III
AFFARI ESTERI E COMUNITARI
Comitato permanente sui diritti umani
Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
Seduta di giovedì 31 maggio 2007
Audizione di rappresentanti dell'Asociación de Usuarios Campesinos
de Arauca (Colombia).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine
conoscitiva sulla violazione dei diritti umani nel mondo,
l'audizione di rappresentanti della Asociación de Usuarios
Campesinos de Arauca (Colombia).
Sono presenti in rappresentanza dell'associazione Adelso Gallo, Enzo
Cortese e Andrea Ferrari Toniolo.
La Colombia è uno dei Paesi nei quali la situazione dei diritti
umani è più drammatica, per cui la presente audizione assume
particolare significato. Peraltro, anche nella passata legislatura,
la Colombia era già stata oggetto di audizione presso questo
Comitato.
Come emerge dagli atti forniti dagli uffici il 5 novembre 2003
intervenne l'avvocato Pablo Cortez Ocampo del Comitato permanente
dei diritti umani.
Colgo l'occasione per ringraziare gli uffici e il Servizio studi per
il lavoro di documentazione predisposto per la seduta di questo
pomeriggio.
Do la parola ad Adelso Gallo, che ringrazio per la sua presenza.
ADELSO GALLO, Rappresentante della Asociación de Usuarios Campesinos
de Arauca (Colombia). Buonasera. Innanzitutto, vi porto il
rispettoso saluto del popolo colombiano di Arauca e vi ringrazio per
lo spazio già offerto, come è stato appena ricordato, ad altri
colleghi colombiani di Arauca.
Come rappresentante delle organizzazioni sociali di Arauca, in
Colombia, sono uno dei tanti colombiani che si recano nelle sedi
europee per far udire il nostro grido di disperazione per
l'aberrante situazione dei diritti umani in Arauca e in Colombia, in
modo non molto difforme da quanto accade in altri Paesi del mondo.
Come colombiani, subiamo l'applicazione dei vari metodi di
repressione per il semplice fatto di proporre la costruzione di una
patria comune che promuova la dignità e la sovranità comune. Questo,
secondo i successivi Governi e soprattutto quello attuale da Álvaro
Uribe, si traduce in una minaccia per la sicurezza nazionale.
In questo il Governo attuale segue il linguaggio del Governo - non
del popolo - nordamericano. Desidero quindi esporvi sinteticamente -
per entrare nei dettagli ci vorrebbe almeno una settimana - la
situazione aberrante del Paese e della società araucana e
colombiana, che si organizza a livello popolare grazie alle
istituzioni e agli spazi che la Costituzione politica colombiana ci
ha offerto.
La Costituzione è cioè uno strumento nelle mani del Paese che
permette a noi contadini di organizzarci, senza ricorrere a proposte
parallele.
Abbiamo dunque costruito un piano per la vita da noi chiamato «Piano
di equilibrio regionale» che include tutti gli elementi necessari
per vivere, modesti e alla nostra portata, nel totale disinteresse
dello Stato e del Governo, assenti a meno che nel nostro territorio
non ci siano ricchezze da sfruttare affidandole alle multinazionali.
In questo modo i colombiani, e soprattutto i contadini, sono
relegati in secondo piano rispetto ai profitti del capitale.
Anche in Europa è noto come attualmente ormai il 10 per cento della
popolazione colombiana sia sfollata e priva di protezione.
Le proposte di aiuto internazionale che il Governo colombiano
gestisce non sono rivolte a quella fetta di popolazione, perché il
Governo seguita a negare che esistano 5 milioni di sfollati,
riconoscendo solo 1,5-2 milioni e accettando comunque gli aiuti.
Dal 2002, in Arauca abbiamo subito un aberrante aggravarsi della
violazione dei diritti umani, cominciata peraltro già negli anni
'40. Preferisco partire tuttavia dal 2002, con l'ascesa alla
presidenza di Uribe. A Serranos, su una popolazione di poco più di
25.000 abitanti, in un solo giorno oltre 2.500 persone sono state
raccolte in un centro sportivo, perquisite una per una e
selezionate, dopodiché più di 200 dirigenti sociali e politici sono
stati imprigionati in carceri ben diverse da quelle in cui sono
reclusi i capi del traffico di droga. Questa modalità di
repressione, inaugurata nel 2002 a applicata in più di 12 casi,
prosegue tuttora invariata.
