IL
POPOLO CONTRO COCA-COLA
Intervista
realizzata a Brighton, Inghilterra, nel corso del Congresso annuale
del Sindacato PCS (Public and Comercial Service Union - sindacato
britannico dei funzionari pubblici), che ha aderito alla campagna
internazionale contro Coca-Cola
Autore:
Michael Lydon
Data: 15 Giugno 2005
Versione originale in inglese: http://www.colombiasolidarity.org.uk
Traduzione: REBOC
Juan
Carlos Galvis, direttore della Sezione Diritti Umani del
SINALTRAINAL e presidente della CUT a Barrancabermeja, in questi
giorni sta girando l'Europa per promuovere la Campagna
Internazionale contro Coca-Cola. Juan Carlos è uno dei querelanti
contro la compagnia nel processo che si sta svolgendo negli Stati
Uniti, dove la transnazionale è accusata di complicità in casi di
sfollamento, sequestro e assassinio di sindacalisti negli impianti
di imbottigliamento colombiani. Michael Lydon l'ha incontrato nel
corso della conferenza annuale del PCS.
Il bar dell'
hotel dove ho conosciuto Juan Carlos Galvis era interamente dipinto
con i colori bianco e rosso della Coca-Cola. Gli ho chiesto perdono
e gli ho spiegato che è molto difficile sfuggire a questa
multinazionale nel nostro paese. Juan Carlos ha sorriso comprensivo
e mi ha raccontato che gli Zapatisti hanno avuto gli stessi problemi
quando hanno lanciato il boicottaggio in Messico. IN Chiapas ci sono
alcuni gruppi indigeni che hanno interiorizzato il messaggio di
Coca-Cola così a fondo, che usano bottiglie di Coca-Cola nelle loro
cerimonie sacre. E' con questo che abbiamo a che fare. Sorride di
nuovo, ma stavolta con un gesto di rassegnazione.
Rassegnato o no, la campagna internazionale contro Coca-Cola ha
avuto un effetto dirompente da quando è stata lanciata nel Luglio
del 2003. Verdi (Germania), il sindacato più grande d'Europa;
UNISON, il più grande in questo paese (Gran Bretagna, NdT);
centinaia tra università, sindacati, organizzazioni sociali nel
mondo intero hanno aderito al boicottaggio, chiedendo che la
multinazionale accetti le richieste di VERITA', GIUSTIZIA e
RIPARAZIONE INTEGRALE da parte del SINALTRAINAL.
Juan Carlos è il querelante in uno dei quattro processi in corso
negli Stati Uniti. Le denunce sostengono la complicità di Coca-Cola
nell'assassinio di un membro dl SINALTRAINAL nell'impianto Coca-Cola
a Carepa, in Antioquia, il sequestro di un altro membro del
SINALTRAINAL a Cucutà, e la falsificazione delle prove che hanno
portato 5 sindacalisti in carcere per sei mesi con l'accusa di
terrorismo e ribellione. Se questi processi avranno esito positivo,
Coca-Cola avrà altre 7 denunce di assassinio da sostenere davanti
alle Corti statunitensi.
Juan Carlos ha personalmente subito per diversi anni minacce di
morte. Questa persecuzione nei suo confronti è culminata in un
attentato alla sua vita il 22 Agosto del 2003. "Mi stavo
recando all'impianto della Coca-Cola, quando due uomini in
motocicletta hanno bloccato la mia auto. Uno di essi ha estratto una
pistola, l'ha puntata verso di me ed ha esploso diversi colpi. La
polizia ha chiuso l'indagine sostenendo che si era trattato di una
rapina".
E' sopravissuto, e la polizia ha potuto affermare che si trattasse
di una rapina, ma quando Juan Carlos descrive gli altri casi di
minacce e persecuzioni che ha visto o subito direttamente, mi
rimangono davvero pochi dubbi che ci sia il management della
Coca-Cola dietro all'attentato alla sua vita.
