INDIA:
LA CORTE RESPINGE LE ACCUSE CONTRO I MANIFESTANTI ANTI COCA-COLA
Autore: India Resource Center, Lok Samiti
Data: 28 Novembre 2006
Versione originale in inglese: http://www.indiaresource.org/news/2006/2061.html
Traduzione in italiano: REBOC
Contatti:
Amit Srivastava, India Resource Center (US) +1 415 336 7584 E: amit@indiaresource.org
Nandlal Master, Lok Samiti +91 94153 00520
(Hindi)
Londra, UK - Tutte le denunce presentate contro I manifestanti anti-Coca-Cola in India sono state respinte oggi dalla Corte di Varanasi, nell’India settentrionale.
Le accuse erano state presentate dal governo dello Stato dell’Uttar Pradesh contro quattro manifestanti dopo una grande dimostrazione contro l’impianto di imbottigliamento di Mehdiganj del 24 Novembre 2004.
Più di un migliaio di contadini aveva marciato nel Novembre 2004 verso l’impianto di imbottigliamento in Mehdiganj, nella periferia di Varanasi, per chiederne la chiusura. Le forze di polizia reagirono violentemente, colpendo con durezza molti dei manifestanti, e arrestandone almeno 350. 176 contadini, comprese 44 donne, furono tenute in reclusione per 4 giorni e altri 4 manifestanti per 15 giorni.
Più di 15 denunce penali furono presentate contro I leader della manifestazioni, compreso il leader di uno dei principali gruppi locali che portano avanti la campagna, Nandlal Master. Alcune delle accuse erano molto serie – come incendio, devastazione di proprietà, aggressione della polizia e delle guardie di sicurezza della Coca-Cola – e comportavano pesanti sanzioni.
La corte ha ascoltato testimonianze da varie parti, comprese le guardie di sicurezza della Coca-Cola che hanno formulato le accuse di incendio e devastazione. Il giudice, Brij Mohan Gupta, non ha trovato alcuna prova a supporto delle accuse, e ha respinto ogni addebito.
Le denunce penali contro I leader delle comunità sono state ideate per intimidire e sottomettere la crescente opposizione delle comunità alla Coca-Cola Company, secondo i leader locali. I casi pendenti hanno impedito ai leader di ottenere i passaporti, e quelli tra di loro che sono stati oggetto delle denunce hanno dovuto essere presenti di fronte alla corte di Varanasi, spesso con un breve preavviso. Il passaporto di Nandlal Master è stato sequestrate
dalle autorità statali, impedendogli di parlare in ambito internazionale dei crimini della Coca-Cola in India.
“Siamo sollevati per il fatto che la corte abbia riscontrato l’inconsistenza delle accuse contro di noi. La verità ha vinto. E’ una parodia della giustizia quando coloro che hanno usato violenza sugli abitanti dei villaggi accusano i manifestanti pacifici di violenza e incendio,” ha dichiarato Nandlal Master di Lok Samiti.
“Il vero criminale è Coca-Cola dal momento che ci ruba l’acqua, avvelena la nostra acqua e la nostra terra, evade le tasse e occupa illegalmente la terra. Chiediamo che le accuse siano rivolte contro la compagnia,” ha proseguito Master.
I membri delle comunità stanno protestando contro l’impianto di imbottigliamento della Coca-Cola ormai da tre anni, ritenendolo responsabile per la grave crisi idrica e per l’inquinamento.
“Si è trattato di un processo SLAPP – processo strategico contro la partecipazione popolare (strategic lawsuit against public participation) – da parte del governo statale per cercare di contenere la crescente campagna contro la Coca-Cola Company. E non ha funzionato,” ha Amit Srivastava dell’ India Resource Center, un’organizzazione che promuove campagne a livello internazionale.
“E’ il governo indiano che dovrebbe intraprendere le vie legali contro la Coca-Cola visto che in India priva migliaia di persone dell’acqua, avvelena la poca che resta e la terra,” continua Srivastava.
In un caso simile, tutte le denunce penali presentate contro gli attivisti dell’impianto di imbottigliamento della Coca-Cola di Plachimada sono cadute nell’Agosto 2006. L’impianto di imbottigliamento della Coca-Cola a Plachimada è rimasto chiuso per due anni e mezzo grazie all’opposizione popolare.
Per maggiori informazioni, visita www.IndiaResource.org
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