Siamo disposti a fornirvi la documentazione al riguardo, peraltro
già reperibile nei rapporti di Amnesty International, dell'ONU e
delle ONG internazionali che si occupano di diritti umani.
Oltre alle stragi perpetrate dall'esercito nazionale e dalla polizia
- come quella del 1998 in cui furono uccisi 17 contadini, tra cui 7
bambini, allora negata, mentre oggi le forze militari hanno dovuto
riconoscere quanto avevano commesso -, l'occultamento e l'appoggio
al progetto paramilitare in luoghi come Flor Amarillo, El Piñalito,
Botalón e molte altre località di Arauca, fanno sì che questi gruppi
selvaggi continuino ad eliminare contadini. Nonostante le nostre
richieste di aiuto all'esercito, che sapevamo vane in partenza, mai
le truppe hanno mosso un dito per salvare i contadini.
Ma c'è di più: la pressione internazionale e la resistenza di Arauca
e della Colombia hanno portato all'utilizzo di nuovi metodi per
infliggere la morte. Ultimamente, in quattro municipi della fascia
pedemontana di Arauca sono stati eliminati 18 compagni, persone
conosciute con nome e cognome, le cui denunce di morte sono
depositate presso gli uffici dei diritti umani e le ONG colombiane.
Sono stati omicidi mirati, commessi dall'esercito nazionale, ai
danni di coloro che in seguito i media hanno definito «insorti
uccisi in combattimento». Hanno tolto loro gli abiti civili
facendogli indossare tute mimetiche per tentar di dimostrare che
erano insorti combattenti.
In circostanze simili sono morti 3 nostri compagni
internazionalmente noti, come Alirio Martìnez, Jorge Prieto e altri
sindacalisti che avevano viaggiato in Europa e che l'esercito
colombiano ha osato definire guerriglieri abbattuti in combattimento
mettendogli tra le mani armi da combattimento, fotografandoli e
usando gli aerei al servizio delle multinazionali per trasportarne i
corpi, sottraendoli così all'esame medico legale.
Abbiamo migliaia di morti in Arauca, migliaia di detenuti, tra cui
oggi più di 300 leaders sociali e politici nelle carceri colombiane.
Il presidente Uribe non lo vuole ammettere, ma possiamo dimostrarlo
attraverso la documentazione delle istituzioni della «giustizia»
colombiana. Possiamo attingere agli archivi delle istituzioni create
per fare giustizia, ma questo non vale solo per Arauca: la
repressione è grave anche altrove.
La possibilità di opporci con le parole è coartata in tutto il Paese
a causa della proposta di sicurezza democratica tanto invocata da
Uribe, che noi definiamo invece «istituzionalizzazione del
paramilitarismo» in Colombia. Si tratta di componenti che provengono
dal passato, precostituite, come si è visto alle elezioni
presidenziali.
In più di 105 anni di storia politica e democratica della Colombia,
la Costituzione non era mai stata toccata, mentre in 9 anni essa è
stata riformata più di 10 volte. Un elemento essenziale è costituito
dalla rielezione del Presidente, indispensabile per poter eseguire
il programma disposto dagli Stati Uniti. Di qui è emerso il famoso
patto di Ralito, volto a determinare i parlamentari che i cittadini
inermi e indifesi della costa atlantica, di quella pacifica e dei
llanos orientales avrebbero dovuto eleggere sotto la minaccia delle
armi, documento redatto prima dell'elezione di Uribe nel 2002 e
prima delle elezioni parlamentari. Già allora si stava preparando
questa proposta per il reinserimento in politica dei paramilitari.
