Campagna di boicottaggio Coca-Cola

da The Independent


Coca-Cola: gli attivisti promuovono proteste contro il marchio delle bevande
Il megamarchio si confronta con denunce dall’India all’America Latina, accuse di tirannia nei confronti dei piccoli rivenditori, di esaurimento delle risorse idriche locali e di utilizzo di additivi dannosi per la salute

Testata: The Independent 
Data: 19 Marzo 2006
Autore: Severin Carrell
Traduzione: REBOC
Versione originale: http://enjoyment.independent.co.uk/food_and_drink/news/article352168.ece

Il rapporto integrale su Coca-Cola di War on Want



Coca-Cola è il marchio più famoso e potente del mondo, vende più di un miliardo di bevande ogni giorno. Il suo logo rosso e bianco si vede ovunque, dalle remote baracche in Afghanistan agli immensi grappoli di insegne al neon al centro di Tokyo.

Con una spesa in pubblicità quattro volte maggiore di quanto le Nazioni Unite spendono ogni anno per combattere la povertà infantile, ha speso milioni per accaparrarsi i maggiori eventi sportivi internazionali – la Coppa del Mondo e le Olimpiadi – e celebrità mondiali come Mohammed Ali, David Beckham e Aretha Franklin.

Ma la bevanda che si vanta di essere “the real thing” è nei guai: il suo dominio globale è seriamente minacciato dalla rivale Pepsi, e le sue vendite sono colpite dalle reazioni dei salutisti contro le bande zuccherate, indicate universalmente come responsabili dell’epidemia di obesità in Occidente.

E ora i gruppi per i diritti umani e gli attivisti impegnati contro la povertà stanno promuovendo un boicottaggio globale della bevanda più potente al mondo – l’ultima di una serie di marchi multinazionali che sono stati contestati per pretesi comportamenti non etici e disumani, come Gap, Nike e Nestlé.

Proprio questa settimana, quando una copia della Coppa del Mondo sponsorizzata dalla Coca-Cola viene presentata a Londra da Wayne Rooney, il Sindacato Nazionale degli Studenti chiederà che sia annullato il contratto in esclusiva, del valore di 15 milioni di sterline, con Coca-Cola per la vendita delle sue bevande presso più di 700 campus in tutto il paese.

Gli attivisti accusano Coca-Cola di utilizzare tattiche spietate per assicurarsi di rimanere il marchio numero uno nel mondo. Coca-Cola, accusano, ha provocato siccità e avvelenato le fonti idriche nelle zone rurali dell’India, è collegata alle squadre paramilitari in Colombia e ha fatto finta di niente rispetto ai violenti attacchi nei confronti dei sindacalisti in America Latina, Asia e Russia.

In un rapporto che sarà pubblicato domani, l’associazione per lo sviluppo del Terzo Mondo War on Want afferma che l’immagine sana e buona di Coca-Cola sta iniziando a sbriciolarsi.

Louise Richards, presidente dell’associazione, ha dichiarato: “Coca-Cola promuove un’immagine sportiva di sé, attraverso la sponsorizzazione di eventi sportivi, ma in giro per il mondo il loro gioco sporco è chiaro. Casi di danni ambientali, sfruttamento delle risorse idriche e violazioni dei diritti dei lavoratori sono scandalosamente diffusi. E’ ora che i dirigenti delle multinazionali siano messi di fronte alle loro responsabilità”.

Le accuse sono respinte dalla Coca-Cola, che ribadisce di seguire i più alti standard etici, lavorando in collaborazione con le Nazioni Unite, i sindacati e i gruppi ambientalisti per implementare le sue pratiche e promuovere le più recenti innovazioni tecnologiche. “Coca-Cola Company esiste per portare benefici e per rinfrescare tutti quelli che tocca”, afferma la corporation nel suo ultimo codice di condotta.

Nel frattempo, anche la dipendenza di Coca-Cola da uno dei dolcificanti più popolari nel mondo, un composto chiamato Aspartame, è messa sotto esame. Gli esperti di sicurezza alimentare inglesi ed europei stanno studiando l’ipotesi che l’Aspartame – il principale dolcificante della Diet Coke – possa essere cancerogeno.
La Commissione governativa sulla Tossicologia sta valutando un rapporto critico sull’additivo, dopo che accuse sulla sua salubrità sono state sollevate alla Camera dei Comuni da Roger Williams del Partito Liberal-democratico lo scorso Dicembre. Le sue conclusioni saranno prese in considerazione dall’Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare, che ci si aspetta decida a Maggio se l’Aspartame dovrà essere eliminato.

Coca-Cola venne lanciata dapprima come tonico salutare presso una piccola farmacia ad Atlanta, in Georgia, più di 120 anni fa. Il suo inventore, John Pemberton, farmacista, affermava che la medicina zuccherata poteva combattere mal di testa, impotenza e dipendenza dalla morfina. Originariamente era composta da alcuni ingredienti attivi: la foglia di coca che contiene cocaina e la noce di cola che contiene caffeina. La coca venne presto eliminata dalla famosa “formula segreta”, ma la bevanda fu un successo. La decisione della ditta di provvedere con bevande economiche per servire le truppe oltreoceano durante la seconda Guerra Mondiale fu la svolta. Al loro ritorno a casa, la sua popolarità prese il volo. 
Ora è presente quasi in ogni paese del mondo, vende 12.500 bevande al secondo con i suoi marchi internazionali, come Sprite, Fanta e Lilt. Lo scorso anno i suoi profitti sono stati di poco al di sotto dei 15 miliardi di dollari, grazie a spese pubblicitarie di due miliardi di dollari all’anno, che è quattro volte di più della spesa annuale totale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia Unicef.

