DIECI
UNIVERSITA' NEGLI STATI UNITI E IN EUROPA HANNO VIETATO IL CONSUMO
DI COCA-COLA PER PRESUNTI COLLEGAMENTI CON I PARAMILITARI
Autore: Adriana Camargo Gantiva
Testata: El Tiempo (COL)
Data: 4 Gennaio 2006
Versione originale in spagnolo: http://eltiempo.terra.com.co/economia/2006-01-05/ARTICULO-WEB-_NOTA_INTERIOR-2681252
Traduzione in italiano: REBOC
Dieci
Università negli Stati Uniti e in Europa hanno vietato il consumo
della Coca Cola per presunte relazioni con i paramilitari
L'impresa rifiuta le accuse e sostiene che gli studenti sono vittime
di una manipolazione con interessi commerciali.
Una campagna su presunte violazioni ai diritti sindacali commessi
dalla Coca Cola, ha portato 10 università di cinque paesi ad
annullare i contratti con l'impresa, mentre la Company dichiara che
si tratta di una "questione politica che non ha nulla a che
vedere con l'impresa"; inoltre sottolinea che l'estromissione
dei suoi prodotti non è dovuta ad un divieto ma ad una politica
commerciale dei centri educativi.
Dieci Università, dieci collegi universitari e due istituti
superiori negli Stati Uniti, Canada, Italia, Irlanda e il Regno
Unito, hanno annullato i loro contratti con la Coca Cola accogliendo
la campagna promossa da oltre due anni a livello
internazionale:" Perché amo la vita non bevo Coca Cola".
Il messaggio, che cerca di ridurre il consumo dei prodotti della
multinazionale, nasce come una forma di protesta di presunti abusi
dell’Impresa contro i lavoratori e per l'uso indebito delle
risorse naturali in tutto il mondo.
Una delle principali motivazioni della protesta si basa sui fatti
denunciati in Colombia rispetto a presunti vincoli dell'impresa con
i paramilitari e l'omicidio di dirigenti sindacali in varie città
colombiane.
In Colombia come negli Stati Uniti si stanno sviluppando indagini
rispetto al tema e in aprile ci sarà una riunione a Bogotà, alla
quale parteciperanno delegazioni internazionali, per approfondire le
denunce.
"Sono maleinformati"
Pablo Largacha dirigente del settore comunicazioni della The Coca
Cola Company, considera che, anche se " le persone che fanno
parte della campagna vogliono fare del bene per i lavoratori in
Colombia, sfortunatamente sono male informati rispetto la situazione
e stanno cercando di utilizzare il marchio per sviluppare un piano
politico che non ha nulla che vedere con l'impresa".
Un mese e mezzo fa, Edward E. Potter, direttore de: Relaciones
Laborales Globales della Coca Cola, ha detto che "The Coca Cola
Company e le sue fabbriche imbottigliatrici hanno avuto dei colloqui
con i testimoni dei fatti in questione e confidano nell'efficienza
di queste indagini. Queste ultime non hanno riscontrato nessun
riscontro della denuncia che gli amministratori delle imprese
imbottigliatrici della Coca Cola in Colombia cospirino con i
paramilitari per minacciare o intimidire i sindacalisti; tanto meno
esistono evidenze per le quali gli amministratori delle imprese
imbottigliatrici della Coca Cola abbiano alcun ruolo nella morte di
Isidro Gil". Questa è la dichiarazione inviata a Terry
Collingsworth, Direttore Esecutivo del Fondo Internazionale per i
Diritti del Lavoro, organizzazione con sede in Washington e che
rappresenta legalmente i sindacalisti.
Da parte sua, Largacha assicura che la decisione delle università
di non rinnovare i contratti è dovuta soprattutto alle politiche
commerciali di ogni centro educativo piuttosto che agli effetti
della Campagna di per sè. Ciò nonostante ammette che l'impresa è
preoccupata per il danno che le si vuole fare alla sua immagine e già
sta reagendo con campagne informative sul tema.
La direzione della Multinazionale segnala che "la cosa più
curiosa e che negli Stati Uniti si protesta per fatti avvenuti in
Colombia nei quali è coinvolta la Coca Cola. Ma nonostante questo,
poca gente conosce queste denunce e chi sà del tema, non lo crede
perché capiscono che la Colombia è un paese che ha vissuto una
situazione di violenza da oltre cinquant'anni; e non si possono fare
accuse a livello internazionale per una persona morta per mano dei
paramilitari nel 1996, quando in Colombia, tra la società civile,
sono morte oltre 60.000 persone come frutto di questa
violenza".
"Le persone che non fanno parte di questa protesta e che non
prestano attenzione a questi temi, sono coloro che sanno che la Coca
Cola è una delle imprese che maggiormente genera impiego nel
mondo", ha commentato il direttore.
Votazioni nelle università
L'ora del pranzo e della ricreazione nelle università si sono
convertite in un campo di battaglia pubblicitario tra chi vuole la
Coca Cola e chi la rifiuta.
Attraverso manifesti, bollettini, tavoli informativi e giornali, i
gruppi che denunciano le presunte violazioni della multinazionale
convincono gli studenti a non accettare la vendita delle bibite
nelle università. Da parte sua, anche la Coca Cola ha una
delegazione incaricata per la promozione del marchio e per affiggere
manifesti più vistosi dei suoi avversari per conquistare voti.
All'interno delle università e degli istituti ci sono studenti che
si documentano sulle denunce; in base a queste si programma un
giorno di votazione all'anno con cui gli alunni decidono se
accettare o vietare il marchio Coca Cola nelle istituzioni
scolastiche.
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foto
L'impresa avverte che materiali come questo manifesto stanno
pregiudicando la propria immagine. Nella foto un manifesto affisso
in Italia.
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