Oggi, dopo lo scandalo della parapolitica, si conferma quanto
avviato nel 2001 con la firma di quel patto. Come Mancuso ha ammesso
con fierezza, più del 35 per cento dei parlamentari era stato eletto
costringendo i contadini a votarli. Si tratta dei parlamentari oggi
sotto inchiesta e, date le pressioni internazionali e l'entità dei
fatti, non è più possibile che questi casi rimangano nascosti nei
cassetti degli inquirenti colombiani.
Un altro elemento della proposta di Uribe sono le cosiddette «zone
di riabilitazione e consolidamento», 3 punti scelti nel Paese, tra i
quali anche Arauca. In queste zone di riabilitazione e
consolidamento, uno degli atti più eclatanti è stata la cattura di
2.500 abitanti in un unico giorno in una sola località, Saravena,
poi anche a Fortul, a Tami, in Arauca e in altre regioni del Paese.
Le vittime sono state selezionate tra gli attivisti sociali, che
sono stati incarcerati, e alcuni compagni sono ancora in carcere a
scontare pene per il reato di ribellione. Siccome però la ribellione
non è stata provata - perché non c'era - il Governo ha legiferato in
modo che scontassero condanne di 3,5 anni per «ribellione semplice».
Come dire: «mi dispiace, ma non la rilascio perché deve pagar
qualcosa per essersi fatto prendere».
Con il meccanismo delle zone di riabilitazione e consolidamento,
sono state attribuite alle forze militari facoltà giudiziarie.
Immaginiamoci che cosa comporta il fatto che un ufficiale addestrato
dagli Stati Uniti nella Scuola delle Americhe a Panama, che poi
addestra i paramilitari alla scuola della barbarie, sia anche lo
stesso che esercita poteri giudiziari e può quindi decidere della
vita dei contadini, chi può rimanere in una regione e chi deve
andarsene, chi può esercitare attività sindacali e chi no. E tutto
ciò con il sostegno delle Procure, perché è dimostrato in Colombia,
come lo è a Saravena, che la Procura ha spiccato mandati di cattura
dopo che migliaia di contadini innocenti erano già stati
imprigionati dai battaglioni dell'esercito. Dopo queste retate, la
Procura spiccava gli ordini di cattura, procedura senza precedenti
nel mondo. Ma qualcosa ci preoccupa ancora di più. Dipinto questo
quadro doloroso ed aberrante, dopo aver sepolto migliaia di amici,
di compagni, di dirigenti politici, essendo ancora privi di notizie
di migliaia di compagni, di attivisti sociali riconosciuti perché
ignoriamo dove siano stati portati dai paramilitari, o magari fatti
a pezzi con le motoseghe, avendo scarse notizie di attivisti sociali
e politici che in qualche modo sono riusciti a passare la frontiera
abbandonando le famiglie, comincia la fase da noi definita di «nuova
istituzionalizzazione del paramilitarismo colombiano». Desidero
quindi lanciare un allarme chiedendo energicamente che l'Europa la
consideri una minaccia non solo per Arauca e per la Colombia, ma per
i popoli del mondo e per la legittimità della giustizia e della
legge mondiale.
È in atto un tentativo ampio e chiaro di rendere istituzionale il
paramilitarismo avvalendosi della possibilità di rielezione del
Presidente, del patto di Ralito e della Legge di giustizia e pace,
che stabilisce il perdono per i criminali che hanno perpetrato
queste stragi, e legalizza l'indebita appropriazione di terre
sottratte ai contadini colombiani. Il Governo osa infatti affermare
che questi terreni devono andare ai fondi di riattribuzione, mentre
sarebbe giusto restituirli ai contadini sfollati e spodestati.
Il Governo ne propone l'inserimento nei fondi di riattribuzione. La
proposta è di creare - per ora - 29 centri di riabilitazione per
coloro che si sono «consegnati» nell'ambito delle trattative di
pace, compresi i comandanti. Questo però significa semplicemente
cambiare le modalità operative del paramilitarismo, fargli
controllare l'economia, nel senso che quegli stessi comandanti
criminali che hanno derubato i contadini e si sono arricchiti con il
narcotraffico, ora rimangono a vivere nel luogo in cui hanno
commesso i loro delitti riattivando l'apparato paramilitare.
