TORINO 2006 - OLIMPIADI.
IL PRIMO CITTADINO ANNUNCIA: BOICOTTAGGIO AL PASSAGGIO DELLA FIACCOLA IL 5 FEBBRAIO. E INCITA TUTTA LA VAL DI SUSA ALLA MOBILITAZIONE
Sindaco di Rifondazione caccia la Coca-Cola
- Ordinanza a Bussoleno: le strade del Comune vietate ai mezzi della multinazionale
Autore: Claudio Laugeri, Massimo Numa
Testata: LASTAMPA.IT
Data: 22 Gennaio 2006
Versione originale: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/torino2006/200601articoli/1988girata.asp
Il
Comune di Bussoleno cancella la Coca Cola. Nessuno stand. Nessuna
struttura con lo stemma della multinazionale di Atlanta, sponsor
delle Olimpiadi di Torino 2006. Insomma, una raffica di «niet»
anche contro il puro e semplice passaggio dei camion con le insegne
dell’azienda, durante il passaggio della fiaccola olimpica. Nulla
di nulla. La decisione è del sindaco Giuseppe Joannas
Il sindaco Giuseppe Joannas
(Rifondazione comunista), che venerdì ha firmato un’ordinanza per
vietare qualsiasi «presenza olimpica» del colosso americano sui
37,38 chilometri quadrati del territorio comunale nella Bassa Val di
Susa.
«Non è materia di mia competenza, è una decisione del sindaco in
qualità di capo dell’amministrazione. Un eventuale ricorso è di
competenza del Tar», spiega il prefetto, Goffredo Sottile. In
particolare, il sindaco ha deciso di negare l’autorizzazione alla
manifestazione in programma il 5 febbraio. La società Ignition di
Milano, per conto della Coca Cola, aveva chiesto, nel novembre
scorso, la possibilità di pubblicizzare il marchio (consegna di
bandierine, gadget e altro) e di sottolineare il proprio contributo
alla realizzazione dei Giochi. Ma Giuseppe Joannas detto «Beppe»
è andato ben oltre: ha scritto una lettera protocollata, il 19
novembre, inviata a Antonio Ferrentino, Ds, il presidente della
Comunità Montana Bassa Val di Susa, in cui chiede che «nel
rispetto dell’autonomia degli altri comuni della valle, coinvolti
da questo evento pubblicitario sarebbe un bel gesto che la posizione
del Comune che rappresento fosse condivisa in tutta la Bassa Val di
Susa».
Le ragioni? Secondo Joannas, «La Coca Cola, in Colombia, India e
nel resto del mondo è simbolo di violazione dei diritti umani,
della libera associazione sindacale, della sopravvivenza delle
comunità locali, contro la salute e un’ambiente pulito». A lui,
a quanto pare, poco importano i 52 milioni di euro sborsati dalla
multinazionale della bevanda con griffe biancorossa per sostenere il
progetto di Torino 2006. E nemmeno sono serviti gli equilibrismi del
primo cittadino torinese Sergio Chiamparino per scongiurare
l’incidente diplomatico causato dall’ordine del giorno approvato
a metà novembre dal consiglio comunale di Torino per boicottare la
bevanda Usa: niente più bollicine a stelle e strisce nei
distributori di bevande sistemati nei locali municipali per
protestare contro «le gravi politiche repressive messe in atto
verso i dipendenti in molti Paesi dell’America Latina». La
stretta di mano del primo cittadino torinese con il consigliere
delegato di Coca Cola Company, Nicola Raffa aveva rasserenato gli
animi Oltreoceano e la spaccatura nel centrosinistra sembrava sanata
dalla settimana di scambi di battute a Palazzo civico. Chiusa la
pratica «anti-Coca Cola» torinese, il sindaco di Bussoleno riapre
dunque una ferita politica, con pesanti contraccolpi per
l’immagine dei Giochi.
Già gli studenti universitari del Circolo di Rifondazione
teorizzano i continui «assalti» alla fiamma olimpica. In Val Susa
si temono altri momenti di tensione. la fiaccola, quando attraverserà
la Bassa Val Susa, sarà accompagnata pure da una ennesima marcia di
protesta. Il sindaco Chiamparino erano stato chiaro: «I
contestatori della Fiamma sono degli imbecilli», aveva detto.
Rifondazione gli aveva replicato che il rito della torcia olimpica
risale alle Olimpiadi di Berlino del 1936, quelle organizzate dal
governo tedesco allora guidato da Adolf Hitler. Per cui, sempre
secondo i comunisti, contestarla è «un dovere».
Mario Pescante sottosegretario allo Sport e supervisore dle Toroc:
«Non ho parole, stupisce che un sindaco con la fascia tricolore
possa prendere queste decisioni. Decisioni che mi amareggiano molto,
non riesco a capire, forse un male oscuro ha colpito questo Paese.
Questa assenza di cultura, questo insieme di ignoranza e
protagonismo danneggiano l’immagine di vita quotidiana
dell’Italia e rendono difficile una nuova candidatura per eventi
olimpici».
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