"Questo attacco è arrivato dopo una serie di minacce alla mia
vita e alla mia famiglia. Ho ricevuto minacce di morte a casa e
scritte contro la mia persona hanno fatto la loro comparsa dentro
all'impianto dove lavoro, e so con sicurezza che i manager si
riunivano regolarmente con i paramilitari. Una volta ho visto due
manager in riunione con un paramilitare conosciuto nella zona - un
tipo chiamato Saul Rincon. Ho protestato, chiedendo perché
permettessero l'accesso all'impianto a certa gente. La direzione ha
risposto affermando che si trattava di un cliente. Più tardi la
compagnia ha presentato una querela alla Fiscalia, accusandomi di
diffamare Rincon".
Lo stesso Saul Rincon fu arrestato due anni dopo per l'assassinio di
un leader dei lavoratori del settore petrolifero. Attualmente si
trova in prigione a Bogotà per omicidio, creazione e appartenenza a
gruppi armati, ed è uno dei pochissimi paramilitari che sono stati
condotti davanti alla giustizia. Juan Carlos prosegue dandomi altri
esempi di questi incontri. Anche la stampa ufficiale in Colombia
riconosce che Coca-Cola ha mantenuto rapporti con i paramilitari
della AUC.
"In un certo modo, denunciare questi fatti ci ha permesso un
certo livello di sicurezza. Coca-Cola non è stupida. Sanno che se
ci uccidono ora, le ripercussioni saranno troppo forti, però i
paramilitari ora vanno a minacciare le nostre famiglie. L'anno
scorso hanno massacrato 4 membri della famiglia del compagno Efrain
Guerrero, hanno sequestrato e torturato il figlio di Liberto
Carranza, leader del SINALTRAINAL a Barranquilla. Hanno minacciato i
miei figli e assassinato mio cognato. La gente può decidere di
mettere in pericolo la sua propria vita, ma non ci si può aspettare
che metta in pericolo la vita dei suoi propri figli".
Tuttavia, notizie recenti dalla Colombia suggeriscono che i
familiari non sono l'unico obiettivo. La scorsa settimana, il
3 Giugno del 2005, i paramilitari di Barranquilla hanno sequestrato
5 studenti che stavano protestando con SINALTRAINAL sulla condotta
ambientale di Coca-Cola. Furono liberati lo stesso giorno, ma solo
dopo essere stati minacciati che li avrebbero uccisi se li avessero
trovati di nuovo a protestare fuori ad un impianto della Coca-Cola.
Mentre in Colombia continua la repressione, Coca-Cola è stata
obbligata ad adottare strategie di risposta al boicottaggio molto
sofisticate. Così come ha lanciato una campagna di "pulizia
dell'immagine" nelle università statunitensi. Uno dei colpi
più recenti di Coca-Cola è una donazione di 10 milioni di dollari
ad una nuova istituzione benefica in Colombia. SI potrebbe pensare
che questo sia un chiaro segnale di ammissione di colpevolezza, ma
la donazione ha provocato un grande scandalo nella sinistra
colombiana, perché Carlos Rodriguez, presidente della CUT, è uno
dei direttori di questa nuova organizzazione.
"Rodriguez era seduto con noi nella conferenza stampa di lancio
del boicottaggio. Comunicò al mondo intero che la CUT ci appoggiava
nella nostra lotta per la giustizia. Dopodiché, va e accetta il
denaro della Coca-Cola e inizia a dire che la CUT non ci appoggia.
Queste azioni potrebbero arrecare un grande danno alla nostra
campagna".
Dopo che Rodriguez ha ricevuto questo denaro, un rappresentante
della CUT ha pubblicato una dichiarazione che chiarisce che la
posizione di Rodriguez era a titolo personale e non concordata con
la CUT, che ha espresso molto chiaramente il suo appoggio
nell'Udienza Pubblica contro la Coca-Cola celebrata nel 2002 e poi
nel lancio del boicottaggio nel 2003.
Juan Carlos lo accetta come una delle grandi sfide che il
SINALTRAINAL deve affrontare nella ricerca di giustizia, verità e
riparazione. "Ne abbiamo di peggiori. Ad esempio George Bush ha
tentato di abolire il meccanismo grazie al quale stiamo portando
Coca-Cola dinanzi alle Corti statunitensi. Afferma che interferisce
con la politica estera del suo paese e con la guerra al terrorismo.
Per questo abbiamo voluto lanciare il boicottaggio sui prodotti
della Coca-Cola. Abbiamo più fiducia nella giustizia
popolare".
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