Questo è per noi inaccettabile. Così si cerca di salvare la faccia
del Governo Uribe e anche di figure come Noguera, che, dopo aver
rappresentato quel Governo in Italia, ora è indagato per crimini
contro l'umanità, come altri rappresentanti del Governo colombiano
in altri Paesi, oggi sotto inchiesta. Il vicepresidente di Uribe è
stato accusato direttamente dal criminale Mancuso di aver auspicato
la formazione di gruppi paramilitari nella capitale, Bogotá, per
cominciare anche lì ad uccidere e a violare i diritti umani nei
quartieri della città, come il quartiere di Bolìvar e altri
limitrofi.
Il caso Noguera è stato negato per molti anni, tanto che questi è
venuto come rappresentante colombiano in Italia e ancora oggi il
Governo colombiano sollecita l'aiuto internazionale, la solidarietà
dei popoli e dei Governi di altri Paesi.
Agli amici che auspicano pace in Colombia, chiedo di quale pace si
tratti. Mi rivolgo quindi rispettosamente a questa Commissione,
formulando 3 richieste, tra cui in primo luogo quella di
riconsiderare i rapporti diplomatici bilaterali con il Governo Uribe
Vélez, per fare chiarezza sui legami documentati anche da
organizzazioni internazionali e da ONG dei diritti umani. In secondo
luogo, quella di riconsiderare gli aiuti e la cooperazione che
vengono chiesti al Governo italiano e ad altri Governi europei.
È infatti necessario valutare se sia il Governo Uribe Vélez ad aver
bisogno di questa cooperazione, di quest'aiuto solidale, o non
piuttosto le organizzazioni sociali colombiane, i familiari delle
vittime, il popolo degli sfollati, le campagne devastate dalle
aziende petrolifere. Ci chiediamo dunque chi siano i portavoce del
popolo colombiano, se continueranno ad esserlo Noguera, Consuelo
Araújo, il vicepresidente della Repubblica, oppure un semplice
contadino colombiano, come i tanti rappresentati da organizzazioni
che propongono piani di vita.
A nome delle organizzazioni sociali di Arauca e della Colombia, mi
impegno a fornire a questa Commissione documenti e prove dei casi
reali, per rendere possibile un pronunciamento sulle violazioni dei
diritti umani in Colombia, in particolare sul fenomeno del
paramilitarismo, sull'istituzionalizzazione del fenomeno
paramilitare, sul suo nuovo modus operandi.
Siamo già sotto il tiro di nuove stragi, non più per mano di gruppi
paramilitari. Uribe infatti sostiene che sono gruppi nuovi a lui
ignoti, perché lui con i paramilitari ha negoziato. Si profilano
quindi nuove uccisioni ed espropriazioni perché il Plan Colombia è
ancora vigente, e noi ne saremo ancora una volta le vittime. Vi
metto in guardia, quindi, e vi chiedo di rivedere la destinazione
degli aiuti e l'orientamento delle inchieste.
È inoltre vergognoso e imbarazzante per noi colombiani che questi
delinquenti, in pubblica udienza, ammettano di fronte ai congiunti
delle vittime di aver sterminato famiglie intere, e dicano di
conoscere il luogo di sepoltura, ma di non poterlo rivelare perché
trattasi di desaparecidos, oppure dichiarino che il 35 per cento dei
parlamentari è stato eletto dai paramilitari che con le armi hanno
costretto i contadini a votare per loro.
Si tratta di persone che, con le mani grondanti del sangue di
contadini inermi e innocenti, vengono a stringere quelle dei Governi
democratici e delle istituzioni parlamentari europee. Suscita in noi
vergogna e imbarazzo il vedere Uribe ricevuto con le sue mani
insanguinate in un ufficio, quando non è altro che un lupo vestito
da agnello.
Sono grato e lieto perché la Colombia attraverso di me è consolata
dalla vostra ospitalità. Non ci sono altri Parlamenti dove questo
accade, ma posseggo materiale documentario anche fotografico che
chiunque abbia sensibilità non riesce a guardare. Porto questo
materiale con me come prova delle denunce che stiamo divulgando a
livello mondiale.