Secondo gli attivisti che si battono contro la povertà, questo contrasto è maggiore in India, dove i comportamenti ambientali di Coca-Cola sono sottoposti ad un fenomenale attacco. L’impresa ha investito più di un miliardo di dollari in India e a quanto si dice controlla più del 50% dell’immenso mercato delle bevande.

Ma in diversi stati indiani, la sete d’acqua è stata addebitata all’esaurimento delle scarse fonti idriche sotterranee, che ha provocato perdite dei raccolti di sussistenza per i contadini locali. Ci vogliono quasi tre litri d’acqua per fare un litro di Coca-Cola e gli attivisti affermano che in Rajasthan, Uttar Pradesh, Kerala e Maharashtra, l’arrivo degli impianti di imbottigliamento della Coca-Cola ha portato ad un acutizzarsi della scarsità di acqua disponibile.

Coca-Cola ha risposto a queste accuse attivando progetti di “raccolta dell’acqua piovana” presso 26 impianti, tagliando l’utilizzo d’acqua del 25% e trasportando acqua potabile ai villaggi colpiti. Ma il Dr. Sandeep Pandey, un eminente critico, non si lascia impressionare. “La notevole occupazione che Coca-Cola genera è più piccola del gran numero di persone invisibili e disorganizzate che elimina dal mercato, come i venditori di bevande alla frutta tradizionali indiane e i contadini a cui impedisce di autosostentarsi”.

La corporation ha dovuto fronteggiare reazioni simili in America Latina. Raquel Chavez, che possiede un piccolissimo negozio in un povero sobborgo di Mexico City, è costata a Coca-Cola 68 milioni di dollari di multa lo scorso novembre per il tentativo illegale di impedirle la vendita di un marchio concorrente. Il suo distributore locale di Coca-Cola si accorse che stava mettendo in vendita un prodotto concorrente più economico, un marchio peruviano chiamato Big Cola. La avvisò di eliminarlo, minacciandola di toglierle il frigo che la ditta le aveva dato in comodato, e di tagliarle la fornitura di Coca-Cola.
Dopo aver persuaso la Commissione messicana sulla Libera concorrenza ad occuparsi del suo caso, lei ha presentato un’azione contro la compagnia , ma i distributori di Coca-Cola hanno fatto spallucce. “Dissero che avevano così tanti avvocati e così tanti soldi da poter fare quello che volevano”.
Lo scorso Luglio, la Commissione ha sentenziato che 15 imbottigliatori Coca-Cola hanno violato le leggi anti-monopolio in questo caso, e li ha multati per circa 15 milioni di dollari. Le multe sono poi aumentate. Nel giro di poche settimane, casi simili sono stati risolti a svantaggio di Coca-Cola, con 54 distributori Coca-Cola multati per circa 1 milione di dollari ciascuno. Coca-Cola ora sta proponendo appello contro tutte queste multe.

Ma la corporation è stata accusata di essere implicata in controversie molto più violente. In Colombia, 8 impiegati degli impianti di imbottigliamento di Coca-Cola sono stati assassinati dai paramilitari con supposti legami con il governo, altri 48 sono stati costretti a darsi alla macchia e 65 hanno ricevuto minacce di morte.
I leader sindacali denunciano che questi assassini ed attacchi sono parte di una campagna organizzata per sopprimere l’attività sindacale in Colombia, e stanno facendo causa a Coca-Cola presso le Corti statunitensi. La compagnia ribadisce di avere “normali relazioni” con 12 sindacati in Colombia, compresa la stipula di contratti collettivi che riguardano i salari e le condizioni di lavoro. “Continuiamo a sforzarci di assumere un ruolo leader nell’assicurare i diritti e la salute dei lavoratori in tutto il mondo”, ha affermato la compagnia la scorsa settimana. La sua ditta, insiste, è una delle multinazionali maggiormente sindacalizzate.

Finora Coca-Cola è rimasta impigliata in tali dispute tra l’Asia e le Americhe. In Pakistan, ha licenziato illegalmente impiegati che avevano indetto uno sciopero, e in Turchia, la Polizia anti-sommossa è stata accusata di aver disperso violentemente proteste pacifiche per il licenziamento di sindacalisti. In Perù ed in Cile, i lavoratori presso le sue sussidiarie sono scesi in sciopero per questioni relative all’orario di lavoro e alle intimidazioni. In Russia, è accusata da War on Want di opporsi all’organizzazione del sindacato.

All’inizio di questo mese, Coca-Cola si è vendicata. Il suo presidente, Neville Isdell, si è incontrato con il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, per sottoscrivere il Global Compact sui Diritti Umani e le relazioni con i lavoratori. Ma gli attivisti annunciano che i gusti globali stanno cambiando più velocemente della strategia di marketing della Coca-Cola. Ora, dicono, i consumatori guardano dietro all’etichetta, e possono costringere il marchio più potente del mondo a starli a sentire.

Report aggiuntivi di Tim Gaynor da Mexico City e Sybille Regout 

 

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