Legislatura 14º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 933 del 11/01/2006
MARTONE - Al Ministro degli affari esteri - Premesso che:
il 9 settembre 2005 Luciano Enrique Romero Molina, dirigente del sindacato Sinaltrainal, è stato assassinato a Valledupar (Colombia). Il suo corpo è stato ritrovato legato, torturato e con 40 coltellate. Aveva lavorato 20 anni per la Nestlé-Cicolac di Valledupar, da cui era stato licenziato il
22 ottobre 2002 per una presunta cessazione di attività. Tale licenziamento era già stato dichiarato illegale dal Ministero della protezione sociale, tant'è che presso la Prima Corte del Lavoro di Valledupar è tuttora in corso una causa di lavoro contro le aziende Nestlè Colombia s.a., Cicolac ltda.
e Dairy Partens Americas Manofacturing Colombia ltda. «DPA Colombia Limitada» per il reintegro di Molina nel suo posto di lavoro;
il Programma presidenziale per i diritti umani (Programma presidenzial de
HH) della Presidenza della Repubblica di Colombia ha stilato un dettagliato rapporto sull'attività di Molina, come dipendente di Cicolac e come rappresentante del sindacato Sinantrainal e sul suo brutale assassinio, senza che da questo lasci trasparire nulla di particolarmente rilevante, piuttosto freddo nella sua agghiacciante analisi dei fatti; da parte sua il Sinaltrainal, sindacato dei lavoratori alimentari colombiani, ha emesso un proprio comunicato nel quale, oltre a sottolineare la grande rettitudine di Molina come uomo ma anche sindacalista impegnato in prima persona nella difesa dei diritti dei prigionieri politici, evidenzia le diverse minacce di morte ricevute da Molina tanto da costringerlo, alla fine del 2004, a riparare in Spagna, a Gijòn, da dove era rientrato solo all'inizio di quest'anno; sempre secondo quanto scritto nel comunicato, questo orribile crimine «fa parte della interminabile lista di dirigenti sindacali assassinati in Colombia, all'interno della strategia del terrorismo di Stato conseguente alla persecuzione scatenata dalle imprese per sterminare il movimento sindacale»;
sono ormai migliaia i sindacalisti massacrati in Colombia, molti dei quali
lavoravano per alcune grandi multinazionali che producono nell'emisfero Sud
del pianeta e vendono i loro prodotti soprattutto nel nord del mondo - tra
queste la Coca-Cola e la Nestlé. In Colombia la sistematica violazione dei
diritti sindacali assume la dimensione di un vero e proprio genocidio sindacale
con 2000 sindacalisti assassinati negli ultimi 10 anni. Le due imprese sopra
citate sono state nel corso degli ultimi anni importante sede di questo sterminio:
9 sindacalisti operanti in imprese imbottigliatrici Coca-Cola sono stati
uccisi, mentre 10 sono i sindacalisti di imprese Nestlé che hanno perso la
vita in seguito al loro impegno nella difesa dei lavoratori. Diversi di questi
omicidi sono stati commessi durante trattative e vertenze sindacali ed alcuni
addirittura all'interno degli impianti;
per quanto riguarda Coca-Cola, in Colombia più di una indagine compiuta da
organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani e una indagine
promossa da un consigliere comunale di New York hanno portato ad ipotizzare
la connivenza tra la dirigenza degli impianti di imbottigliamento e i gruppi
paramilitari AUC iscritti dall'Unione europea nella lista dei gruppi terroristi
internazionali (vedi Posizione comune 2005/725/Pesc del Consiglio del 17
ottobre 2005);
in Florida un tribunale federale ha ufficialmente incriminato le impresa
di imbottigliamento della Coca-Cola in Colombia per omicidio e tortura, nonché
per legami con i suddetti gruppi paramilitari;
il 23 settembre 2005 Diosdado Fortuna, presidente della Uniòn de Empleados
Filipinos, viene assassinato subito dopo essere uscito dallo stabilimento
Nestlé di Cabuyao, a cinquanta chilometri da Manila, mentre sulla sua moto
faceva ritorno a casa; due colpi precisi lo colpiscono alle spalle e muore
nonostante il ricovero in ospedale;
Fortuna aveva sostituito, nel 1988, Meliton Roxas, anche'egli vittima di
un brutale assassinio, anch'egli in circostanze praticamente identiche, sempre
dopo aver lasciato lo stabilimento di Cabuyao;
lo stabilimento Nestlé di Cabuyao è in sciopero ormai da lungo tempo, ossia
da quando i lavoratori (era il lontano 2002) hanno iniziato a chiedere ai
rappresentati della multinazionale svizzera di rispettare il diritto alla
previdenza sociale e dunque al regolare versamento dei contributi, peraltro
sancito dalla stessa Costituzione filippina; la risposta dell'impresa sembra
essersi concretizzata nella presenza di guardie private tutti attorno allo
stabilimento, nonostante reiterati solleciti pervenuti alla dirigenza da
parte di alcune organizzazioni di difesa dei diritti umani, che senza mezzi
termini hanno parlato di «intimidazione» e «violenza» perpetrate nei confronti
dei lavoratori di Cabuyao. Centinaia di quegli stessi lavoratori di quello
stesso stabilimento, dopo l'assassinio di Fortuna, hanno deciso di prorogare
lo sciopero ad oltranza;
i lavoratori aderenti al sindacato, circa seicento persone, hanno chiesto
di fare luce sull'accaduto ed accusato sostanzialmente la direzione dell'impresa
di essere la mandante dell'orribile omicidio; la stessa moglie di Fortuna,
Luz, ha dichiarato come suo marito «non avesse alcun nemico tranne la direzione
dello stabilimento Nestlé», mentre da parte dell'impresa è arrivata la condanna
del direttore comunicazione, Pedro Dy, e la conferma di una collaborazione
con le forze dell'ordine per fare luce sull'accaduto;
i sindacati colombiano e filippino hanno rivolto pesanti accuse alle imprese
Coca-Cola e Nestlé, denunciando gravi episodi verificatisi negli stabilimenti
presenti nei Paesi del sud del mondo, sul rispetto dei diritti sindacali,
sul rispetto dei diritti umani in generale,
si chiede di sapere:
se non si ritenga opportuno chiedere chiarimenti sui fatti sopra esposti
alle competenti Autorità della Colombia e delle Filippine, comprese le nostre
rappresentanze in quei Paesi, per cercare di avere quanto prima risposte
opportunamente più chiare e logiche ai gravi fatti avvenuti;
se si ritenga opportuno chiedere un coinvolgimento più vincolante delle organizzazioni
sindacali internazionali e di quelle sulla difesa dei diritti umani, anche
per avanzare ai governi locali una richiesta di applicazione di misure che
garantiscano la sicurezza di tutti i lavoratori e dei loro sindacati;
se si ritenga opportuna la promozione di uno strumento di indagine indipendente
che offra delucidazioni in merito alle presunte violazioni dei diritti umani
denunciate dai settori sindacali interessati e, se fosse necessario, anche
la consultazione delle sedi italiane delle due multinazionali.
(4-09941)
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