Questa è solo una foto tra le migliaia che testimoniano gli atti
perpetrati dai paramilitari a danno di contadini inermi e indifesi.
Amici, a nome del popolo colombiano, del popolo di Arauca e delle
organizzazioni sociali vi ringrazio e vi lascio, certo che questo
grido di allarme e questa richiesta avrà eco in Italia e in Europa.
Come colombiano e abitante di Arauca, mi offro come referente per
quanto vi occorrerà sul piano della documentazione e della
testimonianza, impegnandomi a fornire a questa Commissione quanto
necessario per provare i fatti. Grazie.
PRESIDENTE. Ringrazio Adelso Gallo per la sua relazione. Do la
parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare
osservazioni.
RAMON MANTOVANI. Signor presidente, come da lei sottolineato, da
diverse legislature ci occupiamo della Colombia e anche nel corso
dell'attuale ascolteremo altre opinioni sull'evoluzione della
situazione colombiana.
Ha citato la legge di pace e giustizia del Presidente Uribe, che è
stata dichiarata incostituzionale anche dai competenti poteri
colombiani.
Chiunque segua le vicende latino americane ormai è consapevole della
conclamata complicità di un numero consistente di parlamentari con
le organizzazioni paramilitari. Alcuni di questi parlamentari sono
stati arrestati dal potere giudiziario colombiano, mentre molti
altri sono inquisiti.
Negli ultimi anni un ministro degli interni, che peraltro
incontrammo con l'onorevole Rivolta, è stato inquisito e poi privato
dei diritti civili dai tribunali della Repubblica.
In Colombia, le violazioni di diritti umani sono numerose e le
organizzazioni internazionali denunciano, oltre quelle dei
paramilitari e dei militari, anche quelle delle forze guerrigliere,
e tuttavia per vastità, corposità e intreccio con gli apparati dello
Stato, balza in primo piano il fenomeno del paramilitarismo.
Si tratta di un fenomeno molto consistente e sono stati circa 30.000
i paramilitari interessati dal processo di riabilitazione, di cui
lei ha trattato diffusamente riportando anche alcuni nomi, come
quello di un cittadino italiano, Mancuso - divenuto capo supremo
dopo aver eliminato il precedente capo Castagno dell'AUC -, che in
questi giorni sta rilasciando numerose dichiarazioni.
Vorrei chiederle quindi se disponga di informazioni più dettagliate
in merito alle pubbliche affermazioni di Mancuso, spesso riportate
dalla CNN e in modo minore dalla stampa italiana.
Vorrei inoltre approfondire un aspetto per me parzialmente nuovo.
Sapevo della differenza tra le cifre riconosciute dal Governo e
dalle organizzazioni che si occupano di diritti umani riguardo ai
desplazados, ovvero alle persone allontanate dalla loro terra
forzosamente o perché in fuga dai conflitti accesi in Colombia.
La maggioranza è stata allontanata forzosamente, per impossessarsi
delle loro terre e coltivarci la coca.
Non credevo però che la differenza fosse abissale: da 1 milione e
200 mila a 5 milioni. Vorrei sapere quindi quanti di questi 5
milioni beneficino dell'assistenza di istituzioni pubbliche o di
organizzazioni di volontariato non governative impegnate in Colombia
in un progetto di cooperazione. Se non è in grado di rispondere
subito a questa domanda, potrà farci avere successivamente una
risposta più dettagliata e un'eventuale documentazione. Grazie.
DARIO RIVOLTA. Nella sua descrizione di violazioni di diritti umani,
ha citato quelle effettuate dal Governo e dai paramilitari.
Tuttavia, nonostante l'abbia fatto il collega Mantovani, non ha
accennato a violazioni di diritti umani effettuate da FARC o da ELN,
che dalla sua descrizione sembrerebbero quasi non esistere o
rappresentare l'unica protezione per il popolo. Vorrei sapere perché
non le abbia citate.
