LA
COCA-COLA SPACCIA PER ALTRUISMO LA SUA APPROPRIAZIONE DI ACQUA IN
CHIAPAS
Autore: Hermann Bellinghausen
Testata: La Jornada
Data: 22 Febbraio 2005
Versione originale: http://www.aporrea.org/dameletra.php?docid=12197
Traduzione: Comitato Chiapas Maribel di Bergamo
Quando
le risorse idriche raggiungono dimensione planetaria al punto che
molti pronosticano che l'acqua sarà "il petrolio" del XXI
secolo, ci si deve preoccupare delle manovre delle multinazionali
per l'accaparramento delle risorse idriche. Non sono banali. E quale
impresa necessita più acqua della Coca Cola, questa presenza che
opprime pubblicitariamente il paesaggio rurale del Chiapas, l'entità
della Repubblica che possiede più e migliore acqua.
Un effetto, sia centrale che collaterale dell'espansionismo della
Coca-cola (senza dimenticare la sua rivale gemella, Pepsi-Cola), è
che rappresenta la punta della cultura consumista. Si dirà che
questo non è nuovo. Succede in Cina, in Africa, nei posti più
reconditi. Anche per i suoi standard, nella campagna chiapaneca
l'industria pesa forte. Sui mezzi di trasporto urbani, i prodotti da
rinfresco si dividono lo spazio visivo e mediatico con molti altri
prodotti.
Nelle comunità indigene degli Altos è l'unica cosa pubblicizzata
(oltre agli stagionali partiti politici). E l'unica cosa sempre
presente nei negozi e negozietti. In realtà, la sola distribuzione
dei prodotti da rinfresco a Tenejapa, Oxchuc, Chenalhó o Chamula ha
cementato il potere dei caciques e lotte di potere.
In questo contesto, la Fondazione Coca-Cola Chiapas informa che in
quattro anni ha costruito altrettante scuole nei municipi di Pantelhó,
Huixtán, Comitán e recentemente iaPantepec, oltre ad avere
ristrutturato due edifici scolastici indigeni nei municipi di Tila e
El Porvenir con l'appoggio del governativo Comitato di Costruzione
Scuola dello Stato (Cocoes). Di queste opere hanno beneficato
"oltre 850 bambini tzeltales, tzotziles e zoques e centinaia di
comunità
(sic per quattro scuole) da dove provengono". In un'inserzione
pubblicitaria a pagamento, su sfondo rosso, pubblicata sui
quotidiani di questa città il 18 febbraio, Coca-Cola Femsa, franchising
messicana della potente industria iperglobale di bibite
imbottigliate, si è prodigata in lodi a sé stessa perché è
riuscita a costruire 29 scuole e 51 istituti scolastici indigeni
proprio negli stessi anni in cui Vicente Fox (ex direttore della
Coca-Cola) è a capo dell'Esecutivo federale.
E non è tutto. Nello stesso lasso di tempo l'industria della bibita
ha ristrutturato e ridipinto scuole, biblioteche e campi sportivi
nelle comunità di Chenalhó, Chamula ed altri municipi degli Altos
dove oggi è più a buon mercato ed infinitamente più facile
comprare un litro di Coca-Cola che uno di latte o di acqua
purificata.
Direttamente proporzionale all'espansione altruista è stata
l'invasione pubblicitaria e l'inondazione di prodotti nelle comunità
indigene dello stato. Per esempio, ogni volta che un bambino tira la
palla a canestro, il suo cervello registra il messaggio "Bevi
Coca-Cola" dipinto sul tabellone di pallacanestro, lo sport più
praticato nelle montagne dello stato.
Ma questo non è tutto. A partire dal concetto "essere un
cittadino corporativo" che deve scuotere le ossa di Max Weber,
l'industria delle bibite è impegnata a compiere la sua
"Responsabilità Sociale". Prova di ciò è la campagna di
pulizia effettuata nelle acque inquinate del fiume Grijalva, vicino
a Tuxtla Gutiérrez, nelle quali il principale agente inquinante
sono, esattamente, i contenitori di plastica della Coca.Cola.
Ma sentiamo le sue stesse parole:"Essere un cittadino
corporativo responsabile implica anche la preservazione,
arricchimento ed attenzione dell'ambiente. Dall'anno scorso, e con
l'obiettivo di ristabilire e proteggere la bellezza e maestosità di
uno degli scenari naturali del Messico, la Coca-Cola, insieme al
governo dello stato del Chiapas e organismi come Ecoce e
l'Associazione per Promuovere il Riciclaggio di Pet, ha messo in
moto il progetto chiamata Alleanza per la Salvezza del Cañón del
Sumidero (...) che ha voluto non solo pulire e raccogliere migliaia
di contenitori di plastica che sporcano la zona, ma si è cercato
anche di risolvere le cause che hanno dato origine al problema,
informare e promuovere la partecipazione della comunità in questo
problema che coinvolge tutti".
Inaugurando questa settimana la Telesecondaria 764, a Pantepec, San
Isidro de las Banderas, la Coca-Cola informa che questa scuola può
contare su attrezzature adeguate "per l'insegnamento
moderno" ed un'aula per ogni livello scolastico e promette che
nel futuro avrà anche (non ancora, adesso) "un centro di
computer, una biblioteca, laboratori, aree ricreative, e bagni
dignitosi", davanti a tutto ciò viene da domandarsi quale sia
"l'attrezzatura adeguata per l'insegnamento moderno" che
possiede la fortunata scuola per bambini zoques.
Tanto disinteressata attenzione dell'impresa non deve sorprendere.
In realtà, imbarazza. Studi formali e informali nelle comunità
indigene hanno calcolato quanto del denaro che ricevono le famiglie
da "programmi" del governo (uno dei quali chiamato a
Opportunità) vanno nella Coca-Cola, il cui consumo in queste
comunità povere ed affamate è straordinario. In molte occasioni la
spesa in "bibite" prende più del 50% dei
"soldi" ricevuti. L'accaparramento progressivo di sorgenti
idriche a San Cristobal de las Casas, Huixtán ed Ocosingo da parte
dell'impresa (senza citare le sue prebende in quanto a permessi
sanitari), come il suo "successo di mercato", fanno
pensare che, in effetti, il meno che poteva fare la Coca-Cola era
pulire la sua spazzatura dal Cañón del Sumidero, che oggi
inghiotte ecoturisti come inghiottì gli indomiti chiapanechi che,
secondo la leggenda, preferirono morire piuttosto che arrendersi
all'invasore spagnolo.
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