Campagna di boicottaggio Coca-Cola

Coca-Cola ostacola l'inchiesta indipendente USA e...


Autore: United Students Against Sweatshop
Data: 28 novembre 2005
Versione originale in inglese: http://www.studentsagainstsweatshops.org/campaigns/coke_statement.php 


... I RAPPRESENTANTI DEGLI STUDENTI ESCONO DALLA COMMISSIONE

DICHIARAZIONE PUBBLICA

Cari membri della comunità pubblica e accademica interessati,
noi, sottoscritti, siamo membri di una Commissione composta da varie università, che è stata incaricata di sviluppare un’indagine indipendente sugli impianti di imbottigliamento della Coca-Cola in Colombia e di individuare un percorso per dare risposta alle altre preoccupazioni delle comunità danneggiate dalla Coca-Cola e dalle sue affiliate in giro per il mondo. La Commissione è composta da rappresentanti degli studenti, amministratori delle Università, e da rappresentanti di United Students Against Sweatshop, Worker Rights Consortium, Fair Labor Association, e dell’American Center for International Solidarity. I rappresentanti amministrativi nella Commissione comprendono delegati della DePaul UNiversity, University of California, University of Illinois, Ohio State University, Iowa University, Duke University e la University of Michigan. I rappresentanti degli studenti nella Commissione comprendono soggetti della DePaul University, Hofstra University, Indiana University, the University of British Columbia, e della University of Michigan.


La Commissione ha tenuto tre riunioni negli ultimi quattro mesi al fine di stabilire un processo giusto ed equo tramite il quale investigare le denunce relative alla complicità di Coca-Cola in azioni di intimidazione, vessazione e omicidio e negli abusi sui diritti umani delle sue affiliate nei confronti di soggetti che stavano formando o aderendo a sindacati all’interno degli impianti di imbottigliamento colombiani affiliati alla Coca-Cola.


Ciononostante, ci sentiamo obbligati ad abbandonare la commissione a questo punto per tre ragioni.

Primo, riteniamo che Coca-Cola stia bloccando il percorso della commissione; secondo, Coca-Cola si sta nascondendo dietro alla commissione; infine, c’è un numero crescente di denunce sugli abusi sui diritti umani perpetrati dalle affiliate della Coca-Cola in tutto il mondo.



Coca-Cola sta bloccando il p
ercorso della commissione.
La compagnia sta affrontando la Commissione in modo tale da compromettere l’indipendenza dell’indagine. Coca-Cola ha ottenuto questo risultato ritardando il percorso dell’indagine, trascurando di rispettare il calendario elaborato dalla commissione, e inoltre la compagnia ha ostacolato lo sviluppo di una indagine realmente indipendente.

Nello specifico, Coca-Cola ha omesso di rispettare la scadenza per la risposta sulla versione finale del protocollo d’indagine che la commissione ha fissato per il 17 Ottobre e per tutto il processo non ha operato in modo da consentire di individuare altre scadenze. In più, Coca-Cola ha interferito con lo scopo dell’ indagine, imponendo la condizione che l’inchiesta non deve esaminare direttamente gli omicidi di sindacalisti impiegati negli impianti di imbottigliamento in Colombia.



Coca-Cola si sta nascondendo dietro alla Commissione.
Coca-Cola sta usando questa commissione per deviare la responsabilità dal percorso verso l'implementazione di un’inchiesta indipendente e verso un progresso significativo sul terreno dei diritti umani in diversi paesi.


Nello specifico, Coca-Cola ha scritto lettere all’Università del Michigan e ad altre Università nel tentativo di aggirare i processi avviati dalle singole università, affermando che sta cooperando con la commissione. Nel caso dell’università del Michigan, la Giunta per la revisione delle controversie commerciali dell’Università aveva stabilito la scadenza del 30 settembre entro la quale la Coca-Cola doveva accettare un’indagine indipendente sulle condizioni dei diritti umani negli impianti di imbottigliamento colombiani. Coca-Cola ha risposto a questa condizione inviando all’università una lettera in cui dichiarava che stava collaborando con la commissione per dare risposta alle questioni relative allo sviluppo di un’indagine indipendente. Ciononostante, al 26 Ottobre, Coca-Cola, insieme alle sue affiliate, non ha né approvato il protocollo/metodologia della Commissione per l’indagine, né ha definitivamente indicato se collaborerà con l’indagine promossa dalla commissione.