Se lei ha lavorato come contadino, vorrei chiederle se si sia mai
trovato a coltivare piante di coca, ed eventualmente se per obbligo
o per scelta, e chi le abbia comprato le foglie.
Lei ha attribuito ai paramilitari il traffico di droga. Le chiedo
quindi se esistano anche altre organizzazioni che se ne occupino.
TANA DE ZULUETA. Anch'io voglio ringraziare il signor Adelso Gallo
per lo sforzo che sta compiendo insieme ai suoi compagni per
diffondere nel mondo e soprattutto qui in Europa la situazione
estremamente preoccupante che ha vissuto.
Vorrei sapere quali Paesi visiterà e se sarà ospite anche del
Parlamento Europeo, che solo di recente ha approvato importanti
Risoluzioni sulla Colombia. Vorrei sapere se lei le consideri
sufficienti ed adeguate e se ritenga che potrebbero essere riprese
dai Parlamenti nazionali e dal nostro.
La questione della cooperazione dell'Europa nel contesto del Plan
Colombia è infatti molto delicata, ed è importante che le opinioni
pubbliche conoscano il contesto in cui questi progetti stanno
procedendo.
A questo proposito, in una recente riunione per la promozione di una
Commissione dei diritti umani in Italia, un esperto del nostro
Governo ha affermato che, se ci fosse una Commissione nazionale
diritti umani nel nostro Paese, la cooperazione italiana con la
Colombia sarebbe stata diversa perché i criteri di tutela dei
diritti umani sarebbero stati tenuti dovutamente in conto.
La questione del cittadino Mancuso è stata citata dal collega
Mantovani. Si tratta di una persona sotto inchiesta anche da parte
della magistratura italiana e ogni informazione utile a completare
il quadro transnazionale di attività criminale è molto importante,
per contribuire anche in Italia ad uno sforzo di giustizia in
Colombia. Poiché lei ha lasciato una foto terribile, vorrei
chiederle di spiegare in quale circostanza sia stata scattata.
Grazie.
SERGIO D'ELIA. Molto brevemente, intervengo solo per confessare la
mia limitata conoscenza della situazione colombiana, a tutti nota
nei limiti dell'informazione concessa. Confesso che il racconto
fattoci oggi è terribile nella sua crudezza.
Lo Stato colombiano fa parte della comunità internazionale e figura
tra i Paesi dove si violano i diritti umani, come testimoniano i
rapporti, nonostante lo Stato colombiano sia accreditato tra i paesi
democratici.
Alcuni accenni sono stati fatti da Ramon Mantovani ed esiste una
Corte Costituzionale in grado di dichiarare incostituzionale una
proposta di legge come quella di pace e giustizia, e un sistema
giudiziario che ha inquisito e processato alcuni parlamentari,
aspetto inimmaginabile nel Parlamento italiano, in cui vige la
regola dell'insindacabilità su qualsiasi atto parlamentare. Fidando
nel giudizio del nostro ospite, tenderei quindi a non dubitare che
in Colombia si verifichino violazioni gravissime dei diritti umani,
spinte fino agli orrori descritti.
Mi impegno quindi a prendere visione della documentazione, a
confrontare i rapporti delle organizzazioni internazionali per il
monitoraggio sui diritti umani, ad ascoltare anche altri esponenti
della realtà colombiana, laddove sarebbe opportuno sentire anche i
rappresentanti delle autorità prima di decidere.
Le richieste posteci infatti - riconsiderare i rapporti bilaterali
con il Governo Uribe e i rapporti di cooperazione - sono molto dure
e rilevanti. Se infatti dovessi anticipare una conclusione di questa
Commissione o del Governo italiano, ammetterei di nutrire molti
dubbi che il Governo italiano possa rompere le relazioni
diplomatiche o riconsiderare gli accordi con il Governo colombiano.
Ho tuttavia l'esigenza di approfondire quanto riferito. Rispetto
alle domande del collega Rivolta, sono curioso di ascoltare le
risposte. Lei è il rappresentante di una realtà sociale, se non di
un'organizzazione politica, e cultura è anche la coltura della coca,
rispetto alla quale credo che una strategia dell'eradicazione o
della distruzione sia assolutamente criminogena e controproducente.
