In vista dei mondiali di calcio, sponsorizzati dalla compagnia di Atlanta
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ACCORDO CON ROMA GIA' FATTO. ANZI, FORSE NO
La Company si impunta sui componenti della delegazione. Parla il manager per l'Italia «Ci aspettavamo che venissero in Colombia rappresentanti delle istituzioni e della società civile, non boicottatori e sindacalisti di settori che non c'entrano con noi». Intervista a Nicola Raffa
Testata: IL MANIFESTO
Autore: Marina Zenobio
Data: 1 Aprile 2006
Versione originale: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/01-Aprile-2006/art34.html
Lo scorso febbraio l'assessore della regione Lazio, Luigi Nieri, aveva consegnato a Nicola Raffa, rappresentante in Italia della Coca Cola, l'elenco dei membri della delegazione che entro marzo avrebbero dovuto visitare gli stabilimenti di imbottigliamento dell'azienda in Colombia. A farne parte, tra gli altri, i sindacalisti Alioti della Fim-Cisl, Mecozzi della Fiom, Mondovì della Federazione Cobas, dei rappresentati dei Giuristi democratici e dell'associazione Libera, oltre ovviamente alla Reboc. Una lista che la Company ha messo in discussione. Abbiamo chiesto chiarimenti a Nicola Raffa, raggiungendolo telefonicamente ad Atene.
La visita nei vostri stabilimenti colombiani, che alcuni definiscono commissione, altri ispezione, comunque la si voglia chiamare sta creando non poche polemiche. Si farà o no?
E' nostro interesse farla il più presto possibile. La raccomandazione fatta a Veltroni per un rinvio di due settimane è data da motivi di sicurezza perché in Colombia è in corso un turno elettorale. Ho comunque scritto due lettere di risposta a Nieri, l'ultima pochi giorni fa, informandolo che ho già chiesto alla segreteria del sindaco di Roma di fissare un incontro per discutere la data e la delegazione che parteciperà alla visita. Sono in attesa di essere richiamato per vedermi con Veltroni, io e lui. Non so se chiamerà anche Nieri e Smeriglio, comunque in quella sede valuteremo le proposte sulla delegazione e come costituirla.
In discussione quindi non è la missione in sé ma i componenti della delegazione che dovrebbe partire, elencati nella lista che le ha mandato Nieri?
Quella di Nieri è una base di discussione. Quando io e Veltroni abbiamo fatto l'accordo si è parlato di una delegazione inter-istituzionale e di rappresentanti della società civile. Immagino di vedere rappresentati del comune di Roma, della Regione Lazio, un rappresentante dell'XI e della X municipalità, rappresentanti dei sindacati, ma quelli del settore alimentare, gli stessi che rappresentano i nostri lavoratori e non, per esempio, i metalmeccanici (il riferimento è alla presenza nella lista della Fiom, ndr) che non hanno nulla a che vedere con le tipologie della nostra produzione, più qualche esponente della società civile che dobbiamo decidere chi sarà.
E' sulla presenza della Reboc che avete riserve.
Reboc ha lanciato una campagna di boicottaggio che dura tre anni in base ad accuse, mai convalidate da nessun tribunale, rivolte dal Sinaltrail contro Coca Cola. Va bene, abbiamo detto, venite a visitare i nostri stabilimenti, a parlare con i nostri lavoratori e vi renderete conto che non c'è nulla di vero.
Questo era il senso dell'accordo raggiunto con Veltroni. L'idea era di sospendere il boicottaggio fino ai risultati della visita. Invece, due giorni dopo, la Reboc ha emesso un comunicato stampa con cui, oltre a non riconoscere l'accordo, rilanciava il boicottaggio organizzando 61 manifestazione durante il viaggio della torcia olimpica. Anche abbastanza aggressive, come è aggressivo il linguaggio del loro sito web. Allora, questo è un interlocutore? Vorrei discuterne con Veltroni perché noi siamo aperti alla società civile, alle associazioni di volontariato e alle organizzazioni internazionali. Nel frattempo abbiamo supportato l'iniziativa dello Iuf di chiedere all'Ilo un verifica per confermare quello che noi diciamo da tre anni, e che dicono anche i lavoratori degli stabilimenti colombiani che a Medellin hanno manifestato contro il boicottaggio. Ribadiamo di non avere alcun interesse a rinviare la visita in Colombia, perché è la dimostrazione che non abbiamo assolutamente nulla da nascondere.
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