Inoltre, l’associazione della Coca-Cola con la commissione ha consentito alla compagnia di fare dichiarazioni ingannevoli e non verificate sui progressi che avrebbe fatto per affrontare le denunce relative ad abusi sui diritti umani da parte delle sue affiliate in tutto il mondo. Nella lettera della Coca-Cola all’Università del Michigan, la compagnia ha affermato che nonostante la chiusura dell’impianto di imbottigliamento in Kerala, India, “la compagnia continua a fornire acqua pulita alle comunità locali”. La dichiarazione della Coca-Cola contrasta direttamente le affermazioni fatte dalle autorità di governo del Kerala attraverso l’Ufficio Inquinamento dello Stato del Kerala.

Sfortunatamente, questo stato delle cose non si riferisce solo al caso India. Mentre Coca-Cola afferma di fare progressi sulla questione diritti umani, i lavoratori organizzati in Colombia continuano a subire intimidazioni ed omicidi, i lavoratori in Turchia si sono accampati di fronte agli impianti di imbottigliamento Coca-Cola dopo essere stati licenziati per essersi organizzati in sindacato, i lavoratori in Indonesia stanno protestando per i licenziamenti illegali dovuti alla distribuzioni di materiale sindacale e al tentativo di organizzare un sindacato, e ci sono innumerevoli altre zone calde in giro per il mondo in cui sono a rischio delle vite umane. La situazione è grave e le continue affermazioni di Coca-Cola di fare dei progressi grazie alla partecipazione a questa commissione non corrispondono a segnali concreti di progresso.



Ci sono crescenti denunce di violazioni dei diritti umani in tutto il mondo.
Dall’inizio del percorso della commissione, ci sono state nuove e continue denunce di abusi sui diritti umani perpetrati dalle affiliate Coca-Cola nel mondo.

Nello specifico, in Colombia stanno continuando le denunce di minacce e intimidazioni nei confronti dei lavoratori sindacalizzati e delle loro famiglie, in particolare durante i periodi di contrattazione collettiva; in Guatemala sono in aumento le denunce di licenziamenti illegali e minacce di morte contro i membri del sindacato; in India sono in aumento le denunce di impoverimento ed inquinamento delle falde acquifere; in Turchia i lavoratori sono stati licenziati per aver tentato di organizzare un sindacato; e in Indonesia, ci sono denunce di licenziamenti illegali per la distribuzione di materiale sindacale.



Pertanto non daremo ad una delle più grandi multinazionali del mondo altre possibilità di ripulire la sua immagine pubblica mentre omette di dare risposta alla questione dei diritti umani. La compagnia non può pretendere più a lungo di dichiararsi impegnata in una indagine indipendente sugli abusi sui diritti umani in Colombia, India e altrove attraverso la collaborazione con la commissione. Proseguiremo nei nostri sforzi per modificare il comportamento vendicativo di Coca-Cola, incoraggiando le nostre rispettive università a riesaminare i loro rapporti con Coca-Cola. Riteniamo che l’unico incentivo per Coca-Cola a cambiare comportamento e ad agire in buona fede sia il rischio di perdere profitto a causa della sua incapacità di dare risposta alle questioni sui diritti umani connesse alle pratiche commerciali delle compagnie sue affiliate.

In solidarietà con le comunità in Colombia e in India, continueremo a fare pressione sulle nostre rispettive istituzioni per sciogliere i contratti con Coca-Cola finché essa non sarà pronta ad affrontare realmente le violazioni dei diritti umani e i danni ambientali e ad assumersi la responsabilità per il comportamento dei suoi partner commerciali.



Ben Meyer, DePaul University

Clara Hardie, University of Michigan

Phil Shelton, Indiana University

Vanessa Cudabec, Hofstra University

Camillo Romero, United Students Against Sweatshops

prendi coscienza