Come antiproibizionista, sono incline a ritenere che, se fa parte
dell'economia di sussistenza o, addirittura, di usi e costumi
alimentari, laddove la foglia di coca masticata può servire a
sopportare non solo il dolore ma anche la fatica nel lavoro, non sia
un problema.
Per quanto riguarda le domande poste collega Rivolta, espunta questa
parte che può sembrare polemica verso quanto affermato dal nostro
ospite, gli squadroni della morte nella realtà latino americana sono
esistiti e gruppi paramilitari continuano ad operare. È necessario
quindi individuare le indubbie complicità tra gruppi paramilitari e
apparati dello Stato. Grazie.
PRESIDENTE. Prima di ridare la parola ad Adelso Gallo, desidero
ribadire come in questo Comitato si raccolgano testimonianze e
documentazioni, pur non essendo poi la sede che assume decisioni di
carattere politico. Attraverso questo lavoro di indagine e di
raccolta di testimonianze, si forniscono tuttavia basi per la
decisione politica, da assumere con maggiore consapevolezza e quindi
fondatezza.
Ringraziandolo nuovamente per la sua presenza, do la parola ad
Adelso Gallo per la replica.
ADELSO GALLO, Rappresentante della Asociación de Usuarios Campesinos
de Arauca (Colombia). Grazie. Per quanto riguarda la prima domanda
sulle dichiarazioni di Mancuso, non posso spiegare tutto in questa
sede, ma, mediante la documentazione che mi impegno a farvi
pervenire, sarà possibile approfondire il discorso.
Le dichiarazioni di Mancuso mirano a legittimare i delitti e a
legalizzare l'economia generata dal traffico di droga e dalle
espropriazioni dei contadini cacciati o massacrati. Queste
dichiarazioni pubbliche costituiscono un meccanismo sul quale il
popolo colombiano non è stato consultato. Esso è stato concordato
tra istituzioni governative e forze paramilitari, per anni legate
tra loro e che assieme hanno messo a punto questo comportamento per
fornire un'immagine positiva della proposta e legalizzare i
risultati di questa operazione.
Per quanto concerne la differenza tra ciò che afferma il Governo
mediante i mezzi di comunicazione e quanto si sa degli sfollati in
Colombia, la cifra è documentata dalle ONG colombiane dei diritti
umani e da ONG non colombiane come Amnesty International, che in un
rapporto del 2004 indicava già più di 4 milioni di sfollati.
Ribadisco quindi che un colombiano su 10 è sfollato, giacché, in
base al censimento, i colombiani ammontano a 47 milioni.
Per quanto riguarda gli aiuti, non sono in grado di indicare cifre
precise, anche perché è difficile sapere dove siano molti di questi
sfollati e molti aiuti delle ONG, della Croce Rossa e di alcuni enti
governativi non giungono in centri remoti, se non in quantità
irrisoria.
Di questi 4 milioni e passa di sfollati è difficile dire il numero
esatto, non si sa dove si trovino precisamente, sappiamo solo che
hanno lasciato le loro terre, che hanno portato le famiglie con loro
e si sono nascosti. Alcuni sono riusciti ad attraversare la
frontiera e si trovano all'estero, nei 4 paesi confinanti.
Mi è stato chiesto perché non abbia citato FARC ed ELN a proposito
di violazione dei diritti umani. In Colombia, come è noto, le
guerriglie sono anche il prodotto di un problema sociale annoso,
secolare, e la loro presenza risale a 40 anni fa, quando scoppiò la
prima insurrezione.
Le guerriglie hanno anche intrapreso processi, come quello famoso
del 1987, quando alle FARC, mediante accordi con il Governo, fu
permesso di formare il partito Unión Patriótica e il Governo di
Belisario Betancur eliminò oltre 4.000 dirigenti di quel partito, di
fatto mai nato. Ci sono state poi trattative di pace, come nel
Caguán, durate quasi 4 anni per individuare una soluzione del
conflitto, ma anche in quel caso inutilmente.
Ci sono trattative in corso con l'ELN per elaborare una proposta
negoziale. A Cuba è in corso il sesto giro di colloqui per trovare
una soluzione politica al conflitto in Colombia.
In questo quarantennio, le violazioni dei diritti umani a danno
della popolazione sono state trattate dalle organizzazioni sociali
di Arauca in modo da poterle diffondere in documenti di pubblica
denuncia citando assassinii, attentati agli oleodotti, e
raccogliendo tutte le informazioni che ci pervengono.
Le organizzazioni di cui disponiamo per trattare le denunce sono di
recente creazione in Arauca. Abbiamo optato per questo modo di
procedere anche per l'ELN, le FARC, e in altri casi per l'EPL e
l'M-19 alla stessa stregua dei paramilitari o delle forze di Stato,
ma abbiamo sempre cercato di documentare al meglio le nostre denunce
per evitare la perdita di credibilità al cospetto dell'opinione
pubblica internazionale. Oggi quindi ho parlato poco delle azioni
delle FARC e dell'ELN perché è poco quanto hanno commesso contro il
popolo colombiano.
Per fortuna, pur essendo contadino, non ho avuto il tempo di
coltivare coca perché mi sono dedicato alle lotte sociali, alla
costruzione di organizzazioni sociali e ho vissuto in quell'ambito.
Non ho mai avuto il tempo per mettermi a coltivare un appezzamento
di terreno, così sono rimasto estraneo a questo tipo di coltura.
È chiaro tuttavia che in Colombia e in altri paesi latinoamericani
si coltiva coca per due grandi ragioni. In generale i contadini,
laddove non giungono le politiche di sviluppo del Governo, sono
costretti a piantare coca per sopravvivere. Un caso specifico è
rappresentato dalla Bolivia dove esiste una cultura millenaria del
consumo della foglia di coca.
La scelta di coltivarla per la propria sussistenza talvolta però si
rivela insufficiente perché questo affare arricchisce soltanto chi
traffica e non chi coltiva.
Sto visitando alcuni Paesi, portando lo stesso messaggio di oggi
anche se in modi diversi, perché in alcuni casi c'è più spazio,
oppure devo essere più esplicito per far capire quanto stiamo
facendo in Colombia attraverso le organizzazioni sociali e qual è la
situazione aberrante dei diritti umani. Ora andrò in Spagna, sono
stato in Grecia, devo andare ancora in Svizzera e in Gran Bretagna,
poi tornerò in Colombia.
La cooperazione dell'UE giova alla Colombia purché sia riesaminata e
giunga davvero a chi ne ha bisogno. Finché essa sostiene solo
l'eradicazione delle colture illegali, continueremo ad essere
fumigati, come succede alle nostre colture di sussistenza.
Questi aiuti serviranno a fumigare le frontiere creando conflitti
con i Governi amici, e le fumigazioni continueranno a danneggiare i
contadini delle zone di frontiera. Tali aiuti quindi continueranno a
sovvenzionare la proposta volta a potenziare le forze paramilitari,
a sostenere la politica di sicurezza democratica e a rafforzare il
Plan Colombia per tutta l'America Latina.
Questa foto è stata scattata nel sud della regione di Bolìvar, nel
villaggio di Santa Rosa nel '98, ed è una delle tantissime foto
esistenti degli innumerevoli episodi che si verificano e, per ovvie
ragioni, la mostriamo solo in queste sedi. È però solo un esempio
della situazione aberrante, del punto a cui sono arrivati questi
criminali nei confronti di civili innocenti e disarmati, con il
sostegno dell'esercito nazionale, con il beneplacito del Governo e
gli applausi dei potenti e delle multinazionali.
Per quanto concerne le accuse rivolte ai gruppi insurrezionali,
faremo pervenire la documentazione dei casi in cui essi hanno
violato i diritti umani uccidendo e costringendo all'esodo.
Per quanto riguarda le dichiarazioni di Mancuso, faremo pervenire
ogni documento necessario.
PRESIDENTE. Grazie. Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16,00.
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